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La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme e ai papà - educazione cristiana

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 11:03
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01/07/2013 10:44
 
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  [SM=g1740733]  L’adolescente diventa cosciente della sua personalità

L'adolescenza è l'alba della vita inferiore avvertita. Indubbiamente il bambino possedeva già una vita interiore. La psicanalisi ha messo in luce un certo numero di conflitti affettivi di diversa intensità che si svolgono nella sua anima e avranno una notevole influenza sulla sua personalità futura. Ma questi conflitti avevano luogo nelle profondità. Il bambino, pur risentendone e vivendone, non ne aveva assolutamente una conoscenza cosciente. Li subiva, li provava, ma non li analizzava ne poteva formulare alcun giudizio su di essi. Erano gli avvenimenti della prima o della seconda infanzia.

La terza (dai sei ai dodici anni) tutta orientata al gioco e alla attività esterna, guida l'interesse del bambino a ciò che sta fuori di lui. Tutt’altra è la condizione dell'adolescente. Comincia a prendere coscienza di ciò ch'egli è, a giudicarsi facendo paragoni e, almeno inizialmente, a conoscersi. Ieri, ancor bambino, era orgoglioso di un bel giocattolo o di un vestito sgargiante da ufficiale che gli avevano portati Gesù Bambino e la Befana: gli capitava di paragonarli ai giochi e ai costumi degli altri. Lo stesso avveniva per la natura : “ Io sono più grande di te ” o per l'automobile del papà: “ Corre più veloce di quella del tuo papà ”.

L'ultimo pensiero era la bellezza del viso, la posizione sociale più alta dei suoi genitori, le sue capacità intellettuali, le sue qualità morali e i suoi difetti: queste, soprattutto le ultime, erano sfumature molto più delicate da cogliere.

Il bambino non soffre fisicamente del suo aspetto, a meno che non sia difettoso, e in tal caso oggetto di scherno dei compagni. Se è veramente bello lo viene a sapere dalle esclamazioni ammirate delle signore, amiche della mamma. E poi anche queste esclamazioni in genere lo lasciano indifferente, almeno il maschietto. È solo con un giudizio personale di paragone che l'adolescente avverte ciò che egli è fisicamente e sarà fiero o triste per la statura o per il suo aspetto. Non gli occorre ascoltare riflessioni sulla sua persona: basta uno sguardo allo specchio per confermare le sue convinzioni!

Se non riesce a scuola ed è all'ultimo posto il bambino non se ne cura. Le cattive riuscite a scuola, i risultati poco brillanti in genere sono l'ultima delle sue preoccupazioni. Il papà, abitualmente, si inquieta per il posto arretrato, immagina l'avvenire sotto una luce pessimista ed ogni tanto gli rivolge uno di quei discorsi infelici, zeppi di propositi, considerazioni e parole che il bambino non capisce. Cosa può rappresentare per lui il suo “ avvenire ”, il suo “ posto nella società ”? L'essere domani un “ buono a nulla ” è una cosa che non lo disturba di sicuro, Quando due bambini discutono tra loro sui rispettivi meriti vantano soprattutto la velocità delle gambe, l'abilità al gioco o la bellezza della loro bicicletta, ma non li sentiamo mai menzionare i loro allori intellettuali. La sola cosa che interessa il bambino fino in fondo sono i giochi.

L'adolescente invece — almeno in generale — infallibilmente acquista una coscienza personale dell'esatta capacità delle sue risorse intellettuali. Sarà per lui un motivo di orgoglio e sentirà una profonda soddisfazione nel trovarsi fra i primi della classe. Soffrirà in segreto, ma piuttosto intensamente, per le difficoltà nello studio e per essere tra gli ultimi. È vero che queste impressioni dolorose varieranno di intensità da individuo ad individuo.

Certi caratteri “ bonaccioni ” potranno anche non farvi caso. Altri “ sembreranno ” indifferenti: lo diranno anzi a voce alta. Possono anche essere sentimenti reali, ma spesso saranno apparenti e finti. Nel loro intimo, quelli che apparentemente sono i più indifferenti hanno i loro momenti di tristezza e di scoraggiamento per i loro insuccessi intellettuali, per la mancanza di memoria, per la loro fatica nell'imparare. Paragonano, senza invidia, la loro situazione a quella dei compagni più dotati.

