Non è passato inosservato il convegno svoltosi dal 31 luglio al 4 agosto 1995, nel monastero buddista di Fo Kuang Shan a Kaohsiung (Taiwan). Alla presenza del Cardinale Francis Arinze, si sono dati convegno 10 eminenti maestri del Buddismo ed altrettanti insigni rappresentanti del Cristianesimo. L'incontro puntualizza, dopo secoli di contatti sporadici, il bisogno di reciproca conoscenza già presente in iniziative comuni. Le tematiche toccate a Taiwan sono di un'attualità sempre viva ed impegnano in programmi di collaborazione reciproca.
Cultura della fede: importanza basilare
Di fronte alla storia bimillenaria ed oltre, delle due grandi religioni, un approccio di rilievo, avvenuto poco più di cent'anni fa, può sembrare cosa da poco. In realtà non è così.
Il tentativo di "dialogo-controversia" si era verificato nello Sri Lanka, dal 26 al 28 agosto 1873. E sebbene l'incontro fosse stato marcato da una notevole cortesia reciproca, nel presentare le rispettive dottrine religiose, era prevalsa una certa superficialità. Esse non erano state trattate nè dal punto di vista accademico, nè dal punto di vista pratico. Quest'ultimo implica una possibilità di presa di coscienza da parte del singolo e una possibilità di dialogo con l'assoluto.
"Un incontro infruttuoso" secondo Yasuaki Nara, il conferenziere buddista che lo ricorda. Da tutte due le parti infatti, i testi della Bibbia e quelli del Buddismo, erano stati presi alla lettera, con la preoccupazione di far valere il proprio spirito religioso intatto e nella sua interezza. Era emersa con sicura insistenza la superiorità di ognuna delle due religioni sull'altra.
Eppure quel primo incontro assume oggi una rilevanza storica notevole. Perchè in esso mancò del tutto il senso della cultura della fede, quel qualche cosa che permette nei secoli al sistema dottrinale ed etico di variare per adeguarsi concretamente alla vita. E venire assimilato senza perdere nulla dei suoi valori essenziali.
A Taiwan si è partiti dalla convinzione che gli elementi specifici che differenziano le religioni non rientrano in una logica dottrinale ed ideologica, così da costituire un comune campo di ricerca speculativa, bensì nella pratica della gente. E' la gente che pur ricevendo l'insegnamento religioso, vivifica e sviluppa la fede, maturandola anche attraverso le altre tradizioni culturali. Senza una simile premessa, ogni ricerca di dialogo può risultare oggi, come nel 1873 nello Sri Lanka, senza frutto.
Qualche tentativo
Dal 1967, per merito del Prof. Douglas Steere, dell'Haverford College, ogni anno si riuniscono in Giappone rappresentanti del Buddismo Zen e Cristiani simpatizzanti dello Zen. I convegnisti passano assieme dai 4 ai 6 giorni, condividendo le diverse esperienze religiose con franchezza e comprensione. Anche se l'orientamento spirituale sempre programmato come prioritario, finisce, senza prefiggerselo, per essere sostituito da interessi filosofici ed accademici, questi devono essere accettati secondo Yasuaki Nara. Per favorire il dialogo. Visto che, da ambo le parti, viene trattata la religione dell'altro come oggetto serio di studio e comprensione profonda, l'atmosfera è di reciproco rispetto e reciproca accoglienza. La preoccupazione della superiorità del proprio credo, non affiora nemmeno più negli incontri. E nei dibattiti si avverte come assente la preoccupazione di riuscire vittoriosi.
Anzi, l'approccio ai testi spirituali tramite interessi metafisici, porta ad interpretazioni diverse. Se si vuole ad esempio domandarsi com'è vista la situazione umana nelle due religioni e si trova nel Buddismo il principio secondo il quale "tutto è sofferenza"(dolori, malattie, morte) la frase non coglie semplicemente la caratteristica fondamentale della nostra vita, ma è espressione di quella coscienza esistenziale, universalizzata, da cui il Budda parte per l'intera sua ricerca. Insegnando il controllo dei desideri e il modo per affrontare il dolore, egli non intende evitare la sofferenza o rimuoverla, ma "andare oltre" e giungere al Nirvana, all'illuminazione piena. Alla pace profonda.
