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Meditazioni quotidiane per il 2015 mese per mese

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2015 00:24
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07/01/2015 16:08
 
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 Cari Amici bentrovati..... Dopo avervi offerte Meditazioni quotidiane per il 2014: Meditazioni quotidiane per Dicembre e il Tempo di Natale 2014 Epifania 2015


(dentro troverete i collegamenti per i mesi passati), veniamo ora al 2015... buona lettura!


Roberto Benigni faccia pure il comico ma non il prete


 

"lo spettacolo dei Dieci Comandamenti", così definisce senza remore, Roberto Benigni, le sue due serate sulla Rai, il 15 e il 16 dicembre 2014, con puntate da record degli ascolti, ma anche di un suo compenso personale di ben 4 milioni di euro!

Sì, avete letto bene: 4 milioni di euro per 3 ore o poco più di spettacolo, in due serate, sui Dieci Comandamenti.....

Fa pensare che nessuno si scandalizza di questo compenso che è davvero immorale a fronte della crisi economica che stiamo vivendo, per la sproporzione  di un solo incasso senza fare nulla... e poi ci si scandalizza dello stipendio del prete, dell'8xmille et similia.

Ma non ci occuperemo di queste finanze, questo era solo un accenno per farvi meditare su certe sproporzioni che vengono applaudite e fanno successo.

Ciò di cui vogliamo invece parlare è il contenuto di questa strana e moderna "catechesi" sui Comandamenti di Dio per l'uomo.

Diciamo subito che non abbiamo nulla da ridire sull'arte tipica di Benigni che gli è propria, di come ci sappia fare, ciò che gli contestiamo è il contenuto di questa "catechesi" e la diffusione di certa confusione.

Senza perderci in chiacchiere l'introduzione stessa ai Comandamenti non ha nulla di teologico o di catechetico, Benigni entra nell'argomento con la sua arte che è quella del comico, e lo fa bene!

Nella seconda serata, per esaltare la prima puntata e ricalcare il successo degli indici di ascolto, Benigni scherza (ma neppure troppo) e fa diverse battute del tipo:

"... la gente mi incontrava ma non mi chiedeva l'autografo, ma in quale parrocchia ero, se potevo confessarli, ecc..." insomma, tutti vorrebbero avere un prete, o il proprio prete parroco, come Benigni.

Siamo alla dissacrazione del ruolo del Prete, ma a chi vuoi che importi?

Se il prete tace sui Comandamenti, ecco che anche uno come Benigni è benvenuto a parlarne e se, per caso, persino Enzo Bianchi interviene per fare i suoi complimenti a Benigni, allora siamo al completo, ma i conti non tornano.

Oramai siamo arrivati al punto che il laico, la laicità, ha preso il sopravvento e gestisce il ruolo del prete, della vera religione, della autentica catechesi e tutto viene trattato laicamente.

Veniamo al sodo.

Benigni nel parlare del quinto Comandamento (il non uccidere) dice davvero delle cose stupende e che non fanno ridere. Il pubblico non ride, infatti, e non applaude per ogni frase. Nel lungo - e giusto - elenco in cui specifica come l'uomo di oggi è giunto a calpestare questo Comandamento, Benigni omette (volutamente?) l'omicidio dell'aborto.... eppure il Papa, proprio nel Messaggio di Natale, davanti a milioni di persone, specifica di come l'aborto sia ed è un vero omicidio:

"Gesù Bambino. Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita..." (1)

I cinque minuti dedicati a questo Comandamento non hanno fatto ridere e, si sa, bisogna intrattenere il pubblico con qualcosa di brioso, altrimenti ci si annoia e così arriva il sesto comandamento nel quale Benigni scatena tutta la sua comicità ma anche incompetenza dottrinale.

E lo fa con il solito modo che il modernista sa fare meglio: attaccando la Chiesa, accusando la Chiesa di ogni malefatta, mentendo contro la Chiesa.

E nel fare questo ecco che il pubblico si sveglia scompisciandosi dalle risate....

Non staremo qui a fare una analisi sul fatto che parlare di sesso fa sempre ridere, è come una sorta di esorcizzazione delle responsabilità che questo strumento (l'uso della sessualità) comporta, e perciò è sempre meglio buttarla a ridere...

Un pubblico dall'aspetto ebete e davvero ignorante sul tema il quale, avendo pagato il suo posto in prima fila, pretende quasi il divertimento, lo spettacolo, e Benigni si dimostra ancora una volta capace di farlo, ma a discapito della verità, a discapito della Chiesa.

Innanzi tutto Benigni fa confusione nel separare volutamente gli "atti impuri" dall'adulterio e accusa la Chiesa di aver "cambiato il Comandamento" in passato, inventandosi il peccato degli "atti impuri" che per lui non sono "un peccato".

Ma è davvero come dice lui?

No!

Adulterio significa letteralmente "falsificare" e il Comandamento intende mettere in guardia l'uomo dal falsificare l'uso del sesso che è appunto lo strumento della procreazione. Tanto è vero che dopo la prima fase comica della spiegazione, Benigni cerca di riprendere il vero argomento sull'adulterio parlando della fedeltà coniugale, del rispetto della dignità della donna, ecc...

La comicità è tutta tesa a prendere in giro la Chiesa "del passato", una vera matrigna spiona che stava lì a vedere quante volte uno si masturbava....

Benigni stravolge il senso pieno di questo Comandamento seminando falsità sull'autentico Magistero della Chiesa a riguardo della morale.

Gli "atti impuri" fanno parte del pacchetto del sesto Comandamento, sono l'altra faccia della medesima medaglia, non sono separabili dal contesto della fedeltà coniugale.

Tanto è che Benigni fa confusione anche fra la castità e il celibato sacerdotale.

Lo fa con la solita battuta trita e ritrita contro il prete che non rispetta questo Comandamento, strappando le solite risate di un pubblico ebete ed ignorante in materia, ma pagante eh!

Alla "castità" sono chiamati TUTTI i fedeli, anche i coniugi, ma spieghiamo il come e il perchè attraverso la voce di un teologo:

"Isidoro, eruditissimo vescovo di Siviglia nel VII secolo, scrive nella sua enciclopedia che la parola «casto» è connessa con «castrazione» e conferma con autorevolezza l’idea che si possa dire casto in senso stretto chi non esercita la sessualità e si fa «eunuco per il Regno» (Mt 19,12 ).

In questa prospettiva che assimila castità e astinenza, la vera castità matrimoniale consiste nell’astenersi il più possibile dall’avere intimità sessuali. Non sono mancati nella storia della Chiesa, specie nei primi secoli coloro che- come sant’Agostino - hanno proposto agli sposi l’ideale della continenza sessuale come mezzo per crescere nella vita spirituale e nell’amore coniugale cristiano.

La castità, nella prospettiva della teologia postconciliare, non si identifica con l’astensione dai rapporti sessuali, ma definisce la capacità della persona di essere fedele alla verità della sessualità.

La virtù della castità orienta il cammino di ciascuno verso una armoniosa integrazione delle energie sessuali, della capacità di amare, dei vissuti, dei desideri nel progetto unitario della persona (Cfr Catechismo Chiesa Cattolica 2337).

La castità, sotto questo punto di vista, fa parte della tensione positiva e costruttiva che dirige interiormente la persona verso livelli sempre più soddisfacenti di pienezza. La persona casta è la persona con lo sguardo trasparente e con il cuore liberato dalla durezza.

Per raggiungere questa meta, la castità richiede di purificare le spinte egoistiche e distruttive della sessualità (ad esempio l'heros - si legga la Deus Caritas est di Benedetto XVI) e di volgerle verso un progetto di comunione e di vita, attraverso il superamento e il controllo delle dinamiche deformanti che la concupiscenza può generare nel vissuto sessuale di ciascuno «Secondo la visione cristiana - si legge in  Familiaris Consortio 33 - la castità non significa affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana, significa piuttosto energia spirituale che sa difendere l’amore dai pericoli dell’egoismo e dell’aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione».

La beatitudine dei puri di cuore vale per tutti i cristiani perché la castità si modella sulla vocazione di ciascuno e così, come c’è la castità dei consacrati, c’è la castità degli sposati, la castità dei fidanzati, la castità dei vedovi..." (2)

 

Nel pacchetto del sesto Comandamento è connesso tutta una serie di atti che indicano la funzione della sessualità e condannano l'uso improprio della sessualità per altri fini. La castità è certo quel "farsi eunuchi per il regno dei cieli" ma non è solo questo, è proprio una cultura, un comportamento che deve partire dalla mente, dai pensieri puri. Dice San Paolo:

"Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi;  lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie!  Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio..."(Ef.5, 3 - 31)

Sempre a riguardo della castità San Paolo offre dei consigli a riguardo di una situazione che si è verificata nella comunità dei Corinzi:

"Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;  tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.  La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.  Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.  Questo però vi dico per concessione, non per comando.  Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;  ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere". (1Cor. 7, 1-40)

L'astenersi dai rapporti ha dunque un significato preciso, un compito: quello di pregare, astenersi di comune accordo e, sottolinea Paolo "temporaneamente", per dedicarsi alla preghiera.

La "fornicazione" dunque non è come spiegato da Benigni che ha buttato tutto in vacca e spiegato in termini comici.... ma è qualcosa di serio e di grave che ci allontana da Dio.

Per Benigni, si è capito benissimo, la masturbazione non è peccato ma poi sottolinea l'importanza della fedeltà coniugale e dunque sottolinea che il sesto Comandamento vieta il sesso al di fuori del matrimonio...

La castità non è una robetta per vecchi decrepiti o una battuta per preti infedeli, riguarda tutti e per tutti non c'è nulla da ridere: " Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio..." (Ef.5, 3 - 31)

Per concludere.

Benigni afferma più volte che la Chiesa ha "cambiato il Comandamento" da "non commettere adulterio" al tipico "non commettere atti impuri", ma sbaglia di grosso.

La Chiesa che è depositaria e custode della Verità, della stessa Scrittura e Tradizione (cfr 1Tim. 3,15), in quanto Madre e Maestra offre ai suoi figli in ogni tempo l'approfondimento di un tema specifico a seconda della necessità del proprio tempo.

Lo abbiamo visto con il quinto Comandamento del non uccidere dove non si specifica chi è la vittima anche se, nella Scrittura, è chiaro il riferimento all'Ebreo che non doveva uccidere un altro Ebreo, ma con l'avvento del Cristo il "non uccidere" si allarga, si dilata comprendendo non solamente le vicende all'interno del popolo ebraico, bensì ben oltre.

Nella famosa Lettera a Diogneto c'è la descrizione di come si potevano distinguere i Cristiani, al cap.V vv 6 e 7 leggiamo:

"Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto..."

Per il sesto Comandamento la Chiesa intese specificare che il monito divino non riguardava esclusivamente gli sposati, ma anche i non sposati.

Per questo la Chiesa, che è Madre, insistette per un certo periodo sul "non commettere atti impuri" che riguardava tutti, sposati e non sposati.

La Chiesa non ha affatto cambiato i Comandamenti e Benigni dovrebbe avere la coscienza di riparare a questo grave torto, a questa grave calunnia che ha fatto nei confronti della Chiesa davanti a milioni di spettatori e per un compenso superiore a quello di Giuda, con l'aggravante che i 4 milioni di euro Benigni se li è pure tenuti senza pentirsi e senza fare le sue scuse alla Chiesa per la menzogna che ha detto.

 

Da Benigni non ci aspettiamo nulla di più, men che meno un "mea culpa", ma da Voi che ci leggete sì, pretendiamo l'onestà di mente e di cuore nei confronti delle menzogne che si seminano contro la Chiesa del passato, come se ciò che "ieri" era peccato oggi non lo è più, ma leggiamo alcune riflessioni del Papa:

«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. Il confessore, ad esempio, corre sempre il pericolo di essere o troppo rigorista o troppo lasso. Nessuno dei due è misericordioso, perché nessuno dei due si fa veramente carico della persona. Il rigorista se ne lava le mani perché lo rimette al comandamento. Il lasso se ne lava le mani dicendo semplicemente “questo non è peccato” o cose simili. Le persone vanno accompagnate, le ferite vanno curate» (Intervista Papa Francesco a Civiltà Cattolica, agosto 2013)

“Ci sono cristiani luminosi, pieni di luce – osserva il Papa - che cercano di servire il Signore con questa luce” e “ci sono cristiani tenebrosi” che conducono “una vita di peccato, una vita lontana dal Signore” e usano quelle quattro parole che “sono del maligno”. “Ma c’è un terzo gruppo di cristiani”, che non sono “né luminosi né bui”: “Sono i cristiani del grigio. E questi cristiani del grigio una volta stanno da questa parte, un’altra da quella. La gente di questi dice: ‘Ma questa persona sta bene con Dio o col diavolo?’ Eh? Sempre nel grigio. Sono i tiepidi. Non sono né luminosi né oscuri. E questi Dio non li ama. Nell’Apocalisse, il Signore, a questi cristiani del grigio, dice: ‘Ma no, tu non sei né caldo né freddo. Magari fossi caldo o freddo. Ma perché sei tiepido – così del grigio – sto per vomitarti dalla mia bocca’. Il Signore è forte con i cristiani del grigio. ‘Ma io sono cristiano, ma senza esagerare!’ dicono, e fanno tanto male, perché la loro testimonianza cristiana è una testimonianza che alla fine semina confusione, semina una testimonianza negativa”. Non lasciamoci ingannare dalle parole vuote – è l’esortazione del Papa – “ne sentiamo tante, alcune belle, ben dette, ma vuote, senza niente dentro”. Comportiamoci invece come figli della luce. “Ci farà bene oggi pensare al nostro linguaggio” – conclude Papa Francesco -  e domandiamoci: “Sono cristiano della luce? Sono cristiano del buio? Sono cristiano del grigio? E così possiamo fare un passo avanti per incontrare il Signore”. (Papa Francesco - Omelia a Santa Marta del 27.10.2014)

“Forza e coraggio”. Papa Francesco ha incentrato la sua omelia sulle parole di San Paolo che, rivolgendosi agli Efesini, “sviluppa in un linguaggio militare la vita cristiana”.

Il Pontefice ha sottolineato che “la vita in Dio si deve difendere, si deve lottare per portarla avanti”. Ci vogliono dunque forza e coraggio “per resistere e per annunziare”. Per “andare avanti nella vita spirituale – ha riaffermato – si deve combattere.

Non è un semplice scontro, no, è un combattimento continuo”. Francesco ha quindi rammentato che sono tre “i nemici della vita cristiana”: “il demonio, il mondo e la carne”, ovvero le nostre passioni, “che sono le ferite del peccato originale”. Certo, ha osservato, “la salvezza che ci dà Gesù è gratuita”, ma siamo chiamati a difenderla:

“Da che devo difendermi? Cosa devo fare? ‘Indossare l’armatura di Dio’, ci dice Paolo, cioè quello che è di Dio ci difende, per resistere alle insidie del diavolo. E’ chiaro? Chiaro.

Non si può pensare ad una vita spirituale, ad una vita cristiana, diciamo ad una vita cristiana, senza resistere alle tentazioni, senza lottare contro il diavolo, senza indossare questa armatura di Dio, che ci dà forza e ci difende”. (Papa Francesco - Omelia a Santa Marta del 30.10.2014)

 

Note

1) Papa Francesco Messaggio Urbi et Orbi Natale 2014

2) Padre M. Faggioni su Toscana oggi il teologo risponde

 



Un sacerdote risponde
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4327 

Perché si è passati dal divieto di adulterio a quello più generale di non commettere atti impuri

Quesito

Salve padre,
vorrei sapere la giusta interpretazione del comandamento "non adulterio" poi trasformato dalla chiesa i "non commettere atti impuri", ma soprattutto vorrei sapere perchè la chiesa ha cambiato questo comandamento. 
L'altra sera Benigni nella sua trasmissione dedicata ai 10 comandamenti ha parlato di alcune modifiche effettuate da parte della chiesa rispetto ai comandamenti "originali" dati a Mosè. 
Non commettere adulterio significa non tradire, non commettere atti impuri significa non commettere qualsiasi atto legato al sesso. 
Dovremmo prendere in considerazione il comandamento di Dio e non dell'uomo, e dunque qual è l'atteggiamento giusto da avere in merito a questa questione? Sono un credente e vorrei questa delucidazione. 
Grazie in anticipo. 
Cordiali saluti

 

Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Benigni non è un esperto di Sacra Scrittura e su questo punto è inciampato in maniera abbastanza clamorosa.
È vero che il sesto comandamento dice di non commettere adulterio, ma in molti altri passi della Bibbia vengono proibiti tutti gli altri peccati carnali che sono menzionati esplicitamente uno dietro l’altro.

2. Anche per il quinto comandamento si legge il divieto lapidario “Non uccidere”. Ma subito dopo, nel capitolo seguente dell’Esodo, si condannano altri peccati che hanno attinenza con il rispetto della persona e vengono puntiti con la medesima pena.
Ad esempio: “Colui che percuote suo padre o sua madre, sarà messo a morte.
Colui che rapisce un uomo, sia che lo venda sia che lo si trovi ancora in mano sua, sarà messo a morte” (Es 21,15-16).

3. La stessa cosa avviene anche per il quarto comandamento che recita così. “Onora il padre e la madre”. Nel capitolo seguente si legge: “Colui che maledice suo padre o sua madre, sarà messo a morte” (Es 21,17).
Ugualmente anche per il primo comandamento che dice “Non avrai altro Dio fuori di me” (Es 20,3). Nel libro del Levitico, all’interno del cosiddetto codice di santità che va dal capitolo 17 al capitolo 26 si proibisce di recarsi dai negromanti: “Se un uomo si rivolge ai negromanti e agli indovini, per darsi alle superstizioni dietro a loro, io volgerò il mio volto contro quella persona e la eliminerò dal suo popolo” (Lv 20,6).

4. Non ci si deve meravigliare se la stessa cosa sia avvenuta anche per il sesto comandamento, che in Es 20,14 proibisce di commettere adulterio.
Ma nel Levitico 20,10 vengono condannati anche altri peccati che non sono adulterio, come ad esempio: “Se uno ha rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso una perversione: il loro sangue ricadrà su di loro.
Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro.
Se uno prende in moglie la figlia e la madre, è un'infamia; si bruceranno con il fuoco lui e loro, perché non ci sia fra voi tale delitto.L'uomo che si accoppia con una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia” (Lv 20, 12-15).
Ugualmente in Dt 22,22-24 si leggono altre proibizioni: “Quando un uomo verrà trovato a giacere con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l'uomo che è giaciuto con la donna e la donna. Così estirperai il male da Israele. Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, giace con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete a morte: la fanciulla, perché, essendo in città, non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così estirperai il male in mezzo a te” (Dt 22,22-24). Nel primo caso si tratta di adulterio, ma nel secondo no.

5. Se poi passiamo al Nuovo Testamento a proposito dei peccati carnali troviamo diverse affermazioni.
Come ad esempio quella di Nostro Signore quando dice che è adulterio e cioè colpa grave anche solo il peccato concepito nel cuore: “Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore” (Mt 5,27-28).

6. In San Paolo le precisazioni sono innumerevoli.
Ed è comprensibile il motivo. San Paolo girando per il mondo a motivo della predicazione del Vangelo, è venuto a contatto con la dissolutezza delle popolazioni pagane e condanna peccati che non erano presenti in Israele, come quello dell’impurità personale (autoerotismo), della fornicazione, della sodomia.
E li condanna alla luce di queste affermazioni: “il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore e il Signore è per il corpo” (1 Cor 6,13) e “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?... che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor 6,15.19-20).

7. Specificando i peccati carnali, accanto all’adulterio mette la fornicazione, l’impurità che è sinonimo di autoerotismo, l’effeminatezza e la sodomia. Ecco il testo: “Non ingannatevi: né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti... prenderanno possesso del Regno di Dio” (1 Cor 6,9-10).
In Galati, accanto alla fornicazione e all’impurità mette anche il libertinaggio e cose del genere: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggi e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il Regno di Dio” (Gal 5,19-21).
Ugualmente in Efesini dice: “Perché sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro,... avrà parte del Regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,5).

8. Nella prima lettera ai Tessalonicesi tocca l’impurità o impudicizia in termini estremamente chiari: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio” (1 Tss 4,3-5). 
E poi prosegue con termini forti perché nessuno inganni in questa materia perché non rimarrà impunito: “Nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.
Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Tss 4,6-8).

9. Benigni si è fermato al testo dell’Esodo, senza leggere il resto. 
Ma prendere un versetto, fermarsi a quello senza leggere quello che si dice altrove, è fondamentalismo, a dir poco.
Benigni ha detto di essersi fatto consigliare da un pastore valdese, di cui non riferisco il nome.
Ma sappiamo bene che per i protestanti e per i valdesi l’uomo, anche quando compie ciò che deve fare, commette peccato mortale. E si salva non in virtù della grazia di Dio che lo trasforma interiormente attraverso la conversione, ma semplicemente coprendo il peccato, che in realtà rimane in tutta la sua gravità.
L’uomo si salverebbe solo in virtù della fede che non mira a trasformare la condotta, ma che si riduce a consapevolezza che Dio perdona in virtù del sacrificio di Cristo.
Per questo Lutero diceva: “pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente” (pecca fortiter, sed crede fortius).

10. A questo punto allora tutte le distinzioni dei peccati carnali fatte da San Paolo, che doveva della Divina Rivelazione e i cui scritti fanno parte della Sacra Scritura, sarebbero senza senso. 
E senza senso sarebbe anche ciò che San Paolo dice di conseguenza: che chi li compie non erediterà il Regno di Dio, perché basterebbe la fede per salvarsi!
Ma san Paolo non parla ai corinzi, ai galati, agli efesini che erano pagani, ma a quelli che si erano convertiti, a quelli che avevano già la fede.

Non è dunque la fede da sola a salvare, ma la fede che è seguita dalle opere, come ricorda San Paolo in Gal 5,26 quando dice: “Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità” e come afferma anche San Giacomo: “Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26).
Del resto Nostro Signore stesso aveva detto: “Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: «Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?». Ma allora io dichiarerò loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!»” (Mt 7,21-23).

11. Un minimo di informazione avrebbe potuto aiutare Benigni a non fare questi svarioni e, speriamo, a non procurare danno alle anime.
D’altra parte la Chiesa quando ha presentato i comandamenti con formulazione catechistica, e pertanto da memorizzare, ha dovuto condensare e talvolta, come nel caso del sesto comandamento, ha dovuto usare un’espressione generica che per comprenderli tutti, come del resto ha fatto san Paolo quando in 1 Tss 4,7 quando ha detto: Dio non ci ha chiamati all’impurità.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo


[Modificato da Caterina63 01/11/2015 00:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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