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A TE QUINDICENNE E AI TUOI GENITORI educazione cristianaalla purezza

Ultimo Aggiornamento: 22/03/2015 10:31
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01/07/2013 11:38
 
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LA VITTORIA

Per riparare la sconfitta

Un vincitore può aver conosciuto momenta­nei insuccessi. Ma non ha mai consegnate le armi!


Nella lotta per la purezza è molto importante conservare intera la fiducia.

Qual è il più grande pericolo per colui che ha conosciuto le numerose debolezze della carne? È il pericolo di esclamare: «è troppo tardi!».

Costui fa un ragionamento che è facile indovina­re: sono diventato un «consuetudinario» o un «abitudinario», come dicono i teologi. Ho tentato di rialzarmi e sono ricaduto. Dopo quel ritiro spiri­tuale, quella confessione, ho resistito per tre setti­mane, per un mese. Poi il vizio m'ha riafferrato. Oh! il vizio è forte e quando attanaglia, attanaglia stretto. Ora non ho più alcun «rimbalzo». Il confes­sore mi fa coraggio: è il suo mestiere, ma io sento bene che l'emendazione per me è impossibile.

Amico mio, questo è il «più non posso» che Dante mette in bocca a certe anime scoraggiate (Purgatorio. 10,3,44-47).

Poco fa tu andavi dicendo: «È impossibile restar puro».

Ora tu vai dicendo: «È impossibile ridiventa­re puro».

No, no, e no! tante volte no, quante sono le lettere di questo libro!

Noi l'abbiamo già confutata la tua vigliacca obiezione.

Hanno detto che la parola impossibile non è francese.

Diciamo meglio: la parola impossibile non è cristiana.

Dio non ha fatto del rialzarsi dopo il peccato una cosa impossibile!

C'è un proverbio filosofico che puoi compren­dere anche tu: se una cosa c'è, questa è la prova migliore che è possibile! Orbene: questa prova che è possibile rialzarsi moralmente c'è; e se non credi leggi le Confessioni di Sant'Agostino!

Quanti si sono liberati dalle loro miserie, alle volte dalle loro orribili miserie e si son rifatti un'anima bella! In questa terra stanno insieme due categorie di persone: i puri ed i purificati.

Credi forse d'essere il primo giovane al mondo a cui capitò una disgrazia? Centinaia e centinaia di puri vivono ora e non sono sempre stati puri!

Nella Chiesa noi onoriamo i preservati, ma anche i riscattati; i non feriti, ma anche i cicatriz­zati. Chi vuole, può! Noi possediamo, con la volon­tà, una forza di rifacimento, di rifusione, di cui non sospettiamo neppure l'importanza.

La prima virtù dell'ammalato o del vinto è la speranza.

Il dottor Dubois di Berna, ha pubblicato un libro dal titolo Le psiconevrosi, nel quale dimo­stra che si è fatto troppo abuso delle cure medi­cinali e si è troppo trascurata la cura psichica, la quale consiste nell'ispirare la confidenza; la con­fidenza esercita una funzione dinamofanica. Non stralunare gli occhi davanti a questa parola nuova; considerane invece il significato: "dinamogenico" vuol dire: creatore della forza; "dinamofanico" invece: rivelatore della forza. Ora la fiducia è un rivelatore della forza che c'è in noi, anche se allo stato latente, cioè nascosto. Tutto il problema consiste nello stuzzicare e svegliare questa forza che è reale, ma nascosta. Adunque, coraggio!

Senti che cosa osa scrivere Paolo Bourget: «In fatto d'energia noi valiamo quasi quanto credia­mo di valere! ».

Rovesciando la frase possiamo dire: «noi di­ventiamo realmente impotenti nella misura in cui ci crediamo impotenti». L'incapacità ci viene addosso per autosuggestione.

Napoleone I che s'intendeva di vittorie, dice­va: «La fiducia è metà del trionfo!».

