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La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale dei cristiani-cattolici

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2014 11:34
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20/12/2013 10:30
 
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   Presenza efficace nella nostra storia

Maria è posta nell'intimo della confessione cristiana nel Dio vivente, che non può essere pensato senza la Vergine di Nazaret.

Mai forse come il 26 giugno 2000 la sala stampa vaticana è stata affollata da giornalisti a nome di testate diffuse in tutto il mondo. Clamore mediatico comprensibile perché stava per essere rivelato il terzo segreto di Fatima. E, come si sa, un segreto suscita sempre curiosità.

Lo stesso attentatore Alì Agcà nel colloquio a quattr'occhi con Giovanni Paolo II a Rebibbia nel 1983 gli chiede espressamente: «Che cos'è il terzo segreto di Fatima?», nell'intento di trovare una spiegazione al suo gesto criminale. Scriverà nel libro farneticante Io, Gesù Cristo: «Ho capito di essere al centro di un mistero che cominciava il 13 maggio 1917».

Altri, come il tedesco L. Einrich, giungono a pubblicare nel 1963 in Neues Europa un testo inventato del segreto di Fatima che contiene notizie allarmanti circa cataclismi universali («catastrofe di fuoco e di fiamme») e lotte all'interno della Chiesa, dove «cardinali saranno contro cardinali e vescovi saranno contro vescovi. Satana si metterà in mezzo a loro».

Beato Angelico, Il paradiso, part. del Giudizio universale (1430 ca.), Museo di San Marco, Firenze (foto LORES RIVA).

Beato Angelico, Il paradiso, part. del Giudizio universale (1430 ca.), Museo di San Marco, Firenze (foto LORES RIVA).

Dal segreto alla rivelazione. La rivelazione della terza parte del segreto di Fatima è affidata da Giovanni Paolo II al card. J. Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Tale rivelazione sconfigge ugualmente la mania del sensazionale e il facile allarmismo, suscitando in alcuni delusione, in altri soddisfazione, in altri infine indifferenza.

Delusi rimangono quanti si aspettavano annunci di cataclismi universali e di mali catastrofici. soddisfatti invece si dichiarano quanti vivevano il segreto come un incubo da cui sono finalmente liberati. Indifferenti quanti pensano che nel Vangelo c'è già tutto ciò che è necessario per la salvezza dei singoli e del mondo, incorrendo verosimilmente nel rimprovero biblico a quanti sono insensibili a visioni e profezie: «Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato…: Convertitevi dalle vostre vie malvagie» (2Re 17,13).

Da vero teologo, il card. Ratzinger ha distinto i due livelli della rivelazione, rivendicando il primato assoluto a quella definitiva, pubblica e necessaria avvenuta una volta per tutte in Cristo, mentre le ulteriori comunicazioni celesti hanno funzione sussidiaria: «L'autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall'unica rivelazione pubblica», ma «la rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all'unica rivelazione pubblica».

In ciò che egli chiama «un tentativo di interpretazione del "segreto" di Fatima », Ratzinger spiega innanzitutto come possa costituire «una via di salvezza» qualcosa di «sorprendente per persone provenienti dall'ambito culturale anglosassone e tedesco: la devozione al Cuore immacolato di Maria».

Essa consiste praticamente in un'opzione fondamentale, che sulla scia di Maria inserisce la disponibilità al volere di Dio nel nucleo profondo dell'io umano. Per capire questo può bastare qui una breve indicazione. «Cuore» significa nel linguaggio della Bibbia il centro dell'esistenza umana, la confluenza di ragione, volontà, temperamento e sensibilità, in cui la persona trova la sua unità ed il suo orientamento interiore. Il «cuore immacolato» è secondo Mt 5,8 un cuore, che a partire da Dio è giunto ad una perfetta unità interiore e pertanto «vede Dio». «Devozione» al Cuore immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il Fiat – «Sia fatta la tua volontà» – diviene il centro informante di tutta quanta l'esistenza.

Continuando nell'analisi, il Cardinale comprende che come parola chiave della prima e della seconda parte del «segreto » è quella di «salvare le anime», così la parola chiave della terza parte è il triplice grido: «Penitenza! Penitenza! Penitenza! ».

Tale grido dev'essere situato nel momento storico attuale, «caratterizzato da grandi pericoli, i quali verranno delineati nelle immagini successive». Ed ecco balzare con evidenza la figura luminosa di Maria come efficace antidoto alle perniciose tendenze necrofile in atto nel mondo. Esaminiamo ora un poco più da vicino le singole immagini.

