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Meditazioni quotidiane: Luglio Agosto e Settembre

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2014 10:26
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07/09/2014 14:33
 
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ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 7 settembre 2014


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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica, tratto dal capitolo 18° di Matteo, presenta il tema della correzione fraterna nella comunità dei credenti: cioè come io devo correggere un altro cristiano quando fa una cosa non buona. Gesù ci insegna che se il mio fratello cristiano commette una colpa contro di me, mi offende, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, spiegandogli che ciò che ha detto o ha fatto non è buono. E se il fratello non mi ascolta? Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto; se, nonostante questo, non accoglie l’esortazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede.

Le tappe di questo itinerario indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda. Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità – questa è la prima cosa, evitare questo -. «Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L’atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io “spello” un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro!
Anche le parole uccidono. Facciamo attenzione a questo.

Nello stesso tempo questa discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore. Si parla fra i due, nessuno se ne accorge e tutto è finito. È alla luce di questa esigenza che si comprende anche la serie successiva di interventi, che prevede il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità. Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano.

In realtà, davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti. Gesù infatti ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri. Correggere il fratello è un servizio, ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore. La stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte.

Per questo, all’inizio della Messa, ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori, esprimendo con le parole e con i gesti il sincero pentimento del cuore. E diciamo: “Abbi pietà di me, Signore. Io sono peccatore!Confesso, Dio Onnipotente, i miei peccati”.
E non diciamo: “Signore, abbi pietà di questo che è accanto a me, o di questa, che sono peccatori”. No! “Abbi pietà di me!”.
Tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono del Signore. È lo Spirito Santo che parla al nostro spirito e ci fa riconoscere le nostre colpe alla luce della parola di Gesù. Ed è lo stesso Gesù che ci invita tutti, santi e peccatori, alla sua mensa raccogliendoci dai crocicchi delle strade, dalle diverse situazioni della vita (cfr Mt 22,9-10). E tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica, due sono fondamentali, due condizioni per andare bene a Messa: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a Messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna.

Domandiamo tutto questo per l’intercessione della Beata Vergine Maria, che domani celebreremo nella ricorrenza liturgica della sua Natività.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

in questi ultimi giorni sono stati compiuti passi significativi nella ricerca di una tregua nelle regioni interessate dal conflitto in Ucraina orientale, pur avendo sentito oggi delle notizie poco confortanti. Tuttavia auspico che essi possano recare sollievo alla popolazione e contribuire agli sforzi per una pace duratura. Preghiamo affinché, nella logica dell’incontro, il dialogo iniziato possa proseguire e portare il frutto sperato. Maria, Regina della Pace, prega per noi.

Unisco inoltre la mia voce a quella dei Vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità.

Questa domenica un convoglio di circa 30 volontari della Croce Rossa Italiana parte alla volta dell’Iraq, nella zona di Dohuk, vicino a Erbil, dove si sono concentrate decine di migliaia di sfollati iracheni. Esprimendo un sentito apprezzamento per questa opera generosa e concreta, imparto la benedizione a tutti loro e a tutte le persone che cercano concretamente di aiutare i nostri fratelli perseguitati ed oppressi. Il Signore vi benedica.

 

E ricordatevi domani - come ho detto - la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna. Sarebbe il suo compleanno. E cosa si fa quando la mamma fa la festa di compleanno? La si saluta, si fanno gli auguri… Domani ricordatevi, dal mattino presto, dal vostro cuore e dalle vostre labbra, di salutare la Madonna e dirle: “Tanti auguri!”. E dirle un’Ave Maria che venga dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene!

A tutti voi chiedo, per favore, di pregare per me. Vi auguro buona domenica 






Il Papa: come Maria, lasciamo che Dio cammini con noi


2014-09-08 Radio Vaticana

Guardando la storia di Maria, domandiamoci se lasciamo che Dio cammini con noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, nella Festa della Natività della Madonna. Il Pontefice ha sottolineato che Dio sta “nelle cose grandi”, ma anche nelle piccole ed ha la “pazienza” di camminare con noi, anche se siamo peccatori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Nel giorno in cui si festeggia la Natività di Maria, Papa Francesco ha offerto la sua meditazione sulla Creazione e il cammino che Dio fa con noi nella storia. Quando leggiamo il libro della Genesi, ha osservato, “c’è il pericolo di pensare che Dio sia stato un mago” che faceva le cose “con la bacchetta magica”. Ma, ha avvertito, “non è stato così’, perché “Dio ha fatto le cose” e “le ha lasciate andare con le leggi interne, interiori che Lui ha dato ad ognuna, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla pienezza”. Il Signore, ha soggiunto, “alle cose dell’universo ha dato autonomia, ma non indipendenza”:

“Perché Dio non è mago, è creatore! Ma quando al sesto giorno, di quel racconto, arriva la creazione dell’uomo dà un’altra autonomia, un po’ diversa, ma non indipendente: un’autonomia che è la libertà. E dice all’uomo di andare avanti nella storia, lo fa il responsabile della creazione, anche perché dominasse il creato, perché lo portasse avanti e così arrivasse alla pienezza dei tempi. E quale era la pienezza dei tempi? Quello che Lui aveva nel cuore: l’arrivo di suo Figlio. Perché Dio – abbiamo sentito Paolo – ci ha predestinati, tutti, ad essere conformi all’immagine del Figlio”.

