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La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme e ai papà - educazione cristiana

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 11:03
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01/07/2013 10:14
 
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CAPITOLO II

LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHE DELL'ADOLESCENZA




Data l'influenza considerevole del fisico sulla psiche, è logico che la pubertà provochi mutamenti di carattere nell'adolescente. Senza dubbio il sesso del bambino determinato fin dalla nascita esercitava anche durante l'infanzia il suo influsso sul carattere: è però ora che comincia la sua vita più intensa. Ora infatti compare una nuova funzione biologica che prima non esisteva affatto. E non è da meravigliarsi che la nascita di una nuova funzione porti nuovi elementi della vita psichica. Questi nuovi elementi non cambiano le caratteristiche sostanziali della personalità che si sono stabilite precedentemente, ma si aggiungono ad esse, le accentuano e attenuano, le modificano creando un nuovo tutto. Talvolta però, a causa o di un eccesso dell'attività di queste funzioni o di un completo arresto delle medesime, il carattere primitivo potrebbe essere profondamente alterato.

Nella normalità dei casi, la metamorfosi non arriverà mai a questo punto; per esempio l'eccesso di vitalità o l'atonia del carattere, le tendenze ottimiste o pessimiste sopravvivranno fondamentalmente alle trasformazioni dell'adolescenza; certi caratteri permanenti dell'individuo si daranno sempre finché vive, a meno che non capitino perturbazioni fisiologiche d'importanza particolarmente grande.

Si vede comunque come giustamente si possa dire che l'adolescenza corrisponde ad una seconda nascita. Numerosi nuovi aspetti vengono ad aggiungersi alla personalità acquisita o a modificare sensibilmente la figura. Cosicché la medesima persona tra i dodici e i diciotto anni si trasformerà profondamente.

Vista nel suo aspetto più generale l'adolescenza femminile è un periodo di formazione assai simile all'adolescenza maschile. Si tratta nell'un caso e nell'altro di una trasformazione profonda della personalità, di un avvio alla presa di coscienza di se stesso, alla rivendicazione di una indipendenza più larga, nell'acquisto progressivo dell'atteggiamento psichico proprio dell'adulto. Ma l'evoluzione del ragazzo e quella della ragazza si realizzano in circostanze fisiologiche particolari e differenti, come differente è il quadro sociale in cui avviene.

Gli incidenti fisici della pubertà femminile sono cosi evidenti, che è impossibile che la ragazzina non ne prenda coscienza con una sensibilità particolarmente acuta. La sua natura di donna le si rivela d'un tratto in un modo violento e crudo. È impossibile che non se ne senta scossa; sicché alcune, grazie ad una intelligente educazione e ad un ambiente familiare equilibrato, potranno risolvere abbastanza facilmente i problemi che questa presa di coscienza suscita, altre invece, vittime di un malaccorto silenzio da parte delle loro educatrici, compiranno la loro evoluzione in maniera più penosa e non senza qualche danno magari irrimediabile.

Nel mondo maschile invece, la metamorfosi della pubertà potrà passare più facilmente inosservata a colui che ne è soggetto, e suscitare una emozione psicologica meno vivace (Ci riferiamo qui unicamente alle ripercussioni psicologiche immediate della pubertà. È chiaro che quanto alla purezza, la pubertà maschile comporta maggiori difficoltà di quella femminile).

L'ambiente sociale nel quale si realizza l'evoluzione dell'adolescente maschio e dell'adolescente femmina, desterà presso l'uno e l'altra reazioni tutte diverse. Noi viviamo in una civiltà in cui il posto che occupa la donna è sensibilmente meno favorevole di quello dell'uomo. Diciamo questo considerando non tanto che l'accesso a certi posti di direzione, in diplomazia, politica, economia sono ancora vietati alla donna, ma piuttosto vedendo l'apprezzamento che la nostra epoca ancora fa del fatto di essere donne. Senza dubbio nei nostri paesi occidentali non accade come in Cina dove gli amici s'informano, in occasione d'una nascita, se è giunta in casa una “ perla ” o una “ tegola ”: non è necessario far notare che la figlia non è certo considerata la “ perla ” ! Tuttavia anche da noi la donna, sebbene circondata di riguardi “ mondani ” è poco apprezzata in altri campi. Spesso ad esempio in una famiglia in cui maschi e femmine studiano, si sentono i genitori, madre compresa, lamentarsi degli scarsi risultati dei maschi: “ Che peccato che riesca bene mia figlia e che invece mio figlio sia cosi insufficiente! ”. Queste affermazioni quasi universali sono rivelatrici della mentalità: è naturale, quasi fatale, che una ragazza, prendendo coscienza dell'opinione sul suo sesso sia minacciata di risentirne un complesso di inferiorità: mentre il ragazzo sarà portato a considerarsi con soddisfazione.

