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04/07/2013 22:15 | |
XX. - LA CHIESA E GLI STATIAl termine di questo studio sulla dottrina sociale cristiana, dopo aver considerato tutte le organizzazioni sociali - fino alla comunità mondiale delle nazioni -, è necessario fissare l'attenzione sulla grande società umano-divina, naturale-soprannaturale, che è la Chiesa di Gesù Cristo. Essa ha con l'individuo come con gli Stati e con la comunità dei popoli. intimissimi rapporti; essa può avere sopra di essi un'influeniza benefica assolutamente eccezionale.Chiesa e Stato.Sia la Chiesa che lo Stato vengono da Dio; il secondo, attraverso la natura umana, da Lui creata intrinsecamente sociale; la prima, perché fondata da Cristo Uomo-Dio.La natura delle due società, i loro fini, i mezzi per raggiungerli sono assai diversi e rivolti- per gli Stati, a realizzare il bene comune degli uomini in terra;- per la Chiesa, a realizzare quaggiù il Regno di Dio e, conseguentemente, condurre a salvezza eterna le anime.La Chiesa riconosce lo Stato, nel suo ordine, come società perfetta, libera, sovrana, concretamente affermando l'evangelico « Cesare quel che è di Cesare »; essa esige però - e non - fare altrimenti - che lo Stato la riconosca ugualmente, nel suo ordine, società perfetta, libera e sovrana, mettendo in pratica l'evangelico « Date a Dio quel che è di Dio ».« La Chiesa - come dice Leone XIII (Encicl. "Immortale Dei.") -, a causa del fine cui mira e dei mezzi che adopera per conseguirlo, ha carattere soprannaturale e spirituale, e perciò va distinta ed è diversa dalla società civile e, quel ch'è più, è società nel suo genere giuridicamente perfetta, avendo in sé e per se stessa, per volontà e grazia del suo fondatore, tutto ciò ch'è necessario al suo essere e al suo operare ». In conseguenza, tutte le volte che gli Stati non hanno voluto riconoscere alla Chiesa tali caratteri e ne hanno negate o insidiate l'indipendenza e la libertà d'azione, la Chiesa stessa ha vigorosamente e nettamente riaffermato i diritti che le derivano dalla sua origine e natura. Necessaria e benefica collaborazione.Lo Stato, nella presente situazione storica delle nazioni cristiane, non può non avere con la Chiesa dei rapporti.Questi non possono essere, evidentemente, di persecuzione o di assorbimento; essi devono, invece, essere di collaborazione. Ciò perché:a) la società - che è formata da credenti e che ha origine da Dio - non può non riconoscere l'istituzione voluta da Dio per il bene delle anime;b) Chiesa e Stato presiedono, se pur sotto diversi aspetti e in diversi modi, agli stessi individui, fedeli per l'una, cittadini per l'altro;c) vi sono molte materie di dominio misto, nelle quali entrano sia la Chiesa che lo Stato (ad es. matrimonio, famiglia, educazione): occorre perciò un loro accordo. A questo nei tempi nostri si giunge, ordinariamente, coi Concordati. I rapporti tra Chiesa e Stato in Italia - come conferma l'articolo 7 della Costituzione - sono regolati dai Fatti Lateranensi (11 febbraio 1929).Dal comune riconoscimento, dall'armoniosa convivenza e dalla sincera collaborazione tra la Chiesa e lo Stato vengono certamente, ad entrambi, grandi benefici. Nel caso comunque - che non dovrebbe esserci, ma che certo è possibile - di un qualche insuperabile contrasto tra le direttive della Chiesa e quelle dello Stato, dev'essere applicata la norma già espressa dagli apostoli dinanzi alle ingiuste proibizioni del Sinedrio: « Bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini ». Il fine della Chiesa è, infatti, superiore a quello dello Stato; questo, d'altra parte, dovendo realizzare il bene comune, non può non tener conto delle direttive della Chiesa in campo religioso-morale, dalle quali ricaverà grandi benefizi. La Chiesa e gli Stati.Assai importanti sono, infine, i rapporti della Chiesa con la comunità degli Stati, sia considerata come realtà naturale, sia come organizzazione di diritto positivo. S'è già visto come i popoli, per motivi di cultura, sviluppo, benessere, pace, tendano sempre più ad una organizzazione giuridica dei loro rapporti, anzi ad una vera e propria armonizzazione della propria attività e ad una certa cooperazione ed unione.Nessuno, quanto i cattolici, può rallegrarsi di tale tendenza dei popoli; nessuna dottrina è atta, quanto quella della Chiesa cattolica, a promuovere la collaborazione e la fraternità dei popoli; nessun messaggio di pace e di sicuro progresso e risuonato ai nostri tempi più alto, più disinteressato; più sicuro, più fecondo per un autentico ordine internazionale di quello. espres. so, in numerosi e fondamentali discorsi, dal Sommo Pontefice Pio XII.La dottrina della Chiesa cattolica e la sua presenza attiva nel campo delle relazioni internazionali hanno recato al mondo, quando sono state riconosciute o, almeno, non ostacolate, immensi benefici; ancora e di gran lunga maggiori il mondo d'oggi - che ne ha tanto bisogno - ne attende.Particolarmente va messo in rilievo il fatto che il Sommo Pontefice - specialmente dopo la perdita del potere temporale - si trova in una posizione unica al mondo per poter dire una parola non solo superiore, ma anche evidentemente disinteressata, nei contrasti tra le nazioni; la mediazione e l'arbitrato del Papa dovrebbero entrare più spesso nella prassi e nel diritto internazionale, sicuri portatori di giustizia, di pace, di fraternità. F I N E Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |