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Cari Vescovi, vi supplichiamo, non tacete più, gridate dai tetti la Verità (3)

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 18:05
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11/09/2015 13:28
 
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  CI MANCAVANO PURE LE “SCHONBORNATE”!


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Caro cardinale Schonborn, non è che voi “rischiate di diluire la chiarezza dottrinale” per aiutare queste persone, voi l’avete già bellamente diluita! ed ingannate queste persone! LE STATE INGANNANDO quando fate credere loro che – vivendo in adulterio – hanno ugualmente la benedizione di Dio. Voi separate il Gesù che porta a compimento la Legge, dal Gesù Buon Pastore riducendolo ad un buonista schizofrenico che quando ammonisce lo fa solo contro i rigoristi della legge. No! non funziona così.

Ora abbiamo anche la schonbornite, ma paura di chi?

Ci risiamo, oramai sembra una tarantella con il tam-tam, quando la Gerarchia non sa cosa dire, ecco la vaticanite acuta: NON ABBIATE PAURA! vedi qui – ne avevamo già parlato.

Ma quando Giovanni Paolo II disse quelle parole ad inizio del pontificato diceva agli atei, ai cristiani reprobi, ai comunisti, ai banchieri: non abbiate paura… DI CRISTO!!

Così come lo rispiegò bene Benedetto XVI nella sua omelia d’inizio pontificato – vedi qui –:

“In questo momento il mio ricordo ritorna al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: “Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!” Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la libertà alla fede. Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell’arbitrio. Ma non avrebbe portato via nulla di ciò che appartiene alla libertà dell’uomo, alla sua dignità, all’edificazione di una società giusta….”

Ma la vaticanite acuta è contagiosa, non è da escludersi che in questo caso la malattia partita dal portatore sano con la bergoglionite acuta, nella gerarchia si sia estesa con degli aggravamenti.

Il cardinale Schonborn a Radio Vaticana appunto, ripete a pappagallo quelle parole – vedi qui – e dice:

“Papa Francesco ha voluto innanzitutto incoraggiarci a guardare la bellezza e l’importanza vitale del matrimonio e della famiglia con lo sguardo del Buon Pastore che si fa vicino a ognuno”.

0032 schonbornite3Perdoni, cardinale Schonborn, ancora avevate bisogno del Papa per guardare la bellezza e l’importanza VITALE del matrimonio con lo sguardo del Buon Pastore?

Ma perché, poi, quanti Gesù abbiamo? abbiamo forse il Gesù rigorista e cattivo in Matteo cap. 5,32 e cap. 19, o come in Marco cap. 10 e versetti seguenti, che “non si farebbe vicino ad ognuno”, differente dal Gesù Buon pastore, magari più compagnone e modernista?

Va detto che il titolo, come si sa, è spesso ingannatore perché poi, il testo dentro, specifica il senso delle parole di quanto detto dal cardinale:

“La sfida che ci lancia Papa Francesco – afferma poi il porporato austriaco – è di credere che, dotati di questo coraggio che ci viene dalla semplice vicinanza, dalla realtà quotidiana della gente, noi non ci allontaniamo dalla dottrina. Non rischiamo di diluire la sua chiarezza camminando con le persone, perché noi stessi siamo chiamati a camminare nella fede”. E osserva che troppo spesso teologi e pastori dimenticano che “la vita umana si svolge nelle condizioni poste da una società”, “in un quadro storico”. “In fondo – riprende – ci viene chiesto un atto di fede: avvicinarci, come Gesù, alla folla variegata senza avere paura di essere toccati”.

Ah ecco! ora è più chiaro (sic): accompagnare le famiglie ferite senza paura di rischiare di allontanarsi dalla dottrina…. ma se tu vescovo temi di perdere la dottrina per strada se vai a spiegare a queste nuove famiglie di risposati (perchè è di loro che si parla, di divorziati risposati) che stanno vivendo in adulterio e cioè in stato di peccato mortale – perché è questo che ha discusso Gesù nei vangeli – allora ritirati in convento a pregare perché non tutti sono obbligati a predicare, non tutti sono chiamati ad evangelizzare verbalmente, si può servire nella Vigna in molti modi diversi e tutti strapagati dal Padrone della vigna (cfrMt.20,1-16), chi è debole, non preparato, può dare altra testimonianza perché non si tratta di “temere” di perdere la dottrina dal momento che in questo caso la si perderà al 99% come certo clero e certa gerarchia oggi ci conferma essere già avvenuto.

Reverendissimo Padre Schonborn, non è che voi “rischiate di diluire la chiarezza dottrinale” per aiutare queste persone, voi l’avete già bellamente diluita! ed ingannate queste persone! LE STATE INGANNANDO quando fate credere loro che – vivendo in adulterio – hanno ugualmente la benedizione di Dio. Voi separate il Gesù che porta a compimento la Legge, dal Gesù Buon Pastore riducendolo ad un buonista schizofrenico che quando ammonisce lo fa solo contro i rigoristi della legge.