Un terzo elemento differenzia la psicologia maschile e femminile nell'adolescenza: la maggiore sensibilità della ragazza. Essa darà maggiore importanza alle sue indisposizioni, ai suoi malesseri, l'ambiente sociale le peserà maggiormente.

Ecco tutto quello che differenzia profondamente la storia di due sessi nel periodo della adolescenza. Non ci si deve perciò meravigliare se la bambina sarà più sensibile anche dal punto di vista affettivo.



La adolescente è molto impressionabile

La adolescente è molto impressionabile: simile ad una “ sensitiva ” (pianta che unisce le sue foglie appena la si tocca) , reagisce al minimo contatto.

Essa risente tutti gli influssi del suo fisico e del suo sistema nervoso quanto un apparecchio registratore di alta precisione: questi sentimenti o li manifesta o li riesamina dentro di sé. Ecco la causa della sua esuberanza, della sua gaiezza rumorosa, del suo ridere nervoso, dei suoi entusiasmi; e l'indomani, o dopo un breve intervallo, si manifesteranno gli scoraggiamenti, come pensieri cupi, la tristezza, i pianti.

La adolescente è altrettanto sensibile a tutti gli avvenimenti esterni: da buona bilancia di precisione, la ragazza reagisce violentemente alla minima lode o al minimo scherzo. Il sorriso o l'incoraggiamento di una persona amata la renderà ottimista per tutta la giornata, o almeno per qualche ora; un rimprovero o anche solo l'indifferenza nei suoi riguardi bastano per rattristarla profondamente. Ha simpatie e antipatie fondate sull'intuizione, non su un motivo razionale; si entusiasma facilmente per un'escursione, un campeggio, salvo poi al minimo imprevisto essere completamente a terra.

Questa viva impressionabilità è causa del carattere “ strambo ” di questa età. La ragazza ci lascia sconcertati con i suoi mutamenti di umore, mutamenti che ci appaiono ingiustificati: allegra e semplice oggi, ricercata e complicata domani, è capace di tenere il broncio per delle ore, salvo poi pentirsene e... riprendere questo atteggiamento di nuovo poco dopo!

Le mamme faranno bene a non impazientirsi per questi bruschi voltafaccia; non diano troppa importanza agli umori delle loro figliole, e ricordino che un po' di tenerezza e un consiglio amichevole possono aiutare in questi casi più di un rimprovero o un'osservazione.

I ricordi delle mamme sono troppo lontani e troppo imprecisi perché esse possano rammentare che provarono anch'esse le stesse impressioni!

Confessando che si è state come loro... e che lo si è ancora ogni tanto, dicendo una parola piena di comprensione e di affetto si raggiungerà lo scopo meglio che con osservazioni impazienti e rudi. Non bisogna, non è opportuno arrabbiarsi perché le figliole rovesciano il brodo sulla tovaglia o perché rompono per nervosismo un piatto; queste “ disgrazie ” non possono capitare anche alla mamma? La figliola noterà l'indulgenza con cui la mamma perdona a se stessa i propri maldestri e l'impazienza che ha nei suoi riguardi. Se le mamme riuscissero con la loro calma a creare un'atmosfera serena e distesa in casa, diminuirebbe il numero degli oggetti rotti, di bicchieri e di tazze rovesciate!

Sarebbe inoltre opportuno che la mamma esercitasse un'azione educatrice più positiva: far notare alle figliole essere compito della donna creare col suo sorriso abituale un'atmosfera calma e gaudiosa attorno a sé. Ripetendo, in momenti opportuni, questo consiglio e spiegandone l'utilità e il pregio, forse potrebbero attenuare più rapidamente, con il passare degli anni, l'estrema impressionabilità delle loro figliole e aiutarle ad acquistare una graduale padronanza di sé.



