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La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme e ai papà - educazione cristiana

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 11:03
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01/07/2013 10:46
 
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[SM=g1740758]  L'adolescente pretende la sua indipendenza

L'età della adolescenza è caratteristicamente la età delle indipendenze. Lo sanno bene le mamme che ad ogni momento sono alle prese con richieste di una libertà sempre maggiore, insubordinazioni, proteste, lamenti e ribellioni. Non è raro il caso, che l’adolescente risponda villanamente a delle manifestazioni di autorità che gli sembrano dispotiche.

L'occasione di conflitti è tanto più frequente in quanto mentre l'adolescente tende prematuramente a voler vivere da uomo ed a prendersi la sua libertà, la mamma cerca istintivamente, per amor materno, di mantenerlo bambino quanto più è possibile, vicino a lei. La maternità infatti è una lunga sequenza di distacchi; inizia la serie la nascita: lo svezzamento, i primi passi, la scuola la continua, ed ora l'inizio della personalità, la sua risposta al grande invito della vita sociale. Domani la professione, il matrimonio o il celibato religioso si aggiungeranno per completare la serie di questo lungo distacco che sì chiama maternità. Ma la madre non cede senza lottare: la maggior parte per un po' si rifiuta di ammettere che il loro figlio non è più e non sarà mai più il bambino ingenuo, affettuoso, aperto, spontaneo che ricorreva continuamente a loro ed aveva sempre bisogno di loro.

La tendenza materna innata sarà di prolungare quanto più possibile la durata di tale felice dipendenza del bambino nei suoi confronti.

La tendenza dell'adolescente sarà invece quella di porle fine. Al desiderio materno del “ più tardi possibile ” contraddice il desiderio dell'adolescente di essere trattato da adulto “ il più presto possibile ”.

Questa ricerca di indipendenza che segue il risveglio di una personalità è inevitabile ed universale. Per il fatto stesso della sua crescita l'adolescente sente che diventano maggiori in lui le possibilità fisiche ed intellettuali e gli nasce il gusto della vita sociale.

Ieri il gioco soddisfaceva i suoi desideri; oggi, anche se vi porta ancora un grande interesse, il gioco non può più soddisfarlo completamente: il mondo sociale, della cui esistenza si è appena accorto, lo affascina con il suo ignoto. Partirne alla scoperta gli sembra un'avventura quanto mai attraente.

Mentre acquista la coscienza delle sue possibilità, è normale che l'adolescente sopporti con fatica le costrizioni e la disciplina dell'autorità, cerchi di affermarsi e di liberarsi da una tutela troppo rigida. Il gioco, lo sport saranno per lui il campo di esperimento e di prova delle sue risorse fisiche. Tutti conosciamo l'interesse degli adolescenti per i campionati di calcio, di bicicletta, di tennis o di gare sportive. Le conversazioni degli adolescenti sono piene delle prodezze dei grandi campioni, nazionali ed internazionali, dei racconti dei loro successi personali di cui abitualmente, in confronto alla realtà, forniscono una versione “ riveduta e corretta ”.

Dal punto di vista intellettuale la sua volontà di autonomia sì manifesterà con l'indipendenza dei suoi giudizi. Volentieri, per reazione, nell'ambiente familiare e contro un eventuale autoritarismo paterno prenderà delle posizioni contrarie e lancerà delle frecciate contro quelle degli altri. Mentre il bimbo trovava la salvezza dei suoi intimi conflitti affettivi con un atteggiamento irragionevole, ma felice nei suoi effetti, quello di “ mimetizzarsi ” copiando gli atteggiamenti del suo papà ed imitandone nel gioco la parte e le funzioni, l'adolescente invece cerca di mostrare i suoi diritti, di avere una personalità indipendente mettendosi contro il suo ambiente o almeno difendendovi energicamente le sue idee. A meno che, trovandosi a contatto con una autorità familiare troppo severa, non si rifugi a tavola nel silenzio, serbando per i suoi discorsi con i compagni i suoi propositi, tanto più rivoluzionari quanto più saranno stati soffocati. Prenderà gusto ad andare contro le tradizioni, a dichiararle sorpassate, a sfuggirle. Chiamerà “ assurdi ” molti luoghi comuni e verità generalmente ammesse. Criticherà con foga quelli di “ più di quarant'anni ” e bollerà le loro incapacità, tanto più sinceramente quanto più sarà idealista ed ancora poco consapevole della resistenza della realtà. I suoi giudizi saranno preferibilmente assoluti, senza sfumature, enunciati con un tono perentorio che non ammette replica.

