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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (3)

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 18:05
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15/05/2015 20:58
 
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Mons. Oster rifiuta le richieste dello Zdk

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Il vescovo di Passau in Germania è un giovane salesiano nominato in diocesi da Papa Francesco circa un anno fa. Con un lungo intervento pubblicato su Facebook risponde punto per punto alle richieste di “rinnovamento” che sono piovute su Roma dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK). Fra le “novità” avanzate dal comitato in vista del Sinodo ricordiamo quelle di poter benedire in chiesa le coppie omosessuali e le coppie divorziate risposate.

A questo proposito mons. Stefan Oster, secondo quanto riporta Le Salon Beige, interviene sottolineando che il discorso dei “valori vissuti” o dei “segni dei tempi” non è sufficiente a rovesciare un insegnamento di 2000 anni che si basa sulla Rivelazione. “Gesù Cristo”, ricorda il vescovo, “non è un “valore”, ma la stessa Parola di Dio”.

Lo scorso settembre mons. Oser aveva già pubblicato un testo contro quelli che oppongono abusivamente la legge alla misericordia, a volte citando indebitamente lo stesso Papa Francesco.

Per queste sue posizioni pare che il vescovo di Passau sia divenuto oggetto di una serie di interventi indignati, alcuni dei quali pubblicati sul sito finanziato dalla Conferenza Episcopale tedesca, katholisch.de

Nel frattempo i suoi confratelli vescovi, che non hanno fatto sentire la loro voce di fronte alle richieste “innovative” della Zdk, rimangono in un loquace silenzio.





Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, e papa Francesco
 

Dopo il Papa, anche la Cei va all'attacco contro l’ideologia gender, il divorzio breve e le unioni omosessuali. Il cardinale Angelo Bagnasco nel suo discorso di apertura all’assemblea generale ha pure ricordato il martirio dei cristiani: «Stare in silenzio davanti a questa carneficina», ha avvertito, «sarebbe diventarne conniventi». Infine, Bagnasco ha annunciato che il 3 ottobre la Chiesa promuoverà una veglia per il Sinodo della famiglia.

di Matteo Matzuzzi

Nel suo breve intervento di lunedì pomeriggio, in apertura della 68°Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana che si tiene nell'Aula Nuova del Sinodo fino a giovedì mattina, il Papa aveva esortato i vescovi, «come buoni pastori», a «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l'identità e la dignità umana». Ieri mattina, è su questo punto che si è soffermata principalmente la ben più corposa Prolusione del cardinale Angelo Bagnasco (per il testo integrale clicca qui). 

Dopo aver ricordato il cruciale appuntamento del prossimo novembre, quando a Firenze si terrà il Convegno ecclesiale decennale (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è il tema), e aver speso parole riguardo la catastrofe sismica in Nepal, l'arcivescovo di Genova ha preso spunto dalla riforma della scuola in discussione per dire «no a una scuola dell'indottrinamento e della colonizzazione ideologica». Auspicando un «sistema italiano della pubblica istruzione nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengano riconosciute a pieno titolo pubblico servizio», Bagnasco ha ricordato che «tra le modifiche approvate in Commissione al testo in questione vi è quella che prevede l'insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti». Nient'altro che «l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito “colonizzazione ideologica”». 

Qui il presidente della Cei ha ricordato quanto il Pontefice disse nella conferenza stampa aerea diritorno dalle Filippine, lo scorso gennaio: «Entrano in un popolo con un'idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un'idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura». Il fatto è che «l'educazione di genere», ha chiosato Bagnasco, «mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura». Altro punto dolente è quello che il porporato ha definito «disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze». A tal proposito, il presidente della Cei ha spiegato che non si tratta di discutere «le scelte individuali delle singole persone», ma di ribadire «la dottrina della Chiesa circa le situazioni oggettive, viste non solo attraverso l'occhio della fede e della Rivelazione, ma anche con l'occhio della retta ragione e dell'esperienza universale». 

Il problema del testo in discussione è che «ancora una volta conferma la configurazione delle unionicivili omosessuali in senso prematrimoniale. Tale palese equiparazione viene descritta senza usare la parola “matrimonio”, ma in modo inequivocabile», visto che s'afferma che «le disposizioni contenenti le parole “coniuge”, “coniugi”, “marito” e “moglie” si applicano anche alla parte della unione civile tra persone dello stesso sesso». E tale equiparazione, ha proseguito Bagnasco, «riguarda anche la possibilità di adozione, che per ora si limita all'eventuale figlio del partner», ma che in seguito «sarà estesa». E presto, ha aggiunto, «sarà legittimato il riscorro al cosiddetto utero in affitto, che sfrutta indegnamente le condizioni di bisogno della donna e riduce il bambino a mero oggetto di compravendita».