La adolescente cerca di capirsi

Eccetto in casi eccezionali di famiglie molto disunite, l'infanzia è sempre un periodo di felice spensieratezza. Ciò tuttavia non significa che la prima e la seconda infanzia non pongano problemi affettivi: la mancanza di tatto da parte dei genitori può portare serie conseguenze per l'emotività del fanciullo. Se però la madre è una educatrice abbastanza abile, i conflitti affettivi dei figlioli potranno trovare una buona soluzione. Non bisogna su questo argomento generalizzare le conclusioni degli psicanalisti; le loro ricerche e relative conclusioni si fondano su soggetti nevrotici, neurastenici, psicastenici. Non tutti i bambini hanno una particolare inclinazione a questi stati d'animo: per la maggior parte un ambiente familiare affettuoso gioverà per risolvere e attenuare crisi affettive proprie di questa età. A bambino basta infatti essere circondato di tenerezza, poter giocare liberamente, avere genitori non troppo privi di tatto, per trascorrere i suoi anni d'infanzia in un'atmosfera serena. Gli psicanalisti stessi sono d'accordo nel riconoscere che gli anni della terza infanzia sono privi di grossi conflitti affettivi e costituiscono l'età felice. Il bambino in quest'epoca è tutto preso dalla scoperta del mondo esterno che lo circonda: tutto lo interessa; appena impara a leggere, divora libri di favole e di avventure. La sua attenzione è interamente portata verso il mondo esterno; non si ripiega su se stesso, non si analizza, non si studia, non si esamina, non si conosce. L'infanzia è l'età dell'azione e della scoperta, non dell’introspezione.

L'adolescenza avrà una notevole importanza nella evoluzione della mentalità della ragazzina: è il momento in cui comincia a portare l'attenzione su se stessa, pur non disinteressandosi completamente del mondo esterno. Con lo sviluppo dell'intelligenza e dello spirito d'osservazione le si apre la possibilità di fare un confronto fra sé e gli altri, confronto che le permetterà di prendere maggior coscienza di quel che è.

Prima della pubertà, la bambina confronta i suoi giochi con quelli delle sue amichette: si tratta di oggetti esterni alla persona. Pubescente, confronta le sue capacità intellettuali con quelle delle sue compagne; prende coscienza dei suoi risultati scolastici, mentre a sei, otto o dieci anni non se ne curava affatto. Se erano cattivi, dimenticava in fretta, grazie al gioco, l'impressione spiacevole del primo momento: solo i rimproveri che le venivano fatti le davano coscienza (per un attimo solo però!) del risultato negativo. Alcune conserveranno anche nella pubertà questa incoscienza; la maggior parte invece la perderà. A dodici o quattordici anni le ragazze incominciano a rendersi conto del loro valore o della loro mediocrità intellettuale: si sentono molto soddisfatte dei doni ricevuti o al contrario, soffrono segretamente per la difficoltà dello studio e si rattristano se hanno capacità inferiori alle loro compagne. Non sarà necessario che i genitori facciano rimproveri alle figliole per i cattivi risultati scolastici: ne sentono loro stesse tutta l'amarezza e ne sono indispettite; ormai sanno se posseggono una memoria buona o cattiva, se studiano facilmente o con difficoltà e questa consapevolezza procura loro gioia e vanità o tristezza e dispiacere.

La bambina si preoccupa già del suo abbigliamento. San Francesco di Sales scrisse che la donna nasce vanitosa! Significativo è il fatto di una piccola di sei anni che non osava salire sola al primo piano: un giorno però ebbe il coraggio di farlo: doveva far ammirare alle sue amichette l'abito nuovo! Le preoccupazioni di vanità non sono tuttavia centrali; la bambina le dimentica presto per ritornare alle sue bambole o al gioco.

Adolescente, la preoccupazione di apparire sarà maggiore e a volte eccessiva; si interessa di moda e ne segue con cura i dettami. Se i genitori hanno pochi mezzi, soffre di non potersi vestire secondo il suo gusto: paragona i suoi abiti a quelli delle sue compagne, invidia quelle vestite meglio di lei, prova rincrescimento di non poter farsi notare. Con uno sguardo giudica il gusto della sua vicina o della sua rivale, in un attimo trova il modello che le si addice maggiormente e le guarnizioni che possono ornare l'insieme.