No! non funziona così e lei che è stato allievo di Ratzinger dovrebbe avere a mente le parole di Benedetto XVI nellaSacramentum Caritatis, laddove specifica:

“Infine, là dove non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa incoraggia questi fedeli a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, come amici, come fratello e sorella; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale. Tale cammino, perché sia possibile e porti frutti, deve essere sostenuto dall’aiuto dei pastori e da adeguate iniziative ecclesiali, evitando, in ogni caso, di benedire queste relazioni, perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del Matrimonio…” (n.29)

0032 schonbornite4Paura allora sì, ma non di applicare la dottrina di Cristo sul Matrimonio cristiano, al contrario dovreste avere paura per l’inganno e l’illusione che state seminando nel popolo di Dio. Voi gli state dando veleno mortifero.

Voi ingannate il popolo, lo illudete di stare nel giusto perché avete paura di perdere “la decima”, avete paura delle chiese vuote, avete paura di perdere consensi alle vostre immagini di pastori buoni.

Questa paura di cui tanto cantate è degli ignoranti, di chi ignora la verità, di chi ignora qualcosa di cui abbiamo già le risposte, è la fobia di qualcosa verso ciò che non si conosce.

Si ha paura dell’inferno, questo sì, e di finirci dentro per l’eternità, per non fare invece la volontà di Dio e di non essere degni discepoli di quel sì, sì-no, no, testimoni della sua Dottrina. Si muore per difendere la dottrina che salva l’uomo e non per diluirla a danno della sua anima.

Si diventa santi quando si salvano le Anime dicendo loro la verità sul loro stato di peccato e non ingannandole con artifici perversi e illusori, dicendo: “ma tanto siamo tutti peccatori!”

D’accordo che anche l’orologio rotto segna due volte al giorno l’ora esatta, ma non esageriamo! non appiccicate addosso a noi LE VOSTRE paure! Grazie.






Sinodo
 

Cinquanta teologi e filosofi esperti di morale accusano: il paragrafo 137 dell'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo sulla famiglia distorce gravemente l'insegnamento dell'enciclica Humanae Vitae e va contro ogni principio della morale cattolica.
Svista?
Niente affatto: è la deliberata volontà di sovvertire il magistero della Chiesa cominciando a togliere di mezzo l'enciclica di Paolo VI che provocò una spaccatura nella Chiesa.
E nelle prossime settimane ne avremo conferma.

- IL TESTO DELL'APPELLOdi David S. Crawford e Stephan Kampowski
- KASPER E LA CONTRACCEZIONEdi Renzo Puccetti

 

di Riccardo Cascioli

L’accusa è pesante: il paragrafo 137 dell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento base per la discussione al prossimo Sinodo sulla Famiglia (4-25 ottobre) distorce gravemente il significato dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae e fa fuori il senso stesso della morale cattolica. Non è cosa di poco conto perché «le inadeguatezze e le distorsioni contenute nell’Instrumentum laboris rischiano di avere conseguenze devastanti per i fedeli, che hanno diritto di conoscere la verità del depositum fidei. Infatti, se sarà avallato dal Sinodo, il paragrafo 137 seminerà confusione fra i fedeli».

Ad affermarlo è un documento – che presentiamo nella traduzione italiana (clicca qui) – redatto dai professori David S. Crawford (Istituto Pontificio Giovanni Paolo II di Washington) e Stephan Kampowski (Istituto Giovanni Paolo II di Roma) e sottoscritto da una cinquantina di teologi e filosofi cattolici di tutto il mondo esperti di morale (clicca qui per le firme). Si tratta di un appello ai padri sinodali perché correggano quel paragrafo 137 che costituisce un grave pericolo per l’insegnamento della Chiesa. Anzi «Il paragrafo 137 dovrebbe essere pertanto soppresso e sostituito da un paragrafo che parli della coscienza in modo più preciso, che celebri la saggezza e la bellezza della Humanae Vitae e che aiuti i coniugi a comprendere che le grazie sono a loro disposizione per vivere il piano di Dio riguardo al dono della sessualità».

Di cosa si tratta? In sostanza l’Instrumentum Laboris nell’affrontare il tema del discernimento morale mette l’un contro l’altro la coscienza ben formata dei coniugi con la norma morale oggettiva, proponendo di trovare un punto di equilibrio magari aiutati da un padre spirituale. È la negazione dell’enciclica Humanae Vitae(1968) di Paolo VI, pur furbescamente richiamata in modo elogiativo, della Veritatis Splendor (1993) di Giovanni Paolo II, e più in generale di tutta la morale cattolica.

In pratica l’Instrumentum Laboris - formato dai contributi provenienti dalle Chiese di tutto il mondo ma redatto dalla segreteria del Sinodo, guidata dal cardinale Lorenzo Baldisseri e da monsignor Bruno Forte – lascia intendere che le norme morali della Chiesa non corrispondano alla verità dell’uomo, dato che Dio può parlare alla coscienza del singolo suggerendo comportamenti diversi da quelli prescritti dalle norme morali oggettive. Insomma è come se di fronte a una norma che condanna l’adulterio senza se e senza ma, Dio potesse suggerire alla coscienza di qualche persona che in fondo in fondo, a certe condizioni, l’adulterio è anche accettabile. Dopodiché bisogna trovare un punto di equilibrio ricorrendo a un terzo (la guida spirituale) che però lui stesso deciderebbe arbitrariamente non avendo una norma oggettiva cui fare riferimento.