L'Angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell'Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio, che incombe sul mondo. La prospettiva che il mondo potrebbe essere incenerito in un mare di fiamme, oggi non appare assolutamente più come pura fantasia: l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco.

La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione – lo splendore della Madre di Dio – e, proveniente in un certo modo da questo, l'appello alla penitenza.

Ritornare al cuore di Maria. Come si può notare, esiste uno scontro frontale tra le forze di morte(necrofile), rappresentate dalla spada di fuoco che vorrebbe incenerire il cosmo, e le pulsioni di vita(biofile), condensate paradigmaticamente nello «splendore della Madre di Dio».

Il ritorno al Cuore immacolato di Maria è inevitabile quanto benefico: tutto si risolve con il richiamo alla libertà umana affinché si orienti decisamente al volere divino «in una direzione positiva » per la salvezza e la vita, e non per la distruzione e la morte. In tal modo viene sottolineata l'importanza della libertà dell'uomo: il futuro non è affatto determinato in modo immutabile e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato.

Tutta quanta la visione avviene in realtà solo per richiamare sullo scenario la libertà e per volgerla in una direzione positiva. Il senso della visione non è quindi quello di mostrare un film sul futuro irrimediabilmente fissato. Il suo senso è esattamente il contrario, quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene. La salvezza è dunque ancorata ad un'autentica antropologia, secondo cui al fatalismo si sostituiscono la responsabilità e l'impegno, capaci di cambiare il volto degli esseri umani e il movimento della storia.

L'arcangelo Michele pesa le anime, part. del Giudizio universale (sec. XII), Cattedrale di Autun (Francia, foto BONOTTO).

L'arcangelo Michele pesa le anime, part. del Giudizio universale (sec. XII), Cattedrale di Autun (Francia, foto BONOTTO).

Il problema dell'essere umano. Con lucida visione il filosofo M. Heidegger presenta il problema dell'uomo come la questione fondamentale del nostro tempo. Nessuna epoca ha accumulato conoscenze tanto numerose e diverse concernenti l'uomo come la nostra. Ma nello stesso tempo nessuna epoca ha saputo meno che cos'è l'uomo. Mai l'uomo è apparso tanto misterioso. La ragione del mistero dell'uomo è la sua condizione di essere tra gli estremi: «L'uomo è l'essere della frontiera (Tommaso d'Aquino) tra natura e spirito, tempo ed eternità, tra Dio e il mondo ».

Si comprende perciò perché l'uomo è celato a se stesso e agli altri. È un homo absconditus. È un mistero della speranza e al tempo stesso un mistero della malvagità. Proprio in questa problematica s'innesta la figura di Maria che contribuisce con Cristo a rivelare l'uomo all'uomo. Questo homo revelatus, questa creatura manifestata a se stessa trova la sua icona nella Vergine Maria: su di lei si riverbera come primizia lo splendore del nuovo Adamo, che ella porta nel grembo; in lei, la plasmata dalla grazia, rifulge la creatura «ricreata» nell'immagine perfetta di Dio, il Cristo (cf Gv 1,18; 14,9; Col 1,15).

Beato Angelico (1395 ca.-1455), Cristo giudice, Museo di San Marco, Firenze (foto LORES RIVA).

Beato Angelico (1395 ca.-1455), Cristo giudice, Museo di San Marco, Firenze (foto LORES RIVA).

In questa linea teo-antropologica e storico-salvifica si era posto il contributo di J. Ratzinger, tanto da suscitare una ammirazione per il teologo tedesco che elabora con perspicacia e coerenza unamariologia essenzialmente teologica, più che mai necessaria oggi nell'ambiente della boriosaintellighentia incline a dileggiare la mariologia riducendola al ruolo di cenerentola o disciplina para-teologica.

Di fondamentale significato è da una parte il fatto che Maria con la sua maternità verginale strappa definitivamente il velo del nascondimento di Dio: ormai da Dio lontano egli «diventa il nostro Dio, l'Emmanuele, "Dio con noi"».

D'altra parte non meno pregno di senso è il consenso della Vergine, che mentre rivela il Dio del dialogo nella libertà, manifesta l'essere umano non già come una marionetta mossa dall'alto senza risposta propria, ma come assunto da Dio unitrino alla partecipazione attiva nell'opera di salvezza.

G.B. Tiepolo (1696-1770), La Penitenza e l'Umiltà, Santa Maria del Carmelo, Venezia (foto BONOTTO).

G.B. Tiepolo (1696-1770), La Penitenza e l'Umiltà, Santa Maria del Carmelo, Venezia (foto BONOTTO).

Maria diviene specchio dell'uomo che risponde a Dio offrendo la propria attività per la salvezza del mondo. Ne consegue che eliminare oppure obnubilare Maria immette nella negazione della creazione e nella negazione della realtà della grazia, in una concezione dell'attività solitaria di Dio che trasforma la creatura in una maschera e disconosce quindi anche il Dio della Bibbia, caratterizzato dal fatto che egli è il Creatore e il Dio dell'alleanza.


Padre Stefano de Fiores

da Madre di Dio maggio 2011







Celebrando il Signore lodiamo Maria

  di SERGIO GASPARI, smm


B.V.M. di Fatima (13 maggio)

Continuità tra lle apparizioni dell 1917 nella localliità lusitana e la lliiturgiia del rito romano.

Dio si rivela agli uomini attraverso la parola biblica e l'azione liturgica; talora anche con le rivelazioni private, quasi sempre con le mariofanie, le quali richiamano il Vangelo, ripresentandolo con accentuazioni dottrinali ed un linguaggio conformi al tempo storico in cui esse avvengono.

Nel celebrare il 13 maggio la Memoria facoltativa B.V.M. di Fatima, vogliamo mostrare alcune affinità e sintonie tra le apparizioni mariane a Fatima e gli eventi biblico-liturgici celebrati dalla Chiesa di rito romano, fino ad evidenziarne continuità di linguaggio, di forma e di contenuto.

Scultura in marmo eretta nel 1958 a Loca do Cabeço a ricordo della prima e terza apparizione dell'Angelo (foto QUAGLINO).

Scultura in marmo eretta nel 1958 a Loca do Cabeço a ricordo della prima e terza apparizione dell'Angelo (foto QUAGLINO).

1. Il "preludio angelico" e gli angeli all'incarnazione e alla risurrezione. Le apparizioni mariane sono precedute da un "preludio angelico": le tre apparizioni dell'Angelo (1916) destinate a preparare i veggenti agli eventi grandiosi che li attendono. L'Angelo dopo non tornerà più.

Nell'Annunciazione a Maria è inviato l'angelo Gabriele che, quale messaggero celeste, compie la sua missione e poi parte da lei (Lc 1,26.38). A Betlemme un angelo annuncia ai pastori la nascita del Salvatore (Lc 2,9-14), poi gli angeli si allontanano per tornare al cielo (Lc 2,15).

L'Angelo a Fatima prepara le apparizioni della Vergine. L'Angelo della risurrezione prepara le manifestazioni del Cristo pasquale: gli angeli alla tomba vuota annunciano alle donne la risurrezione(Mt 28,2-5 e par.); dopo di loro si manifesta Cristo risorto (Mt 28,9). Nella liturgia l'Angelo, cooperatore del disegno di salvezza, è l'intercessore celeste che dispone i fedeli all'incontro con il Signore.

Nella Preghiera eucaristica I preghiamo: (Padre) «fa' che questa offerta, per le mani del tuo Angelo santo, sia portata sull'altare del cielo, davanti alla tua maestà divina»..

Ignoto, Annunciazione (sec. XVI), Museo civico, Savigliano (Cuneo).

Ignoto, Annunciazione (sec. XVI), Museo civico, Savigliano (Cuneo).

2La prima apparizione mariana e i riti preparatori all'azione liturgica. La Vergine appare la prima volta il 13 maggio 1917 mentre i pastorelli si trovano al pascolo. Anche il giovane David è chiamato mentre sta al pascolo (1Sam 16,11-13). Cristo risorto a Emmaus si manifesta mentre i due discepoli stanno tornando alla loro vita ordinaria, si fa loro compagno di viaggio, poi comunica l'evento della sua risurrezione e spezza il pane (Lc 24,13-35). Mentre Pietro e gli altri discepoli stanno a pescare sul lago di Tiberiade, il Risorto si manifesta sulla riva e li invita a mangiare (Gv 21,1-14). Nella liturgia, inizialmente il Signore raggiunge i fedeli nella vita di ogni giorno per aiutarli a passare «dalla strada all'"Amen" celebrativo », dalla quotidianità all'incontro divinizzante con lui.

Giovanni Paolo II in preghiera nella Cappella delle apparizioni (pellegrinaggio a Fatima, 12-13.5.2000, foto GIULIANI).

Giovanni Paolo II in preghiera nella Cappella delle apparizioni (pellegrinaggio a Fatima, 12-13.5.2000, foto GIULIANI).

