Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (3)

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 18:05
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
28/05/2015 19:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Card. Parolin: nozze gay in Irlanda, sconfitta per l’umanità




Il card, Pietro Parolin - RV

27/05/2015

Non solo una sconfitta dei principi cristiani, ma anche una sconfitta per l’umanità. Il segretario di Stato vaticano, il card. Parolin, ha definito in questo modo il risultato del referendum sulle nozze gay in Irlanda. Il cardinale è intervenuto ieri sera al premio per la Dottrina Sociale della Chiesa, bandito dalla Fondazione Centesimus Annus. Alessandro Guarasci da Radio Vaticana:

La famiglia, fondata dall’unione tra due persone di sesso diverso, va sempre  tutelata.  Il cardinale Pietro Parolin:

“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”.


Sulla vicenda dell'ambasciatore francese Laurent Stefanini, nominato dal governo Hollande ma che non ha ottenuto il gradimento dal Vaticano, tra Santa Sede e Francia "il dialogo è ancora aperto e speriamo che si possa concludere in maniera positiva". Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, a margine di una cerimonia a Roma.


 




Vescovi Australia: rispetto per i gay, ma non creare confusione sul matrimonio

Mons. Denis Hart, presidente della Conferenza episcopale australiana - L'Osservatore Romano

28/05/2015

“Non creare confusione sul matrimonio”: si intitola così la lunga Lettera pastorale diffusa dalla Conferenza episcopale australiana (Acbc), per ribadire l’importanza del matrimonio tra uomo e donna. Articolato in 17 pagine, il documento -  spiegano i vescovi - nasce dal contesto attuale, in cui si riscontrano “tante discussioni sul significato del matrimonio” e si definisce “una discriminazione” non permettere le nozze omosessuali. Per questo, ribadiscono i presuli, è importante fare chiarezza.

Sbagliato chiedere equiparazione del matrimonio omosessuale
La Lettera pastorale parte da un principio essenziale: “il rispetto per tutti”, per ogni essere umano, in quanto creatura di Dio. Le persone omosessuali, quindi, “vanno trattate con rispetto, sensibilità, amore” e “nessuna ingiusta discriminazione, basata su sesso, religione, razza o età” può trovare la Chiesa d’accordo. Tuttavia, chiedere di equiparare il matrimonio omosessuale a quello tra uomo e donna “è sbagliato”, spiega la Chiesa di Sydney, perché si tratta di due cose diverse. “L’unione tra uomo e donna – infatti – è differente da altri tipi di unione: essa è un’istituzione designata a sostenere persone di sesso opposto nella fedeltà reciproca e nei confronti dei figli”. Perciò, “non è una discriminazione” riservare il matrimonio solo a questo tipo di unioni.

Matrimonio non è mero legame emotivo, ma unione onnicomprensiva
Al contrario, sottolineano i vescovi australiani, “è ingiusto, molto ingiusto, legittimare la falsa affermazione che non c’è distinzione tra un uomo o una donna, un padre o una madre; è ingiusto ignorare i valori peculiari portati avanti dal vero matrimonio; è ingiusto non riconoscere l’importanza, per i bambini, di avere una mamma ed un papà; è ingiusto cambiare, in retrospettiva, le basi sulle quali si sono sposate le persone in passato”. L’Acbc evidenzia, quindi, un punto importante: il matrimonio non è un mero “legame emotivo”, bensì “un’unione onnicomprensiva, finalizzata non solo al benessere dei coniugi, ma anche alla procreazione ed al benessere dei figli”. Soprattutto, prosegue la lettera, “ciò che permette che questo tipo speciale di unione tra un uomo ed una donna diventi un matrimonio è proprio la differenza e la complementarietà tra i coniugi”, il loro completarsi a vicenda. Per questo, affermano i vescovi australiani, “le relazioni tra persone dello stesso sesso sono una cosa molto diversa e considerarle alla stregua di un matrimonio significa ignorare i particolari peculiari che esso ha”.