Se questo è vero quando si tratta di vittorie materiali, quando cioè sui campi di battaglia bisogna fare i conti col numero delle baionette e dei cannoni, quanto più è vero quando si tratta di vittorie della virtù, poichè queste dipendono uni­camente dalla nostra volontà!

L'assioma di Napoleone è stato adottato dal generale Foch (che i francesi chiamavano il Na­poleone moderno) e colato dentro lo stampo di acciaio d'una equazione: «Vittoria = Volontà».

Stàmpati bene in mente, o amico, questi due principi: Ogni sconfitta rende più facile la sconfitta seguente. Ogni vittoria rende più facile la vittoria successiva.

Scrive il dottor Hystel di Vienna: «La purezza è difficile; ma cessa d'essere difficile man mano che viene praticata».

Perchè? Perchè nel mondo morale, come nel mondo fisico domina sempre il principio di Lavoisier: «Niente si crea, niente si distrugge».

Per questo, anche nel campo della purezza il trionfo non è creato all'improvviso; resta sempre qualche cosa della precedente debolezza.

Ma, per la stessa legge, ogni vittoria rende più facili le successive.

Fra la tentazione impura e la relativa caduta c'era prima un'associazione d'immagini. Ebbe­ne! questa saldatura resta spezzata e la dissocia­zione resta infine ottenuta.

Alla scuola di aviazione quando un pilota ha subìto un incidente nel prendere il volo o nell'at­terrare, viene costretto a ricominciare immedia­tamente la stessa manovra. Lo scopo a cui si mira, consiste nello spezzare fin da principio l'associazione d'immagini che si formerebbe fra quel dato esercizio e quel dato incidente.

Devi quindi prender nota di questo risultato, così: «oggi ho resistito; domani resisterò».

Tu conservi in questo modo la prova scritta della tua generosità e in te entra, per così dire, mediante le dita che scrivono la formula precisa, la convinzione d'aver vinto e di poter vincere.

Così il viaggiatore Stanley, in cerca di Livingstone nell'Africa, quando alla sera si senti­va moralmente depresso, scriveva: «Lo troverò: lo voglio». Scriveva questo per incoraggiarsi, per aiutarsi, mediante il processo che lega le parole all'occhio nel leggere e le parole ai movimenti nello scrivere. (I dotti li chiamano processi verbo-visuali e verbo-motori).

Scrivi anche tu: «Uscirò dalle mie miserie. Lo voglio! ».

Avevi la convinzione della sconfitta; devi sostituirla con la convinzione contraria, quella della vittoria: devi metterti nella testa questa seconda idea fissa che farà sloggiare la prima.



Tutto sta nell'incominciare! Il successo verrà. Tutto dipende da te!

La volontà, aiutata dalla grazia di Dio, può rinunziare radicalmente e in modo definitivo alle abitudini, anche inveterate.

Osservate come procede l'estate: essa guada­gna terreno sull'inverno mediante una marcia ascendente sicura, nonostante le parziali disfatte e i ritorni del freddo.

Il vero coraggio e la pazienza.

Tutti hanno bisogno di coraggio: il santo, il dotto, il genio, il carcerato, il soldato. Il santo. Ci vuol molta pazienza con molte persone!, ma la persona con la quale ci vuole più pazienza siamo noi stessi! Così dice S. Francesco di Sales.

Il dotto. Domandarono a Newton, come aveva trovata la legge della gravitazione universale. Rispose: «col pensarci sempre su». Il genio è «una lunga pazienza». E che sarà della virtù?

Niente si ottiene improvvisando. È questo un principio riconosciuto: un'opera vale quello che costa di tempo. Una cosa fatta in fretta è una cosa che dura poco, perchè il tempo non rispetta quello che si fa senza di lui.

Gesù ce l'ha detto nella parabola del Se­minatore: «Il seme che rapidamente germogliò, rapidamente seccò, perchè non aveva radici» (Luca 8, 6).

Il fiore della santità cresce soltanto in un ter­reno preparato lentamente e richiede che il sot­tosuolo sia ricco, perchè vi si possano affondare le radici nutritive.