Importante ribadire il «diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capacidi creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva». A questo proposito, l'arcivescovo di Genova ha voluto riportare alla memoria il discorso che meno spazio ha avuto sui media dei tanti tenuti dal Papa nella sua visita a Napoli dello scorso marzo. Nel pomeriggio, sul lungomare partenopeo, Francesco infatti disse che «la cosiddetta teoria del genere è uno sbaglio della mente umana». Concetto ribadito meno di un mese dopo in udienza generale: s'era domandato, Bergoglio, «se la cosiddetta teoria del genere non sia anche una espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi con essa». 

Nel mirino della prolusione di Bagnasco è finito anche il divorzio breve. «Si puntava sul divorziolampo e su questo si ritornerà non appena i venti saranno propizi». L'interrogativo da porsi – seppur a cose ormai fatte – è se «sopprimere un tempo più disteso per la riflessione, specialmente in presenza di figli», sia «proprio un bene». Anche qui, il rimando alle parole del Papa, che sempre in udienza generale ebbe a dire (solo poche settimane fa) che «quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso e troppo grande pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio».




Cardinale Biffi: “Col ‘dialogo’ ad ogni costo i cattolici stanno preparando la propria estinzione”

 

“Dobbiamo salvare l’identità della Nazione dall’annichilimento dei più alti valori della nostra civiltà (…)
Io non ho nessuna paura dell’Islam, ho paura della straordinaria imprevidenza dei responsabili della nostra vita pubblica. Ho paura dell’inconsistenza dei nostri opinionisti. (…)
Sorprendente che gli opinionisti laici non si accorgano di questi pericoli. (…)
Ho paura soprattutto dell’insipienza di molti cattolici. (…)
I cristiani devono piantarla di dire che bisogna andare d’accordo con tutte le idee. (…)
Il mio compito è di evangelizzare i musulmani. È un gravissimo errore rinunciare all’evangelizzazione. (…)

“Oggi è in atto una delle più gravi e ampie aggressioni al cristianesimo che la storia ricordi. Tutta l’eredità del Vangelo viene progressivamente ripudiata dalle legislazioni, irrisa dai ‘signori dell’opinione’, scalzata dalle coscienze specialmente giovanili. Di tale ostilità, a volta violenta a volte subdola, non abbiamo ragione di stupirci né di aver troppa paura, dal momento che il Signore ce l’ha ripetutamente preannunciato: ‘Non meravigliatevi se il mondo vi odia’. Ci si può meravigliare invece degli uomini di Chiesa che non sanno o vogliono prenderne atto. (…)

“L’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la ‘cultura del niente’, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale.

“Questa cultura del niente non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’Islam, che non mancherà. Solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto.

“Purtroppo né i ‘laici’ né i ‘cattolici’ pare si siano resi conto del dramma che si sta profilando. I ‘laici’, osteggiando in tutti i modi la Chiesa, non si accorgono di combattere l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità. I ‘cattolici’, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta, e sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice ‘dialogo’ ad ogni costo, inconsciamente preparano la propria estinzione”.

(Giacomo card. Biffi, Lettera pastorale “La città di S. Petronio nel terzo millennio”, ottobre 2000)


cardinale SARAH: NON INGANNARE LA GENTE CON LA PAROLA «MISERICORDIA». DIO PERDONA I PECCATI, MA SE CI PENTIAMO

Sarah: non ingannare la gente con la parola «misericordia». Dio perdona i peccati, ma se ci pentiamo

di Matteo Matzuzzi

 

«Se si considera l’eucarestia come un pasto da condividere, da cui nessuno può essere escluso, allora si perde il senso del Mistero».

Così ha detto il cardinale Robert Sarah, da pochi mesi prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, intervenuto al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia in occasione della presentazione della collana “Famiglia, lavori in corso”, una raccolta di saggi editi dalla casa editrice Cantagalli, in vista del prossimo Sinodo ordinario di ottobre. Una collana che ha l’obiettivo di stimolare il confronto e di toccare tutti i temi “caldi”: omosessualità, sessualità, divorzio, procreazione assistita, eutanasia, celibato.

Tre volumi hanno aperto la collana, due dei quali scritti da docenti presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia: “Eucaristia e divorzio: cambia la dottrina?” di José Granados (che è anche stato nominato consultore del Sinodo dei vescovi) e “Famiglie diverse: espressioni imperfette dello stesso ideale?” di Stephan Kampowski. Il terzo, “Cosa ne pensa Gesù dei divorziati risposati?” è opera di Luis Sanchez Navarro, ordinario di Nuovo Testamento alla Università San Damaso di Madrid. Il Foglio aveva anticipato ampi estratti dei libri dei professori Granados e Sanchez il 15 aprile scorso.

 
«L’Occidente – ha detto Sarah rispondendo a braccio ad alcune domande che gli sono state poste dall'uditorio – si sta adeguando sulle proprie illusioni». Il problema di tutto, ha rimarcato più volte il porporato, di cui Il Foglio ha anticipato per l’Italia lo scorso 13 marzo un lungo estratto del libro “Dieu ou rien” uscito in Francia presso Fayard, è nella fede. «Se si pensa che anche nel rito del Battesimo non si menziona più la parola "fede", quando ai genitori viene domandato cosa si chiede per il bambino alla Chiesa di Dio, si comprende l’entità del problema», ha aggiunto il cardinale guineano, che ha anche biasimato il senso che viene dato oggi al Catechismo: «I bambini fanno disegni e non imparano nulla, non vanno a Messa».

Quanto al Sinodo prossimo venturo, l’invito è a non farsi illusioni su cambiamenti epocali: «La gente crede che ci sarà una rivoluzione, ma non potrà essere così. Perché la dottrina non appartiene a qualcuno, ma è di Cristo». Dopo l'appuntamento dello scorso ottobre, ha osservato Sarah presentando i tre volumi, «fu chiaro che il vero fulcro non era e non è solo la questione dei divorziati risposati», bensì «se la dottrina della Chiesa sia da considerare un ideale irraggiungibile, irrealizzabile e necessitante quindi di un adattamento al ribasso  per essere proposta alla società odierna.
Se così stanno le cose, si impone necessariamente una chiarificazione se il Vangelo sia una buona notizia per l'uomo o un fardello inutile e non più proponibile». La ricchezza del cattolicesimo – ha aggiunto – «non può essere svelata da considerazioni dettate da un certo pragmatismo e dal sentire comune. La Rivelazione indica all'umanità la via della pienezza e la felicità. Disconoscere questo dato significherebbe affermare la necessità di ripensare i fondamenti stessi dell'azione salvifica della Chiesa che si attua attraverso i sacramenti».

 
Il problema è anche di quei «sacerdoti e vescovi» che contribuiscono con le loro parole a «contraddire la parola di Cristo» E questo, ha detto Sarah, «è gravissimo». Permettere a livello di diocesi particolari quel che ancora non è stato autorizzato dal Sinodo (il riferimento era alla prassi seguita in molte realtà dell’Europa centro-settentrionale) significa «profanare Cristo». Poco vale invocare la misericordia: «Inganniamo la gente parlando di misericordia senza sapere quel che vuol dire la parola. Il Signore perdona i peccati, ma se ci pentiamo». Le divisioni che si sono viste lo scorso ottobre, «sono tutte occidentali. In Africa siamo fermi, perché in quel continente c’è tanta gente che per la fede ha perso la vita».

Un appello, il cardinale, l’ha anche lanciato contro chi – membro del clero – usa un linguaggio non corretto: «E’ sbagliato per la Chiesa usare il vocabolario delle Nazioni Unite. Noi abbiamo un nostro vocabolario». Una puntualizzazione, poi, l’ha voluta fare su una delle massime che vanno per la maggiore dal 2013, e cioè l’uscita in periferia. Proposito corretto, naturalmente, ma a una condizione: «È facile andare nelle periferie, ma dipende se lì portiamo Cristo.
Oggi è più coraggioso stare con Cristo sulla croce, il martirio. Il nostro dovere è quello di andare controcorrente» rispetto alle mode del tempo, a «quel che dice il mondo». E poi, «se la Chiesa smette di dire il Vangelo, essa è finita. Può farlo con i modi d'oggi, ma con fermezza».  Infine, un appunto sul calo delle vocazioni sacerdotali nel mondo: «Il problema non è che ci sono pochi preti, quanto capire se quei preti sono davvero sacerdoti di Cristo».

 





[Modificato da Caterina63 23/05/2015 00:17]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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