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Interessante contributo del forumista Paolo alea_iacta_est72

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2011 21:53
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04/10/2011 11:32
 
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Nei versi precedenti di Luca 12, Gesù faceva qualche precisazione riguardo al suo arrivo:

38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».

Cristo parla di arrivo improvviso, in due possibili momenti diversi: nel cuore della notte o prima dell'alba, o come traducono altri alla seconda o terza vigilia. Niente è casuale nel Vangelo. Anche queste parole hanno un senso e può essere riferibile all'arrivo del Signore per ciascuna anima al momento della morte, e poi al momento del giudizio finale. Non per nulla già dopo la morte l'anima incontra il SIgnore e per lei arriva col Suo primo giudizio e si ha una prima destinazione per le anime, secondo le parole di Paolo:

2Co 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

Tu stesso dici più sotto:

> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la morte, non nel giorno del ritorno di Cristo

In realtà nel giorno del giudizio finale Cristo giudice renderà definitivo e manifesto a tutti, quello che le anime avranno già maturato nel primo giudizio.

Non è detto dunque che l'arrivo di Cristo debba essere necessariamente inteso come l'arrivo alla vigilia finale che prelude all'alba della resurrezione. Può essere che si tratti dell'arrivo nel cuore della notte che coglie ogni uomo al momento della morte.

La stessa cosa lo avevamo rilevato con altre parole in 1 Cor 3,15 che presenta anche questo punto di contatto con Luca 12,47-48

> Inoltre quando citi 1Cor 3,15 parlando di una
> punizione, usi la traduzione CEI, che fa una
> interpretazione faziosa del versetto, vediamo come
> traducono altre versioni:
>
> (NR) se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno;
>
ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il
> fuoco
>
> (Nuova Diodati) ma se la sua opera è arsa, egli ne
> subirà la perdita,
nondimeno sarà salvato, ma come
> attraverso il fuoco
>
> (Riveduta) se l'opera sua sarà arsa, ei ne avrà il
> danno;
ma egli stesso sarà salvo, però come attraverso
> il fuoco
>
> (Diodati) Se l'opera d'alcuno è arsa, egli farà
> perdita;
ma egli sarà salvato, per modo però, che sarà
> come per fuoco
>

Nella tua analisi devo innanzitutto rilevare che ai cattivi operai di Cristo menzionati da 1 Co 3,10-15 attribuisci il paradiso senza alcuna pena da parte di loro stessi. Ai cattivi operatori di Luca 12,47-48 attribuisci prima le percosse e poi l'inferno eterno senza possibilità di remissione. Pena e danno senza appello da parte di un giudice implacabile.

Una strana contraddizione. Da una parte un giudice che concede facilmente la salvezza, nonostante il cattivo operato dei suoi servi, dall'altra un giudice impietoso che castiga ed esclude per sempre dal suo regno, nonostante l'inconsapevole cattivo operato.

Nel caso di Luca troviamo che il giudice premierebbe secondo te solo chi ha operato SEMPRE FEDELMENTE.

Premia solo se vi sono OPERE eccellenti. Ogni forma di errore è punito inesorabilmente.

Salvezza per sole opere se osservi bene le tue conclusioni, tanto per i cristiani che per i pagani.

Poi ti faccio notare che le traduzioni protestanti di 1 Cor 3,15 che hai riportato sopra traducono alcuni "avrà danno", altri "avrà una perdita". Tra le due traduzioni intercorre una differenza se la si vuole scorgere.

Il DANNO che l'operatore subisce può essere un danno a lui stesso, alla sua persona, e quindi può essere considerato come una pena che gli viene inflitta; è questo lo stesso senso che gli attribuisce la CEI che tu ritieni con tanta disinvoltura "faziosa".

Nota la parte evidenziata in grassetto del testo di 1 Cor 3,15 b e noterai meglio che è il servitore a passare in mezzo al fuoco, non solo la sua opera.

Ciò che non hai menzionato, ancora una volta, è che l'operatore, EGLI, si salverà passando attraverso qualcosa che somiglia al fuoco.

Non l'opera ma l'operatore, continuo ad insistere su questo particolare di enorme importanza per il nostro argomento.

E' questo il versetto che tu e altri fratelli separati non volete vedere.

Il giudizio è sull'operato dell'operatore. E' l'operatore che subisce il danno o la pena del giudizio.


> Si tratta di una perdita del PREMIO.
> Non si tratta di una punizione.
> In tutto il contesto di 1Cor 3 si parla di giudizio
> sulle opere compiute, non di giudizio sulle persone.
> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la
> morte, non nel giorno del ritorno di Cristo.



Ai morti nel Signore, fino alla resurrezione non viene concesso il premio finale della ricostituzione completa del loro essere in anima e corpo, ma la loro anima è già presso il Signore e può godere già della visione beatifica come anticipo della gloria futura e definitiva col loro corpo risorto.

Le anime che si trovano presso l'altare, visti da Giovanni in apoc. non sono all'inferno ma in paradiso.

Il ladrone, Paolo, Pietro, sono in cielo e hanno già ricevuto la caparra del premio che sarà definitivo alla venuta di Cristo.

A differenza di chi è stato avviato all'inferno essi hanno una condizione ben diversa e questo non si può dire che non sia già una prima forma di premio. Così pure quelli che sono andati all'inferno hanno già un anticipo del castigo che riceveranno col proprio corpo.

Ti sei chiesto come mai, se il giudizio avviene subito dopo la morte, come in effetti avviene, troviamo che quel servo debba passare attraverso il fuoco nel giorno del giudizio, prima di potersi salvare?



egli ne avrà il dannoche cosa è se non una punizione, una pena, una sofferenza?

La vita eterna, la salvezza, non è il risultato più desiderabile che si possa conseguire?

Il danno, la punizione assimilabile alle percosse descritte in Luca, che gli operatori parzialmente fedeli hanno meritato col loro operare non del tutto conforme alla volontà del Padrone, ma neppure così malvagio da meritare l’inferno, rende ragione sia del testo di 1 Cor 3,15, il quale afferma che si salveranno passando per una specie di fuoco, sia del testo di Luca in cui si parla di poche percosse.

Né nel primo caso diciamo che il padrone è così bonario da passar sopra a tutto il cattivo operato, né nel secondo caso diciamo che è così spietato da non poter perdonare colui che non sapeva cosa faceva.

Ecco cosa significa riconoscere nel padrone la giustizia e la misericordia congiunte insieme, come ci mostra tutto il Vangelo. Soprattutto nel momento cruciale, in cui gli uomini crocifiggevano il Sommo e Giusto Giudice ed Egli implorava: Padre perdona loro perché NON SANNO quello CHE FANNO (come i servi di Luca 12,47 che NON SAPEVANO).


Con affetto

Termina qui il dialogo con XY



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