È vero che in altri momenti l'adolescente si troverà molto amareggiato quando i fatti verranno a smentire le sue affermazioni o le sue profezie.

Sarà tanto più colpito dalla piega degli avvenimenti quanto più sinceramente era convinto della perfetta esattezza delle sue vedute. Il senso della sfumatura non è certo una virtù dell'adolescente: le sue si chiamano idealismo, generosità di vedute, intransigenze. È un bene che l'adolescente le possieda, ma per la mamma e per gli educatori non sono rose senza spine!

L'adolescente rivendicherà il diritto di avere dei gusti personali in letteratura, in musica, in politica. Dapprima starà per le idee “ di avanguardia ”. È ansioso di leggere i libri degli autori che gli parlano di quella vita che comincia ad intravedere, ma di cui ha l'impressione che gli nascondano qualcosa, proprio ciò che l'attira per la sua misteriosa grandezza. Sopporta a fatica le restrizioni, le proibizioni, l'indice. Quello che gli avranno proibito di leggere lo leggerà di nascosto.

Mentre l'adulto di quarant'anni ama spesso la calma e la tranquillità, gusta la musica classica e i brani d'opera, apprezza le melodie di una volta, reminiscenze dei begli anni di gioventù, saranno gli adolescenti che, avidi di eccitazioni, si appassioneranno al jazz ed alla sua musica urtante, stridente, che raschia i nervi e li scuote. Soggetto di infinite discussioni in famiglia dove il padre trova esasperanti le dissonanze sfacciate, urlate sul tono più alto dell'altoparlante mentre l'adolescente vi trova tutto il suo gusto.

Ogni controllo, ogni restrizione di libertà dapprima sono male accolte. L'adolescente non può soffrire di essere soffocato dai consigli di prudenza della mamma.

Questa spesso ha la tendenza a “ fare la chioccia ” e per i suoi pulcini prevede mille pericoli, reali o immaginari. “ Prendi la sciarpa, fa freddo ”, “ Metti la maglia di lana, prenderai un raffreddore ”. “ Ti vesti come in estate solo perché c'è un pallido raggio di sole ”. L'adolescente che evidentemente non ha voglia di prendersi un accidente più di quanto non l'abbia sua madre, a queste esortazioni risponde con un'aria seccata, brontolando, o con impertinenze, con un rifiuto e qualche volta con villania. Se ne va sbattendo l'uscio, borbottando “ che è abbastanza grande per sapere quel che deve fare! ”. “ Queste donne, pensa, vorrebbero ancora vestirci di maglia ”. Quante volte le mamme soffocano cosi i loro figli con consigli inopportuni! Esse facilmente sono freddolose perché il loro sangue tende a raffreddarsi con la loro quarantina.

Ma dimenticano che l'adolescente ha un'ottima circolazione del sangue che il freddo riattiva e che a lui sembra piuttosto di aver caldo, invece che di gelare! La stessa indipendenza che pretende nel campo dell'abbigliamento, in generale la pretende in tutti i suoi atteggiamenti. L'adolescente vuol poter disporre a suo piacimento i suoi orari e i suoi divertimenti, frequentare la compagnia che gli piace, andare al cinema se gli salta in mente, leggere i libri che vuole; in breve “ fare i suoi comodi ”. Malgrado il rispetto che molti portano alla religione, alcuni, verso l'ultimo periodo dell'adolescenza, sopportano mal volentieri il carattere autoritario della morale cattolica.