3. Segni prodigiosi nel cielo e la liturgia, "irruzione" del cielo sulla terra. Nella prima apparizione dell'Angelo si parla di un «vento forte». Il 13 maggio d'improvviso una folgore straordinaria percorre l'atmosfera, poi un nuovo bagliore trattiene i ragazzi e appare una luce bianca e abbagliante diffusa dalla Signora. Il 13 luglio ella avverte: «Vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta». Difatti il 13 ottobre avviene il prodigio atmosferico del sole che si mette a roteare su se stesso e dà l'impressione di precipitare sulla terra. In quello stesso giorno, mentre la Signora «si elevava (al cielo), il riflesso della sua stessa luce continuava a proiettarsi nel sole».

Dio si rivela così. La gloria del Signore avvolge di luce i pastori e l'Angelo annuncia la nascita di Cristo(Lc 2,9-11). L'Angelo dà anche il segno del prodigio: «Troverete un bambino che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). Al mattino della risurrezione, mentre le donne vanno al sepolcro sentono «un gran terremoto» (Mt 28,2). L'aspetto di Cristo risorto è «come la folgore» (Mt 28,3). Prima della discesa dello Spirito alla Pentecoste «venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo» (At 2,2). La stessa venuta dello Spirito è accompagnata da «fragore di tuono, vento impetuoso» (Ant. 2, Ufficio di Lettura, in LO 2, 927). Sempre la liturgia è "irruzione" del Cielo sulla terra.

Tutto nella creazione è «abilitato a dare espressione all'inesprimibile ». Le immense energie del cosmo sono poste a servizio dell'uomo e del culto, poiché «Dio ha voluto attuare e comunicare la sua salvezza attraverso il sacramento delle cose» umane.

4. I miracoli a Fatima e nella liturgia. Il 13 luglio Lucia «chiede (alla Vergine) di fare un miracolo perché tutti credano che lei ci appare». La Signora risponde: «A ottobre farò un miracolo che tutti potranno vedere per credere». Il 13 ottobre avviene il prodigio del sole, evento preannunciato il 13 maggio, e in quello stesso giorno la Vergine rivela che alcuni malati saranno guariti.

Fatima esplicita ciò che la liturgia compie quotidianamente, in particolare nei due sacramenti del recupero: il sacramento del perdono, seconda tavola di salvezza dopo il naufragio del peccato, e quello dell'unzione degli infermi, finalizzato alla guarigione spirituale e fisica. Se l'acqua benedetta è portatrice dello Spirito e l'olio sacramentale trasmette la potenza dello Spirito, l'Eucaristia è il "miracolo permanente" con cui il Signore si rende presente agli uomini e opera la salvezza. Come i miracoli del Gesù storico sono salvifici, così la liturgia è il "miracolo" sacramentale con cui il Signore continua a salvare il suo popolo.,

5. Le profezie mariane e la liturgia, profezia in atto. La Vergine profetizza eventi prima che avvengano. Il 13 luglio avverte: «La guerra sta per finire. Ma se (gli uomini) non smetteranno di offendere Dio, nel pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore».

La roteazione del sole, 13 ottobre, è stata preannunciata sei mesi prima. Nel Magnificat la Vergine profetizza per la Chiesa futura. A Cana, ordinando ai servitori: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,4),anticipa il mandato pasquale di Cristo nell'ultima Cena (1Cor 11,24-25). Nella Visitazione ad Elisabetta anticipa la predicazione degli apostoli. Nella Presentazione al Tempio del Figlio preannuncia la Pasqua offertoriale della Chiesa. Fin dallo smarrimento di Gesù nel Tempio vive lo smarrimento del triduo pasquale. La liturgia, in quanto rivelazione celeste e verticalità, è già la terra nel cielo. Fin d'ora essa introduce nell'eternità beata del cielo. «Nella liturgia terrena – afferma il Vaticano II – noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini» (SC 8).

6. Il trionfo del Cuore immacolato di Maria e la vita nuova del Risorto nella liturgia.L'Angelo, che nella seconda apparizione si presenta come «l'Angelo della pace», predispone i veggenti alla missione per il trionfo del Cuore immacolato di Maria. Il 13 luglio ella avverte: «Se (gli uomini) ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace... Finalmente il mio Cuore immacolato trionferà». La roteazione del sole, 13 ottobre, è vista come un chiaro segno del cielo a favore dei fatti avvenuti nei mesi precedenti.

