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A TE QUINDICENNE E AI TUOI GENITORI educazione cristianaalla purezza

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2015 10:31
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01/07/2013 11:35
 
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Le scuse della sconfitta

La vigliaccheria durante una guerra presenta tre tipi differenti: imboscati, disertori, disfattisti. Costoro però s'accorgono molto bene, in gra­zia della piccola porzione di cuore che ancora conservano, che non è glorioso ciò che stan facendo e allora tentano d'accampare alcune scuse. Pretesti che fanno compassione per la loro volgarità!...

La lotta per la purezza ha pure i suoi imbosca­ti, i suoi disertori, i suoi disfattisti.

Anch'essi tentano balbettare delle scuse. Passiamole in rassegna.



1a SCUSA: e molti altri?...

- Gli altri se la godono!

- Rispondo: anzitutto, sai come si chiama colui che fa una cosa perchè la fanno gli altri? Un Cirano? Niente affatto! Ma un pecorone. «Bee... bee ... bee...! ».

Inoltre, la pecoraggine degli altri scusa forse la tua? Un disertore viene assolto dal tribunale militare, solo perchè ci sono stati altri disertori?

Cessa d'essere spregevole solo perchè vi sono altri spregevoli!

Al giudizio finale tu sarai ricompensato o condannato in modo assoluto e non in modo relati­vo, cioè secondo la tua coscienza, e Dio non ti domanderà se i tuoi vicini hanno o non hanno praticata la virtù. La sentenza che sarà pronun­ciata contro di loro non ha nulla a che fare con la tua.



2a SCUSA: la morale del piacere

- La morale del piacere esiste; si chiama Edonismo e ha i suoi seguaci.

- Ti rispondo: Certo! fu difesa da Aristippo di Cirene (380 a.C.), da Epicuro (341-270), che fu del resto un po' calunniato...; nel 1700 dagli Enciclopedisti come Helvetius, D'Holbach, Saint-Lambert; nel 1800 da Fourier; nel 1900 da tutti coloro che «vivono la loro vita».

I nostri moderni non sanno far altro che ripe­tere gli antichi.

Non si può credere quanto il nuovo è antico. La morale dell'edonismo è tanto vecchia, e anche tanto vile, quanto le passioni umane. Avrà sempre per sè un certo numero di liber­tini. Ma avrà anche contro di sè la coscienza del­l'uomo e la legge divina!



3a SCUSA: pochi giovani sono casti

- Pochi giovani osservano l'altra morale, quella della purezza!

- Rispondo: Lo sai tu?

Un sol uomo conosce il fondo del fondo: il Confessore. Ora, se egli potesse parlare, si vedrebbe come, vicino a molte tristezze, ci sono molte consolazioni.

Te lo giuro: centinaia e centinaia di giovani combattono; centinaia e centinaia di giovani, se hanno ceduto, si confessano.

Ci sono delle cadute, ma anche dei pentimen­ti. Alla fin fine, ci sono due maniere per esser buoni: o non cadere mai, o risorgere sempre.

Un giovane che cade, aveva combattuto prima per settimane e settimane. La gente severa nota solo questa finale debolezza, il giusto Giudice ha visto le due fasi della crisi: la caduta e anche le cento e cento vittorie che l'avevano preceduta.

È molto facile sentenziare come un oracolo: «non esiste più la virtù!». Ci vuol poco a dire così. La verità invece è un'altra: lo scandalo fa più colpo che non il bene. È sempre così.

Noi siamo fatti tutti così: più disposti a ricor­dare l'eccezione scandalosa che non il gran numero di onesti. Se il male colpisce tanto è perchè esso è uno strappo che si fa all'ordine, mentre la virtù è la conformità all'ordine.

Le cose anormali eccitano la curiosità più che non le cose normali.

Quando un cassiere scappa coi danari, tutti i giornali ne parlano. Ma nessun giornale sente il bisogno di pubblicare: «ci annunziano che nella tale città, un cassiere non è fuggito con la cassa! Aggiungete inoltre che il male fa rumore. La virtù invece è discreta.