La famiglia provvede alla stabilità sociale
“Bene fondamentale, caposaldo dell’esistenza umana, benedizione di Dio”, il matrimonio è al centro dell’attenzione della Chiesa cattolica perché esso è “il fondamento di una nuova famiglia ed ogni famiglia basata sul matrimonio è una cellula basilare della società”. Non solo: i vescovi australiani ricordano che “le famiglie provvedono anche alla stabilità sociale, creando amore e comunione, accogliendo la vita, curando i deboli, i malati e gli anziani”. Ed è proprio riconoscendo tale “ruolo cruciale per la crescita della comunità” che i governi riconoscono e regolamentano il matrimonio tra uomo e donna, mentre, ad esempio, non si occupano dei rapporti di amicizia tra le persone.

Tutelare il diritto dei bambini ad avere un padre ed una madre
Ma c’è anche un altro significato del matrimonio da non dimenticare, aggiungono i vescovi: quello religioso. Le nozze sono “un sacramento” di cui “Dio è l’autore”, e quindi “la Chiesa afferma che il matrimonio è un’istituzione non solo naturale, ma anche sacra”. Poi, l’Acbc richiama la necessità di “rispettare la dignità dei bambini”, ovvero “il loro naturale bisogno e diritto ad avere una madre ed un padre”, tanto che “numerosi studi affermano che l’assenza di un papà e di una mamma impedisce lo sviluppo dei minori”. In questo senso, “non creare confusione sul matrimonio significa anche non creare confusione nei bambini”, perché “ciò sarebbe gravemente ingiusto”, Tutto ciò, naturalmente, aggiunge la Lettera, non riguarda le famiglie monoparentali non intenzionali che, anzi, la Chiesa “cerca di aiutare nella loro eroica risposta ai bisogni dei figli”. 

Legittimare matrimonio omosessuale può aprire alla poligamia
I presuli australiani elencano, poi, dettagliatamente, numerosi esempi di violazione della libertà di coscienza e di credo, come quello di sacerdoti minacciati per aver difeso il matrimonio tradizionale. Senza tralasciare – si legge ancora nel testo - che “permettere i matrimonio omosessuali apre la strada alla legittimazione della poligamia, come già avvenuto in Brasile”.

Matrimonio non è un’etichetta, ma espressione del piano di Dio per umanità
La Lettera pastorale si chiude con un appello: “È tempo di agire – scrive la Chiesa di Sydney – perché il matrimonio non è semplicemente un’etichetta che può essere attaccata, di volta in volta, su diversi tipi di relazione, a seconda della moda del momento”. Esso ha, invece, “un significato intrinseco, naturale, antecedente alla legislazione statale” che “riflette il piano di Dio per l’umanità, la crescita personale di ciascuno, dei bambini e della società”. Di qui, l’invito “a tutte le persone di buona volontà a pregare ed a raddoppiare gli sforzi per sostenere il matrimonio” tradizionale, anche grazie alla testimonianza di coppie sposate. (A cura di Isabella Piro)



 
 

 
 
 
 
 
 
MARCO TOSATTI
28/05/2015
 

Varie fonti mi riportano esempi di franchezza incoraggianti accaduti durante l’Assemblea della Cei, sia durante l’incontro a porte chiuse del Papa con i vescovi sia in seguito. E’ noto quanto papa Francesco si sia espresso contro il clima da corte rinascimentale che corre sempre il rischio di riprodursi all’interno delle organizzazioni focalizzate su una singola figura carismatica, e in cui uno stuolo di cortigiani approvano sempre e comunque detti e fatti del Capo, una mancanza di sincerità che non gli è di aiuto. E infatti papa Francesco ha esortato il vescovo autore dell’intervento che succintamente riportiamo più sotto a continuare a parlare con franchezza, senza timidezze. Il presule è titolare di una diocesi che nel passato ha sofferto per una catastrofe naturale.  

Nel suo intervento, che riportiamo con parole nostre, sostanzialmente ha affermato che l’immagine mediatica del Papa è talmente preponderante da cancellare in pratica il ruolo della Chiesa locale. E in temi difficili, come la questione dei padrini e delle madrine di battesimo, sembra che il Papa sia buono e il vescovo, che cerca di far rispettare le regole stabilite dalla Chiesa, cattivo. Così quando si dice agli interessati: la Chiesa dice che dobbiamo fare così, non possiamo interpretare, quelli rispondono: ma il Papa…  

Ha poi messo in guardia il Pontefice dalle strumentalizzazioni; troppo spesso si sente dire: il teologo del Papa, il portavoce del Papa, uno che è vicino al Papa. C’è il pericolo, ha detto, che si servano di Lei.  

Il Papa, ha poi fatto notare, è spontaneo, istintivo. Una dote bellissima, ma il vescovo, scusandosi per osare dare un consiglio, ha detto che certe espressioni spontanee possono costituire motivo di sofferenza. Per esempio, quella data nell’intervista a Valentina Alazraki, sulla sensazione che il suo regno sarà breve. Ma sa come l’ha interpretata la gente? ha chiesto il presule. Che la uccideranno, ma non sarà l’Isis a farlo, ma la Curia romana. Non è bello! 

Infine una richiesta di carattere diocesano. Sappiamo – ha detto il presule – che il Papa ha ricevuto a Santa Marta questa persone e quell’altra. Da anni ho chiesto udienza per essere ricevuto con i miei preti, che hanno lavorato e lavorano per sostenere la gente dopo il disastro. Ma ancora non c'è stata data la possibilità di concelebrare con il Papa; e credo che questi parroci ne avrebbero diritto. 

Questo intervento è stato ripreso il giorno successivo da un altro presule, che rimarcando l’assenza di una risposta su problemi precisi, ha chiesto che il Papa si renda conto della necessità di formulare i suoi interventi in maniera precisa e articolata, dal momento che esiste tutto un magistero precedente e che la Chiesa ha una lunga storia e esperienza precedente.




DOTTRINA
Mons. Pennisi
 

Di fronte al risultato in Irlanda e al plauso unanime dei media laicisti, c'è pur sempre mons. Pennisi che va controcorrente e ha il coraggio di dire che se la maggioranza esprime un parere contrario alla Chiesa, la Chiesa deve ricominciare a motivare le proprie convinzioni. Senza piegarsi alla tirannia della maggioranza.

di Robi Ronza

“Se la maggioranza della popolazione esprime un parere contrario a ciò che la Chiesa suggerisce e pensa ciò significa che maggiore deve essere lo sforzo educativo da parte della stessa Chiesa, che deve essere capace di motivare sempre le proprie convinzioni”: non si può che essere confortati da queste chiare parole dell’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, intervistato da la Repubblica nella sua veste di segretario della Cei per l’Educazione. Non senza aggiungere un plauso a la Repubblica che una volta tanto ha fatto del buon giornalismo applicando il principio audietur et altera pars (si ascolti anche l’altra campana).

Alle parole di mons. Pennisi hanno poi fatto seguito quelle del segretario di Stato, mons. Pietro Parolin, che ha efficacemente definito “una sconfitta per l’umanità” l’esito del referendum irlandese: un giudizio divenuto titolo in diversi quotidiani sia italiani che di altri Paesi tra cui ovviamente l’Irlanda. Finalmente insomma si comincia a contrastare la campagna avviata dell’“internazionale” dei circoli neo-illuministi dell’Occidente che stanno pretendendo di imporre ipso facto come evento atteso e sperato in tutto il mondo qualcosa che invece tra l’altro ha sin qui trovato eco quasi soltanto nei Paesi nord-atlantici, ossia nell’Europa occidentale (Portogallo, Spagna, Francia, Benelux, Paesi scandinavi) e in parte del Nordamerica (Canada e 34 stati membri degli Usa). Al di là dell’area nord-atlantica si contano ancora il Brasile, l’Argentina, il Sudafrica e la Nuova Zelanda. In un altro Paese nordatlantico, appunto l’Irlanda, la sua introduzione è a questo punto imminente. Infine in Slovenia, Colombia e Australia se ne sta discutendo. Viceversa nell’Europa orientale, nell’intera Asia e in quasi tutta l’Africa non se ne parla. Non siamo affatto insomma a quella specie di “marcia dell’Aida” che ogni giorno ci viene raccontata.

