È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

VISITA DEL PAPA A MILANO INCONTRO MONDIALE FAMIGLIE 1/3 giugno 2012

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2012 22:57
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
15/05/2012 14:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

VISITA DEL PAPA A MILANO INCONTRO MONDIALE FAMIGLIE 1/3 giugno 2012

Città del Vaticano, 15 maggio 2012 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI compirà una Visita Pastorale all'Arcidiocesi di Milano, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.

La partenza in aereo è prevista alle 16:00 del 1° giugno prossimo, dall'aeroporto di Roma-Ciampino e l'arrivo all'aeroporto di Milano-Linate, alle 17:00. Alle 17:30, durante l'incontro con la cittadinanza in Piazza Duomo, il Papa terrà un discorso e, alle 19:30, assisterà con le delegazioni ufficiali dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, a un concerto in suo onore, nel Teatro alla Scala di Milano.

Alle 10:00 di sabato 2 giugno, il Papa parteciperà alla celebrazione dell'Ora Media nel Duomo di Milano a cui seguirà la meditazione e la venerazione delle Reliquie del Santo nello "Scurolo di San Carlo". Alle 11:15 nello Stadio "Meazza" a San Siro è previsto l'incontro del Papa con i cresimandi a cui seguirà un discorso e la recita dell'Angelus Domini. Alle 17:00 avrà luogo l'Incontro del Papa con le Autorità, nella Sala del trono dell'Arcivescovado di Milano, ed alle 20:30 è in programma l'intervento del Santo Padre alla "Festa delle Testimonianze" nel Parco di Bresso.

Alle 10:00 di domenica 3 giugno, nel Parco di Bresso, il Santo Padre celebrerà la Santa Messa e guiderà la recita dell'Angelus. Dopo il pranzo, alle 13:15, nell'Arcivescovado di Milano, con i cardinali, vescovi ed alcune famiglie, il Papa saluterà i membri della Fondazione Famiglia 2012 e gli organizzatori della visita.

Alle 17:30, Papa Benedetto XVI ripartirà alla volta di Roma e dall'aeroporto di Ciampino si trasferirà in elicottero in Vaticano, dove l'arrivo è previsto alle 18:45.

**********************************

La testimonianza del figlio di Gianna Beretta Molla e dei bambini del "Family 2012"




Il 28 aprile 1962, all’età di soli 39 anni, si spegneva la vita di Gianna Beretta Molla. Madre di tre figli in tenera età e in attesa della quarta, decise di rinunciare a curare un tumore all’utero che l’aveva colpita per non arrecare danni al feto. Una scelta consapevole – la Beretta Molla era medico di professione e cristiana impegnata – che la porterà nel 2004 alla canonizzazione.
Ieri pomeriggio, nell'ambito dell'Incontro Mondiale delle Famiglie - in un incontro a Varese - il figlio maggiore, Pierluigi Molla, ha raccontato come sua madre seppe conciliare i doveri della professione con la vita familiare, grazie alla sua fede. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:RealAudioMP3


R. - Mia mamma lo visse con molta naturalezza. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte di mia madre, e se penso a lei, ripenso ad una figura di estrema modernità, perché aveva saputo coniugare e far coesistere, con estremo equilibrio, i suoi impegni professionali e la sua vita familiare; quello che poi oggi è uno dei temi e dei focus dell’Incontro mondiale delle famiglie. Già cinquant’anni fa, mia madre con estremo equilibrio e naturalezza, certamente c’era riuscita ad armonizzare queste due dimensioni. Questo è il ricordo che ho di lei, ed è quello che ho avuto attraverso il ricordo di mio padre in particolare.

D. - La prima mamma canonizzata, cristiana impegnata, medico, donna certamente dei nostri tempi, della nostra epoca, Gianna Beretta Molla dice con la sua vita, come la Chiesa ripete sempre a tutti i cristiani, che la santità è davvero per tutti...

R. - Certamente. Mamma è un esempio straordinario di come l’aveva definita il cardinale Martini “La Santa della quotidianità”. La cosa veramente particolare è che, attraverso l’eccellenza nella sua professione, la sua storia è venuta alla luce, ed è stata conosciuta dalla Chiesa. Il primo riconoscimento di mia mamma venne dato dalla provincia di Milano, nel dicembre del 1962, pochi mesi dopo la sua scomparsa, per la sua attività professionale. Alla cerimonia era presente l’allora cardinale Montini, futuro Paolo VI, che venne a conoscenza della storia della mia mamma e da lì diede avvio, impulso, agli eventi che seguirono.

D. - Oggi in molte parti del mondo, specie nel mondo occidentale, si preferisce rinunciare ai figli per avere più spazio per sé. Sua mamma rinunciò a se stessa per dare spazio a voi, ai suoi figli: questa testimonianza, cosa dice oggi alle famiglie del mondo?

R. - Mamma è stata, fino in fondo, coerente con la sua Fede, a tutto quello che proveniva dall’educazione che aveva ricevuto. É stata coerente in modo normale perché, per lei, il diritto alla vita di mia sorella era esattamente equivalente al diritto che avevamo noi da nati. Fondamentalmente, lei si è sacrificata perché era convinta, che in quel momento, era lei l’unico strumento per poter far sì che il diritto alla vita di mia sorella si manifestasse. É stata una scelta di coerenza con quello che era stata la sua vita e tutto quello che aveva realizzato e vissuto fin dalla sua infanzia.

D. - Vostra mamma vi ha dato la vita in tanti modi; ve l’ha data nella carne, ma anche nello spirito. Come vivete voi questa realtà?

R. - Certamente è un’esperienza straordinaria. Aver avuto una mamma eccezionale, una mamma il cui ricordo si è rinnovato per tanti anni, perché attraverso tutto il processo di Beatificazione è stato sì un rinnovo del dolore, ma fondamentalmente, un sentirla presente sempre. Poterla festeggiare il giorno dei Santi, invece di commemorarla il giorno dei defunti, è una grande grazia.

Durante i giorni del Congresso internazionale, un altro Congresso “parallelo” e vivacissimo si è svolto in delle aree appositamente attrezzate all’interno della Fiera di Milano. Si tratta del Congresso vissuto dai bambini e dai giovani, con un apposito programma imperniato sui valori umani e cristiani insegnati attraverso il gioco. Il nostro inviato, Alessandro De Carolis, ha chiesto ad alcuni ragazzini perché sono venuti a questo incontro:RealAudioMP3

R. - Io per conoscere altri bambini e per fare un’esperienza nuova.

D. - E tu?

R. - Io anche per conoscere la città, nuove persone, e per fare nuove amicizie.

D. - Avete parlato dell’accoglienza. Per te cosa significa accogliere l’altro?

R. - Per me significa fare del bene all’altro, aiutare il prossimo…

D. - Avete cominciato a fare nuove amicizie, nuovi incontri?

R. - Sì, sì. Io ho dovuto fare il traduttore ad un mucchio di persone.

R. - Io sì, con molti bambini che mi hanno aiutato ed altri che ho aiutato io.

D. - I vostri nomi, Davide e ... ?

R. - Noemi.

D. - Facciamo i cavalieri e cominciamo con Noemi. Che cosa hai capito dell’accoglienza?

R. - Che bisogna essere gentili con gli altri.

D. - Ci sei riuscita?

R. - Penso di sì.

D. - Davide, ti stai divertendo?

R. - Sì, molto. Abbiamo giocato a gruppi e poi abbiamo anche visto alcuni pezzi del Vangelo e della Genesi.

D. - Che cosa hai capito di quello che hai visto?

R. - Ho capito che incontrare persone di nazionalità diverse è una cosa molto importante.

D. - Quindi, ti stai facendo nuovi amici?

R. - Sì, ne ho uno che è inglese.

D. - Che cosa avete fatto insieme?

R. - Abbiamo giocato insieme e abbiamo parlato della nostra vita.

-Radio Vaticana

[Modificato da Caterina63 01/06/2012 13:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
22/05/2012 14:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

PRESENTAZIONE VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

Città del Vaticano, 22 maggio 2012 (VIS). Il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia), ed il Professore Pier Paolo Donati, Ordinario di Sociologia della Famiglia all'Università di Bologna, sono intervenuti, questa mattina, presso la Sala Stampa nella Santa Sede, alla Conferenza Stampa di presentazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma dal 30 maggio al 3 giugno a Milano, sul tema: "La famiglia: il lavoro e la festa".

Il Cardinale Ennio Antonelli ha illustrato le varie attività in preparazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, annunciato dal Santo Padre alla fine del precedente incontro a Città del Messico, nel 2009. In questi ultimi tre anni il Pontificio Consiglio per la Famiglia e l'Arcivescovo di Milano, con i suoi collaboratori, si sono più volte incontrati per un lavoro unitario di preparazione.

Fra le attività del Dicastero orientate alla preparazione dell'Incontro di Milano, il Cardinale Antonelli ha citato le Catechesi preparatorie tradotte in undici lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, ungherese, romeno, arabo, russo; Il Seminario Internazionale di Studio “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” (Roma, 2009); la XIX Assemblea Plenaria su “I diritti dell’Infanzia”, (Roma, 2010); il Seminario Internazionale di Studio con le Associazioni Pro-Vita (Roma, 2010); il Congresso internazionale “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” (Roma, 2010), la XX Assemblea Plenaria nel XXX anniversario della Esortazione Apostolica "Familiaris consortio" e della creazione del Pontificio Consiglio per la Famiglia (Roma, 2011).

Il Cardinale Antonelli ha presentato l'"Enchiridion" che raccoglie i più recenti insegnamenti della Sede Apostolica sui temi della famiglia e della vita umana negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II e negli anni di pontificato di Benedetto XVI dal 17 maggio 2005 al 31 dicembre 2011. "Lo scopo della pubblicazione - ha spiegato il Cardinale - è quello di offrire un utile strumento di consultazione agli operatori della pastorale familiare, alle associazioni, ai movimenti pro-familia e pro-life, agli studiosi, ai docenti, ai politici. Amplissimo è il ventaglio delle tematiche toccate; ne segnalo alcune: teologia e antropologia della famiglia (...) matrimonio interreligioso, regolazione della fertilità, demografia, etica della vita dal concepimento alla morte naturale e della salute, diritti dei minori, interrelazione di famiglia, lavoro e festa, la famiglia soggetto di evangelizzazione,(...) attenzione alle situazioni canonicamente irregolari...".

Il secondo volume presentato è stato "La famiglia risorsa della società", una importante iniziativa del Pontificio Consiglio per la Famiglia in preparazione all'Incontro di Milano. "Si tratta - ha precisato il Cardinale Antonelli - di una ricerca di sfondo e di una nuova ricerca, da cui emergono i diversi contributi, positivi e negativi, che le varie tipologie di famiglie e di convivenze portano alla società".

Il Cardinale Scola ha ricordato che il tema dell'Incontro "collegando i tre aspetti fondamentali della vita quotidiana di ogni uomo - famiglia, lavoro, riposo (festa) - fa emergere con forza due tratti costitutivi (...) dell’umana esperienza, a tutte le latitudini: l’unità della persona e il suo essere sempre in relazione. Così il VII Incontro ha saputo interpretare sia la permanente validità di queste tematiche, sia la peculiarità del momento storico".

"La famiglia fondata sul matrimonio fedele tra un uomo ed una donna ed aperta alla vita, al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona. In essa il bambino (...) intravvede il futuro come promessa. (...) Fin dalla prima infanzia tutti scopriamo il senso del lavoro, prima nella sua versione scolastica e poi come professione. Attraverso il lavoro, (...) sviluppiamo relazioni sociali articolate (...). Troviamo il gusto dell’edificazione (...) ma, soprattutto, assaporiamo la fiducia reciproca, imprescindibile collante della convivenza tra gli uomini".

La vita ci impone il suo passo, (...) e domanda un ordine tra affetti e lavoro. In questo ci aiuta il riposo che ne scandisce il ritmo. (...) La festa è il vertice del riposo, per l’uso gratuito e comune del tempo e dello spazio che è fonte di gioia. L’uomo si riconcilia con sé, con gli altri e con Dio. Non a caso alla festa si sono sempre volte tutte le tradizioni religiose".

Infine l'Arcivescovo di Milano ha citato la risonanza che il VII Incontro delle Famiglie sta avendo nei mezzi di comunicazione ed ha affermato che la famiglia è al centro dell'attenzione poiché è "'un capitale sociale' che necessita di politiche specifiche, forse anche sulla scia della grave crisi che stiamo attraversando". Inoltre il Cardinale ha dato alcune cifre relative al numero dei partecipanti all'Incontro: sono oltre un milione i fedeli che assisteranno alla Messa celebrata dal Papa e 300.000 le persone che parteciperanno alla Festa delle testimonianze.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
25/05/2012 14:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740717] [SM=g1740720] INDULGENZE IN OCCASIONE VII INCONTRO MONDIALE FAMIGLIE

Città del Vaticano, 25 maggio 2012 (VIS). Questa mattina è stato pubblicato dalla Penitenzieria Apostolica un Decreto con il quale si concede ai fedeli il dono delle indulgenze in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Milano (Italia), dal 30 maggio al 3 giugno prossimo.

Papa Benedetto XVI concede le indulgenze ai fedeli che si preparano spiritualmente a partecipare nel miglior modo possibile all'Incontro così che "veramente pentiti e stimolati dalla carità, si dedichino alla santificazione della famiglia, seguendo l'esempio della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe". [SM=g1740721]

"Si concede l'Indulgenza plenaria alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) ai fedeli che, con l'animo distaccato da qualsiasi peccato, devotamente parteciperanno a qualche funzione durante il suddetto Incontro Mondiale delle Famiglie, nonché alla sua solenne conclusione".

"I fedeli, impossibilitati a partecipare a tale evento, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria, alle medesime condizioni, se, uniti spiritualmente ai fedeli presenti a Milano, reciteranno in famiglia il 'Padre Nostro', il 'Credo' e altre devote orazioni per invocare dalla Divina Misericordia le finalità sopra indicate, particolarmente quando le parole del Pontefice verranno trasmesse per televisione e per radio".

"Si concede, inoltre, l'Indulgenza parziale ai fedeli ogniqualvolta, con cuore contrito, nel tempo indicato pregheranno per il bene delle famiglie".

Il Decreto, a firma del Cardinale Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore e del Vescovo Gianfranco Girotti, O.F.M.Conv., Reggente, rende noto che il tema del VII Incontro Mondiale "La famiglia, il lavoro, la festa" ha "l'intento di indicare come conciliare al meglio le esigenze della famiglia con quelle del lavoro e dei giorni di festa, in speciale modo della domenica,(...) giorno del Signore e giorno dell'uomo, giorno della famiglia e della comunità".


[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
31/05/2012 19:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Famiglia bene comune da promuovere

 
Maggio 30, 2012


«Possono mutare le condizioni della famiglia. Quello che permane è il suo proprium: il matrimonio tra l’uomo e la donna. Che promette il “per sempre”, custodisce la differenza sessuale, apre alla vita». Intervista al cardinale Scola.


Anticipiamo l’intervista al cardinale di Milano Angelo Scola che uscirà sul numero di Tempi in edicola da giovedì.
 
Famiglia risorsa decisiva. Questo il titolo dell’ultimo libro del cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola. Volume uscito alla vigilia di queste giornate internazionali della famiglia e presentato dallo stesso Scola al recente Salone del libro di Torino. Nulla di più naïf, si direbbe. Anche solo scorrendone l’indice (“Maschio e femmina li creò”, “Per sempre o finché dura?”, “Pudore e castità: ‘oggetti’ smarriti?” eccetera), si capisce che l’assertività pro famiglia è tra le maggiori “questioni disputate” del nostro tempo. E non tanto in linea di principio. Quanto piuttosto nel prosaico quotidiano. I giovani tendono alle convivenze. I legami affettivi durano una stagione e, diciamo così, gli affetti adolescenziali, insistono ormai anche nell’età adulta. I divorzi sono in crescita esponenziale, in Italia e ovunque in Occidente. Mentre i matrimoni religiosi sono in drastico calo (nella ex cattolicissima Spagna le unioni civili hanno superato le nozze in chiesa) e sembrano appannaggio di società arcaiche. Non ultimo, si va affermando la cultura e l’istruzione di massa al cosiddetto “gender”. Ovvero il paradigma secondo cui non esisterebbero identità e differenze biologiche ma solo culturali. Ragion per cui, si apprestano a registrare anche le polizze delle grandi assicurazioni internazionali, non si deve più indicare la distinzione tra “maschio” e “femmina”, ma il “genere” a cui liberamente l’individuo decide di appartenere. I sociologi (forse anche per mascherare la loro adesione a quella specie di “summa teologica” del relativismo che è l’agenda gaylesbotransgender) chiamano tutto ciò “società liquida”.
 
Eminenza, quando la Chiesa pone un fatto così socialmente rilevante e spettacolare come le giornate dedicate alla famiglia, un evento internazionale anche confortante per tanti uomini e donne che si riconoscono nel senso umano e cristiano della vita, in che senso essa non testimonia un attaccamento, commovente certo, ma destinato a essere travolto dallo Zeitgeist, l’inesorabile spirito del tempo? In altre parole: in che senso queste giornate non rappresentano un disperato sforzo etico che la Chiesa fa per resistere a un processo di omologazione che invece sembra irresistibile, e irresistibile proprio perché insito nei processi sociali, culturali ed economici di produzione di “nuova umanità”? Non ha forse ragione il ministro Elsa Fornero quando dice che «la famiglia tradizionale rischia di diventare un’eccezione, non una regola» e dunque lo Stato deve attrezzarsi a legiferare intorno alle diverse forme di famiglie e unioni?
 
Al di là delle diversità con cui si manifesta nelle varie culture e società, la famiglia fondata sul matrimonio, fedele ed aperto alla vita, tra un uomo ed una donna, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e l’educazione della persona. Un conto è costatare determinati trend sociali, un altro è affermare come cosa buona la crescita di certi fenomeni. La parola “crisi” significa giudizio ed evoca crinale, trasformazione, cambiamento. Ebbene: nessuno può negare che la famiglia, sociologicamente parlando, si presenti oggi assai diversa da quella che abbiamo conosciuto in un recente passato. Un solo dato, tra i tanti: il livello di istruzione delle donne tra i 20 e i 30 anni è già mediamente superiore a quello degli uomini. Il che, ovviamente, pone domande nuove sull’equilibrio lavoro-casa, sulla distribuzione dei compiti familiari, sui compiti educativi…
 
Dunque, le forme di vita della famiglia cambiano. Ma la voglia di famiglia non è sparita. La quarta indagine European Values Study sui valori in cui credono gli europei evidenzia che la famiglia è ritenuta importantissima dall’84 per cento degli europei e addirittura dal 91 per cento degli italiani. In ben 46 paesi su 47 viene messa al primo posto, precedendo aspetti centrali del vivere sociale. Aggiungo che anch’io, nella mia esperienza di pastore, riscontro continuamente un diffuso desiderio di “famiglia”, anche se non privo di contraddizioni…
Quel che mi preme dire, rispondendo alla sua domanda, è che se è vero che le “forme esterne”, le condizioni sociali della famiglia possono mutare, quel che permane è il proprium della famiglia. Esso consiste nel matrimonio di un uomo e di una donna inteso come unione stabile, che si promette il “per sempre”. Questa unione è aperta alla vita: i figli rappresentano precisamente la seconda differenza costitutiva dell’umano che la famiglia custodisce – la prima è la differenza sessuale –, ovvero quella fra le generazioni, tra chi genera (padre e madre) e chi è generato (figli). Riaffermare oggi queste verità elementari – in un clima di riflessione, testimonianza e festa, come avverrà nei giorni del VII Incontro mondiale – non significa affatto, per citare le sue parole, compiere «un disperato sforzo etico», bensì offrire una rinnovata prospettiva positiva e pro-positiva di vita buona all’intera società.
 
La famiglia, come tale, è “patrimonio dell’umanità” e dunque un bene da custodire e promuovere. Del resto, proprio per i caratteri che la differenziano da altre forme di convivenza (trattandosi di un legame tra un uomo e una donna, pubblico, stabile, fedele e aperto alla vita, custodito dall’indissolubilità), il matrimonio garantisce un salto di qualità all’amore tra l’uomo e la donna e questo ha, evidentemente, una ricaduta sociale positiva. Recenti studi hanno appurato, attraverso una rigorosa analisi empirica, che la famiglia “normocostituita”, marito, moglie e due figli, è la più felice. Per queste ragioni parlo serenamente di famiglia come “risorsa decisiva”.

Qualche anno fa, uno dei più brillanti editorialisti del Daily Telegraph, James Bartholomew, in un saggio (The welfare state we’re in) che è stato accolto da Milton Friedman come «una devastante critica allo Stato assistenziale», ha sostenuto che uno dei motivi non secondari della disgregazione della famiglia sono proprio le politiche di welfare. E questo perché tali politiche di “non discriminazione” tendono a sostenere, appunto, “indiscriminatamente”, qualsiasi tipo di unione. Perciò, nei fatti, rendono non conveniente (quando non addirittura controproducente, ad esempio sul piano fiscale) il matrimonio che impegna le persone alla durata, stabilità e responsabilità anche in relazione al buon ordine e alla vita di una società, all’educazione dei figli, al cespite fiscale eccetera.
Eminenza, non sarà che il liberismo è più amico della famiglia del solidarismo?
 
Gli “-ismi”, per definizione, non rappresentano dei valori, ma – al più – delle loro caricature. In un contesto di travaglio sociale e di crisi economica non passeggera, che impone necessariamente la decisa rilettura delle forme attuali di welfare, la soluzione dei problemi non sta nell’abbracciare ideologicamente un modello piuttosto di un altro. Sta invece nell’attuare adeguatamente due criteri decisivi: la sussidiarietà e la solidarietà. Detto in altro modo: se la famiglia viene riconosciuta davvero per quello che la Costituzione prevede, ossia un elemento insostituibile della “cosa pubblica”, è chiaro che temi quali il “quoziente familiare” o proposte simili non verranno più interpretati come richieste di parte, quanto piuttosto come una modalità innovativa di impostare il rapporto tra cittadino, corpi intermedi e istituzioni. Mettere al centro dell’azione politica e dell’economia la famiglia non significa puntare su uno schema ideologico bensì mutare il paradigma, spostare il baricentro, in un’ottica di bene comune. E farlo attraverso un welfare di comunità che veda uniti gli sforzi dello Stato e del cosiddetto “privato sociale”.
 
Con il suo pronunciamento a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, il presidente americano Barack Obama ha segnato un bel punto a favore della ulteriore legittimazione sul piano antropologico, politico e culturale, di quella agenda Lgbt che, sospinta verso il basso dalle élite, tende ad essere acquisita nel patrimonio di valori della cultura di massa occidentale. Pare evidente che se Obama verrà confermato presidente degli Stati Uniti, ne usciranno rafforzati gli organismi internazionali che già oggi spingono per l’acquisizione a livello di Carta Onu di quelli che l’agenda Lgbt proclama essere “diritti umani”. La Chiesa si troverà nella situazione in cui non si sono trovati neppure i primi cristiani sotto l’impero romano: cioè davanti a leggi internazionali non soltanto indifferenti alla visione che della vita e dell’uomo sono emersi e sono stati codificati da duemila anni di cristianesimo, ma “al di là del bene e del male”, al di là di Socrate e di ogni evidenza naturale. Come valuta questa prospettiva?
 
Il processo di legittimazione culturale dell’«agenda Lgbt» non è nuovo e si alimenta, in primis, di un’antropologia che annulla di fatto quella differenza sessuale di cui si parlava poc’anzi, fattore insuperabilmente costitutivo di ogni persona umana in quanto tale. La differenza sessuale, infatti, è la dimensione interna all’io che ne esprime l’apertura. La differenza sessuale è intrapersonale, per questo non può mai essere superata. Lo dicono, tra l’altro, accurati studi di psicologia del profondo. Non ha nulla a che fare con la diversità che è interpersonale. Passo dopo passo, questo processo sta ricevendo dalla politica riconoscimenti indebiti. Quanto alla politica di Obama e alle sue scelte recenti, consiglio di considerare attentamente le prese di distanza dei vescovi americani.
 
Ma torniamo al dato culturale. Cito, ancora una volta, un antropologo, Claude Lévy-Strauss, non certo sospettabile di simpatie cattoliche, il quale affermava: «Un’unione socialmente approvata tra un uomo e una donna e i loro figli è un fenomeno universale presente in ogni e qualunque tipo di società». Ebbene, è a questo “universale” che si addice propriamente il nome di famiglia. Le “cose” e le parole nascono insieme. Altre forme di convivenza potranno ricevere altri nomi, ma non si possono chiamare famiglia e, quindi, non possono esigere un primato solo ad essa dovuto.
 
È evidente che siamo qui in presenza di un circolo vizioso: da un lato si fanno strada una cultura e un’antropologia “altre” che chiedono alla politica una legittimazione; la politica, per ragioni ideologiche e di consenso, interviene spesso, in materie sensibili come questa, avvalorando abusivamente determinate richieste. La somma di queste due spinte produce un cambiamento radicale nell’ethos collettivo e questo non può non interpellarci, come cittadini e come cristiani. Come cristiani, siamo chiamati ad un impegno affascinante: testimoniare la bellezza della fede, che esalta in pieno la nostra umanità, non escludendo nulla di ciò che ci sta a cuore, a partire dall’io e dalle sue relazioni fondamentali. Tra queste il biblico “bell’amore” è determinante ed avvincente.
 

Luigi Amicone
fonte: Tempi.it


Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz1wTBolM3I

[SM=g1740758]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
01/06/2012 20:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa a Milano: La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla. Il profondo senso ecclesiale e il sincero affetto di comunione con il Successore di Pietro, fanno parte della ricchezza e dell’identità della vostra Chiesa lungo tutto il suo cammino, e si manifestano in modo luminoso nelle figure dei grandi Pastori che l’hanno guidata




DISCORSO DEL SANTO PADRE
 

Signor Sindaco,

Distinte Autorità,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi di Milano!
 
Saluto cordialmente tutti voi qui convenuti così numerosi, come pure quanti seguono questoevento attraverso la radio o la televisione. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Ringrazio il Signor Sindaco per le cortesi espressioni di benvenuto che mi ha indirizzato a nome della comunità civica. Saluto con deferenza il Rappresentante del Governo, il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, nonché gli altri rappresentanti delle Istituzioni civili e militari, ed esprimo il mio apprezzamento per la collaborazione offerta per i diversi momenti di questa visita. Grazie a le Eminenza per il suo cordiale saluto.
Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e ringrazio Dio, che mi offre l’opportunitàdi visitare la vostra illustre Città. Il mio primo incontro con i Milanesi avviene in questa Piazza del Duomo, cuore di Milano, dove sorge l’imponente monumento simbolo della Città. Con la suaselva di guglie esso invita a guardare in alto, a Dio.
Proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture. La città ha così saputo coniugare sapientemente l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia. Il mio «grazie» cordiale va, ancora una volta, al Pastore di questa Arcidiocesi, il Cardinale Angelo Scola, per l’accoglienza e le parole che mi ha rivolto a nome dell’intera Comunità diocesana; con lui saluto i Vescovi Ausiliari e chi lo ha preceduto su questa gloriosa e antica Cattedra, il Cardinale Dionigi Tettamanzi e il Cardinale Carlo Maria Martini.
Rivolgo un particolare saluto ai rappresentanti delle famiglie - provenienti da tutto il mondo - che partecipano al VII Incontro Mondiale. Un pensiero affettuoso indirizzo poi a quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell’indispensabile per vivere una vita dignitosa. Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle l’interessamento solidale e costante della collettività. A tale proposito, mi compiaccio di quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà.

Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie mi offre la gradita occasione di visitare la vostraCittà e di rinnovare i vincoli stretti e costanti che legano la comunità ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro. Come è noto, sant’Ambrogio proveniva da una famiglia romana e ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Città Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del Vescovo che la presiede. In Pietro – egli afferma – «c’è il fondamento della Chiesa e il magistero della disciplina» (De virginitate, 16, 105); e ancora lanota dichiarazione: «Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa» (Explanatio Psalmi 40, 30, 5).
La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull’ortodossia della fede e sulla vita cristianalasceranno un’impronta indelebile nella Chiesa universale e, in particolare, segneranno la Chiesa di Milano, che non ha mai cessato di coltivarne la memoria e di conservarne lo spirito.

La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla. Il profondo senso ecclesiale e il sincero affetto di comunione con il Successore di Pietro, fanno parte della ricchezza e dell’identità della vostra Chiesa lungo tutto il suo cammino, e si manifestano in modo luminoso nelle figure dei grandi Pastori che l’hanno guidata.

Anzitutto san Carlo Borromeo: figlio della vostra terra. Egli fu, come disse il Servo di Dio Paolo VI, «un plasmatore della coscienza e del costume del popolo» (Discorso ai Milanesi, 18 marzo 1968);e lo fu soprattutto con l’applicazione ampia, tenace e rigorosa delle riforme tridentine, con la creazione di istituzioni rinnovatrici, a cominciare dai Seminari, e con la sua sconfinata caritàpastorale radicata in una profonda unione con Dio, accompagnata da una esemplare austerità di vita. Ma, insieme con i santi Ambrogio e Carlo, desidero ricordare altri eccellenti Pastori piùvicini a noi, che hanno impreziosito con la santità e la dottrina la Chiesa di Milano:
il beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari, apostolo della catechesi e degli oratori e promotore del rinnovamento sociale in senso cristiano;
il beato Alfredo Ildefonso Schuster, il «Cardinale della preghiera», Pastore infaticabile, fino alla consumazione totale di se stesso per i suoi fedeli.

Inoltre, desidero ricordare due Arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI; alla sua determinazione si deve la positiva conclusione della Questione Romana e la costituzione dello Stato della Città del Vaticano; e il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, Paolo VI, buono e sapiente, che, con mano esperta, seppe guidare e portare ad esito felice il Concilio Vaticano II. Nella Chiesa ambrosiana sono maturati inoltre alcuni frutti spirituali particolarmente significativi per il nostro tempo. Tra tutti voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell’ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carità.
Cari amici, la vostra storia è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera Arcidiocesi. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto erisorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo. La singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa.
Al contrario, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l’Italia e dell’Europa. Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente “laica” e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune.

Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per la vostra accoglienza! Vi affido alla protezione della Vergine Maria, che dalla più alta guglia del Duomo maternamente veglia giorno e notte su questa Città. A tutti voi, che stringo in un grande abbraccio, dono la mia affettuosa Benedizione.
Grazie !


 http://cache.daylife.com/imageserve/01d25zN7J5dir/x610.jpghttp://cache.daylife.com/imageserve/0ebO0IR1vAbeZ/x610.jpg
http://cache.daylife.com/imageserve/0eNh43PaFd1lO/x610.jpg

Il commento dal BLOG Raffaella

DISCORSO DEL PAPA ALLA CITTA' DI MILANO

[SM=g1740758]


DOLCE VENTO... DELLO SPIRITO

PER PAPINO NOSTRO








[Modificato da Caterina63 01/06/2012 23:13]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
01/06/2012 22:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa alla Scala: Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti




DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signori Cardinali,
Illustri Autorità,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato
Care Delegazioni del VII Incontro Mondiale delle Famiglie!

In questo luogo storico vorrei innanzitutto ricordare un evento: era l’11 maggio del 1946 e Arturo Toscanini alzò la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra. Narrano che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si recò subito in questo Teatro e al centro della sala cominciò a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamò: «E’ la Scala, è sempre la mia Scala!».

In queste parole, «E’ la Scala!, è sempre la mia Scala!», è racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell’Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l’Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala è legata a Milano in modo profondo, è una delle sue glorie più grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perché la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell’intera Città dopo le distruzioni della Guerra. Per me allora è un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell’animo. Ringrazio il Sindaco, Avvocato Giuliano Pisapia, il Sovrintendente, Dott. Stéphane Lissner, anche per aver introdotto questa serata, ma soprattutto l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, i quattro Solisti e il maestro Daniel Barenboim per l’intensa e coinvolgente interpretazione di uno dei capolavori assoluti della storia della musica. La gestazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven fu lunga e complessa, ma fin dalle celebri prime sedici battute del primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l’attesa non è delusa.

Beethoven pur seguendo sostanzialmente le forme e il linguaggio tradizionale della Sinfonia classica, fa percepire qualcosa di nuovo già dall’ampiezza senza precedenti di tutti i movimenti dell’opera, che si conferma con la parte finale introdotta da una terribile dissonanza, dalla quale si stacca il recitativo con le famose parole «O amici, non questi toni, intoniamone altri di più attraenti e gioiosi», parole che, in un certo senso, «voltano pagina» e introducono il tema principale dell’Inno alla Gioia. E’ una visione ideale di umanità quella che Beethoven disegna con la sua musica: «la gioia attiva nella fratellanza e nell’amore reciproco, sotto lo sguardo paterno di Dio» (Luigi Della Croce). Non è una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, è la gioia, però, della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull’egoismo, ed è il desiderio che il cammino dell’umanità sia segnato dall’amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di là di ogni barriera e convinzione.

Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese.

Le parole riprese dall’Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell’Elisio. Non siamo ebbri di fuoco, ma piuttosto paralizzati dal dolore per così tanta e incomprensibile distruzione che è costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti. Anche l’ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre è solo sopra il cielo stellato? La sua bontà non arriva giù fino a noi? Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza. In quest’ora, le parole di Beethoven, «Amici, non questi toni …», le vorremmo riferire proprio a quelle di Schiller. Non questi toni.

Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti. Dopo questo concerto molti andranno all’adorazione eucaristica – al Dio che si è messo nelle nostre sofferenze e continua a farlo. Al Dio che soffre con noi e per noi e così ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell’altro e di trasformarla in amore. Proprio a ciò ci sentiamo chiamati da questo concerto.

Grazie, allora, ancora una volta all’Orchestra e al Coro del Teatro alla Scala, ai Solisti e a quanti hanno reso possibile questo evento. Grazie al Maestro Daniel Barenboim anche perché con la scelta della Nona Sinfonia di Beethoven ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace. E mi pare che questo messaggio sia prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; è in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall’egoismo, ma nel donarsi; è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo. E grazie a tutti voi per il momento che abbiamo vissuto assieme.






































Terremoto, il Papa: sgomenta tanta incomprensibile distruzione. Un onore essere alla Scala, intensa l'esecuzione di Beethoven. La gaffe di Lissner (Izzo)


[Modificato da Caterina63 01/06/2012 22:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/06/2012 13:48
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa nel Duomo di Milano: non c’è opposizione tra il bene della persona del sacerdote e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge, in modo che il Popolo di Dio cresca nella comunione con Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinità. Ogni nostra azione, infatti, ha come scopo condurre i fedeli all’unione con il Signore e a fare così crescere la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo




CELEBRAZIONE DELL'ORA MEDIA: VIDEO INTEGRALE


VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012

CELEBRAZIONE DELL’ORA MEDIA NEL DUOMO DI MILANO


Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato, il Santo Padre Benedetto XVI lascia l’Arcivescovado di Milano e raggiunge in auto il Duomo dove, alle ore 10, presiede la Celebrazione dell’Ora Media con la partecipazione di sacerdoti, diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi dell’arcidiocesi ambrosiana.
Al Suo arrivo, il Papa è accolto dai Vescovi Ausiliari di Milano, dall’Arciprete e dal Capitolo Metropolitano.
La Celebrazione è introdotta dall’Arcivescovo, Card. Angelo Scola. Dopo la recita dei salmi, il Santo Padre pronuncia la meditazione che pubblichiamo di seguito:


OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari Fratelli e Sorelle!


Ci siamo raccolti in preghiera, rispondendo all’invito dell’Inno ambrosiano dell’Ora Terza: «E’ l’ora terza. Gesù Signore sale ingiuriato la croce». E’ un chiaro riferimento all’amorosa obbedienza di Gesù alla volontà del Padre. Il mistero pasquale ha dato principio a un tempo nuovo: la morte e risurrezione di Cristo ricrea l’innocenza nell’umanità e vi fa scaturire la gioia. Prosegue, infatti, l’inno: «Di qui inizia l’epoca della salvezza di Cristo - Hinc iam beata tempora coepere Christi gratia». Ci siamo radunati nella Basilica Cattedrale, in questo Duomo, che è veramente il cuore di Milano. Da qui il pensiero si estende alla vastissima Arcidiocesi ambrosiana, che nei secoli ed anche in tempi recenti ha dato alla Chiesa uomini insigni nella santità della vita e nel ministero, come sant’Ambrogio e san Carlo, e alcuni Pontefici di non comune statura, come Pio XI e il Servo di Dio Paolo VI, e i Beati Cardinali Andrea Carlo Ferrari e Alfredo Ildefonso Schuster.

Sono molto lieto di sostare un poco con voi! Rivolgo un affettuoso pensiero di saluto a tutti e a ciascuno in particolare, e vorrei farlo arrivare in modo speciale a quelli che sono malati o molto anziani. Saluto con viva cordialità il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le sue amabili parole; saluto con affetto i vostri Pastori emeriti, i Cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, con gli altri Cardinali e Vescovi presenti.

In questo momento viviamo il mistero della Chiesa nella sua espressione più alta, quella della preghiera liturgica. Le nostre labbra, i nostri cuori e le nostre menti, nella preghiera ecclesiale, si fanno interpreti delle necessità e degli aneliti dell’intera umanità. Con le parole del Salmo 118 abbiamo supplicato il Signore a nome di tutti gli uomini: «Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti … Venga a me, Signore, la tua grazia».
La preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore costituisce un compito essenziale del ministero ordinato nella Chiesa. Anche attraverso l’Ufficio divino, che prolunga nella giornata il mistero centrale dell’Eucaristia, i presbiteri sono in modo particolare uniti al Signore Gesù, vivo e operante nel tempo. Il Sacerdozio: quale dono prezioso! Voi cari Seminaristi che vi preparate a riceverlo imparate a gustarlo fin da ora e vivete con impegno il tempo prezioso nel Seminario!


L’Arcivescovo Montini, durante le Ordinazioni del 1958 così diceva proprio in questo Duomo: «Comincia la vita sacerdotale: un poema, un dramma, un mistero nuovo … fonte di perpetua meditazione …sempre oggetto di scoperta e di meraviglia; [il Sacerdozio] - disse - è sempre novità e bellezza per chi vi dedica amoroso pensiero … è riconoscimento dell’opera di Dio in noi» (Omelia per l’Ordinazione di 46 Sacerdoti, 21 giugno 1958).

Se Cristo, per edificare la sua Chiesa, si consegna nelle mani del sacerdote, questi a sua volta si deve affidare a Lui senza riserva: l’amore per il Signore Gesù è l’anima e la ragione del ministero sacerdotale, come fu premessa perché Egli assegnasse a Pietro la missione di pascere il proprio gregge: «Simone …, mi ami più di costoro? … Pasci i miei agnelli (Gv 21,15)».
Il Concilio Vaticano II ha ricordato che Cristo «rimane sempre il principio e la fonte della unità di vita dei presbiteri. Per raggiungerla, essi dovranno perciò unirsi a Lui nella scoperta della volontà del Padre e nel dono di sé per il gregge loro affidato. Così, rappresentando il Buon Pastore, nell’esercizio stesso della carità pastorale troveranno il vincolo della perfezione sacerdotale che realizzerà l’unità nella loro vita e attività» (Decr. Presbyterorum Ordinis, 14). Proprio su questa questione si è espresso: nelle occupazioni diverse, da ora ad ora, come trovare l’unità della vita, l’unità dell’essere sacerdote proprio da questa fonte dell’amicizia profonda con Gesù, dell’interiore essere insieme con Lui. E non c’è opposizione tra il bene della persona del sacerdote e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge, in modo che il Popolo di Dio cresca nella comunione con Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinità. Ogni nostra azione, infatti, ha come scopo condurre i fedeli all’unione con il Signore e a fare così crescere la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo. Le tre cose: unione personale con Dio, bene della Chiesa, bene dell’umanità nella sua totalità, non sono cose distinte od opposte, ma una sinfonia della fede vissuta.

Segno luminoso di questa carità pastorale e di un cuore indiviso sono il celibato sacerdotale e la verginità consacrata. Abbiamo cantato nell’Inno di sant’Ambrogio: «Se in te nasce il Figlio di Dio, conservi la vita incolpevole». «Accogliere Cristo - Christum suscipere» è un motivo che torna spesso nella predicazione del Santo Vescovo di Milano; cito un passo del suo Commento a san Luca: «Chi accoglie Cristo nell’intimo della sua casa viene saziato delle gioie più grandi» (Expos. Evangelii sec. Lucam, V, 16). Il Signore Gesù è stato la sua grande attrattiva, l’argomento principale della sua riflessione e predicazione, e soprattutto il termine di un amore vivo e confidente.

Senza dubbio, l’amore per Gesù vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il «sì» alla volontà di Dio. «Con quali legami Cristo è trattenuto?» – si chiedeva sant’Ambrogio, che con intensità sorprendente predicò e coltivò la verginità nella Chiesa, promuovendo anche la dignità della donna. Al quesito citato rispondeva: «Non con i nodi di corde, ma con i vincoli dell’amore e con l’affetto dell’anima» (De virginitate, 13, 77). E proprio in un celebre sermone alle vergini egli disse: «Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura delle febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento» (Ibid., 16, 99).

Cari Fratelli e Sorelle consacrati, vi ringrazio per la vostra testimonianza e vi incoraggio: guardate al futuro con fiducia, contando sulla fedeltà di Dio, che non mancherà mai, e la potenza della sua grazia, capace di operare sempre nuove meraviglie, anche in noi e con noi.

Le antifone della salmodia di questo sabato ci hanno condotto a contemplare il mistero della Vergine Maria. In essa possiamo, infatti, riconoscere il «genere di vita verginale e povera che Cristo Signore si scelse per sé e che la Vergine Madre sua abbracciò» (Lumen gentium, 46), una vita in piena obbedienza alla volontà di Dio.