Un bolscevico che spezzi i vetri d'un monaste­ro fa più fracasso che non dieci carmelitane che si sacrificano tutto l'anno nel silenzio delle loro povere celle!

Applicate queste osservazioni al nostro caso: un solo libertino richiama la nostra attenzione più di venticinque giovani innocenti, le cui inti­me lotte nessuno conosce!



4a SCUSA: dov'è il male?

- Che male c'è? Dio ci ha dato i sensi e le facoltà perchè ce ne serviamo, e non proibisce la soddisfazione che ne risulta.

- Risponde per me Luca Miriam: «Sì, Dio permette che ci serviamo del nostro corpo, ma conformemente alla sua legge. Così non ci è permesso usare la nostra forza fisica per essere brutali, per opprimere il prossimo, per uccidere.

Ora la legge di Dio regola l'uso dei nostri organi in vista del bene personale e del bene sociale. Se ha disposto che certi atti necessari alla vita sociale, siano occasione d'un piacere, lo ha voluto per invitare gli uomini verso questi atti ch' essi avrebbero evitato o trascurato, se fossero dolorosi o indifferenti.

Dio che permette il piacere, quando quest'at­to può ottenere normalmente il suo effetto socia­le, lo proibisce nel caso contrario. Questo piace­re quindi non è sempre cattivo, anzi è lecito quando non si sottrae agli eventuali pesi che pos­sono tenergli dietro.

Ma quando l'uomo si mette in condizioni di non poter raggiungere l'effetto normale di questo atto, oppure in condizioni di raggiungerlo sì, ma violando le sante leggi della famiglia, allora egli rovescia il piano divino, vuole il piacere per il pia­cere, il godimento senza il peso del dovere com­piuto. Allora è fuori dell'ordine, è nella colpa».



5a SCUSA: Dio autorizza bene il matri­monio

- Perchè mai ciò che è permesso nel matri­monio diventa proibito fuori del matrimonio? La stessa cosa può essere buona e cattiva contempo­raneamente?

- Rispondo: anzitutto sì, è possibile che due azioni identiche nell'ordine materiale, siano dif­ferenti nell'ordine morale, perchè la stessa cosa può diventare conforme od opposta all'ordine, può cadere sotto una legge che comanda o che proibisce. Per esempio: bruciare incenso è azio­ne bella quando si fa in onore del vero Dio, ed è azione detestabile quando si fa in onore dei falsi dei. Fare un passo avanti può meritare il cielo o l'inferno, secondo che significa rinunziare o stare attaccati alla fede.

E poi, non è esatto dire che le cose sono per­fettamente le stesse nel matrimonio e fuori del matrimonio. Gli sposi cristiani non si macchiano con manovre anticoniugali e anticoncezionali.

Il matrimonio poi vieta qualsiasi altra unione, fino a che vive uno dei due coniugi. Non vuole solamente un'unica unione, ma la esige. E questa Dio la innalza alla dignità di Sacra­mento.

L'amore ha due elementi: quello di attrattiva fisica e quello di attrattiva morale. Il primo do­mina spessissimo al principio, ma si va atte­nuando un poco alla volta; il secondo invece può andar crescendo negli anni; tanto che si trovano dei vecchi sposi, fra i quali non c'è più alcuna febbre passionale, che conservano un affetto sereno, basato sulla lunga comunanza di gioie e di dolori, sulla perfetta intimità dei cuori.

L'elemento alquanto passionale che domina­va in principio va perdendo il suo incanto e resta quell'amore degli ultimi anni che è completa­mente spiritualizzato.

Succede del vero amore come dei ruscelli: il fango va al fondo fino a che è completamente deposto, e allora le acque diventano limpidissi­ me e lasciano vedere i bianchi ciottoli che dal basso sorridono.

Invece nelle unioni così dette libere, niente di tutto questo: una volta appassita la bellezza, l'unione si rompe automaticamente.

