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LE PIAGHE DELLA CHIESA POCO PRIMA DEL CONCILIO,DURANTE E SUBITO DOPO

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2015 10:35
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22/07/2013 13:21
 
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[SM=g1740758] E SOTTO IL TRONO DI PIO XII COVAVANO I MODERNISTI SPERANDO NELLA SUA MORTE

Alcuni santoni della Nouvelle Thelogie

Negli anni del Concilio Vaticano II balzano agli onori delle cronache i più fulgidi esponenti della “Nouvelle Theologie” (e non solo), teologi francesi, tedeschi, svizzeri in genere. Il Concilio in un certo senso diventa “loro” (o così pensano). In altri concili, così come accadde per altre riforme liturgiche, l’opera di approfondimento e attualizzazione del dogma cattolico è sempre stata ad opera dei santi più che dei teologi. Perché questa improvvisa importanza degli intellettuali?

Perchè questa improvvisa importanza degli intellettuali?

La “Nuova Theologia”, come concetto, non nasce con il Concilio Vaticano II. A fare i pignoli essa comincia a svilupparsi, come concetto moderno, con il Protestantesimo liberale e la sua devastante Sola Scriptura. Con l’Illuminismo (con tutti gli “ismi” raggruppati fino ad oggi), poi, troverà un terreno fertile che esploderà nei primi del Novecento tanto da far intervenire il pontefice san Pio X che, con autentico spirito profetico, condannerà quel concetto di modernismo. Del progressismo ci occuperemo invece più avanti perché i due termini non vanno affatto confusi. La crisi di questa insistente teologia modernista metterà a dura prova anche il venerabile Pio XII, che porrà un freno al suo espansionismo con l’enciclica Humani Generis, ma più che un freno questa sarà solo un tamponamento. Tuttavia distingueremo più avanti anche la liceità di questa “nuova teologia” dall’errata strumentalizzazione scaturita dalla lotta fra cattolici conservatori e modernisti…

Alla morte di Pio XII, nel 1958, si presentò un grande dilemma nella Chiesa.

Da una parte il lungo pontificato di Pacelli era stato segnato dal prestigio indiscutibile di un papa che, più passavano gli anni, più concentrava potere nelle sue mani, anche perché era cosciente delle tensioni che crescevano all’interno del mondo cattolico e che Pacelli sapeva fronteggiare: aspetto, questo, che davvero non piaceva ai modernisti.

Dall’altra parte, la Seconda Guerra Mondiale, con i suoi totalitarismi ed orrori, aveva aperto il dilemma non soltanto su nuove possibili distruzioni a livello planetario, ma soprattutto sulla necessità di un dialogo più aperto verso un mondo che voleva scardinare i valori tradizionali e perfino Dio.

In questo scenario, si rafforzarono alcuni quadri all’interno della Chiesa che credevano più importante aprirsi al dialogo con il mondo, sacrificando la parte magisteriale, dogmatica e dottrinale della Chiesa (i modernisti), mentre si fecero più pressanti quei gruppi definiti poi conservatori, che ritenevano più importante invece mantenere ad ogni costo la purezza del dogma e della morale cattolica, nonostante il pericolo di naufragare, lasciando annegare ciò che si sarebbe potuto invece salvare. In questi quadri si formarono anche gruppi più moderati che, fedeli al Pontefice ed alla Tradizione della Chiesa, sentivano tuttavia la necessità di sostenere un equilibrato progresso interno alla Chiesa e saranno loro, effettivamente, ad essere quell’ago della bilancia ma anche quel fermento che, sostenendo i conservatori ma lasciandosi fuorviare anche dalle iniziative tentatrici dei modernisti, contribuiranno non poco a portare la Chiesa verso un vistoso sbandamento che avrà il suo apice negli anni Settanta.

Nascono così, negli anni Quaranta e Cinquanta, dei movimenti come quello della Nouvelle Théologie e dei preti operai che mantennero prima una posizione d’avanguardia, tanto da essere tollerati dalla Chiesa, salvo poi, quando furono oggetto di condanna papale, agire più cautamente per poter muoversi efficacemente, cominciando ad infiltrarsi nelle file di coloro che, fedeli ad un corretto e legittimo progresso della Chiesa, diedero sfogo a ciò che venne poi definito progressismo.

Non è un segreto di oggi che molti all’epoca desideravano la morte di Pio XII, considerato il maggior ostacolo alla vera riforma della Chiesa. E non si può negare l’importante ruolo svolto dal cardinale Ottaviani, che si rivelò essere un vero e provvidenziale “angelo custode” per il Pontefice ma anche per la conservazione dottrinale della Chiesa contro la deriva “progressista e modernista”, due correnti che non sono affatto, come dicevamo, la stessa cosa per quanto le si voglia assimilare.

Aderirono alle idee della Nouvelle Théologie teologi come Pierre Teilhard de Chardin, i domenicani Yves Congar ed Edward Schillebeeckx, Hans Küng, Han Urs von Balthasar, Marie-Dominique Chenu, Karl Rahner, Louis Bouyer, Etienne Gilson.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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