La sera del giorno di Pasqua il Risorto, dicendo ai discepoli: «Pace a voi!», effonde lo Spirito della risurrezione e della remissione dei peccati (Gv 20,19-23; Lc 24,36). Con la risurrezione inizia la creazione nuova per il mondo, la vita pasquale per i discepoli, un'era nuova per la storia umana. La liturgia parla di «cieli nuovi e terra nuova». Come Lucia è impegnata per il trionfo del Cuore immacolato di Maria, così per i discepoli la vittoria di Cristo sulla morte significa impegno coraggioso nella testimonianza e nell'annuncio missionario. Dopo essersi intrattenuti con il Risorto sul lago di Tiberiade, Pietro segue il Maestro e gli altri discepoli gli rendono testimonianza (Gv 21,15-25). Le donne, dopo aver visto Cristo risorto al sepolcro vuoto, corrono «a dare l'annuncio ai suoi discepoli » (Mt 28,8) e i due viandanti di Emmaus si recano nuovamente a Gerusalemme per annunciare il Risorto agli altri nel Cenacolo (Lc 24,33-35). Queste e molte altre affinità, sia linguistiche che contenutistiche tra Fatima e il rito romano, evidenziano l'armonia tra il contesto narrativo-visivo delle apparizioni e quello biblico-liturgico del rito romano.

Sergio Gaspari, smm



 





Dio sceglie ciò che non appare

«Chi è più grande, colui che sta a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27).

Gesù aveva chiamato i primi discepoli. Tra essi c'è Filippo. Gesù l'aveva incontrato e gli aveva detto: «Seguimi!». E Filippo incontra l'amico Natanaele, che sarà l'apostolo Bartolomeo (Mt 10,3), e gli confida entusiasta: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret». E Natanaele, senza scomporsi: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). E Filippo: «Vieni e vedi». E abbiamo veduto cosa ne è venuto di buono da Nazaret, anche se non godeva di grande fama. Perché, proprio a Nazaret, la città di Maria, fu mandato da Dio l'angelo Gabriele. «L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret» (Lc 1,26).

Part. della facciata della Basilica dell'Annunciazione (1960-1969) a Nazaret (foto MARCATO).

Part. della facciata della Basilica dell'Annunciazione (1960-1969) a Nazaret (foto MARCATO).

Nell'annunciazione di Giovanni – scrive alois Stöger – l'invio dell'Angelo ha come meta il Tempio, il luogo di Dio, santo, chiuso, inaccessibile. Nell'annunciazione di Gesù ha come meta «una città della Galilea», la «Galilea delle genti» (Mt 4,15), confinante con nazioni pagane e frequentata dai loro abitanti; quella parte della Terra Santa che era ritenuta profana e sembrava trascurata da Dio; quella Galilea, dalla quale «non era sorto alcun profeta » (Gv 7,52). Nazaret: la città, sugli ultimi contrafforti dei monti galilei, a circa 140 km a Nord di Gerusalemme, è storicamente senza fama. L'Antico Testamento non ha mai citato questo nome; la cronaca dei giudei (Giuseppe Flavio) non ha nulla da dire su questa città. Ma Dio sceglie ciò che non appare, che è umile, disprezzato dagli uomini. La legge dell'incarnazione è questa: «Gesù… spogliò se stesso» (Fil 2,7). E, per scegliere la Madre di Gesù, Dio posò lo sguardo su questa città.

«Ed ecco – disse poi l'Angelo a Maria – Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei che era detta sterile» (Lc 1,36). Elisabetta era la madre di Giovanni Battista. Ecco come ci informa l'evangelista Luca (1,5-25): «Al tempo di Erode, re della Giudea, vi erano un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abia, e sua moglie, una discendente di Aronne, chiamata Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio… Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni»..

Ma che avvenne? «Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore (a Gerusalemme)... apparve a lui un angelo del Signore... Gli disse: "Non temere, Zaccaria; la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio e tu lo chiamerai Giovanni". Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni, Elisabetta, sua moglie, concepì».

Intanto Maria, apprese dall'Angelo le notizie su Elisabetta, si era recata a visitare e a servire la cugina. E, trascorsi circa tre mesi, eccola di ritorno a Nazaret (cf Lc 1,56). Rivede il suo Giuseppe, il «falegname» (Mt 13,55), riprende i suoi lavori, la sua vita quotidiana. Dopo la nascita di Gesù a Betlemme e la fuga in Egitto, Giuseppe, «avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo dei Profeti: "Sarà chiamato Nazareno" » (Mt 2,22-23). E l'ignorata Nazaret, residenza di Maria, sarà la residenza di Gesù.

Fiorino Triverio














Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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