Se proprio questo non accadrà sempre, è però frequente, ed è logico che così avvenga: non per nulla quell'amore è chiamato «libero».



6a SCUSA: il mondo ammette l'amor libero

- Il mondo non tiene conto dei pregiudizi religiosi sopra l'amore libero. Questo per il mondo non è cosa sconveniente.

- Rispondo: non è vero! Il mondo, che ride della morale, finisce poi con lo schierarsi in dife­sa della morale.

I ragionamenti, anche meglio condotti, non rie­scono a distruggere interamente l'evidenza imma­nente di certe leggi scritte dalla natura nelle più segrete profondità della nostra persona umana.

Un padre può arrivare al punto di negare in teoria la famiglia, eppure suo figlio non sarà mai per lui un uomo come gli altri uomini.

Ugualmente, una giovane può avere ricevuto un'educazione imbevuta al massimo grado di idee rivoluzionarie, può aver fatto professione di disprezzare le convenzioni sociali, in particolare il matrimonio, può avere vantato il diritto all'unio­ne libera... Eppure basta che un amore sincero si svegli in lei, perchè esso le rinfacci come una ver­gogna irragionevole e una sconfitta l'essersi unita senza il Sacramento e senza il contratto!



7a SCUSA: bisogna che la gioventù si dia agli spassi

- Bisogna che la gioventù si dia agli spassi!

- Risposta telegrafica: agli spassi? bisogne­rebbe che la gioventù non passasse mai...

È possibile? Sì, certo; il modo per conservare un'eterna giovinezza c'è, ed è uno solo: conservare un'eter­na purezza.

Il sacerdote dai capelli bianchi, la cui mano trema quando innalza il calice, può dire ogni mattina: «Salirò all'altare del Signore che fa lieta la mia giovinezza! ».

La vera età non è scritta sui registri o sui capelli o sulle rughe, ma nel cuore.

A ottant'anni d'età, il cuore può averne anco­ra venti.

Viceversa in certi libertini, il corpo ha solo vent'anni, mentre il cuore, orribilmente vecchio, ne ha ottanta.

Giovane amico, che sei tanto fiero della tua giovinezza, non sciupare gli anni più belli, come si dice facessero i falsi dei dell'Olimpo che, nelle feste, sprecavano l'ambrosia cioè la bevanda del­l'immortalità.

Sei nell'età in cui si prende la propria piega per sempre. La vita d'un uomo che cos'è? Una decisione della giovinezza realizzata nell'età matura.

Sei nel periodo dell'esistenza in cui il seme, get­tato nella terra feconda, produce il cento per cento. A una magra seminagione terrà dietro un ma­gro raccolto. A una ricca seminagione terrà die­tro una ricca messe!



8a SCUSA: voi non capite certe cose

- Voi non capite più certe cose. Con tutto rispetto, bisogna che ve lo dica: voi siete troppo vecchi.

- Risposta telegrafica: con tutto il rispetto: tu sei troppo giovane. La sapienza abita sotto le fronti canute! Non è molto onorifico che tu ab­bia, sotto una così folta capigliatura una sapien­za inversamente proporzionale al numero dei capelli...



9a SCUSA: non sono più un ragazzo

- Non sono più un fanciullo.

- Telegraficamente: è vero purtroppo. Tu sei un giovane e per questo tu devi combattere.



10a SCUSA: nessuno verrà a saperlo

- Nessuno saprà nulla.

- Tre parole: Dio lo saprà. E anche tu lo saprai e ne proverai rossore.



11a SCUSA: bagatelle

- Sono bagatelle!

- Ti risponde Bourdaloue: «Il problema è un altro: sapere cioè se Dio giudicherà come giudi­chi tu, e se tu stesso non giudicherai diversamen­te, quando comparirai al Suo tribunale!



12a SCUSA: Voglio esser libero

- Voglio esser libero!