Del resto abitualmente il “ desiderio di vivere felici ” che è in ogni essere umano porterà quelli che non riescono a scuola a cercare un campo di riuscita dove mettersi in vista: Io sport, le avventure, l'indisciplina. Il bambino è disposto a giocare con chiunque, qualunque sia la professione dei genitori del suo “ amico ”: la sola cosa che gli importa è di aver qualcuno con cui giocare.

Se il bambino manifestava qualche ripugnanza di ordine sociale era unicamente perché la mamma gliele aveva inculcate, formulando proibizioni o provocando il disprezzo: ma lasciato a sé, mai il bambino vi avrebbe pensato. E infatti nella sua esperienza cosi ridotta della vita cosa potrebbero dirgli le nostre stratificazioni sociali? A stento riuscirà ad apprezzare una o l'altra, ma raramente; distinguerà, ad esempio, un soldato da un generale. Ma cosa gli dicono i termini “ professione liberale ” o “ funzione politica ”? È molto più colpito, com'è comprensibile, dagli aspetti materiali: dal brillare di una uniforme, dai galloni al berretto, dagli sforzi energici di operai che lavorano su un tetto, ecc.

L'adolescente invece prende progressivamente coscienza del valore sociale della sua famiglia. Comincia a formarsi un campo visivo abbastanza ampio per poter intravedere cosa rappresenta una classe sociale. Sarà fiero che la sua famiglia sia tra le più dotate socialmente, sarà dolente nel suo intimo che essa sia di condizione modesta. L'adolescenza è l'età in cui il ragazzo comincia ad essere fiero o vergognoso dei suoi genitori.

Niente di simile nel bimbo. Invece se la famiglia abita una casa modesta, se il papà è un operaio che parla solo in dialetto, se la mamma non è di bella presenza, veste male, è mal pettinata, il ragazzo ne avrà vergogna. Cercherà di nascondere le sue origini, di evitare che i suoi compagni entrino in contatto con i suoi, conoscano la professione del padre. Spesso si vanterà e racconterà a questo proposito delle falsità o cercherà di far credere in una miglior condizione sociale dei suoi. Ma se è di un ambiente sociale elevato ne approfitterà, ne sarà orgoglioso, inviterà a casa sua i suoi compagni e manifesterà la sua vanità in mille modi.

Evidentemente non sarà dall'oggi al domani, improvvisamente, che il ragazzo farà attenzione a tutto ciò che può valorizzarlo o svalutarlo socialmente. Prima di tenere conto della posizione della sua famiglia aveva cominciato con l'annettere una certa importanza all'abbigliamento, non per una semplice vanità di efebo, ma per bisogno di essere stimato socialmente. Le mamme delle famiglie numerose conoscono le battaglie e le discussioni che suscita quasi sempre nell'adolescente l'uso di vestiti o di calzature smessi dai fratelli maggiori.

Il bambino è completamente alieno da questo genere di considerazioni. Molti ragazzini dagli otto ai dieci anni non hanno alcuna preoccupazione sull'origine del loro abbigliamento ne prestano attenzione alle tinte fresche o scolorite. Quanto più il ragazzo si avvicina all'adolescenza e soprattutto quando l'ha raggiunta, diventa sempre più sensibile al suo aspetto esterno; solo obbligandolo una mamma economa potrà persuaderlo ad indossare di mala grazia dei vestiti rimessi a nuovo.

Nuova presa di coscienza dell'adolescente; quella della sua virilità, della sua condizione di uomo. A dire il vero, contrariamente a quanto avviene per la adolescente, questa presa di coscienza non nasce dal fatto ch'egli ha notato i fenomeni fisici della sua formazione e capito il suo sesso.

Tranne il caso in cui sia stato avvertito precedentemente dai suoi educatori o dai suoi compagni e finché essi capitano mentre egli dorme, l'adolescente non ne capisce il significato al punto da esserne vanitoso o da sentirsi superiore al mondo femminile. È per un altro verso che si attua questa evoluzione.

Certo, anche il bambino ogni tanto ha delle espressioni un po' sprezzanti sulle “ donne ” ed è fiero di essere un uomo. Nella maggior parte dei casi ripete cose sentite. In quanto all'adolescente non può trovare un motivo di orgoglio nella riflessione delle sue condizioni fisiche. Ignora infatti i disagi e gli inconvenienti propri della condizione femminile e non può quindi conoscere i suoi privilegi facendo un paragone. Il motivo invece lo attinge dall'osservazione dell'ambiente familiare dove vede predominare l'autorità paterna e dove ha occasione di ascoltare le affermazioni del papà sul suo diritto di comandare o delle riflessioni poco lusinghiere sul mondo femminile.

