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Ultimo Aggiornamento: 23/11/2015 00:32
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22/08/2015 12:30
 
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Papa Francesco “mescolato” tra i fedeli alla S. Messa per la festa di San Pio X celebrata in Vaticano.


 


di Alessandra Cecchin


 


La festa di san Pio X è stata celebrata in modo speciale questa mattina (21 agosto) in Vaticano. Alla messa delle 7 mons. Lucio Bonora, trevigiano, che lavora in Segreteria di Stato, ha presieduto, infatti, la celebrazione eucaristica all’altare di san Pio X, nella basilica di san Pietro, con un fedele speciale seduto tra i banchi: papa Francesco.


 


Papa Francesco "mescolato" tra i fedeli durante la S. Messa della festa di San Pio X. Foto: @nicolarosetti
Papa Francesco “mescolato” tra i fedeli durante la S. Messa della festa di San Pio X.
Foto: @nicolarosetti

 

Il Santo Padre era già in preghiera all’altare di san Pio X fin dal mattino presto, e quando è iniziata la messa si è fermato per prendervi parte, ricevendo l’abbraccio di pace e la comunione da don Lucio, dopo essersi messo in fila tra i fedeli che si accostavano all’Eucaristia. Alla fine il celebrante ha invitato i presenti che erano intanto accorsi in gran numero alla cappella, ad affidare a San Pio X tutte le necessità delle proprie famiglie e della Chiesa, e in particolare la persona del suo successore, papa Francesco. Una bella sorpresa, e un dono speciale per i celebranti e per i fedeli presenti.

 

Lo stesso Papa, al termine della celebrazione ha confidato a mons. Bonora di aver pregato in modo particolare per i catechisti. In Argentina san Pio X, il “papa del catechismo” è il patrono dei catechisti, e quando il Papa era Arcivescovo di Buenos Aires, proprio nella festa di san Pio X, ci teneva ad incontrare i catechisti della diocesi.

 

Al termine della celebrazione mons. Bonora ha ringraziato di cuore il Papa, il quale gli ha detto: «Ero venuto per una preghiera mia, perché avevo già celebrato la messa presto, ma poi ti ho visto che venivi all’altare a celebrare, e allora mi sono fermato… Te l’avevo detto che sono devoto di san Pio X».


 



Riaperta al pubblico la Latomia dei Cappuccini a Siracusa

Latomia dei Cappuccini a Siracusa - RV

Latomia dei Cappuccini a Siracusa - RV

22/08/2015

Una passeggiata in una cava circondata da pareti calcaree di 40 metri d’altezza e all’interno alberi secolari, fiori e piante rare arrivate da tutto il mondo. E’ la Latomia dei Cappuccini a Siracusa, aperta in questi giorni nuovamente al pubblico dopo molti anni di chiusura. Il complesso archeologico-naturalistico sarà visitabile dal venerdì alla domenica fino al prossimo 27 settembre. Marina Tomarro ha intervistato Salvo Sparatore, della Società Erga, che si occupa della conservazione della Latomia:

R. – La Latomia dei Cappuccini, che prende il nome dal convento situato proprio sopra di essa, è sicuramente la più antica e la più bella delle latomie siracusane. Non ci sono notizie riguardanti l’inizio della sua utilizzazione. Tuttavia, si sa con sicurezza che essa era già in uso orientativamente intorno al VI secolo A.C., perché alcuni autori, tra cui ad esempio Tucidide, ne parlano. La Latomia era una cava da cui veniva estratto il materiale che poi serviva per le costruzioni. E nel corso dei secoli la latomia ha svolto diversi ruoli: per esempio è stata protagonista del periodo del “Grand Tour”. I Cappuccini stessi utilizzavano questo luogo come giardino e vi crearono un orto. Ora, anche d’accordo con i Frati cappuccini, stiamo cercando di rivedere, dal punto di vista storico, dove sorgeva l’orto dei frati e come lo si potrebbe in qualche modo far rinascere e rivalorizzare. Oggi, la Latomia è una proprietà comunale e il nostro ruolo è quello di rivalorizzare un patrimonio straordinario sotto vari punti di vista.