Fermo restando che finora la democrazia continua a essere il migliore dei sistemi politici possibili, resta altrettanto fermo che il consenso dei più in ogni momento dato non è di grande aiuto per quanto concerne la definizione dei valori o più precisamente la ricerca della verità. Nel mondo antico la schiavitù godeva di un consenso generale anche nei paesi più avanzati dell’epoca. Seppur arrampicandosi sui vetri, perfino un genio come Aristotele la giustificava. Se dunque allora ci fosse stato il suffragio universale, la schiavitù sarebbe uscita vincitrice da qualsiasi referendum. 

Tanto più considerando che la Chiesa è l’ultima grande organizzazione internazionale ancora schierata a tutela della ragione e della natura, nel mondo in cui siamo la strada è quella indicata da mons. Pennisi: la Chiesa deve tornare ad educare, i cristiani devono dire le ragioni della loro fede, esprimere senza complessi la loro cultura e dare testimonianza dell’intensità di vita che caratterizza un’esperienza di fede autentica.

Dal momento che la cultura laica dominante è spesso settaria, da ciò consegue che l’esperienza cristiana finisce per essere oggetto di continua disinformazione. In qualche caso sarà magari anche in buona fede, per ignoranza, ma disinformazione resta. Facciamo ad esempio il caso dell’edizione di ieri del quotidiano torineseLa Stampa. Sulla sua prima pagina iniziava un commento di Ferdinando Camon, dal titolo “Era una colpa, diventa un diritto”. Il commento si apriva con queste parole: “La vittoria del sì al referendum irlandese sulle nozze gay significa che nella cultura cattolica l’omosessualità non è più la colpa mostruosa che era fino a un papa fa”. Leggendo questa frase uno si domanda: come può uno scrittore, che si presuppone sia una persona colta, scrivere una stupidaggine del genere? Quando mai, “fino a un papa fa”, essere omosessuali era una “colpa mostruosa”? Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato da Giovanni Paolo II nel 1992, dove all’omosessualità sono dedicati i punti 2357-2359, mentre se ne dà un chiaro giudizio si legge tuttavia che gli omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza”.

Non ci soffermiamo qui in dettaglio sui contenuti di tali punti, peraltro oggi accessibili a chiunque grazie a Internet, ma non possiamo non domandarci con quale faccia un intellettuale, un professionista della comunicazione come Camon possa rendersi responsabile di una disinformazione del genere. Lo scrittore prosegue poi con una valanga di luoghi comuni di sapore volteriano fino a dire che finora nella Chiesa gli omosessuali non venivano “mai assolti, nemmeno se pentiti”. Per fortuna dunque l’Irlanda ci ha adesso liberato da tanto abominio. Forse per una presunta solidarietà di categoria, Camon si sofferma quindi sui “grandi intellettuali” che hanno vissuto questo dramma. In proposito cita tra l’altro Giovanni Testori che “è passato di là, ha abbracciato la Chiesa e ha maledetto se stesso”. In questo caso, avendo conosciuto di persona Giovanni Testori, sono testimone diretto del fatto che affermare una cosa del genere significa non sapere nulla e non aver capito nulla di lui.

Sulla prima pagina de La Stampa di ieri non c’era però soltanto la testimonianza di ignoranza colpevole di cui sopra. C’era anche un “Buongiorno” di Massimo Gramellini a modo suo esemplare come documento della natura autoritaria del pensiero illuminato. Oggetto del commento era il giudizio del cardinale Parolin di cui si diceva più sopra. Secondo Gramellini, la Chiesa “a rigor di logica dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non deplorare una sconfitta dell’umanità. A meno di far coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità religiosa (…) con la natura profonda e insondabile dell’animo umano”. In altre parole Massimo Gramellini ha diritto di dire che cosa è umano e che cosa non lo è; la Chiesa invece no. 

Come allora non dare ragione e sostegno all’appello di mons. Pennisi? Già solo per rendere impensabili disinformazioni e irragionevoli presunzioni del genere ci attende un lavoro ciclopico.






[Modificato da Caterina63 29/05/2015 17:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:01. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com