E questo, ha affermato, “è il cammino dell’umanità, è il cammino dell’uomo. Dio voleva che noi fossimo come suo Figlio e che suo Figlio fosse come noi”. Il Papa ha così rivolto il pensiero al passo del Vangelo odierno che narra la genealogia di Gesù. In “questo elenco – ha annotato – ci sono dei santi e anche dei peccatori, ma la storia va avanti perché Dio ha voluto che gli uomini fossero liberi”. E se è vero che quando l’uomo “ha usato male la sua libertà, Dio lo ha cacciato via dal Paradiso” gli “ha fatto una promessa e l’uomo è uscito dal Paradiso con speranza. Peccatore, ma con speranze!”. Il “loro cammino – ha ribadito – non lo fanno da soli: Dio cammina con loro. Perché Dio ha fatto una opzione: ha fatto l’opzione per il tempo, non per il momento. E’ il Dio del tempo, è il Dio della storia, è il Dio che cammina con i suoi figli”. E questo fino alla “pienezza dei tempi” quando suo Figlio si fa uomo. Dio, ha affermato ancora, “cammina con giusti e peccatori”. Cammina “con tutti, per arrivare all’incontro, all’incontro definitivo dell’uomo con Lui”.

Il Vangelo, ha detto ancora, finisce questa storia di secoli “in una cosa piccolina, in un piccolo paese” con Giuseppe e Maria. “Il Dio della grande storia - ha rilevato - è anche nella piccola storia, lì, perché vuole camminare con ognuno”. Francesco ha citato San Tommaso, laddove afferma: “Non spaventarsi delle cose grandi, ma anche avere conto delle piccole, questo è divino”. “E così è Dio – ha ripreso il Papa – sta nelle cose grandi”, ma anche nelle piccole:

“E il Signore che cammina con Dio è anche il Signore della pazienza. La pazienza di Dio. La pazienza che ha avuto con tutte queste generazioni. Con tutte queste persone che hanno vissuto la loro storia di grazia e peccato, Dio è paziente. Dio cammina con noi, perché Lui vuole che tutti noi arriviamo ad essere conformi all’immagine di Suo Figlio. E da quel momento che ci ha dato la libertà nella creazione - non l’indipendenza - fino ad oggi continua a camminare”.

E così, dunque, “arriviamo a Maria”. Oggi, ha detto il Papa, “siamo nell’anticamera di questa storia: la nascita della Madonna”. E “chiediamo nella preghiera che ci dia il Signore unità per camminare insieme e pace nel cuore. E’ la grazia di oggi”:

“Oggi possiamo guardare la Madonna, piccolina, santa, senza peccato, pura, prescelta per diventare la Madre di Dio e anche guardare questa storia che è dietro, tanto lunga, di secoli e domandarci: ‘Come cammino io nella mia storia? Lascio che Dio cammini con me? Lascio che Lui cammini con me o voglio camminare da solo? Lascio che Lui mi carezzi, mi aiuti, mi perdoni, mi porti avanti per arrivare all’incontro con Gesù Cristo?’ Questo sarà il fine del nostro cammino: incontrarci col Signore. Questa domanda ci farà bene oggi. ‘Lascio che Dio abbia pazienza con me?’. E così, guardando questa storia grande e anche questo piccolo paese, possiamo lodare il Signore e chiedere umilmente che ci doni la pace, quella pace del cuore che soltanto Lui ci può dare, che soltanto ci dà quando noi lasciamo Lui camminare con noi”.

 






Il Papa a Redipuglia per i cento anni dalla Prima Guerra Mondiale.... "l'inutile strage"..... 


 
 
 


CELEBRAZIONE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE FRANCESCO 
AL SACRARIO MILITARE DI REDIPUGLIA 
NEL CENTENARIO DELL'INIZIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Sacrario Militare di Redipuglia
Sabato, 13 settembre 2014

Video

 

Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.

Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!

La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”.

Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.

Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…

Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?».

Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.

Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre.

Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!

E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”.

E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.

Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni.

Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.






 

[Modificato da Caterina63 13/09/2014 13:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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