Ancora l’Inno ci ha richiamato le parole di Gesù sulla croce: «Dalla gloria del suo patibolo, Gesù parla alla Vergine: "Ecco tuo figlio, o donna"; "Giovanni, ecco tua madre"». Maria, Madre di Cristo, estende e prolunga anche in noi la sua divina maternità, affinché il ministero della Parola e dei Sacramenti, la vita di contemplazione e l’attività apostolica nelle molteplici forme perseverino, senza stanchezza e con coraggio, a servizio di Dio e a edificazione della sua Chiesa.

In questo momento, mi è caro rendere grazie a Dio per le schiere di sacerdoti ambrosiani, di religiosi e religiose che hanno speso le loro energie al servizio del Vangelo, giungendo talvolta fino al supremo sacrificio della vita. Alcuni di essi sono stati proposti al culto e all’imitazione dei fedeli anche in tempi recenti: i Beati sacerdoti Luigi Talamoni, Luigi Biraghi, Luigi Monza, Carlo Gnocchi, Serafino Morazzone; i Beati religiosi Giovanni Mazzucconi, Luigi Monti e Clemente Vismara, e le religiose Maria Anna Sala ed Enrichetta Alfieri. Per la loro comune intercessione chiediamo fiduciosi al Datore di ogni dono di rendere sempre fecondo il ministero dei sacerdoti, di rafforzare la testimonianza delle persone consacrate, per mostrare al mondo la bellezza della donazione a Cristo e alla Chiesa, e di rinnovare le famiglie cristiane secondo il disegno di Dio, perché siano luoghi di grazia e di santità, terreno fertile per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Amen. Grazie.


Pope Benedict XVI delivers his message during a meditation with priests and religious leaders at the Duomo Cathedral in downtown Milan June 2, 2012. The Pope is in Milan for the 2012 World Family Meeting.

Pope Benedict XVI (C) stands during a celebration at Milan's Duomo as part of the 7th World Meeting of Families on June 2, 2012. Pope Benedict XVI praised the role of the traditional family as he was cheered by thousands of faithful in the city of Milan the day before, leaving behind a scandal-hit Vatican.Pope Benedict XVI (C) waves as he leaves after a celebration at Milan's Duomo as part of the 7th World Meeting of Families on June 2, 2012. Pope Benedict XVI praised the role of the traditional family as he was cheered by thousands of faithful in the city of Milan the day before, leaving behind a scandal-hit Vatican.
Pope Benedict XVI leads a celebration at Milan's Duomo as part of the 7th World Meeting of Families on June 2, 2012. Pope Benedict XVI praised the role of the traditional family as he was cheered by thousands of faithful in the city of Milan the day before, leaving behind a scandal-hit Vatican.






[Modificato da Caterina63 02/06/2012 15:34]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/06/2012 15:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa a San Siro: Cari ragazzi, care ragazze, vi dico con forza: tendete ad alti ideali: tutti possono arrivare ad una alta misura, non solo alcuni! Siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!




VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012



INCONTRO CON I RAGAZZI E LE RAGAZZE DELLA CRESIMA ALLO STADIO "MEAZZA" A SAN SIRO


Alle ore 11.15 il Santo Padre Benedetto XVI giunge allo Stadio "Meazza" a San Siro ove ha luogo l’incontro con i ragazzi e le ragazze che quest’anno hanno ricevuto o stanno per ricevere il Sacramento della Cresima.
Introdotto dalla presentazione dell’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, e dagli indirizzi di saluto di Don Samuele Morelli, Responsabile della Pastorale Giovanile settore ragazzi della Diocesi, e da un rappresentante dei giovani, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Cari ragazzi e ragazze!


E’ una grande gioia per me potervi incontrare durante la mia visita alla vostra Città. In questo famoso stadio di calcio, oggi i protagonisti siete voi! Saluto il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Grazie anche a Don Samuele Marelli. Saluto il vostro amico che, a nome di tutti voi, mi ha rivolto il benvenuto. Sono lieto di salutare i Vicari episcopali che, a nome dell’Arcivescovo, vi hanno amministrato o amministreranno la Cresima. Un grazie particolare alla Fondazione Oratori Milanesi che ha organizzato questo incontro, ai vostri sacerdoti, a tutti i catechisti, agli educatori, ai padrini e alle madrine, e a quanti nelle singole comunità parrocchiali si sono fatti vostri compagni di viaggio e vi hanno testimoniato la fede in Gesù Cristo morto e risorto, e vivo.
Voi, cari ragazzi, vi state preparando a ricevere il Sacramento della Cresima, oppure l’avete ricevuto da poco.
So che avete compiuto un bel percorso formativo, chiamato quest’anno «Lo spettacolo dello Spirito». Aiutati da questo itinerario, con diverse tappe, avete imparato a riconoscere le cose stupende che lo Spirito Santo ha fatto e fa nella vostra vita e in tutti coloro che dicono «sì» al Vangelo di Gesù Cristo. Avete scoperto il grande valore del Battesimo, il primo dei Sacramenti, la porta d’ingresso alla vita cristiana.
Voi lo avete ricevuto grazie ai vostri genitori, che insieme ai padrini, a nome vostro, hanno professato il Credo e si sono impegnati a educarvi nella fede. Questa è stata per voi – come anche per me, tanto tempo fa! – una grazia immensa. Da quel momento, rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, siete entrati a far parte della famiglia dei figli di Dio, siete diventati cristiani, membri della Chiesa.

Ora siete cresciuti, e potete voi stessi dire il vostro personale «sì» a Dio, un «sì» libero e consapevole. Il sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed effonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo. Voi stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di accogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità. Ricordo brevemente questi doni, dei quali già ci parla il profeta Isaia e poi Gesù:


il primo dono è la sapienza, che vi fa scoprire quanto è buono e grande il Signore e, come dice la parola, rende la vostra vita piena di sapore, perché siate, come diceva Gesù, «sale della terra»;


poi il dono dell’intelletto, così che possiate comprendere in profondità la Parola di Dio e la verità della fede;


quindi il dono del consiglio, che vi guiderà alla scoperta del progetto di Dio sulla vostra vita, vita di ognuno di voi;


il dono della fortezza, per vincere le tentazioni del male e fare sempre il bene, anche quando costa sacrificio;


viene poi il dono della scienza, non scienza nel senso tecnico, come è insegnata all’Università, ma scienza nel senso più profondo che insegna a trovare nel creato i segni, le impronte di Dio, a capire come Dio parla in ogni tempo e parla a me, e ad animare con il Vangelo il lavoro di ogni giorno; capire che c’è una profondità e capire questa profondità e così dare sapore al lavoro, anche quello difficile;


un altro dono è quello della pietà, che tiene viva nel cuore la fiamma dell’amore per il nostro Padre che è nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; di non dimenticare la realtà fondamentale del mondo e della mia vita: che c’è Dio e che Dio mi conosce e aspetta la mia risposta al suo progetto;


e finalmente il settimo e ultimo dono è il timore di Dio – abbiamo parlato prima della paura –; timore di Dio non indica paura, ma sentire per Lui un profondo rispetto, il rispetto della volontà di Dio che è il vero disegno della mia vita ed è la strada attraverso la quale la vita personale e comunitaria può essere buona; e oggi, con tutte le crisi che vi sono nel mondo, vediamo come sia importante che ognuno rispetti questa volontà di Dio impressa nei nostri cuori e secondo la quale dobbiamo vivere; e così questo timore di Dio è desiderio di fare il bene, di fare la verità, di fare la volontà di Dio.


Cari ragazzi e ragazze, tutta la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte - quindi non è sempre facile, ma salire su un monte è una cosa bellissima - in compagnia di Gesù; con questi doni preziosi la vostra amicizia con Lui diventerà ancora più vera e più stretta. Essa si alimenta continuamente con il sacramento dell’Eucaristia, nel quale riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue. Per questo vi invito a partecipare sempre con gioia e fedeltà alla Messa domenicale, quando tutta la comunità si riunisce insieme a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio e prendere parte al Sacrificio eucaristico. E accostatevi anche al Sacramento della Penitenza, alla Confessione: è un incontro con Gesù che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene; ricevere il dono, ricominciare di nuovo è un grande dono nella vita, sapere che sono libero, che posso ricominciare, che tutto è perdonato. Non manchi poi la vostra preghiera personale di ogni giorno. Imparate a dialogare con il Signore, confidatevi con Lui, ditegli le gioie e le preoccupazioni, e chiedete luce e sostegno per il vostro cammino.

Cari amici, voi siete fortunati perché nelle vostre parrocchie ci sono gli oratori, un grande dono della Diocesi di Milano. L’oratorio, come dice la parola, è un luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio e di altro genere, si impara a vivere, direi. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio, per maturare sempre più nella conoscenza e nella sequela del Signore! Questi sette doni dello Spirito Santo crescono proprio in questa comunità dove si esercita la vita nella verità, con Dio. In famiglia, siate obbedienti ai genitori, ascoltate le indicazioni che vi danno, per crescere come Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,51-52). Infine, non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio, in vista della vita futura: è il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere e per preparare il futuro. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della vera gioia. Se gustate adesso la bellezza di far parte della comunità di Gesù, potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte. Permettetemi anche di dirvi che il Signore ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi. Siate aperti a quello che vi suggerisce e se vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata, non ditegli di no! Sarebbe una pigrizia sbagliata! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!

Cari ragazzi, care ragazze, vi dico con forza: tendete ad alti ideali: tutti possono arrivare ad una alta misura, non solo alcuni! Siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!

Lo dice anche sant’Ambrogio, grande Santo della vostra Città, in una sua opera, dove scrive: «Ogni età è matura per Cristo» (De virginitate, 40). E soprattutto lo dimostra la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio, o Maria Goretti. La santità è la via normale del cristiano: non è riservata a pochi eletti, ma è aperta a tutti. Naturalmente, con la luce e la forza dello Spirito Santo, che non ci mancherà se estendiamo le nostre mani e apriamo il nostro cuore! E con la guida di nostra Madre.

Chi è nostra Madre? E’ la Madre di Gesù, Maria. A lei Gesù ci ha affidati tutti, prima di morire sulla croce. La Vergine Maria custodisca allora sempre la bellezza del vostro «sì» a Gesù, suo Figlio, il grande e fedele Amico della vostra vita.
Così sia!

[SM=g1740722]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/06/2012 19:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa alle Autorità di Milano: La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti




VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Illustri Signori!

Vi sono sinceramente grato per questo incontro, che rivela i vostri sentimenti di rispetto e di stima verso la Sede Apostolica e, in pari tempo, consente a me, in qualità di Pastore della Chiesa universale, di esprimere a voi apprezzamento per l’opera solerte e benemerita che non cessate di promuovere per un sempre maggiore benessere civile, sociale ed economico delle laboriose popolazioni milanesi e lombarde.
Grazie al Cardinale Angelo Scola che ha introdotto questo momento.

Nel rivolgere il mio deferente e cordiale saluto a voi, il mio pensiero corre a colui che è stato vostro illustre predecessore, sant’Ambrogio, governatore – consularis – delle province della Liguria e dell’Aemilia, con sede nella città imperiale di Milano, luogo di transito e di riferimento – diremmo oggi – europeo.
Prima di essere eletto, in modo inaspettato e contro il suo volere perché si sentiva impreparato, Vescovo di Mediolanum, egli ne era stato il responsabile dell’ordine pubblico e vi aveva amministrato la giustizia. Mi sembrano significative le parole con cui il prefetto Probo lo invitò come consularis a Milano; gli disse, infatti: «Va’ e amministra non come un giudice, ma come un vescovo».
Ed egli fu effettivamente un governatore equilibrato e illuminato che seppe affrontare con saggezza, buon senso e autorevolezza le questioni, sapendo superare contrasti e ricomporre divisioni. Vorrei proprio soffermarmi brevemente su alcuni principi, che egli seguiva e che sono tuttora preziosi per quanti sono chiamati a reggere la cosa pubblica.

Nel suo commento al Vangelo di Luca, sant’Ambrogio ricorda che «l’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio» (Expositio Evangelii secundum Lucam, IV, 29). Tali parole potrebbero sembrare strane agli uomini del terzo millennio, eppure esse indicano chiaramente una verità centrale sulla persona umana, che è solido fondamento della convivenza sociale: nessun potere dell’uomo può considerarsi divino, quindi nessun uomo è padrone di un altro uomo. Ambrogio lo ricorderà coraggiosamente all’imperatore scrivendogli: «Anche tu, o augusto imperatore, sei un uomo» (Epistula 51,11).

Un altro elemento possiamo ricavare dall’insegnamento di sant’Ambrogio. La prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità intera. Eppure essa non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la libertà, che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi, poiché, come si legge in un’altra sua lettera, «i buoni amano la libertà, i reprobi amano la servitù» (Epistula 40, 2).

La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.

D’altra parte, nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale, appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico (cfr Discorso al Parlamento Tedesco, 22 settembre 2011). [SM=g1740721]

Lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo «ben essere» nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione. Ognuno può allora vedere come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia. Lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società.

In questo esistere dello Stato per i cittadini, appare preziosa una costruttiva collaborazione con la Chiesa, senza dubbio non per una confusione delle finalità e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l’apporto che questa ha offerto e tuttora può offrire alla società con la sua esperienza, la sua dottrina, la sua tradizione, le sue istituzioni e le sue opere con cui si è posta al servizio del popolo. Basti pensare alla splendida schiera dei Santi della carità, della scuola e della cultura, della cura degli infermi ed emarginati, serviti e amati come si serve e si ama il Signore. Questa tradizione continua a dare frutti: l’operosità dei cristiani lombardi in tali ambiti è assai viva e forse ancora più significativa che in passato. Le comunità cristiane promuovono queste azioni non tanto per supplenza, ma piuttosto come gratuita sovrabbondanza della carità di Cristo e dell’esperienza totalizzante della loro fede.
Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno, oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, di gratuità, come ho avuto modo di ricordare: «La “città dell'uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione» (Enc. Caritas in veritate, 6).

Possiamo raccogliere un ultimo prezioso invito da sant’Ambrogio, la cui figura solenne e ammonitrice è intessuta nel gonfalone della Città di Milano.

A quanti vogliono collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, egli richiede che si facciano amare. Nell’opera De officiis egli afferma: «Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura. Niente è così utile come farsi amare» (II, 29). D’altra parte, la ragione che, a sua volta, muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno di amore. Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità.

Illustri Signori! Accogliete queste mie semplici considerazioni come segno della mia profonda stima per le istituzioni che servite e per la vostra importante opera. Vi assista, in questo vostro compito, la continua protezione del Cielo, della quale vuole essere pegno ed auspicio la Benedizione Apostolica che imparto a voi, ai vostri collaboratori e alle vostre famiglie.
Grazie!























Stava andando tutto bene quando.....
eccolo qui lo zampino diabolico del grande pervetitore.... [SM=g1740732] di cosa parliamo? della caduta di stile del cardinale Scola che ha permesso di accogliere il Papa con una gigante bandiera dell'orgoglio gay allo stadio.... LEGGETE QUI ultimo post

[Modificato da Caterina63 03/06/2012 15:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
02/06/2012 22:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Benedetto XVI racconta di quando era bambino: «Così immagino il Paradiso». Poi le domande: la crisi, il matrimonio, i divorziati

Clicca qui per leggere l'articolo.

Luci sul palco. Mamme, papà e figli si raccontano a Benedetto XVI (Sceppacerca)


Vedi anche:

Il discorso del Papa alle Autorità di Milano nel commento di Salvatore Izzo
Il Papa: i partiti non promettano cose senza poi realizzarle‎ (Tg1)

Straordinario e commovente incontro del Papa con le famiglie...





[SM=g1740733] le risposte del Papa sono state a braccio, perciò appena avremo il testo verranno pubblicate....

[SM=g1740722]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/06/2012 10:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

LO STRAORDINARIO DIALOGO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE A BRESSO: TRASCRIZIONE



VEGLIA ALL'AEROPORTO DI BRESSO: VIDEO INTEGRALE


VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 03.06.2012


DIALOGO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE
 
Questa sera, nel Parco Nord di Milano - Aeroporto di Bresso, si è svolta la Festa delle testimonianze nell’ambito del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.
Il Santo Padre Benedetto XVI è giunto al Parco di Bresso alle ore 20.30. L’evento si è aperto con il saluto di accoglienza da parte del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Card. Ennio Antonelli. Quindi, nel corso della festa, il Papa ha dialogato con le famiglie presenti, ascoltando le loro testimonianze e rispondendo alle loro domande:
 
DIALOGO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE
 
1. CAT TIEN (bambina dal Vietnam):
Ciao, Papa. Sono Cat Tien, vengo dal Vietnam.
Ho sette anni e ti voglio presentare la mia famiglia. Lui è il mio papà, Dan e la mia mamma si chiama Tao, e lui è il mio fratellino Binh.
Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa della tua famiglia e di quando eri piccolo come me…


SANTO PADRE: Grazie, carissima, e ai genitori: grazie di cuore. Allora, hai chiesto come sono i ricordi della mia famiglia: sarebbero tanti! Volevo dire solo poche cose. Il punto essenziale per la famiglia era per noi sempre la domenica, ma la domenica cominciava già il sabato pomeriggio. Il padre ci diceva le letture, le letture della domenica, da un libro molto diffuso in quel tempo in Germania, dove erano anche spiegati i testi. Così cominciava la domenica: entravamo già nella liturgia, in atmosfera di gioia. Il giorno dopo andavamo a Messa. Io sono di casa vicino a Salisburgo, quindi abbiamo avuto molta musica – Mozart, Schubert, Haydn – e quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo. E poi a casa era importante, naturalmente, il grande pranzo insieme. E poi abbiamo cantato molto: mio fratello è un grande musicista, ha fatto delle composizioni già da ragazzo per noi tutti, così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili. Poi, naturalmente, abbiamo fatto insieme viaggi, camminate; eravamo vicino ad un bosco e così camminare nei boschi era una cosa molto bella: avventure, giochi eccetera. In una parola, eravamo un cuore e un’anima sola, con tante esperienze comuni, anche in tempi molto difficili, perché era il tempo della guerra, prima della dittatura, poi della povertà. Ma questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo fosse molto importante: che anche cose piccole hanno dato gioia, perché così si esprimeva il cuore dell’altro. E così siamo cresciuti nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli. E, per dire la verità, se cerco di immaginare un po’ come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare «a casa», andando verso l’«altra parte del mondo».















2. SERGE RAZAFINBONY E FARA ANDRIANOMBONANA (Coppia di fidanzati dal Madagascar):
SERGE: Santità, siamo Fara e Serge, e veniamo dal Madagascar.
Ci siamo conosciuti a Firenze dove stiamo studiando, io ingegneria e lei economia. Siamo fidanzati da quattro anni e non appena laureati sogniamo di tornare nel nostro Paese per dare una mano alla nostra gente, anche attraverso la nostra professione.
FARA: I modelli famigliari che dominano l'Occidente non ci convincono, ma siamo consci che anche molti tradizionalismi della nostra Africa vadano in qualche modo superati. Ci sentiamo fatti l'uno per l'altro; per questo vogliamo sposarci e costruire un futuro insieme. Vogliamo anche che ogni aspetto della nostra vita sia orientato dai valori del Vangelo.
Ma parlando di matrimonio, Santità, c'è una parola che più d'ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sempre»...


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per questa testimonianza. La mia preghiera vi accompagna in questo cammino di fidanzamento e spero che possiate creare, con i valori del Vangelo, una famiglia «per sempre». Lei ha accennato a diversi tipi di matrimonio: conosciamo il «mariage coutumier» dell’Africa e il matrimonio occidentale. Anche in Europa, per dire la verità, fino all’Ottocento, c’era un altro modello di matrimonio dominante, come adesso: spesso il matrimonio era in realtà un contratto tra clan, dove si cercava di conservare il clan, di aprire il futuro, di difendere le proprietà, eccetera. Si cercava l’uno per l’altro da parte del clan, sperando che fossero adatti l’uno all’altro. Così era in parte anche nei nostri paesi. Io mi ricordo che in un piccolo paese, nel quale sono andato a scuola, era in gran parte ancora così. Ma poi, dall’Ottocento, segue l’emancipazione dell’individuo, la libertà della persona, e il matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma sulla propria scelta; precede l’innamoramento, diventa poi fidanzamento e quindi matrimonio. In quel tempo tutti eravamo convinti che questo fosse l’unico modello giusto e che l’amore di per sé garantisse il «sempre», perché l’amore è assoluto, vuole tutto e quindi anche la totalità del tempo: è «per sempre». Purtroppo, la realtà non era così: si vede che l’innamoramento è bello, ma forse non sempre perpetuo, così come è il sentimento: non rimane per sempre. Quindi, si vede che il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio esige diverse decisioni, esperienze interiori. Come ho detto, è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. Questo, tutta la personalizzazione giusta, la comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre. Auguri a voi!