L'adolescente comincia anche a prendere un poco coscienza della vita sociale, delle condizioni della vita politica ed economica, orizzonti troppo vasti per il bambino. Non è più soltanto nell'ambito familiare che egli scorge il predominio dell'uomo, ma in tutta la società: da questo all'acquistare il sentimento della superiorità della sua condizione di uomo non c'è che un passo.

Del resto la stessa conclusione la deduce dalla sua forza fisica. Questa non era molto diversa tra il bambino e la bambina: nelle possibili lotte a corpo a corpo tra di loro non era sempre il bambino che vinceva: ma nell'adolescenza è ben diverso: la superiorità della forza fisica maschile su quella femminile è indiscutibile. Molti sports, corse ciclistiche, gare di boxe, di calcio, sono riservati esclusivamente ai maschi. È da tutti questi elementi, molto più che dai dati anatomici e psicologici di cui avrebbe capito il significato, che l'adolescente prende coscienza progressivamente di ciò che rappresenta per lui la sua virilità. Questa età è ancora inevitabilmente per l'adolescente l'età della presa di coscienza del suo valore morale.

Parleremo più avanti delle tentazioni che l'adolescente proverà e delle lotte che dovrà subire per salvaguardare la sua purezza. Il bambino era libero da questi combattimenti interiori: la vita per lui non era che gioco e fiori, interesse per le cose esterne.

Le lotte intime che deve subire portano necessariamente l'adolescente ad una presa di coscienza tormentata della sua condizione morale. Comincia l'esperienza vissuta delle sue difficoltà, spesso anche delle sue cadute e delle sue debolezze. Più la sua coscienza sarà delicata, più forte sarà l'impressione provata in conseguenza di questi fatti interiori. Ma essi contribuiranno anche fortemente ad intensificare la vita intima dell'anima dell'adolescente ed a fargli acquistare una coscienza sensibile a ciò che egli è ed a ciò che vale.

Spesse volte i genitori si accorgeranno che il ragazzo conserva un piccolo taccuino dove nota con cura le sue impressioni. Lo tiene gelosamente nascosto e non permette ad alcuno di prenderne visione. Questo modo di fare, frequente negli adolescenti, non aveva riscontro nell'infanzia: mette bene in risalto quella introspezione, quella attenzione alla propria persona, quello studio di se stessi che caratterizza l'età della adolescenza.

Tutti questi tratti dei quali nessun attento osservatore può negare la fondamentale verità, anche se la rigidezza dello schema può variare da individuo ad individuo, mostrano con tutta evidenza che l'età dell'adolescenza è veramente una età in cui si comincia a prendere coscienza di se stessi.



L'adolescente è contemporaneamente presuntuoso e timido

Età di presa di coscienza di se stessi, l'età dell'adolescenza è anche una età di. fiducia in se stessi e di timidità. A prima vista questa sembra una affermazione contraddittoria; tuttavia è vera ed è facile coglierne la verità. Prendendo sempre più coscienza di sé l'adolescente fa una duplice scoperta: quella delle sue carenze e dei suoi insuccessi. D'altra parte la sua vita si svolge in parecchie direzioni: vita fisica e sportiva” vita intellettuale e scolastica, vita affettiva e sentimentale, vita sociale a contatto con gli altri, vita morale e religiosa. È in ciascuna di queste direzioni e spesso, nella stessa giornata, in molte simultaneamente che il ragazzo esperimenterà le sue capacità e le sue deficienze.

Aggiungiamo inoltre che, contemporaneamente, il suo sistema nervoso e il suo sistema ormonico gli forniranno delle eccitazioni dei sensi alternativamente opposte. Ora sarà il sistema nervoso detto “ simpatico ” che avrà il predominio, ora il “ vagotonico ”; ora per effetto della pressione ormonica crescente sarà “ sotto pressione ”, ora sarà “ scaricato ”. Questo alternarsi costante che influenza diversamente gli stati psichici e le condizioni fisiche basta a spiegare i suoi stati d'animo a fasi diverse.

