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ATTENZIONE: notizie importanti che i Media tacciono (notizie FILTRATE)

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2018 23:55
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Sesso: Femminile
26/01/2011 22:40
 
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  Amici.... apriamo qui una rubrica insolita... riporteremo quelle notizie che i Media tacciono o che FILTRANO ossia, notizie che secondo loro o per la "politica corretta" non devono essere lette dal popolino perchè sono notizie BUONE.... forse qualcuna meno buona, ma taciuta magari perchè potrebbe recare delle buone conseguenze....

Buona lettura!
e chi volesse contribuire, segnali con una email, oppure incolli qui la notizia....


Tribunale Europeo: gli Stati non sono costretti a favorire il suicidio


Sostiene la legge svizzera che esige una ricetta per le sostanze letali


STRASBURGO, mercoledì, 26 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Anche se il Tribunale Europeo dei Diritti Umani riconosce in qualche modo il cosiddetto diritto al suicidio, una decisione presa giovedì scorso nega che gli Stati abbiano il dovere positivo di fornire ai cittadini i mezzi per togliersi la vita.

La sentenza chiude un caso di suicidio assistito di alto profilo, Haas vs. Svizzera. Il caso è quello di un uomo che soffriva di una depressione maniacale e ha accusato lo Stato svizzero di violare il suo diritto alla vita privata perché lo costringeva ad avere una ricetta per ottenere una sostanza letale e potersi così togliere la vita.

Nessuno degli psichiatri contattati dal richiedente gli avrebbe fornito una ricetta; le sue condizioni non erano gravi.

L'appellarsi alla vita privata era basato sul significato di questo termine, nell'art. 8 della Convenzione Europea, previamente garantito dal Tribunale dei Diritti. Nel 2002, il Tribunale ha stabilito che la scelta del richiedente di come porre fine alla propria vita apparteneva all'ambito della sua vita privata, difeso dalla Convenzione Europea.

Il Tribunale ha confermato in questo modo il diritto al suicidio, ma lo ha sottoposto a due condizioni: che l'individuo sia capace di prendere questa decisione e che sia capace di portare a termine l'azione.

Il Tribunale, dunque, difende una sorta di diritto al suicidio, ma con la decisione di giovedì respinge l'esistenza di un diritto di assistenza al suicidio, derivante dalla Convenzione Europea.

Grégor Puppinck, direttore del Centro Europeo di Diritto e Giustizia, ha affermato che questa nuova sentenza conferma che non si può invocare la Convenzione per reclamare un presunto diritto all'eutanasia o al suicidio assistito.

Il Tribunale ha inoltre fatto riferimento all'articolo 2 della Convenzione Europea, che difende il diritto alla vita. Si dice che le autorità sono costrette a evitare che la persona si tolga la vita se la decisione non è presa “liberamente e con totale consapevolezza”.

Quanto al desiderio del richiedente di ottenere sostanze letali senza ricetta, il tribunale ha affermato che questa decisione ha l'obiettivo di prevenire gli abusi e preservare gli individui da una decisione presa in modo affrettato.

Un comunicato del Centro Europeo di Diritto e Giustizia ha riassunto la decisione in questo modo: “Per questo, nonostante un ancora problematico riconoscimento di una sorta di diritto al suicidio, come estensione peculiare e discutibile del diritto alla vita privata, il Tribunale non sostiene le dichiarazioni del richiedente secondo cui lo Stato avrebbe il dovere positivo di adottare misure che permettano un suicidio rapido e senza dolore”.

“Al contrario, secondo l'articolo 2 che garantisce il diritto alla vita, lo Stato deve assicurare la difesa della vita della gente che vive sotto la sua giurisdizione. Anche nel caso in cui il suicidio assistito sia permesso, con in Svizzera, lo Stato deve prevenire gli abusi nell'impiego di questa facoltà, perché il suo dovere è quello di difendere la vita”.










La Francia dice no all'eutanasia

di Antonio Giuliano
26-01-2011




La Francia che non t'aspetti dice no all’eutanasia. Ieri notte, dopo un lungo e animato dibattito, il senato francese ha respinto la proposta di legge che prevedeva l'instaurazione di «un’assistenza medica alla morte».

Il 18 gennaio scorso la commissione Affari sociali del Senato francese aveva approvato la proposta di legalizzazione dell’eutanasia. Ieri invece ampia è stata la maggioranza di senatori, 170 contro 142, che ha votato per la soppressione degli articoli del testo di legge. Prima della votazione si era detto contrario anche il primo ministro François Fillon che così aveva dichiarato al quotidiano Le Monde: «A titolo personale sono ostile alla legalizzazione di un aiuto attivo a morire». 

A suscitare la reazione negativa è stato soprattutto il primo articolo della normativa, per il quale: «Ogni persona maggiorenne e capace, in situazione terminale a causa di un incidente o di una malattia grave ed incurabile, e che subisca una sofferenza fisica o psichica che non può essere alleviata e che ritiene insopportabile, può chiedere di beneficiare di un'assistenza medica che permetta, con un atto deliberato, una morte rapida e indolore».

Diverse erano state le iniziative contro il disegno di legge. L’associazione “Plus digne la vie”, che conta tra i suoi fondatori i Premi Nobel Elie Wiesel (scrittore) e Françoise Barré-Sinoussi (virologa), aveva lanciato una petizione che ha raccolto migliaia di firme, fra cui quelle del professor Laurent Lantieri, autore del primo trapianto totale di viso. Per il chirurgo, «votare una legge che autorizza l'eutanasia, è negare i possibili progressi della medicina» (Zenit).  E anche l'Ordine dei medici francese aveva manifestato il proprio dissenso: «Istituire questo diritto è esporre le persone più vulnerabili, malate o handicappate, a delle derive incontrollabili», oltre al fatto che «compromette la fiducia dei malati nel personale curante ed esercita nei confronti dei medici una pressione di una estrema violenza».

Ma per i contrari al progetto di legge non è stata una vittoria facile. Alla vigilia del voto la stampa transalpina ha sbandierato un sondaggio secondo cui il 94% dei francesi si dichiara favorevole alla legalizzazione dell'eutanasia in certi casi e a patto che venga rigorosamente regolata. In realtà poco credito è stato dato a un altro sondaggio condotto dalla Société Française d’Accompagnement et de Soins Palliatifs (SFAP), per cui almeno il 60% della popolazione preferisce le cure palliative all’eutanasia. Anche perché, hanno ricordato gli oppositori del provvedimento, in Francia esiste già una norma, la  “legge Léonetti” del 2005, di cui si ignora l'esistenza ma che proibisce già l'accanimento terapeutico.

Rimangono così tre gli stati europei che hanno legalizzato la “dolce morte”: Olanda (primo paese al mondo a introdurla nel 2001), Belgio e Lussemburgo. Ma il dibattito è destinato a rimanere acceso in tutt’Europa. E le organizzazioni contrarie all’eutanasia non possono certo abbassare la guardia. Se infatti in Svizzera è già in vigore una legge che consente l'aiuto al suicidio ("se prestato senza motivi egoistici"...), nel 2010 diversi sono stati i segnali preoccupanti in altre nazioni. In Svezia per esempio l’autorità sanitaria nazionale ha dato già il suo via libera all’eutanasia.  E in Germania la Corte di giustizia tedesca si è espressa a favore dell'eutanasia “passiva”. Senza dimenticare che in Spagna, il parlamento dell’Andalusia ha varato un provvedimento favorevole a quella che è stata definita «morte degna».












[Modificato da Caterina63 27/01/2011 11:50]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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