In altre parole si punta alla relativizzazione della morale, che ovviamente poi si estenderebbe ben oltre i confini della famiglia. Peraltro la formulazione del paragrafo 137 tradisce una concezione della norma morale che è soltanto negativa, coercitiva, quando invece dovrebbe spalancare alla bellezza della vita: «Suggerire che il contenuto oggettivo di una norma morale possa essere - dice il documento dei 50 moralisti -  “non rispondente alle esigenze della persona”, cosicché la conformità ai suoi comandamenti possa non promuovere il bene morale della persona, cioè il “bene della persona” (cfr. VS 50), è in contraddizione con la concezione cattolica della morale. La tesi secondo cui le norme morali possano anche non promuovere la felicità umana rispecchia una visione nominalistica e arbitraria della legge morale, visione secondo la quale un’azione è cattiva per l’unico motivo che è proibita. Una visione siffatta non corrisponde in alcun modo alla realtà della creazione di Dio. Va piuttosto affermato che, la legge morale, essendo corrispondente alla verità dell’atto creativo di Dio, esprime verità antropologiche in merito alla persona umana che non possono esser ignorate o violate senza ledere le nostre “esigenze e possibilità”, vale a dire senza far male a se stessi». 

L’appello dei 50 moralisti è sicuramente da leggere tutto e meditare perché chiarisce anche il livello dello scontro che si prepara al Sinodo.

È ovvio infatti che la formulazione del paragrafo 137, con la gravità delle sue affermazioni, non si deve alla sbadataggine o all’ignoranza dei redattori, bensì a una precisa volontà di sovvertire l’insegnamento morale della Chiesa. E le ultime dichiarazioni del cardinale Kasper, (che riprendiamo a parte commentandole,clicca qui) ne sono una ulteriore prova.

Si conferma ciò che già scrivevo il 20 marzo 2014: «Non c’è dubbio che qualcuno vuole usare i prossimi Sinodi sulla famiglia per prendersi la rivincita sulla Humanae Vitae. Anche allora Paolo VI era stato blandito per anni dal mondo laico e da quei vescovi che dopo il Concilio si aspettavano cambiamenti dottrinali importanti in materia di morale sessuale e familiare, salvo poi passare repentinamente al linciaggio quando quella enciclica che riaffermava la dottrina della Chiesa su vita e famiglia fu pubblicata deludendo i “progressisti”. Ma da allora si è sviluppato in alcuni episcopati, nei seminari, negli ordini religiosi un Magistero parallelo che ha insegnato e propagato come dottrina della Chiesa ciò che era frutto di alcuni intellettuali e teologi ansiosi soltanto di “essere del mondo”. Intellettuali, teologi e vescovi che hanno palesemente disobbedito ai Papi, teorizzando anzi il valore di una disobbedienza che non poteva che essere “profetica”. E sono gli stessi che oggi esaltano papa Francesco, scoprendosi più papisti del Papa, scatenando anche una caccia agli “eretici”, rei di non accodarsi a questa rivoluzione ormai inarrestabile». 

Le prossime settimane ci daranno certamente ulteriore riscontro.




UN APPELLO. Confermare l’insegnamento della Humanae Vitae e della Veritatis Splendor.

 
Dal sito dell'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân per la dottrina sociale della Chiesa
Gli studi e gli appelli, anche autorevoli oltre che 'dal basso', non sono mancati. Tuttavia finora non sembra siano stati presi in considerazione. Tutto dipenderà da coloro che parteciperanno alla imminente Assise sinodale; ma anche da chi saprà trarne le conseguenze in base a quanto emergerà.

15-09-2015 - di Stephan Kampowski e David S. Crawford
In vista del prossimo Sinodo sulla famiglia che inizierà il 4 ottobre 2015, cinquanta moralisti di fama internazionale hanno firmato un Appello che riportiamo qui in versione italiana. Qui si può leggere l’originale inglese pubblicato sulla rivista americana First Things e le firme dei sottoscrittori.
Il 23 giugno 2015 è stato pubblicato un Instrumentum laboris (“documento di lavoro”) approntato in vista della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Esso affronta una gamma di argomenti legati al tema della famiglia scelto per il Sinodo. Nel suo paragrafo 137 un documento-chiave del Magistero moderno, l’enciclica Humanae Vitae, viene trattato in un modo che pone in discussione la forza di quell’insegnamento e al tempo stesso propone un metodo di discernimento morale che è decisamente non cattolico. Questo modo di affrontare il discernimento contraddice quanto finora insegnato dal Magistero della Chiesa circa le norme morali, la coscienza e il giudizio morale, suggerendo che una coscienza ben formata possa trovarsi in conflitto con le norme morali obiettive.
 

[Modificato da Caterina63 16/09/2015 13:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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