Il bambino vicino a quel gigante che è per lui l'adulto si sentiva mingherlino. Sapeva che quello poteva prenderlo, immobilizzarlo e costringerlo fisicamente, almeno in parte, ad obbedire. L'adolescente si sente più robusto, la sua statura si avvicina a quella dell'adulto, il suo vigore è quasi uguale a quello di suo padre, seppure non è superiore: sorpassa certamente, di solito, quello di sua madre. Ecco per molti un primo motivo di fiducia in se stessi.

Questo tanto più che la sua vitalità che cresce come una linfa primaverile, gli da in certi momenti l'esperienza vissuta delle sue risorse.

Egli la scopre con gioia e con fierezza. Si butta negli sports e nello sforzo fisico con passione. Costata le sue prodezze, anche modeste: di mese in mese, di stagione in stagione si sente e si trova capace di attuarne di migliori. Com'è possibile non ricavare da queste scoperte un sentimento entusiastico di se stesso!

Ma in altri giorni, il ragazzo esperimenta i suoi limiti; una fatica enorme, una impressione di estrema stanchezza Io assale. Ha passato “ i limiti ” della resistenza; è “ a terra ” come lui stesso confessa.

Altre volte non sa trovare alcuna causa apparente al suo stato fisicamente abbattuto. È il suo sistema nervoso o il suo sistema ormonico che, segretamente, gli giocano questo tiro: ma lui non lo sa. Perciò è tanto più diffidente di se stesso in quanto esperimenta le sue debolezze senza una ragione plausibile ai suoi occhi.

Sul piano intellettuale fa le stesse esperienze alternate: il bambino aveva un solo orizzonte razionale limitato. Per questo viveva intensamente nel campo della immaginazione. Si fabbricava tutto un universo di racconti, di avventure, di miti. Era una evasione dal reale troppo difficile da usare e da capirsi, una fuga nel sogno, dove si può costruire tutto e dove ci si sente onnipotenti.

La vita immaginativa del bambino è un compenso alle limitazioni di ogni genere che egli prova nella realtà della vita. L'adolescente vede allargarsi il suo orizzonte intellettuale: oggi può capire cose che, ancora ieri, erano più grandi di lui. Comincia a trovare le sue strade nel mondo degli uomini. Le questioni politiche, per esempio, non sono più per lui argomenti totalmente trascendenti; intravede cosa sono i partiti, né capisce le lotte, partecipa un po' per propaganda, un po' per divertimento alle campagne elettorali, si appassiona per i risultati degli scrutini. Comincia ugualmente a sapere ciò che rappresentano le lotte sociali o le crisi internazionali. È vero che sono tutte cose che non costituiscono affatto il centro dei suoi interessi. Ma capita che rivolga al papà delle domande su questi argomenti e per lui è un'intima soddisfazione il costatare che oggi comincia a scorgere il significato di parole e di cose che ancora ieri superavano la sua capacità.

Allo stesso modo l'adolescente fa la nuova esperienza della sua capacità sempre crescente di ragionare e di discutere. È verso i dieci o dodici anni che nel linguaggio del ragazzo compare l'uso del “ dunque ”, indizio dello spuntare di un ragionamento logico.

Il bimbo non faceva altro che infilare una serie di asserzioni: il ragazzino di dodici anni comincia a collegarle tra di loro. Ma a quindici e sedici anni questa facoltà logica di ragionamento ha fatto e fa ancora dei reali progressi. Com'è possibile non ricavare da tutte queste nuove conquiste intellettuali, dalla sensazione che sta penetrando sempre più nel mondo degli adulti, una impressione di gioia e di fiducia in se stesso? Com'è possibile non sostenere con assoluta intransigenza le verità appena trovate e della cui scoperta prova ancora l'ebbrezza? Quando l'adolescente discute con tanta testardaggine con i suoi genitori, quando fa le sue affermazioni con tanta certezza e quando con tanta arroganza giudica “ stupide ” le decisioni paterne e materne, ciò è dovuto al fatto che egli non si accorge ancora della complessività della vita né scorge le cose nel loro vero aspetto.