D. – La Latomia cosa offre al visitatore?

R. – Uno squarcio di un giardino all’interno di un canyon in pieno centro cittadino. Quando si scende la scalinata della Latomia si perde la condizione del tempo, perché sembra si stia entrando all’interno di una riserva naturale: si visita una selva all’interno del tessuto cittadino. Con la calura tipica delle estati siracusane, visitare la Latomia dei Cappuccini permette di ritrovarsi in una vera e propria oasi in cui ci si può rinfrescare. Ovviamente, poi, stiamo cercando di valorizzare anche i temi legati alla riflessione e alla spiritualità: la nostra idea è infatti quella di far vivere questo spazio anche come un luogo di spiritualità.

D. – La Latomia è stata chiusa per molti anni: la sua apertura è anche un’occasione, secondo lei, per creare nuovi posti di lavoro per i giovani siciliani?

R. – Sicuramente. Uno dei motivi per cui siamo veramente felici di poter far rifiorire la Latomia è perché si creano immediatamente dei posti di lavoro: ci sarà chi si occuperà delle visite guidate, chi della biglietteria, chi dell’accoglienza. Tutto questo sempre tenendo in considerazione l’aspetto della sostenibilità. Sicuramente, grazie a questo progetto si creano posti di lavoro e c’è una ricaduta sul territorio. La zona intorno alla quale insiste la Latomia viene infatti rivitalizzata, dal momento che questa si trova anche un po’ fuori dal percorso classico che il turista fa quando viene a Siracusa, e che è più legato alla zona archeologica e all’isolotto di Ortigia. In contemporanea, è stata anche riaperta dopo circa 50 anni la fruizione culturale del Teatro comunale di Siracusa, i giardini di Villa Reimann e l’Artemision: un tempio greco che insiste sotto il Palazzo comunale.




Il Papa ai giovani: senza Maria, un cristiano è orfano

Il Papa ai giovani in ricerca vocazionale, incontrati alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani: senza Maria, un cristiano è orfano - ANSA

Il Papa ai giovani in ricerca vocazionale, incontrati alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani: senza Maria, un cristiano è orfano - ANSA

29/06/2014 09:55
 

Un cristiano senza devozione per Maria, madre di Cristo, è “orfano”. Lo ha detto il Papa ai giovani della diocesi di Roma, impegnati nel cammino di discernimento vocazionale, incontrati ieri sera presso la Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani, assieme al cardinale Agostino Vallini. L’appuntamento, alla vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, è una tradizione inaugurata da Benedetto XVI. Il servizio di Giada Aquilino:

Il cristiano ha bisogno di “due Madri”: la Madonna e la Chiesa. Parlando a braccio ai giovani della diocesi di Roma impegnati nel cammino di discernimento vocazionale, Papa Francesco ha ricordato come la Madonna sia “tanto importante nella nostra vita”. È lei, ha detto, che “ci accompagna nella scelta definitiva, la scelta vocazionale”, avendo accompagnato Suo Figlio nel proprio cammino vocazionale “che è stato tanto duro, tanto doloroso”. Insomma: “ci accompagna sempre”:

“Un cristiano senza la Madonna è orfano. Un cristiano senza Chiesa è anche un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne Madri, due donne Vergini: la Chiesa e la Madonna”.

Lo ha definito un test di “vocazione cristiana giusta”, il Pontefice, quello di domandarsi come vada il “rapporto con queste due Madri”, la Madre Chiesa e la Madre Maria:

“Questo non è un pensiero ‘di pietà’… No, è teologia pura. Questa è teologia. Come va il mio rapporto con la Chiesa, con la mia Madre Chiesa, con la Santa Madre Chiesa gerarchica? E come va il mio rapporto con la Madonna, che è la mia mamma, mia madre”?

