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Benedetto XVI il più grande Doctor Ecclesiae del nostro tempo

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2014 21:08
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07/06/2014 11:51
 
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venerdì 1 novembre 2013

Eppure eravamo stati avvertiti

 
Le "profezie razionali" del cardinale
Joseph Ratzinger
 
di Marco Sambruna
 
 
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI

A parte l'oggettiva pochezza del vivere contemporaneo dominato dalla claustrofobia mentale più ottusa, ciò che preoccupa i credenti oggi è il destino della Chiesa. Non solo della Chiesa istituzionale, ma anche da intendersi come comunità dei credenti.
La certezza è che la terza rivoluzione industriale figlia del post moderno abbia finito di distruggere ciò che le prime due avevano minato ossia la vecchia cultura religioso - contadina improvvisamente scomparsa, diceva Pier Paolo pasolini, dopo secoli, se non millenni.
Sul piano esistenziale essere travolti dal post moderno fondamentalmente ateo o nella migliore delle ipotesi agnostico, significa essere preda di uno strano sentimento di disperazione. invano ci si affanna a cogliere qualche residuo di umanità in una società ormai dominata dal cinismo, dal pragmatismo becero dove il sentimento religioso è stato progressivamente sostituito dal "senso del sacro" tanto caro agli psicologi, poi dalla "morale" come ultimo bastione difensivo dei residui cattolici spazzata via, infine dall' "etica laica" tanto strombazzata dai laicisti militanti che parla un curioso italiano "tecnico" mutuato dal diritto simile al modo di esprimersi di un questurino di provincia degli anni Cinquanta.
Alla disperazione si accompagna la sfiducia e l'orrenda sensazione di essere minacciati da un imminente pericolo dai contorni indefiniti.

Eppure eravamo stati avvertiti: autentici profeti laici come Pasolini, Martin Heidegger, Sergio Quinzio, perfino Marx ci avevavo avvertito, ma il loro appello è restato inascoltato.

Idem riguardo gli avvertimenti da parte di uomini di chiesa: Gregorio XVI col la "Mirari vos", Pio IX col "Sillabo" e Pio X la "Pascendi gregis" avevano messo in guardia contro le insidie del liberalismo borghese. E' noto come Pio XII avesse in animo di indire un Concilio, ma cambiò idea quando si rese conto che le idee della Nouvelle Theologie di matrice liberale minacciavano di infettare le decisioni conciliari. 
Romano Guardini paventava con preoccupazione l'avvento di una specie di dittatura tecnico/burocratica mentre il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova e per due volte a un passo dall'elezione papale, denunciava con forza la deriva post conciliare.
Perfino Paolo VI era angosciato dal pericolo che negli anni post conciliari il cattolicesimo fosse stravolto dallo spirito liberal borghese, per tacere delle posizioni fortemente critiche nei confronti dell'ottimismo ecumenico di Marcel Lefebvre e, più recentemente, quelle del defunto vescovo di Como mons. Alessandro Maggiolini.

Non esistono quindi solo le profezie di mistici e veggenti, ma anche le precognizioni razionali di menti illuminate, la cui ragione limpida e cristallina ha colto il pericolo profilarsi all'orizzonte.
Sotto questo aspetto sono state riscoperte recentemente le "profezie razionali" del cardinal Joseph Ratzinger prima che diventasse Papa, quando ancora era un illustre teologo prima e prefetto della "Congregazione per la dottrina della fede", poi.
 

LE "PROFEZIE" DI JOSEPH RATZINGER.

 
Recentemente  "Vatican insider" ha pubblicato un interessante articolo sulle profezie dimenticate di Joseph Ratzinger. 
Il futuro Papa in una serie di cinque conferenze alla radio bavarese in quel lontano 1969 rilasciava una serie di dichiarazioni che, lette oggi, assumono i contenuti di una vera e propria profezia. Egli infatti era propenso a credere che per la Chiesa si stesse avvicinando una sorta di Getsemani, un' epoca di grave travaglio e crisi da cui sarebbe uscita pesantemente ridimensionata.
 
Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. 
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. 
Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti, sarà un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata. A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di indescrivibile solitudine e avendo perso di vista Dio, avvertiranno l’orrore della loro povertà. 
(fonte  "Vatican Insider")
Insomma "l'apostasia silenziosa" che avrebbe ridotto il popolo dei fedeli cattolici a pochi sparuti gruppi preconizzata da Giovanni Paolo II già era prefigurata dal giovane teologo Joseph Ratzinger.
Ma non è finita qui.
Nel 1997 il giornalista tedesco Peter Seewald conduce una lunga intervista col cardinale Ratzinger che sarà pubblicata nel libro "Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo". Nel libro Joseph Ratzinger ribadisce il suo pensiero con ancora maggior evidenza: la Chiesa Cattolica è destinata ad arrivare alle soglie dell'estinzione. Solo un piccolo gregge sopravviverà ignorato tanto dalla politica quanto dalla cultura finchè il mondo, prostrato dal senso di disperazione che deriva da un indicibile solitudine si rivolgerà nuovamente a quel manipolo di credenti per cercare una risposta che dia senso e spessore alla vita.
Come abbiamo già detto anche la Chiesa assumerà altre forme, sarà meno simile a una società di massa e sarà sempre più una chiesa di minoranza, vivrà in piccoli gruppi di persone veramente convinte e credenti, e che agiscono di conseguenza.
("Il sale della terra, pag. 251) 
Ma una Chiesa ridotta a sparuta minoranza non solo deve fare i conti con un numero esiguo di fedeli, ma anche con una drammatica diminuzione di sacerdoti consacrati. Joseph Ratzinger sembra allora delineare la possibilità di un incremento di prerogative del sacerdozio universale (cioè di tutti i battezzati) di contro a un ridimensionamento del ruolo del sacerdozio ministeriale (cioè dei preti secolari e ordini religiosi). In altre parole anche i semplici laici credenti potrebbero somministrare i sacramenti. 
Allora, avevo previsto (nel 1969), se così si può dire, che la Chiesa si sarebbe ridotta di dimensioni, che un giorno sarebbe diventata Chiesa di minoranza e che non avrebbe più potuto esistere nei grandi spazi e nelle organizzazioni che aveva in passato, ma avrebbe dovuto trovare una sistemazione più modesta. A tal proposito avevo anche pensato che, accanto ai sacerdoti ordinati in giovane età, si sarebbero anche potuti scegliere degli uomini dotati di grande esperienza, provenienti dal mondo del lavoro, o che, comunque si sarebbero potute istituire forme diverse di ministero. Penso ancora che la Chiesa si debba lentamente adattare a una situazione minoritaria, a una posizione diversa nella società.
("Il sale della terra, pag. 288) 
Quale modello di vita immagina Joseph Ratzinger per le future, sparute, comunità cristiane?
Domanda: Quale sarà il volto nuovo della Chiesa alternativo alla Chiesa del popolo, ormai non più attuabile in grandi aree d'Europa? Che forma devono avere queste comunità attive? Dobbiamo immaginare dei kibbutz cristiani in Germania?
Risposta: Perchè no? Lo si vedrà. Sarebbe sbagliato anzi presuntuoso progettare adesso un modello più o meno definito della Chiesa di domani, che sarà, più chiaramente di oggi, la Chiesa di una minoranza.
("Il sale della terra, pag. 299) 

E L'ECUMENISMO ? 

Tuttavia resta un dubbio: ma l'idea di cattolicità ridotta ai minimi termini non contrasta con l'idea di ecumenismo? Ossia in una prospettiva di dialogo interconfessionale diretta all'unità dei cristiani, la massa dei fedeli dovrebbe aumentare e non diminuire. Eppure l'idea delle grandi masse cristiane frutto del dialogo e del crollo del muro di Berlino aveva affascinato Giovanni Paolo II. Lo stesso Papa vedeva nel nuovo ordine mondiale una straordinaria opportunità per il cristianesimo, era convinto che il dialogo col mondo avrebbe prodotto una nuova primavera cristiana. Insomma l'ecumenismo era una priorità nell'agenda del Pontefice. Si è più volte insistito da parte di alcuni osservatori cattolici sul fatto che ci fosse perfetta continuità fra il pontificato di Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI. Tuttavia a leggere le dichiarazioni dell'allora cardinale Ratzinger pare proprio che egli riponesse ben poche o nulle speranze nel dialogo ecumenico.