Un lato gli è apparso in piena luce: egli non sa che gli altri aspetti gli sfuggono. E d'altra parte, come potrebbe non affermare con tanta passione ciò che vede e capisce con tanta chiarezza? Ma in altre ore l'impressione opposta lo domina. Purtroppo ha appena fatto una esperienza dolorosa dei suoi limiti. Batte la testa contro quella materia (matematica, lingue antiche e moderne, calcoli tecnici) che non capisce, contro quell'incarico che non riesce a condurre a termine o che attua goffamente, rompendo e facendo fracasso. Era corso avanti con troppa fiducia in se stesso ed ha “ inciampato nell'ostacolo ”.

Ed ecco lo stesso personaggio, ieri ancora cosi sicuro di sé, oggi tormentato dallo scoraggiamento, dalla sfiducia in se stesso, dalla timidezza. È diventato pauroso, non osa più iniziare né attuare. Oppure scopre improvvisamente un aspetto delle cose, che non aveva scorto fino a ieri: allora capisce che la sua intransigenza di prima e le sue assolute certezze non avevano un fondamento sicuro. In tali evenienze come non dubitare di se stesso?

Si entusiasma al pensiero di essere uomo; gode di far parte del sesso predominante. Infatti costata che i posti superiori nella società, le posizioni in vista, i campionati del mondo, l'attività politica e sociale spettano agli uomini. O semplicemente, in un campo più modesto, osserva che (almeno in apparenza, ma egli non ha sufficiente spirito di penetrazione per scorgere il rovescio della medaglia) è il padre che comanda in famiglia: l'orario dei pasti è regolato secondo i suoi impegni professionali, è chiamato come arbitro nei casi difficili, la sua autorità decide in ultima istanza, l'andamento familiare dipende dai suoi guadagni, Che altro occorre per essere orgogliosi di essere uomini?

Se per caso a questa età l'adolescente vive in un ambiente di lavoro, se a scuola si trova a contatto con dei compagni precocemente smaliziati, se ascolterà dei discorsi volgari, imparerà con espressioni prive di ogni delicatezza la parte di iniziativa e di preponderanza sessuale che la vita coniugale riserva all'uomo. Ne avrà una impressione di potenza e di orgoglio che lo ecciterà e con gran sicumera prenderà atteggiamenti ed espressioni da uomo fatto. Ma l'esperienza della vita, il lavoro di officina o di ufficio, la fatica durata a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, la scarsezza del salario e le difficoltà di raggiungere un trattamento superiore, l'impossibilità di trovare un posto ben rimunerato, gli urti coi compagni e con i capi, una ingiustizia che debba subire senza poter protestare... sono tutte cose che lo riporteranno in altri momenti a capire la durezza della condizione maschile.

Non è un lavoratore? È uno studente? Urterà contro le difficoltà da superare per passare la classe, ascolterà suo padre che gli parla della durezza della vita, delle difficoltà di riuscire, dell'asprezza delle crisi economiche, delle minacce di guerra. In quel momento l'adolescente, impressionato dal suo avvenire difficile capirà che non è cosi semplice essere un uomo. E la sua eccitazione di ieri ritorna a zero!

Uguale l'avvicendamento dal punto di vista morale. Oggi tutto va bene: ha trovato una occupazione che l'entusiasma, ha partecipato ad una riunione con i compagni dove si è divertito immensamente: ha letto un racconto straordinariamente interessante, il raid di Byrd solo attraverso l'Oceano o l'impresa di Bonzi e Lualdi: un campeggio scout Io ha moralmente rimesso a nuovo: ha incontrato delle amiche di sua sorella ed accanto a loro ha respirato un'atmosfera di freschezza che gli rende facile la purezza. Queste attività sane, questi contatti con ardimenti eroici, questo spiraglio sull'anima femminile e sul clima caldo di affetto in cui essa vive hanno come tonificato la sua energia e il suo cuore. Si sente portato sopra il mondo e fuori di lui stesso, senza provare la morsa di nessuna tentazione di bassezze.

Ma ecco invece che oggi non è successo niente di entusiasmante. I giorni passano grigi uno dopo l'altro. Un lavoro od uno studio severo sono in programma per tutta la settimana: nessun incontro piacevole: del resto il tempo è imbronciato: nubi basse, pioggia fredda e continua, vento che soffia gelido. Oppure il caldo è pesante, snervante, rende fiacchi... È l'ora delle tentazioni: fa fatica a vincerle: oppure cede: eccolo avvilito, scoraggiato, senza fiducia in se stesso.