È in questo periodo che prende coscienza della posizione sociale della sua famiglia: prima non si era mai resa conto dell'esistenza di diverse classi sociali: se la famiglia è agiata, se la scuola che frequenta accoglie figliuole delle migliori famiglie, facilmente sarà pronta a disprezzare quelle che non frequentano lo stesso istituto! Rimane delusa della professione modesta del padre, dei mezzi limitati: paragona la situazione paterna a quella dei genitori di alcune sue compagne. L'adolescenza è un periodo di vanità per quelle che sono favorite dalla vita, di gelosia e di invidia per le meno fortunate.

Nell'adolescenza la figliola prende consapevolezza del suo destino di donna, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista sociale: la pubertà le apre gli occhi. Anche se è stata avvertita dei fenomeni particolari che si stanno manifestando in lei, ne risente il peso e prova una certa gelosia per i maschi, esenti da tale schiavitù. Vi sono senz'altro figliole, dal carattere particolarmente buono e che vivono in una famiglia serena ed equilibrata, che superano queste prove con una certa facilità e senza troppi crucci; col passare dei mesi e soprattutto degli anni, l'abitudine fa accettare con meno risentimento questi disturbi abituali. Ciò non accade però a quelle che non sono state avvertite della loro pubertà. L'uomo sopporta sempre con maggiore facilità una miseria comune a tutti; quando invece si hanno discriminazioni che favoriscono alcuni a scapito degli altri, i meno favoriti ne risentono doppiamente il peso.

È per questa ragione che, indipendentemente dall'ambiente sociale in cui vive, ambiente in cui la donna è in certo modo svalutata nel suo confronto con l'uomo, bastano gli incidenti della sua vita femminile per creare nelle adolescenti e nelle giovani un certo complesso d'inferiorità. La vita fisiologica impone dei limiti ai loro progetti, la coabitazione con fratelli e la vita più comoda di questi non possono non far loro sentire profondamente la relativa durezza del loro destino.

Un'abile educazione materna può addolcire questa violenta consapevolezza della figliola della sua condizione di donna. Ma frequentemente, purtroppo, madri ed educatrici mancano ai loro doveri... Non è certo la prospettiva del ripetersi di questi incidenti che consola la adolescente! Se le mamme avessero la buona idea di fare un regalo alle loro figlie fatte donne, se facessero loro notare il valore positivo e costruttivo di preparazione alla maternità, la violenza del dato di fatto sarebbe notevolmente sminuita.

Certamente solo questa prospettiva non sopprimerà interamente la delusione, perché il sorgere del sentimento materno è posteriore al sopravvenire della pubertà; verso i quindici anni la ragazza incomincia a provare in una maniera profonda e viva il desiderio della maternità e la gioia di questa vocazione; a dodici-tredici anni non l'apprezza ancora sufficientemente: è tuttavia già in grado di provare un certo conforto dalla prospettiva di questo futuro ruolo di maternità.

La ragazza in quest'epoca non prende solo dal punto di vista sessuale coscienza della sua dura sorte di donna. In tutti i campi il suo destino le appare pesante. Essa si rende conto della società, della posizione almeno apparentemente di primo piano che vi occupa l'uomo, il quale sembra godere della massima libertà.

Infatti mentre la madre è trattenuta in casa per le occupazioni domestiche e l'educazione dei figli, la figliola vede il papa uscire, frequentare gente, viaggiare per affari. Normalmente lui solo ha una macchina a sua disposizione.

Essa crede poter concludere che la vita favorisca l'uomo in ogni campo, fin nei più umili dettagli della vita di ogni giorno. Un esempio: l'uomo ha nei suoi abiti un'infinità di tasche che può utilizzare; la donna invece deve trascinarsi sempre una borsetta: questo fatto porta vantaggi estetici non trascurabili, però anche inconvenienti pratici: una mano non è utilizzabile, la borsetta si dimentica facilmente, bisogna sempre stare attenti per non essere derubati. Mille altri dettagli della vita sociale avvantaggiano l'uomo!

Se la adolescente è di famiglia modesta, in cui la mamma lavora, essa costata che oltre ai suoi doveri professionali, questa ha pure quelli domestici: alla sera deve sbrigare mille faccende cui il lavoro ha impedito di accudire durante la giornata. Il papà, invece, tornato a casa, si mette in poltrona, fuma la pipa e legge il giornale.