3. FAMIGLIA PALEOLOGOS (Famiglia greca)
NIKOS: Kalispera! Siamo la famiglia Paleologos. Veniamo da Atene. Mi chiamo Nikos e lei è mia moglie Pania. E loro sono i nostri due figli, Pavlos e Lydia.
Anni fa con altri due soci, investendo tutto ciò che avevamo, abbiamo avviato una piccola società di informatica.
Al sopravvenire dell'attuale durissima crisi economica, i clienti sono drasticamente diminuiti e quelli rimasti dilazionano sempre più i pagamenti. Riusciamo a malapena a pagare gli stipendi dei due dipendenti, e a noi soci rimane pochissimo: così che, per mantenere le nostre famiglie, ogni giorno che passa resta sempre meno. La nostra situazione è una tra le tante, fra milioni di altre. In città la gente gira a testa bassa; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza.
PANIA: Anche noi, pur continuando a credere nella provvidenza, facciamo fatica a pensare ad un futuro per i nostri figli.
Ci sono giorni e notti, Santo Padre, nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettive?


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per questa testimonianza che ha colpito il mio cuore e il cuore di noi tutti. Che cosa possiamo rispondere? Le parole sono insufficienti. Dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti soffriamo del fatto che siamo incapaci di fare qualcosa di concreto. Parliamo prima della politica: mi sembra che dovrebbe crescere il senso della responsabilità in tutti i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per sé, ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che politica è sempre anche responsabilità umana, morale davanti a Dio e agli uomini. Poi, naturalmente, i singoli soffrono e devono accettare, spesso senza possibilità di difendersi, la situazione com’è. Tuttavia, possiamo anche qui dire: cerchiamo che ognuno faccia il suo possibile, pensi a sé, alla famiglia, agli altri, con grande senso di responsabilità, sapendo che i sacrifici sono necessari per andare avanti. Terzo punto: che cosa possiamo fare noi? Questa è la mia questione, in questo momento. Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie, potrebbero aiutare. Noi abbiamo in Europa, adesso, una rete di gemellaggi, ma sono scambi culturali, certo molto buoni e molto utili, ma forse ci vogliono gemellaggi in altro senso: che realmente una famiglia dell’Occidente, dell’Italia, della Germania, della Francia… assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia. Così anche le parrocchie, le città: che realmente assumano responsabilità, aiutino in senso concreto. E siate sicuri: io e tanti altri preghiamo per voi, e questo pregare non è solo dire parole, ma apre il cuore a Dio e così crea anche creatività nel trovare soluzioni. Speriamo che il Signore ci aiuti, che il Signore vi aiuti sempre! Grazie.


4. FAMIGLIA RERRIE (Famiglia statunitense)
JAY: Viviamo vicino a New York.
Mi chiamo Jay, sono di origine giamaicana e faccio il contabile.
Lei è mia moglie Anna ed è insegnante di sostegno.
E questi sono i nostri sei figli, che hanno dai 2 ai 12 anni. Da qui può ben immaginare, Santità, che la nostra vita, è fatta di perenni corse contro il tempo, di affanni, di incastri molto complicati...
Anche da noi, negli Stati Uniti, una delle priorità assolute è mantenere il posto di lavoro, e per farlo non bisogna badare agli orari, e spesso a rimetterci sono proprio le relazioni famigliari.
ANNA: Certo non sempre è facile... L'impressione, Santità, è che le istituzioni e le imprese non facilitano la conciliazione dei tempi di lavoro coi tempi della famiglia.
Santità, immaginiamo che anche per lei non sia facile conciliare i suoi infiniti impegni con il riposo.
Ha qualche consiglio per aiutarci a ritrovare questa necessaria armonia? Nel vortice di tanti stimoli imposti dalla società contemporanea, come aiutare le famiglie a vivere la festa secondo il cuore di Dio?


SANTO PADRE: Grande questione, e penso di capire questo dilemma tra due priorità: la priorità del posto di lavoro è fondamentale, e la priorità della famiglia. E come riconciliare le due priorità. Posso solo cercare di dare qualche consiglio. Il primo punto: ci sono imprese che permettono quasi qualche extra per le famiglie – il giorno del compleanno, eccetera – e vedono che concedere un po’ di libertà, alla fine va bene anche per l’impresa, perché rafforza l’amore per il lavoro, per il posto di lavoro. Quindi, vorrei qui invitare i datori di lavoro a pensare alla famiglia, a pensare anche ad aiutare affinché le due priorità possano essere conciliate. Secondo punto: mi sembra che si debba naturalmente cercare una certa creatività, e questo non è sempre facile. Ma almeno, ogni giorno portare qualche elemento di gioia nella famiglia, di attenzione, qualche rinuncia alla propria volontà per essere insieme famiglia, e di accettare e superare le notti, le oscurità delle quali si è parlato anche prima, e pensare a questo grande bene che è la famiglia e così, anche nella grande premura di dare qualcosa di buono ogni giorno, trovare una riconciliazione delle due priorità. E finalmente, c’è la domenica, la festa: spero che sia osservata in America, la domenica. E quindi, mi sembra molto importante la domenica, giorno del Signore e, proprio in quanto tale, anche "giorno dell’uomo", perché siamo liberi. Questa era, nel racconto della Creazione, l’intenzione originale del Creatore: che un giorno tutti siano liberi. In questa libertà dell’uno per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio. E così penso che difendiamo la libertà dell’uomo, difendendo la domenica e le feste come giorni di Dio e così giorni per l’uomo. Auguri a voi! Grazie.


5. FAMIGLIA ARAUJO (Famiglia brasiliana di Porto Alegre)
MARIA MARTA: Santità, come nel resto del mondo, anche nel nostro Brasile i fallimenti matrimoniali continuano ad aumentare.
Mi chiamo Maria Marta, lui è Manoel Angelo. Siamo sposati da 34 anni e siamo già nonni. In qualità di medico e psicoterapeuta familiare incontriamo tante famiglie, notando nei conflitti di coppia una più marcata difficoltà a perdonare e ad accettare il perdono, ma in diversi casi abbiamo riscontrato il desiderio e la volontà di costruire una nuova unione, qualcosa di duraturo, anche per i figli che nascono dalla nuova unione.
MANOEL ANGELO: Alcune di queste coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i Sacramenti la loro delusione è grande. Si sentono esclusi, marchiati da un giudizio inappellabile.
Queste grandi sofferenze feriscono nel profondo chi ne è coinvolto; lacerazioni che divengono anche parte del mondo, e sono ferite anche nostre, dell'umanità tutta.
Santo Padre, sappiamo che queste situazioni e che queste persone stanno molto a cuore alla Chiesa: quali parole e quali segni di speranza possiamo dare loro?


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per il vostro lavoro di psicoterapeuti per le famiglie, molto necessario. Grazie per tutto quello che fate per aiutare queste persone sofferenti. In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio. Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino. E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati. Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.


SALUTO AI TERREMOTATI DELL’EMILIA


La festa delle famiglie del mondo non ha dimenticato il dramma delle persone colpite in questi giorni dal terremoto in Emilia. Nel corso del collegamento video con i bambini radunati davanti alla tendopoli di San Felice sul Panaro, il Papa ha rivolto loro questo saluto:


SANTO PADRE: Cari amici, voi sapete che noi sentiamo profondamente il vostro dolore, la vostra sofferenza; e, soprattutto, io prego ogni giorno che finalmente finisca questo terremoto. Noi tutti vogliamo collaborare per aiutarvi: siate sicuri che non vi dimentichiamo, che facciamo ognuno il possibile per aiutarvi – la Caritas, tutte le organizzazioni della Chiesa, lo Stato, le diverse comunità – ognuno di noi vuole aiutarvi, sia spiritualmente nella nostra preghiera, nella nostra vicinanza di cuore, sia materialmente e prego insistentemente per voi. Dio vi aiuti, ci aiuti tutti! Auguri a voi, il Signore vi benedica!















[SM=g1740738]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/06/2012 14:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il Papa: Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. E’ il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come stiamo facendo noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amore e vivere del suo amore. E’ il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio




SANTA MESSA ALL'AEROPORTO DI BRESSO: VIDEO INTEGRALE




 
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 03.06.2012



CELEBRAZIONE EUCARISTICA AL PARCO DI BRESSO PER LA CHIUSURA DEL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
 
Alle ore 9.15 di oggi, Domenica della Santissima Trinità, il Santo Padre Benedetto XVI lascia l’Arcivescovado di Milano e si trasferisce in auto al Parco Nord di Milano - Aeroporto di Bresso. Al Suo arrivo è accolto dai Sindaci dei Comuni che compongono il Consorzio: Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo.

Alle ore 10 ha quindi inizio la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre a conclusione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si è svolto nella città ambrosiana a partire da mercoledì 30 maggio, sul tema: La famiglia: il lavoro e la festa.


La Santa Messa è introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola. Al termine della Celebrazione Eucaristica, è il Card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a rivolgere il ringraziamento conclusivo al Santo Padre.


Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

 
OMELIA DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli,
Illustri Autorità,
Cari fratelli e sorelle!


E’ un grande momento di gioia e di comunione quello che viviamo questa mattina, celebrando il Sacrificio eucaristico. Una grande assemblea, riunita con il Successore di Pietro, formata da fedeli provenienti da molte nazioni. Essa offre un’immagine espressiva della Chiesa, una e universale, fondata da Cristo e frutto di quella missione, che, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù ha affidato ai suoi Apostoli: andare e fare discepoli tutti i popoli, «battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,18-19).
Saluto con affetto e riconoscenza il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, e il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, principali artefici di questo VII Incontro Mondiale delle Famiglie, come pure i loro Collaboratori, i Vescovi Ausiliari di Milano e gli altri Presuli. Sono lieto di salutare tutte le Autorità presenti. E il mio abbraccio caloroso va oggi soprattutto a voi, care famiglie!
Grazie della vostra partecipazione!

Nella seconda Lettura, l’apostolo Paolo ci ha ricordato che nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, il quale ci unisce a Cristo come fratelli e ci relaziona al Padre come figli, così che possiamo gridare: «Abbà! Padre!» (cfr Rm 8,15.17). In quel momento ci è stato donato un germe di vita nuova, divina, da far crescere fino al compimento definitivo nella gloria celeste; siamo diventati membri della Chiesa, la famiglia di Dio, «sacrarium Trinitatis» – la definisce sant’Ambrogio –, «popolo che – come insegna il Concilio Vaticano II – deriva la sua unità dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Cost. Lumen gentium, 4). La solennità liturgica della Santissima Trinità, che oggi celebriamo, ci invita a contemplare questo mistero, ma ci spinge anche all’impegno di vivere la comunione con Dio e tra noi sul modello di quella trinitaria.
Siamo chiamati ad accogliere e trasmettere concordi le verità della fede; a vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere il perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori. In una parola, ci è affidato il compito di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma direi per «irradiazione», con la forza dell’amore vissuto.


Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1,27-28). Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita. L’amore è ciò che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, l'immagine di Dio.

Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare. E’ fecondo poi nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione.
Cari sposi, abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità. Ma anche voi figli, sappiate mantenere sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportunità per crescere nell’amore.
Il progetto di Dio sulla coppia umana trova la sua pienezza in Gesù Cristo, che ha elevato il matrimonio a Sacramento. Cari sposi, con uno speciale dono dello Spirito Santo, Cristo vi fa partecipare al suo amore sponsale, rendendovi segno del suo amore per la Chiesa: un amore fedele e totale. Se sapete accogliere questo dono, rinnovando ogni giorno, con fede, il vostro «sì», con la forza che viene dalla grazia del Sacramento, anche la vostra famiglia vivrà dell’amore di Dio, sul modello della Santa Famiglia di Nazaret.

Care famiglie, chiedete spesso, nella preghiera, l’aiuto della Vergine Maria e di san Giuseppe, perché vi insegnino ad accogliere l’amore di Dio come essi lo hanno accolto.
La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare, il cosmo, il mondo. Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le vie per crescere nell’amore: mantenere un costante rapporto con Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di vista dell’altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile.

Sono tutti elementi che costruiscono la famiglia. Viveteli con coraggio, certi che, nella misura in cui, con il sostegno della grazia divina, vivrete l’amore reciproco e verso tutti, diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica (cfr Esort. ap. Familiaris consortio, 49). Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra sofferenze e fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza.

Nel libro della Genesi, Dio affida alla coppia umana la sua creazione, perché la custodisca, la coltivi, la indirizzi secondo il suo progetto (cfr 1,27-28; 2,15). In questa indicazione della Sacra Scrittura possiamo leggere il compito dell’uomo e della donna di collaborare con Dio per trasformare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica. L’uomo e la donna sono immagine di Dio anche in questa opera preziosa, che devono compiere con lo stesso amore del Creatore. Noi vediamo che, nelle moderne teorie economiche, prevale spesso una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società più giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi, la mentalità utilitaristica tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale.

Un ultimo elemento. L’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al riposo e alla festa. Il racconto della creazione si conclude con queste parole: «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. E’ il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come stiamo facendo noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amore e vivere del suo amore. E’ il giorno dell’uomo e dei suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio.
Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci trasforma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia “tutto in tutti” (1 Cor 15,28)» (Enc. Deus caritas est, 18).
Amen.



Il Papa all'Angelus: Non trovo parole per ringraziare per questa Festa di Dio, per questa comunione della Famiglia di Dio che noi siamo...E sono lieto di annunciare che il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie avrà luogo nel 2015, a Filadelfia, negli Stati Uniti d’America

 

 
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 03.06.2012


LA RECITA DELL’ANGELUS AL PARCO DI BRESSO
 
Al termine della Celebrazione Eucaristica conclusiva del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli presenti nel Parco di Bresso.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa rivolge loro prima della preghiera mariana:
 
PAROLE DEL SANTO PADRE
 
Cari fratelli e sorelle!
 
Non trovo parole per ringraziare per questa Festa di Dio, per questa comunione della Famiglia di Dio che noi siamo. Alla fine di questa celebrazione, un grande grazie a Dio che ci ha donato questa grande esperienza ecclesiale. Da parte mia, rivolgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato per questo evento, a partire dal Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia - grazie, Eminenza! -, e dal Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano - grazie! Anche per questo bel tempio di Dio che ci ha donato. Ringrazio tutti i responsabili dell’organizzazione e tutti i volontari. E sono lieto di annunciare che il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie avrà luogo nel 2015, a Filadelfia, negli Stati Uniti d’America. Saluto l’Arcivescovo di Filadelfia, Mons. Charles Chaput, e lo ringrazio fin d’ora per la disponibilità offerta.
 
Je salue affectueusement les familles de langue française et surtout celles qui se sont déplacées à Milan. Je confie toutes les familles à la Sainte Famille de Nazareth afin qu’elles soient des lieux où s’épanouisse la vie, des familles où Dieu trouve toute sa place ! Aujourd’hui, je participe aussi spirituellement à la joie des fidèles de l’Archidiocèse de Besançon qui sont rassemblés pour la célébration de Béatification du Père Marie Jean-Joseph Lataste, prêtre de l’Ordre des Prêcheurs, apôtre de la miséricorde et « apôtre des prisons ». Je suis heureux de vous annoncer que la prochaine Rencontre Mondiale des Familles aura lieu dans la ville de Philadelphie, aux États-Unis d’Amérique, en 2015. Que par l’intercession de la Vierge Marie vous puissiez ouvrir vos cœurs et vos foyers au Christ!
 
As we conclude this celebration by turning in prayer to the Virgin Mary, I wish to extend my thanks to all who have contributed to the success of this World Meeting of Families, particularly to Cardinal Ennio Antonelli, President of the Pontifical Council for the Family, to Cardinal Angelo Scola, to the Archdiocese and City of Milan, and to the many people from Italy and abroad who have prayed and worked so hard to make this Meeting a time of grace for all. I now have the joy of announcing that the next World Meeting of Families will take place in 2015 in Philadelphia in the United States of America. I send my warm greetings to Archbishop Charles Chaput and to the catholics of that great city, and look forward to meeting them there along with numerous families from all around the world. May God bless you all!
 
Herzlich grüße ich alle Pilger und Familien aus den Ländern deutscher Sprache. Ich danke euch für eure Teilnahme an diesem Weltfamilientreffen in Mailand. Die Familie ist - wir wissen es - für die Gesellschaft lebenswichtig. Nach Gottes Schöpfungsplan ist sie der bevorzugte Ort, an dem der Mensch heranwachsen und das rechte Menschsein lernen kann. Ihr Beitrag für die ganzheitliche Entwicklung des Menschen ist unerläßlich. Tun wir also alles, um auch heute ein familienfreundliches Klima zu schaffen, und beten wir um gute Familien und ihren Zusammenhalt. Schon heute lade ich euch zum nächsten Weltfamilientreffen in Philadelphia im Jahr 2015 ein. Der Herr segne und behüte die Familien und uns alle.
 
Saludo con particular afecto a los fieles de lengua española, que con gran entusiasmo participan en este Encuentro Mundial de las Familias, así como a aquellos que se unen espiritualmente al mismo a través de los medios de comunicación. Que la Santísima Trinidad, Padre, Hijo y Espíritu Santo, haga crecer a todos interiormente en la sabiduría del amor y de la entrega, de modo que siguiendo el ejemplo de la Virgen María, modelo perfecto de hija, madre y esposa, los hogares sean cada vez más templos de Dios y verdaderas Iglesias domésticas por la copiosidad de sus virtudes y la belleza de la mutua unión y la constante fidelidad. Con alegría os anuncio que el próximo Encuentro Mundial de las Familias del 2015 tendrá lugar en la ciudad de Filadelfia, en los Estados Unidos de America. Feliz domingo.
 
Saúdo as famílias dos diversos países de língua portuguesa, aqui presentes ou em comunhão connosco, a todas recordando o olhar da Trindade divina que, desde a aurora da criação, se pousou sobre a obra feita e com ela se alegrou: «Era muito boa!» Queridas famílias, sois o trabalho e a festa de Deus! Reservando o domingo para Deus, fazei festa com Deus e repousai, juntos, na Fonte donde brota a vida para construir o presente e o futuro. As forças divinas são bem mais poderosas que as vossas dificuldades! Não tenhais medo! Sede fortes de Deus! Com alegria, vos anuncio que o próximo Encontro Mundial será em 2015 na cidade americana de Filadélfia.
 
Pozdrawiam serdecznie polskie rodziny obecne tu w Mediolanie i te, które łączą się z nami przez środki przekazu. Niech podjęte tutaj kwestie: „Rodzina, praca, świętowanie" umocnią was w miłości, wierności i uczciwości małżeńskiej, zachęcą młodych, by pragnęli bardziej „być" aniżeli „mieć", pomogą wszystkim przeżywać niedzielę jako spotkanie z Chrystusem w radości rodzinnego świętowania. Na następne Światowe Spotkanie Rodzin zapraszam was do Filadelfii w Stanach Zjednoczonych – jeśli Bóg pozwoli – za trzy lata. Wasze rodziny zawierzam Maryi, Królowej Rodzin.
 
[Saluto cordialmente le famiglie polacche presenti qui a Milano e quelle che si uniscono con noi tramite i mezzi di comunicazione. I temi trattati in questi giorni: "Famiglia, lavoro, festa" rafforzino in voi l’amore, la fedeltà e l’onestà coniugale, incoraggino i giovani affinché il loro desiderio sia "essere" piuttosto che "avere", aiutino tutti a vivere la domenica come incontro con Cristo, nella gioia della festa di famiglia. Per il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie vi invito a Filadelfia negli Stati Uniti d’America – se Dio vorrà – tra tre anni. Affido tutte le vostre famiglie a Maria, Regina delle Famiglie.]
 
Care famiglie milanesi, lombarde, italiane e del mondo intero! Vi saluto tutte con affetto e vi ringrazio per la vostra partecipazione. Vi incoraggio ad essere sempre solidali con le famiglie che vivono maggiori difficoltà, penso alla crisi economica e sociale, penso al recente terremoto in Emilia. La Vergine Maria vi accompagni e vi sostenga sempre! Grazie!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/06/2012 22:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Un abbraccio forte. Con padre F. Lombardi e il prefetto di Milano un primo bilancio (Sir)


Vedi anche:

Il Papa ha lasciato Milano

Il Papa a pranzo con sette famiglie

Il Papa in festa a Milano con un milione di fedeli

Il Papa: non trovo parole per ringraziare Milano e tutti voi. Ai divorziati risposati: voglio esservi accanto, sostenervi. Il Santo Padre devolve 500mila euro ai terremotati del Nord Italia (Izzo)

La Veglia del Papa con le Famiglie: il servizio del Tg2

Santa Messa a Bresso: servizio di Lucio Brunelli

Il Papa, i divorziati, la famiglia (Tosatti)

Le voci delle famiglie radunate a Milano (R.V.)

La Santa Messa e l'Angelus a Bresso nei commenti di Salvatore Izzo

Niente anatemi, ma l’incoraggiamento alle famiglie: ecco il vero Ratzinger (Tornielli)


Padre Lombardi: la gioia del Papa per “tre giorni bellissimi di vita pastorale” (Radio Vaticana)

Una famiglia di terremotati abbraccia Benedetto XVI: intervista con Giuliano e Cristina Govoni

Il Papa: famiglia fondata su matrimonio uomo-donna. Prevale una concezione utilitaristica di lavoro e mercato. La Domenica è il giorno di Dio, dell'uomo e dei valori (Izzo)

Il Papa a pranzo con sette famiglie in arcivescovado

La Messa del Papa a Bresso. Trasformare il mondo. Family2012: il compito affidato alla famiglia fondata sul matrimonio (Sir)

Quando la famiglia è il Paradiso in terra (Angela Ambrogetti)

[SM=g1740758]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:49. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com