In campo sociale vince la timidezza: finché è solo o in un ambiente conosciuto si trova a suo agio. Ma appena deve mettersi a contatto con degli estranei, attraversare una sala affollata, portarsi avanti in una chiesa, rivolgere la parola ad un suo capo o a qualcuno ch'egli pensa sia una personalità, mettersi a discorrere con delle ragazze che non conosce, entrare in un salotto o in un locale pubblico per la prima volta, eccolo pieno di timidezza. Davanti ai suoi compagni farà il fanfarone, proclamerà la sua perfetta disinvoltura.

Novello Tartarino: la realtà lo troverà molto più modesto. Lo angustia l'incubo interno che qualche osservatore noti la sua paura dall'incertezza del passo, dalla goffaggine dell'andatura, dall'inesperienza del suo discorso, dal modo con cui è incapace di tenere il cappello o il berretto. Tutto ciò che è nuovo lo rende timido e non è perché gli manca il coraggio che fa il fanfarone con gli amici: è, in genere, per darsene...

Niente quindi di straordinario in tutti quei tratti della psicologia degli adolescenti che sconcertano tanto le mamme; la loro fiducia in se stessi, la testardaggine nelle loro idee, la loro presunzione, il loro entusiasmo e, in un altro momento, il loro scoraggiamento, la loro timidezza, la loro apatia. Quando se ne capiscono le cause si afferra facilmente anche il perché di questa incostanza. L'età dell'adolescenza è l'età in cui l'uomo assomiglia maggiormente alla donna!



L'adolescente è di umore instabile

Nel complesso l'adolescente è di un umore più stabile della adolescente che ha una sensibilità più viva in genere e nella quale le influenze psichiche della vita fisiologica sono più marcate. Ma anche per lui siamo ben lontani da una completa stabilità.

Dopo quanto abbiamo detto è facile scorgere le cause di questa variabilità.

La prima è fisica: predominio alternato dei sistemi nervosi simpatico e vagotonico, fasi di tensione, o di rilassamento del sistema ghiandolare.

La seconda deriva dalle impressionabilità del soggetto in conseguenza dei suoi stati d'animo di speranza o d'inquietudine, in risposta ai diversi avvenimenti della sua vita, agli incidenti nell'ambiente di famiglia, alle sconfitte o insuccessi nel lavoro, ai pensieri ottimisti o pessimisti sulle probabilità dell'avvenire.

La terza causa dell'instabilità del suo umore è di carattere pedagogico. L'adolescente è ancora irriflessivo, manca di esperienza e di previdenza. Nei momenti in cui sta bene ed è nel pieno possesso delle sue forze fisiche, si abbandona con foga giovanile, senza moderazione né ritegno a praticare i suoi sports preferiti. Si affatica troppo e si sfianca. Questo stato fisico avrà delle conseguenze psicologiche. Quando è “ fuori fase ”, come dice lui, non ha più naturalmente il coraggio di compiere ciò che deve: si fa trascinare, spingere, senza entusiasmo né energia. All'azione intensa ed esuberante è subentrata la fiacchezza.

Ancora, l'adolescente che ha appena cominciato a prendere coscienza di ciò che è, si trova soltanto agl'inizi del governo di se stesso.

L'età dell'adolescenza è quella in cui si può cominciare a conoscersi ed a guidarsi non soltanto per suggerimenti venuti dall'esterno da parte di esperti educatori, ma anche in seguito alla intelligenza personale dei motivi razionali di questo sforzo. Però la padronanza di se stessi non si può acquistare che a poco a poco. Perché stupirci allora che, mancandogli la possibilità di giudicare del valore esatto delle affermazioni ottimiste e pessimiste pronunciate davanti a lui, dell'esatta portata dei suoi successi scolastici o professionali o dei suoi insuccessi, si lasci andare ad una gioia esuberante o ad uno sconforto eccessivo?

Tutte queste cause unite spiegano facilmente l'alternarsi dell'umore e dell'atteggiamento che si può osservare nell'adolescente. Secondo l'epoca e le circostanze sarà cordiale, gioviale, attivo, ottimista, coraggioso oppure senza vigore, molle, pigro, svogliato, brontolone, pessimista, scoraggiato.

Un intervento delicato e sensibile: facendogli vedere le cause dei suoi stati d'animo successivi, insegnandogli con bontà a giudicare meglio il valore reale dei singoli avvenimenti della vita, potrebbe far molto per rendere più equilibrato l'umore dell'adolescente.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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