- Questa volta ti batto le mani: alla buon'ora, che l'hai detta giusta! Ricordati però che soltanto il puro è libero. Senti queste parole, sono d'uno dei maggiori ingegni e dei maggiori santi: «Tenetevi fermi in quella libertà che Gesù Cristo vi ha dato quando vi ha affrancati. Sì, vive­te secondo lo spirito e non secondo la carne: dove c'è lo spirito del Signore, ivi è la libertà! » (2 Cor. ,3,1,3-17).

L'impuro è schiavo della passione. Sant'Agostino lo dice molto bene nelle sue Confessioni:

«La lussuria, simile a una crudele regina, stendeva su di me il suo scettro dominatore, e io le consegnavo ambe le mani, perchè potesse legarmele».

Qual è la più tirannica passione? La cocainomania? No!

La mania del bere? No! Ma l'impurità. Lo sventurato che s'è lasciato legare dal pec­cato impuro, finisce per commettere il male senza godere: col rossore più che col piacere.



Certi giovani, pieni di vergogna e di dispera­zione, giungono al punto di desiderare, come vile soluzione, la morte.

Masticano e rimasticano il rancore di tutte le loro successive cadute.

Gli anni passano e fanno mucchio, e il nodo scorsoio si stringe sempre più.

Eccoli qua, eccoli lì, eccoli là, i vecchioni! Tristemente coperti di sudore freddo, si sfor­zano ancora di «divertirsi!».

«Stiamo per morire, vanno balbettando. Viva l'allegria! Approfittiamo della vita! »

Fu detto: il vizio è il più despota dei despoti. Come ci sono i «lavori forzati a vita», così ci sono «i piaceri forzati a vita»!

Compiangiamo il forzato, il galeotto del piace­re! Davvero che si è venduto a un cattivo padro­ne! Satana regna ora su quest'anima di voluttuo­so.

Dicono che la Russia bolscevica ha eretto una statua a Satana.L'impuro la erige nel suo cuore!



Se poi lo sventurato non si contenta di peccare da solo, ma si abbandona a relazioni colpevo­li, abdica due volte alla propria libertà. Psichari, il convertito nipote di Renan, nel suo Viaggio del centurione racconta che Massenzio, il vincitore, vive malamente con una schiava. Sentite il giudizio che ne fa: «egli diventò schia­vo di quella schiava! ».

Secondo il significato della parola francese, l'uomo prende una maitresse cioè una «padro­na». Questa parola è molto significativa, perché indica come si diventa servitore.

Leggiamo il sacro libro dell'Ecclesiaste; esso ci mette in guardia contro: «La donna il cui cuore è un laccio, è una rete, e le cui mani sono legami. Il peccatore sarà da lei legato» (7, 26).

Le catene di fiori possono essere più forti che non le catene di ferro; una donna scrittrice nota appunto che questa catena «più è leggera e più è solida».

La gabbia dalle sbarre dorate, resta sempre una gabbia! Cercate di comprendere la spaventosa pro­fondità di questo detto: Il castigo di coloro che, da giovani, amarono disordinatamente le donne, con­siste nel dover continuare ad amarle sempre.

È la vergogna, è il ridicolo dei vecchi libertini.



l3a SCUSA: il diritto alla felicità

- E che dobbiamo fare del diritto alla felicità?

Semplice la risposta: io rivendico per te que­sto diritto!

Ma l'esperienza ci dice che subito dopo la caduta viene la punizione che uccide la felicità. Colpa e tristezza sono fra loro legate.

È difficile dire quale dei due sentimenti pre­valga nella impurità: la violenza del gusto che precede o del disgusto che segue.

Però il disgusto è tanto grande che, in quel momento, il ricadere sembrerebbe impossibile. Non ti pare una grottesca ironia chiamare «piacere» ciò che si è certi di deplorare subito e che porta un grande danno?

Ma non ripetiamoci: l'abbiamo già detto altrove e a lungo. Ricorda ciò che dice la Scrit­tura del giovane Gionata, condannato a morte per aver mangiato un po' di miele contro la proi­bizione del re Saul, suo padre: «Ho gustato un po' di miele ... ed ecco che io muoio! » (i Sani. 14, 43). Il giovane che ha ceduto all'impurità può dire altrettanto.