I precetti che vengono loro ricordati, alcuni li ammettono ancora senza discussione, ma molti non sopportano che non se ne dia loro la giustificazione o che non se ne dimostri l'utilità. Gli adolescenti in genere sono meno emancipati dal punto di vista religioso di quanto non lo siano dal punto di vista sociale o familiare, ma soffrono tuttavia, più o meno esplicitamente, di uno stato di cose che vincola il loro giudizio libero. Ben raramente all'inizio della adolescenza scoppia una crisi violenta di fede. Abitualmente non matura che alla fine o durante la giovinezza, ma spesso si è iniziata, in segreto, più o meno acutamente, a questa età.

Di fronte a questa situazione l'atteggiamento dell'educatore è assai delicato. Era molto più facile educare i bimbi: bastava dare un ordine o imporre un modo di agire, qualche volta reagivano non perché volessero discutere la opportunità del comando o della condotta imposta, ma solo perché questo intralciava la loro libertà di gioco e di movimento.

Ma nell'adolescente interviene un elemento supplementare che rende la situazione più delicata: egli ragiona e giudica e il suo giudizio spesso si fonda su dati incompleti, ma della cui incompletezza non si avvede. Questo esige da parte dei genitori una vera modifica nella tattica di educazione: invece di imporre di autorità, come facevano con il bambino e giustamente, bisognerà, secondo i casi, dare le ragioni legittime e discutere amichevolmente. È una cattiva diplomazia il dichiarare “ assurde ” o “ stupide ” le idee espresse dall'adolescente: si provoca la sua testardaggine e lo si lascia più radicato che mai nelle sue convinzioni. Invece bisogna discorrere con lui con bontà: " Credi proprio che quello che affermi sia cosi sicuro? " e, dopo questo preambolo, mettergli innanzi parecchi lati del problema che lui, nella sua limitata esperienza della vita, non aveva saputo scorgere. L'età della adolescenza infatti è l'età della nascita di una personalità che aspira all'indipendenza: non bisogna mai trascurare questo dato per capire come si deve trattare con gli adolescenti.



L'adolescente fa sogni ambiziosi

Sempre in rapporto al fenomeno nuovo della personalità che si va affermando, l'adolescenza è ancora l'età dei sogni ambiziosi. Il bambino fa sogni ingenui. Ne ho conosciuti di quelli che sognavano di diventare bigliettari sui tram per raccogliere molto denaro: un altro aveva l'ambizione di diventare pasticciere, un altro fabbricante di cioccolato. Inutile dire il perché!

Quelli che sognano di diventare aviatori o marinai non fanno alcun conto dei vantaggi finanziari o sociali del mestiere, ma solo del loro gusto di avventure.

Allo stesso modo sono gli alamari di una bella uniforme o l'autorità che conferisce una sciabola vera che fanno di certuni dei futuri generali in erba.

I sogni degli adolescenti diventano più realisti e sono molto più fondati sull'ambizione sociale, sul desiderio di arrivare, di farsi un nome; tutti elementi completamente assenti dalla visuale dell'infanzia. Da questo punto di vista l'adolescenza è una stupenda età; tutte le possibilità sono ancora aperte davanti a lei: è ancora possibile essere tutto e riuscire in tutto. Così, secondo i momenti, l'adolescente con un temperamento prevalentemente simpatico-tonico fantasticherà di diventare un grande generale come Napoleone o Garibaldi, un oratore celebre come Bossuet o Lacordaire, un esploratore ardito come Stanley o Colombo, un industriale potente come Rockefeller o Ford, un politico come Cavour o Mazzini o e più semplicemente un campione di ciclismo come Coppi o Bartali, o un asso dei campionati mondiali o dell'aviazione... Si entusiasma per tutto ciò che può portare ad un risultato brillante e appariscente e questo avviene sia che l'ambizione lo porti, secondo i suoi gusti, verso una attività religiosa, morale, sociale, economica, come verso una attività artistica o sportiva. Ciascuno, secondo le sue inclinazioni, i suoi centri di interesse, sorride al pensiero della sua futura sperata fama.