Thomas Merton, nell'incontro Zen del 1968 a Bangkok, paragonò la perdita in genere della propria unità interiore, all'esperienza cristiana della perdita di quell'unità originaria che si trova all'interno di noi stessi come espressione somma del nostro essere, quando siamo uno con Dio. La perdita di simile unità, richiede, per essere superata, la scoperta di un centro più profondo, di una base spirituale dove tutto viene riunito in una nuova vita dinamica di amore ed armonia. Lo svuotamento proposto da Budda è imparentato con la kenosi cristiana, dove il sacrificio totale del proprio io, prepara la strada alla pienezza del divino.
Cristo e Budda
Non vi è alcun dubbio che Gesù è stato considerato dai suoi seguaci il Figlio di Dio e Budda la "via" per andare al- l'Assoluto. C'è una grande affinità tra i due personaggi. Gesù ha salvato l'umanità prendendo su di sè tutte le sofferenze. Attraverso il supplizio della croce porta gli uomini oltre le proprie croci, fino a condividere la vita divina di libertà e amore. Budda sacrifica per amore dell'umanità, il raggiungimento pieno dell'illuminazione per protrarre più a lungo la sua vita terrena ed aiutare gli uomini a raggiungere la perfezione. Ma mentre lo stato di Gesù, Figlio di Dio, pur assumendo la natura umana, rimane unico, ogni uomo che tenda alla perfezione può arrivare allo stato di Budda. Gesù è l'Emanuele: Dio con noi. Budda è Siddhartha: l'Illuminato. Nel primo è incarnata la pienezza della grazia di Dio, nel secondo viene valorizzato al massimo il potenziale umano. Tutti due forniscono dei paradigmi liberatori che ri-orientano la vita umana da un'esistenza distorta, da una coscienza incentrata sull'io, verso la scoperta della verità. Presentano un modello di saggezza religiosa, di amore e compassione provenienti dallo Spirito. Il distacco dalle passioni umane non è nè in Budda, nè in Gesù fine a se stesso: fornisce la libertà interiore necessaria per non lasciarsi prendere dalla futilità delle cose di ogni momento e stabilizzarsi nell'Assoluto. Andando oltre ogni forma di precarietà e mutevolezza. In questo impegno spirituale si può trovare una strada di mutua collaborazione anche tra religioni diverse.
Realizzazioni possibili
Attualmente ci sono movimenti di risveglio del Buddismo in Giappone, Corea, Tailandia ed India che cercano di ripristinare le pratiche insegnate dal Budda, tenendo presente lo sviluppo mondiale della giustizia e della pace. In un clima di dialogo inter-religioso.
Nel 1994 i vescovi cattolici del- l'Asia discussero in Tailandia la teologia dell'armonia. Problemi come il divario crescente tra ricchi e poveri, il deterioramento dell'ambiente, lo sfruttamento dei bambini e la perdita dei valori umani, vennero studiati come elementi gravi di disarmonia. L'armonia è considerata fonte di ispirazione per la collaborazione tra Cristiani e Buddisti. Tutto questo è possibile perchè la cultura della fede si è notevolmente evoluta, permettendo a religioni diverse di avere uno scopo comune. Conservando il reciproco rispetto per la diversità delle dottrine e favorendo la reciproca conoscenza e la collaborazione comune.
Un passato sconosciuto
Dal 1830, con lo studio delle due lingue, sanscrito e pali, il Buddismo diventa oggetto di ricerche scientifiche e di una straordinaria diffusione in America ed in Europa. Ma già nell'antichità, con l'impero di Alessandro Magno si instaurano scambi tra il mondo indiano e l'Occidente. Nel II° sec. dopo Cristo, Clemente d'Alessandria, (citato, secondo J.P. Guetny, da H. de Lubac) fa un riferimento a Budda che gli Indiani "onorano come Dio a motivo delle sue grandi virtù".