Un po' di miele proibito ... e poi la morte.



14a SCUSA: impossibile!

- La purezza? ... Impossibile! ...


La risposta merita che sia un po' lunga. Se tu resti da solo, temo anch'io che sia impossibile! ed ecco perchè tu devi chiedere il soccorso a Dio, in ginocchio come un fanciullino. Allora ti rialzerai forse e dirai come S. Paolo: «Posso tutto in Colui che mi dà la forza».

Impossibile! Ma non rifletti che questa parola, se la dicessi con piena coscienza, sarebbe, giovanotto mio, una vera e propria bestemmia?

Ma come! Dio commetterebbe l'ingiustizia solenne di esigere un dovere che supera le nostre forze? No, no! «Dio è fedele e non permetterà che noi siamo tentati sopra le nostre forze, ma con la tentazione ci darà il modo d'uscirne felice­mente e la forza di sostenerla» (Cor.10,30).

«Chi ci separerà dall'amore del Cristo? La tri­bolazione, o l'angoscia, o la persecuzione, o il pericolo?... In tutte queste prove noi siamo più che vincitori per opera di Colui che ci ha amati. Poichè io son sicuro che nè la morte, nè la vita, nè le cose presenti, nè le cose future, nè le poten­ze, nè l'altezza, nè la profondità, nè alcun'altra creatura, ci potrà separare dall'amore di Dio che è in Gesù Cristo Nostro Signore» (Rom. 8,35).

Impossibile! Ma guarda intorno a te! non vedi nella tua famiglia e nelle tue conoscenze, giovani puri e donzelle dagli occhi chiari? Quello che hanno potuto quei giovani e quelle giovani, non lo potrai anche tu?

Impossibile! E i santi? Senti una bella pagina di Bureau: «È una cosa veramente strana che i contem­poranei, tanto larghi di elogi quando si tratta d'esaltare i grandi scienziati e i grandi artisti, facciano poi così poco caso dei servizi ancora più importanti che hanno dato all'umanità quei meravigliosi inventori della vita morale che si chiamano i Santi! ».

Eppure la nostra debolezza si appoggia alla loro forza e noi partecipiamo alla loro traboccan­te vita spirituale.

Il loro esempio ci mostra, vicino al nostro dovere, l'estensione del nostro potere».



15a SCUSA: più tardi!

- Ebbene!... sì, ma più tardi!

- Ti rispondo: comprendo. Tu vorresti prati­care la virtù quando non saprai fare diversamen­te, e amerai Dio quando sarai vecchio e ammala­to.

Così che tu hai l'intenzione di dare i bei fiori al vizio e i cosiddetti frutti guasti della fine d'au­tunno a Gesù Cristo tuo Salvatore? Tu sei nell'età in cui tutto freme e vibra, e parli così?

Pare che questo non sia molto cavalleresco! Che penseresti se, a suo tempo, tuo figlio ragionasse con te in simile modo? «Padre mio, comprendo tutto quello di cui ti sono debitore! per questo ti amerò, ma... più tardi. Desidero prima divertirmi; quando sarò stanco, anchilo­sato e rattrappito nel fisico e nel morale, allora verrò da te! ». Oppure che cosa risponderesti a tuo figlio se dicesse: «Ti ubbidirò, ma... più tardi?». E tu hai il coraggio di dire: «Obbedirò alla legge di Dio... più tardi... quando non mi coste­rà più fatica?



16a SCUSA: la castità nuoce alla sanità

- D'altra parte, non intendo mantenermi puro perchè la continenza è dannosa alla salute.

Qui t'aspettavo, e qui t'intimo: alto là! Questa è una cosa d'ordine medicinale. Ebbene, ecco qua i testi precisi di quei dottori e scienziati competenti che hanno studiato il fat­to della continenza maschile, dal punto di vista della medicina.