La delusione che egli proverà nel vedere questa riuscita inaccessibile alle sue possibilità e ai suoi sforzi, intralciati dalle circostanze economiche o sociali del momento, Io scoraggiamento che ne seguirà, manifestandosi, faranno capire quella volontà di potere e di azione che è una delle caratteristiche di molti adolescenti.

Ma il tempo delle possibilità future indefinite passa svelto: ben presto la vita obbliga a scegliere: bisognerà limitare le speranze a delle attuazioni relativamente ristrette: è impossibile essere contemporaneamente un gran soldato, un grande esploratore, un grande industriale, un grande oratore, un grande diplomatico, un grande corridore, un grande pugile e un grande aviatore. È lo splendore e la gioia dell'adolescenza quella di aver aperte davanti a sé tutte le strade: ma un giorno diventa l'amarezza e la tristezza segreta di dover finalmente sceglierne una. Queste infinite possibilità e queste limitazioni inevitabili di cui l'adolescente prenderà coscienza contribuiscono da parte loro a fare di questa età quella dei momenti duri e opprimenti, delle attuazioni sempre severe e ristrette. Non si è accorti generali né uomini di stato a vent'anni!



L'adolescente perde progressivamente il gusto dell'avventura

Dopo esser stato trascinato, nella preadolescenza, dal desiderio delle avventure attraverso mari, deserti, foreste vergini, viaggi aerei, a poco a poco i gusti dell'adolescente di sedici-diciassette anni si portano su un terreno più realistico. Certo nei suoi sogni resta ancora una larga parte di illusione, ma almeno essi si accostano sempre più alle realtà solide e sordide della vita. L'adolescente abbandona poco alla volta i gusti esclusivamente avventurosi della preadolescenza per partecipare a quelli dell'età matura.

Baden-Powell ha capito stupendamente cos'è l'anima di un ragazzo nella preadolescenza: il prodigioso successo dello scoutismo ne è una prova lampante. Almeno un gran numero di educatori imitassero il suo spirito di osservazione, di umiltà e di inventiva!

Di osservazione, per prendere coscienza della realtà com'è in se stessa; di umiltà, per accettarla com'è; di inventiva, per immaginare il modo di dare una risposta adatta alle sue richieste. Il preadolescente non trova più nella famiglia il modo di essere pienamente soddisfatto, particolarmente per i suoi giochi. Ha bisogno di sfogare le forze nuove che sente fremere in sé, ha voglia di esplorare tutto il gran mondo che lo circonda dove pensa ci siano mille scoperte interessanti da fare. Volentieri si innesta in un gruppo già formato. Nuovo contrasto: proprio a lui, che rivendica la sua indipendenza, piace viaggiare in " équipe ", essere guidato e comandato, almeno quando s'accorge che c'è chi partecipa al suo modo di vedere e lo conduce più sicuramente - come pensa - alla scoperta del mondo che lo circonda. Cosi il preadolescente tipo virile, trova fino ai quindici - sedici anni nello scoutismo una risposta magnifica ai suoi gusti ed alle sue esigenze. Ma verso questa età in molti comincia e si accentua una crisi di perdita di affetto e di distacco nei confronti del movimento scout. Tra quelli che vi restano fedeli molti rimangono attaccati perché nei rapporti coi più giovani occupano delle cariche che corrispondono precisamente a quel bisogno di azione realistica, di influenza costruttiva che sono diventati il loro bisogno di adolescenti e di uomini in formazione.

Non è più il gioco e l'avventura che li trattiene nello scoutismo. Alcuni, i più idealisti, vi restano per desiderio di restare fedeli, altri per bisogno della vita all'aria aperta, di evasione da quelle due realtà che sono la ricerca e l'esercizio di un impiego, la preparazione di una posizione futura con gli studi severi e l'incubo degli esami. Sta per suonare l'ora di prendere o di prepararsi alle responsabilità.

È finito il tempo dei sogni, del gioco, delle avventure. Qualcuno conserverà per molti anni, forse per tutta la vita, un'anima adolescente. La maggior parte, non senza scosse e difficoltà, acquisterà a poco a poco la mentalità da adulto.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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