D'altra parte è lo stesso Joseph Ratzinger a sottolineare l'importanza dell'ecumenismo per Giovanni Paolo II.
 
Il mettersi in cammino dell'Ecumene nel Vaticano II è già un segno di avvicinamento a una nuova unità. Per questo il Papa (Giovanni Paolo II) è pieno di speranza che i millenni abbiano la loro fisionomia; che tutti i crolli di questo secolo e le sue lacrime, come egli dice, vengano alla fine raccolti e trasformati in un nuovo inizio. L'unità dell'umanità, l'unità delle religioni e l'unità dei cristiani dovrebbero essere ancora perseguite, così che possa davvero iniziare una nuova epoca più positiva. (...) l'instancabilità con cui di fatto il Papa si muove, deriva proprio dalla forza di questa sua straordinaria prospettiva. Il compimento (dell'unità) non è poi nelle nostre mani, ma in quelle di Dio. Al momento non lo vedo ancora avvicinarsi.
("Il sale della terra, pag. 268-269)
Questo il pensiero che il cardinale Ratzinger attribuisce a Giovanni Paolo II. Vediamo ora cosa pensa lui, il futuro Benedetto XVI, dell'ecumenismo diretto all'unità dei cristiani.
Non oso pensare a un'unità di cristiani pienamente compiuta all'interno della storia. Vediamo anzi che, contemporaneamente agli sforzi che si compiono per arrivare all'unità, avvengono continuamente ulteriori frammentazioni. Non solo continuano a formarsi nuove sette, tra le quali anche sette sincretistiche con grandi componenti pagane e non cristiane, ma. anzi aumentano le divisioni anche all'interno delle Chiese: tanto in quelle riformate (...), quanto nell'ortodossia. Anche nella stessa Chiesa cattolica esistono profonde spaccature. cosicchè talvolta si ha letteralmente la sensazione che in essa convivano due chiese l'una accanto all'altra. Si devono vedere entrambi gli aspetti, sia l'avvicinarsi di cristiani separati, sia il contemporaneo nascere di spaccature interne. Ci si dovrebbe cautelare da speranze utopistiche. (...) Sarebbe già un risultato se non si verificassero ulteriori fratture e se comprendessimo che anche nella separazione siamo uniti in molte cose. Non credo si arriverà molto rapidamente a grandi "unioni confessionali".
Insomma, sembra dire Joseph Ratzinger, non facciamoci troppe illusioni circa i frutti del dialogo ecumenico. E' molto probabile, diciamo noi, che si risolva in un colossale fallimento. 
D'altra parte giungere all'unità dei cristiani e financo di tutte le religioni per la Chiesa cattolica sarebbe facilissimo: basterebbe abolire il papato per unirsi agli ortodossi, abolire la gerarchia ecclesiale e l'intermediazione della Madonna per unirsi ai protestanti e magari ridurre il Vangelo a un episodio simbolico cui bisogna dare una lettura allegorica per ottenere anche l'applauso dei cosiddeti "cattolici adulti" o "atei devoti".
 
Il problema non è l'ecumenismo in se, ma l'ecumenismo a partire dalla non negoziabilità dei fondamenti della fede cattolica.
Del resto è stato proprio Benedetto XVI a dire che se dovesse ottenere l'applauso incondizionato del mondo dovrebbe seriamente porsi il problema se sta proponendo il Vangelo nella sua integrità.


Il post si può replicare citando l'autore e la fonte http://nuovareligione.blogspot.it/


 

[Modificato da Caterina63 07/06/2014 14:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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