Il dottor Francotte scrive: «La continenza è possibile e la legge divina che la comanda prima del matrimonio, non ha stabilito nulla che sia in contraddizione colle leggi psicologiche ... ».

« Si è parlato senza competenza (dice il dottor Fournier dell' accademia di medicina e speciali­sta nella sifilide) e con leggerezza dei pericoli e danni che porterebbe ai giovani la continenza. Vi confesso che, se ci fossero questi danni io li conoscerei, e che io medico li avrei constatati, perchè su questa materia i casi di osservazione non mi sono certo mancati! ».

«Non si ripete mai abbastanza questa verità: la continenza e la più assoluta purezza sono per­fettamente compatibili con le leggi fisiologiche e morali; dire il contrario è mettersi contro tanto alla fisiologia e alla psicologia quanto alla mora­le e alla religione».

«La verginità dei giovani è insieme una difesa fisica e una difesa morale, intellettuale, e bisogna sforzarsi di conservarla.

«Non ho conosciuto un solo individuo che si sia ammalato per causa della continenza».

«La castità non fa male nè al corpo nè all'ani­ma: la sua disciplina è eccellente». Così il dotto­re James Paget, medico nella corte d'Inghilterra.

E il Guibert, che cita questa testimonianza, soggiunge: «Volete alcune osservazioni persona­li? Le avete in casa vostra: ditemi: la vostra casti­tà vi ha mai scossi nella salute e ostacolati nei lavori? Certamente nell'ambito delle vostre conoscenze conoscete delle persone d'una indi­scutibile purezza: la loro vitalità è forse alterata? Non avete mai udito dire che la forza e la lunga vita dei religiosi dipende dalla purezza?».

Il dottor Feré, che non è un cattolico, fa una simile osservazione: «Durante la discussione che ebbe luogo nella società di medicina di Lione, a proposito d'un libro del Dufieux, nel quale si fa l'apologia del celibato religioso, i suoi avversari non hanno trovato nulla da opporre a lui che risolutamente concluse: «nessuna malattia viene dalla continenza! ».

Il dottor Mantegazza, che non brilla certo come un apostolo della continenza, dice: «Non ho mai conosciuto una sola malattia causata dalla castità».

I fisiologi, inoltre, hanno trovato che la purez­za porta vantaggio. Essa infatti procura una riser­va di forze; è generalmente favorevole all'attività psichica e a quella fisica; favorisce la lunga vita e le differenti forme dell'attività intellettuale.

Il dottor Bourgeois, per dimostrare questa medesima verità, consacra tutto il capitolo IV del suo libro Le passioni: «L'osservanza rigorosa della castità è compatibile con una piena sanità d'anima e di corpo».

Giulio Payot, rettore dell'Accademia di Chambéry, scrive nel libro già citato: «Si dice che la castità nuoce alla salute ... al contrario, la con­tinenza dà all'organismo un mirabile vigore ed energia»

Un illustre professore di neuropatologia a Berna, il dottor Dubois dice: «Vi sono più amma­lati di nervi fra coloro che lasciano libero corso alla sensualità che non fra coloro che sanno sot­trarsi al giogo dell'animalità».

Il dottor Delattre, ispettore d'igiene, scrive: «La continenza, lungi dall'essere contraria alla sanità, costituisce una delle più sicure garanzie per un'attività sana e virile ... Un giovane può star sicuro che nella purezza trova la garanzia di un'energia vitale che non potrebbe raggiungere certo nell'incontinenza. Questi fatti, garantiti dalla medicina e dall' esperienza, devono essere affermati con forza! ».

Il celebre teologo morale, Padre Vermeersch, nel trattato De castitate scrive: «La castità e la continenza, per se stesse, non sono in alcun mo­do nocive alla salute. Tanti dottori e fisiologi di prim'ordine, l'attestano in modo così perentorio che i pochi rari oppositori si possono considera­re come quantità trascurabile. Coloro che, col pretesto della salute, biasimano la purezza o dànno (ciò che troppo spesso succede) consigli immorali, devono essere condannati precisa­mente in nome della vera scienza! ».



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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