Mani, il fondatore del manicheismo gli dà un posto esplicito nel suo sistema, come "inviato di Dio".
Bisogna però arrivare al XIII° sec. e al celebre viaggiatore Marco Polo "per avere una prima conoscenza diretta, autentica e un po' circostanziata". Egli conosce il Buddismo nel Kashmir e cerca notizie del fondatore a Ceylon. "Per l'onestà e la bontà della sua vita, scrive, sarebbe stato un santo cristiano se avesse conosciuto Cristo!"
Luigi IX° manda il francescano Guglielmo di Rubrouck alla corte dei mongoli e ne rimane affascinato. Un altro ecclesiastico Giovanni di Montecorvino va in Cina, ma è Odorico da Por-denone nel XIV° sec. ad avere un incontro significativo col Buddismo, nel Tibet. Cita Lhasa "come una città dove vive il grande abate che è come il Papa", il Dalai-lama.
La circumnavigazione dell'Africa di Vasco de Gama apre tutte le vie per l'estremo Oriente e i viaggi si susseguono. Ma ad aprire veramente le porte verso il buddismo è Francesco Saverio, seguito dal celebre Matteo Ricci che, in Cina, apprezza molto i metodi di meditazione dei buddisti."I quali sembrano aver colto chiaramente i valori cristiani!"
Verso l'interiorità
Fino ad alcuni anni fa si pensava che un buddista in Occidente non potesse essere che un immigrato dall'estremo Oriente. Ma si è verificato un cambiamento. In America, negli anni 65-70, si invoca una "contro-cultura" che favorisce lo sviluppo del Buddismo-Zen. Verso gli anni 50, con l'occupazione del Tibet da parte della Cina e l'emigrazione del Dalai-lama, si diffonde in Francia il Buddismo tibetano. Le differenze tra i due non sono sostanziali. A sentirsene coinvolti inizialmente, sono gli strati sociali più elevati culturalmente, artisti, insegnanti, medici, operatori sociali. Solo alcuni sono atei. La maggior parte ha ricevuto un'educazione cristiana, ma superficiale. E' raro che un cristiano veramente impegnato diventi un buddista. Si limita a far proprie le tecniche di interiorizzazione.
La ricerca del Buddismo è dovuta per molti al bisogno di stabilire un equilibrio specie nel settore familiare dopo lutti o rotture. Non viene di solito presentato come un'esperienza spirituale, ma come una presa di coscienza del proprio equilibrio psichico. Lo differenzia dalle sette il fatto di portare all'autonomia interiore. Anche quando c'è un maestro, esso indica al discepolo la conquista dell'autocontrollo che permette di gestirsi in proprio. C'è un minimo di regole da osservare circa la sobrietà e la tolleranza, poi ciascuno è libero di scegliere lo scopo della propria vita, i valori da prediligere, e la realizzazione da raggiungere. In un'inchiesta sulla cultura religiosa condotta in Francia dal sociologo Louis Hourmant, gran parte dei liceali ha risposto: "Vorrei saperne di più sul Buddismo perchè è una religione senza dogmi, tollerante e non autoritaria".
Ci sono cristiani che provano interesse per il Buddismo. Molti lo fanno perchè la loro fede, vissuta superficialmente non dà un senso alla vita. Leggono dei libri sul Buddismo, vedono dei film, senza avere la minima intenzione di aderirvi. Sentono il bisogno di confrontarsi, di esperimentare il metodo di meditazione, il rapporto con il proprio corpo. Rivelano una certa nostalgia per qualcosa che è andato perduto, con il tempo, nella pratica di molti cristiani: il bisogno di interiorizzazione, di auto-rinnovamento.
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