Il prigioniero. Quando non può spezzare le sue catene con un colpo, si mette a limarle lenta­mente. Applica a te stesso questo esempio: limare in mancanza di spezzare.

Il soldato. I nostri soldati, durante la guerra del 1915-1918, hanno forse riportato la vittoria con un colpo solo? Durante quattro anni il terre­no fu guadagnato (quando lo si poteva guada­gnare!) palmo per palmo, una trincea alla volta.

Sul principio tu forse avanzerai come si avan­zava sull'Yser, metro dopo metro.

Che cosa vuoi mai? Certi nemici, per vincerli, bisogna «rosicchiarli». Rosicchia, amico mio, rosicchia! Il topo, di cui parla il favolista La Fontaine, che rosicchiava così, finì con il disfare le maglie della rete. Così, proprio così, tu uscirai da certe altre reti ... le quali, per quanto siano di seta o d'oro, restano sempre reti!



L'importante è conservare la fiducia. Perchè si perde la fiducia?

Perchè si vuol prevedere troppo alla lontana. Si dice: «Come? dovrò lottare per la purezza e domani e dopodomani e la settimana seguente e il mese seguente e ogni anno e sempre?».

Nessuna cosa contiene in sè elementi di sco­raggiamento quanto il voler risolvere in anticipo tutte le difficoltà del futuro.

Permettimi un paragone molto familiare. Se un uomo potesse in anticipo vedere tutto ciò che dovrà mangiare durante la vita intera, ne reste­rebbe spaventato. Treni intieri di viveri! «E io devo ingerire tutta quella roba?

Però questo stesso uomo domani sarà felice di far colazione, di pranzare e di cenare. Dopodo­mani proverà lo stesso bisogno di nutrirsi; e in fin di vita avrà assimilato tutta quella prodigiosa quantità di pane, di carne, ecc. Ma a poco a poco, boccone per boccone!

Non vogliate essere troppo previdenti! Quelle difficoltà le incontrerete una per una, e con le difficoltà incontrerete anche la grazia dello stato corrispondente che adesso non avete ancora.

Obbedite al consiglio del Divin Maestro: «Per ogni giorno basta la propria pena! ».

Vediamo adunque: non sareste capaci di mantenervi puri fino a domani mattina? Domani mattina avete una nuova Comunione, un nuovo viatico per il nuovo cammino.

Siate puri giorno per giorno! Abbiate una purezza di ventiquattro ore! Domani vi proporrete nuovamente una purezza d'altre ventiquattro ore.

Tagliate adunque le difficoltà in pezzettini e sarete vincitori! Dìvide et impera.

Udite questo racconto di guerra, scritto da René Bazin, in cui viene illustrato il segreto della vittoria.

«Una donna francese aveva il marito interna­to, il figlio ucciso, la casa saccheggiata. Insomma tutti i malanni. Ma essa restava forte».

Renato Bazin le domandò: «Come fate per restare tanto coraggiosa?».

Ed essa, l'eroica donna, rispose: Ricevo ogni giorno il Pane Eucaristico, che mi è tanto neces­sario, mentre dico al buon Dio che entra in me: «Datemi coraggio per ventiquattro ore! E doma­ni, altrettanto! ». Fa' così, amico mio.

Ricevi, ogni mattino, il Pane che ti è così necessario e di' al buon Dio che entra in te: «Datemi coraggio per ventiquattro ore! e doma­ni altrettanto!".



La tattica della difesa

Abbiamo descritto a suo tempo, come è la tat­tica del male: parliamo ora della tattica del bene. L'arsenale del vizio ha molte armi offensive. L'arsenale della virtù ha molte armi difensive. Passiamole in rassegna.



1a ARMA: la Comunione

O salutaris Hostia! Bella premunt hostilia, da robur!

O Ostia di salvezza! I nemici ci premono, dacci la forza! (Ufficio del Santissimo Sacramento).