Anche se la mamma non lavora, la situazione non è molto diversa: tornato dal lavoro, il papà può riposare quanto crede, mentre la madre di famiglia non lavora certo otto ore al giorno, ma molte di più! “ Non è mai finita ”, dicono le padrone di casa. E nei giorni di festa, mentre il padre può stare senza far nulla e andare a zonzo, la madre deve pur sempre almeno cucinare e rifare i letti.

Se poi ha dei fratelli, la ragazza si accorge ben presto che a questi si richiedono raramente dei servizi: spesso anzi sarà lei a dover riordinare la stanza, lucidare le scarpe dei “ signorini ”! È lei che la mamma chiama per apparecchiare o sparecchiare, lavare i piatti o fare qualche spesa. Se questi lavoretti non sono imposti alle adolescenti di famiglie più fortunate, in genere però anche queste sono in grado di costatare che è sempre la ragazza che deve dare un aiuto in casa.

Da questi piccoli e molteplici dettagli della vita di ogni giorno la ragazzina prende coscienza del destino della donna, o meglio dell'aspetto più duro della vita della donna. Si può certo dimostrare alla adolescente i vantaggi della vita femminile in rapporto alle austerità di quella maschile.

La vita professionale soprattutto, quando non la si è potuta scegliere secondo l'inclinazione naturale, presenta notevoli difficoltà e schiavitù, II ruolo della donna ha un aspetto più umano. Nella vita professionale le maggiori fatiche, le più rudi e le più rivoltanti sono, di solito, appannaggio dell'uomo: il lavoro nelle vetrerie, nelle miniere, nelle cave, nell'industria pesante. La donna invece si occupa dei lavori più lievi e che spesso hanno a che vedere con la civetteria e l'estetica femminile. Qualora non lavori, la donna ha una vita più indipendente di quella dell'uomo, legato da un orario e agli ordini dei superiori. Indubbiamente ha anche essa dei doveri quotidiani, ma è “ padrona in casa sua ”, si organizza come vuole, sceglie il cibo e il vestiario per la famiglia.

Deve si attendere agli umili lavori di casa, però resta sempre in contatto col cuore e l'anima dei suoi piccoli, vive quindi in un mondo più umano e più disteso di quello in cui l'uomo vive la sua vita di lavoro. Ma quante sono le mamme che pensano di far notare alle figliole i vantaggi della loro sorte di donna? La maggior parte brontola, sottolinea i privilegi di cui gode l'uomo, rendono cosi più triste alle figliole la presa di coscienza del loro destino.

Con il passare degli anni la adolescente si abitua alla sua vita di donna. A sedici o diciassette anni incomincia a ricevere le attenzioni degli uomini: quest'atteggiamento dell'uomo contribuisce a far si che ella si senta rivalutata. Incomincia ad apprezzare i vantaggi di essere donna: tutto il mondo dell'eleganza è in buona parte suo, non dovrà interrompere gli studi per il servizio militare o per andare in guerra. Questi piccoli vantaggi, oltre il lento assuefarsi alla sua posizione, e soprattutto una buona dose di buonsenso, farà pesare sempre meno alla ragazza l'essere donna.

La presa di coscienza di questi fatti, banali o importanti, avverrà in maniera diversa a seconda del carattere o del temperamento. Alcune superano questo periodo molto facilmente, grazie al loro ottimismo: per la maggior parte invece sarà una dolorosa presa di coscienza. Un indizio rivelatore che la ragazza sta prendendo coscienza della sua personalità è la compilazione del " diario ", tenuto aggiornato e gelosamente nascosto. Molte mamme sanno della esistenza di questo quaderno, un buon numero ha un vivissimo desiderio di poterlo sfogliare! In questa agenda la adolescente annota i suoi stati d'animo, tutto quello che la colpisce, la rallegra o la rattrista, in sintesi o in modo prolisso. La bambina non pensa ad un tal genere di passatempo, mentre molte adolescenti hanno particolare cura del loro diario. Da indagini che abbiamo fatto, è risultato che una buona metà delle giovani interpellate avevano redatto, almeno temporaneamente, annotazioni personali.

Questa è la miglior prova della nostra asserzione: l'adolescenza è essenzialmente l'età della presa di coscienza di sé.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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