In tempo di guerra bisogna scegliere le armi più forti e non bisogna incaponirsi a voler con­servare i fucili ad avancarica, o la vecchia arti­glieria che tira corto.

E tu, giovane amico, sai bene che nella lotta per la purezza l'arma delle armi è una sola: la Santa Comunione. Il demonio ti assale? La devozione Eucaristica sarà come un fuoco di sbarramento che gl'impedirà di venirti vicino.

Vuoi rimanere coraggioso? Ricordati che comunicarsi equivale a incorporare in te il corag­gio nella più alta dose possibile: è un mangiare la forza!

I primi cristiani lo sapevano molto bene!

I persecutori sguinzagliavano contro di loro i leoni del circo romano, ma essi, come altrettanti «leoni vomitanti fiamme», li affrontavano corag­giosamente.

In grazia di che? in grazia della Comunione fatta al mattino.

Disse il Padre Van Tricht, in una conferenza sull'Eucaristia: «Non siete mai stati colpiti da quell'incomprensibile spettacolo che offrivano i primi secoli e le prime persecuzioni della Chiesa? Tutti quei cristiani che andavano alla morte come si va a un gioco?

I tiranni li squarciavano, li attanagliavano, colavano nella loro bocca il piombo liquefatto, li davano in pasto agli orsi, alle tigri, ai leoni. E quegli uomini, quelle donne, quelle giovinette non indietreggiavano d'un passo! Come si spiega ciò? In un modo solo: con la santa Comunione».

Voi pure, giovani amici, dovete combattere non più nell'arena d'un circo, ma nell'arena del vostro cuore. Anche voi dovete cercare il corag­gio nella Comunione.

«Che cosa ha fatto Gesù, continua lo stesso Padre, per rivestire di forza il povero cuore umano? L'ha attaccato a Sè con la Comunione, in una unione intima, inter-penetrazione di Dio e dell'uomo».

San Giovanni Grisostomo ci dice: «Nella santa Comunione noi siamo mescolati con Dio!».



Sono molti i mezzi che servono a purificarci e risanarci l'anima, ma uno solo viene prima di tutti: la Santa Comunione! Perchè? Perchè comunicarsi è come un bere la santità non a un ruscello derivato, ma alla stessa Sorgente.

Nessuna cosa ha un'efficacia cristianizzatrice più forte di Gesù Cristo in persona! Comunicarsi è come innestare se stesso sopra Gesù Cristo, è come gettare le radici della pro­pria piccola vita umana nella grande Vita divina. Guardiamoci bene dal sostituire le devozioni alla Devozione! Nessun processo chimico può sostituire la vita; non ci sono surrogati del vive­re. Comunicarsi è ricevere la Vita.

Tutte le altre pratiche di pietà, tutti gli altri mezzi per conservare l'innocenza, stanno alla devozione Eucaristica, come alcuni raggi stanno al sole.

Sarà la gloria di san Pio X l'aver ricondotto la vita cristiana al suo vero principio e l'averne rad­drizzato l'asse che si tentava di deviare. Il grande Pontefice ha fatto questa grande cosa: ha «cen­trato» la pietà! Prendete una bilancia: su d'un piatto mettete tutte le buone opere, tutte le mortificazioni degli eremiti, tutte le preghiere e tutte le opere di apo­stolato; e sull'altro una Santa Comunione, una sola fatta santamente. In questo secondo piatto avete messo un peso infinitamente più grande, perchè avete messo lo stesso Dio!



La Comunione è la divina terapia, preventiva o curativa.

Preventiva: essa è «il vaccino che previene l'invasione dei bacilli impuri».

Curativa: per guarire certe malattie si deve operare il cambiamento del sangue. Ed Egli, il Medico delle anime nostre, ogni mattino ci fa la magnanima proposta: «Prendete, questo è il mio sangue! ». Tu sei debole! Bevi, inocula in te il sangue divino! Tu sei debole! Mangia un cibo che è Dio! O mio Dio, in questa unione io ho tutto da guadagnare!

Io mangerò dunque il Pane, il buon Pane di casa nostra, il Pane soprasostanziale?

Sì, Lo mangerò, e non una volta sola, ma ogni giorno, affinché la cura sia radicale. Non voglio essere guarito a metà!

Mi comunicherò, non perchè sono puro, ma per diventarlo; non perchè sono in buona salute, ma per ritrovare la buona salute. Quando si va dal dottore? non certo quando si sta bene, ma quando si è ammalati. Gesù mite, Gesù medico dei corpi e delle anime, voi mi salverete!

Nei giorni della vostra vita terrestre, quando eravate fra noi, voi eravate buono, tanto buono!

Avete guarito i lebbrosi. Che orribile lebbra è l'impurità!

Avete guarito gli storpi. Io sono storpio nel­l'anima!

Avete guarito il cieco. Io vi dirò come lui: «Fate ch'io veda!».

Certe cose si distinguono solamente con occhi puri, e io ho una macchia sugli occhi!

Voi avete guarito quella donna che da quindi­ci anni era incurvata e non poteva affatto guar­dare in alto. Da molto tempo la mia povera anima è tutta incurvata e non può affatto guar­dare in alto, alle cose del Cielo, alle cose eterne!

Voi avete guarito quel paralitico che era ammalato da trentott'anni. Considerate il male inveterato delle mie tristi abitudini.

Voi avete risuscitato i morti. La figlia di Giairo che era già spirata, simbolo delle anime che son morte alla grazia. Il giovane di Naim, che era già portato al cimitero, simbolo delle anime morte da tanto tempo. A me, sfortunato giovane, dite dunque come a quello: «surge! », levati su! Lazzaro già puzzava: simbolo dei cuori che già esalano il fetore della corruzione mortale e della decomposizione. E tuttavia, o Maestro, gli avete comandato di uscire dal sepolcro ed egli è uscito dal sepolcro vivo! Aveva ancora le bende che lo fasciavano; egli le buttò via. Possa anch'io libe­rarmi cosi dai lacci che mi tengono legato!

Figlio di Davide, se volete salvarmi, lo potete! O buono e dolcissimo Gesù! sarei io il primo che voi respingereste!

Gesù! colui che voi amate è ammalato. Oh! molto ammalato... O Salvatore, quando i malati toccavano le frange della vostra veste, quella stri­scia rossa collocata al fondo della vostra tunica, erano guariti. E io che tocco il vostro corpo nella santa Comunione non sarò guarito?

Cacciate per sempre il male da quest'anima impastata d'Eucaristia!



Apriamo La Filotea, il bel libro di san Fran­cesco di Sales e leggiamo ciò che quest'amabile scrittore dice: «Comunicatevi spesso e credete a me: le lepri dei nostri monti della Savoia, in in­verno, diventano bianche, perchè vedono e man­giano soltanto neve. A forza di adorare e di man­giare la bellezza, la bontà e la stessa purezza in questo divino Sacramento, voi diventerete tutto bello e tutto puro».

Lo so vi viene voglia di ridere su queste lepri «che diventano bianche d'inverno, perchè vedo­no e mangiano soltanto neve». Sarebbe un assurdo.

Il paragone, alquanto ingenuo, ha però qui un'importanza assolutamente secondaria.

Ciò che importa è l'insegnamento morale.

Il santo continua infatti: «Se i frutti più tene­ri e più facili a gustarsi, come le ciliegie, le albi­cocche e le fragole, si conservano facilmente per tutto l'anno quando sono messe dentro lo zuc­chero o dentro il miele, non bisogna meravigliar­si se i nostri cuori, benchè deboli e facili a cor­rompersi, sono preservati dalla corruzione del peccato quando sono inzuccherati e uniti con la carne e col sangue incorruttibili del Figlio di Dio!».

La nostra carne nutrita dalla Carne di Gesù sarà purificata e impregnata di verginità.

La Comunione è, per eccellenza, il contravve­leno del peccato impuro.

Il vizio animalizza. La Comunione divinizza.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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