Quindi una riflessione sul cammino di discernimento. “Per ognuno di noi - ha assicurato il Santo Padre - il Signore ha la sua vocazione, quel posto dove Lui vuol che noi facciamo la vita”. Va cercato, trovato e poi portato avanti. Una scelta a cui va dato un “senso del definitivo”, di fronte alla “cultura del provvisorio” che stiamo vivendo:

“Abbiamo paura del definitivo, no? E per scegliere una vocazione, una vocazione qualsiasi sia, anche quelle vocazioni “di stato”, il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio, si deve scegliere con una prospettiva del definitivo. Va contro questo la cultura del provvisorio. E’ una parte della cultura che a noi tocca vivere in questo tempo, ma dobbiamo viverla, ma vincerla”.

D’altra parte, ha concluso salutando i ragazzi, colui che “ha più sicura la sua strada definitiva è il Papa”.


SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A
I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA IN RICERCA VOCAZIONALE

Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani
Sabato, 28 giugno 2014

 

Prima di tutto chiedo scusa per il ritardo, ma la verità è che non mi sono accorto del tempo. Ero in una conversazione tanto interessante che non me ne sono accorto. Scusatemi! Questo non si fa, la puntualità si deve mantenere.

Vi ringrazio per questa visita, questa visita alla Madonna che è tanto importante nella nostra vita. E Lei ci accompagna anche nella scelta definitiva, la scelta vocazionale, perché Lei ha accompagnato suo Figlio nel suo cammino vocazionale che è stato tanto duro, tanto doloroso. Lei ci accompagna sempre.

Quando un cristiano mi dice, non che non ama la Madonna, ma che non gli viene di cercare la Madonna o di pregare la Madonna, io mi sento triste. Ricordo una volta, quasi 40 anni fa, ero in Belgio, in un convegno, e c’era una coppia di catechisti, professori universitari ambedue, con figli, una bella famiglia, e parlavano di Gesù Cristo tanto bene. E ad un certo punto ho detto: “E la devozione alla Madonna?” “Ma noi abbiamo superato questa tappa. Noi conosciamo tanto Gesù Cristo che non abbiamo bisogno della Madonna”. E quello che mi è venuto in mente e nel cuore è stato: “Mah… poveri orfani!”. E’ così, no? Perché un cristiano senza la Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne madri, due donne vergini: la Chiesa e la Madonna. E per fare il “test” di una vocazione cristiana giusta, bisogna domandarsi: “Come va il mio rapporto con queste due Madri che ho?”, con la madre Chiesa e con la madre Maria. Questo non è un pensiero di “pietà”, no, è teologia pura. Questa è teologia. Come va il mio rapporto con la Chiesa, con la mia madre Chiesa, con la santa madre Chiesa gerarchica? E come va il mio rapporto con la Madonna, che è la mia Mamma, mia Madre?

Questo fa bene: non lasciarla mai e non andare da soli. Vi auguro un buon cammino di discernimento. Per ognuno di noi il Signore ha la sua vocazione, quel posto dove Lui vuol che noi viviamo la nostra vita. Ma bisogna cercarlo, trovarlo; e poi continuare, andare avanti.

Un’altra cosa che vorrei aggiungere – oltre a quella della Chiesa e della Madonna – è il senso del definitivo. Questo per noi è importante, perché stiamo vivendo una cultura del provvisorio: questo sì, ma per un tempo, e per un altro tempo… Ti sposi? Sì, sì, ma finché l’amore dura, poi ognuno a casa sua un’altra volta…

Un ragazzo – mi raccontava un vescovo – un giovane, un professionista giovane, gli ha detto: “Io vorrei diventare prete, ma soltanto per dieci anni”. E’ così, è il provvisorio. Abbiamo paura del definitivo. E per scegliere una vocazione, una vocazione qualsiasi, anche quelle vocazioni “di stato”, il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio, si deve scegliere con una prospettiva del definitivo. E a questo si oppone la cultura del provvisorio. E’ una parte della cultura che a noi tocca vivere in questo tempo, ma dobbiamo viverla, e vincerla.

Benissimo. Anche su questo aspetto del definitivo, credo che uno che ha più sicura la sua strada definitiva è il Papa! Perché il Papa… dove finirà il Papa? Lì, in quella tomba, no?

Vi ringrazio tanto per questa visita, e vi invito a pregare la Madonna o, non so, a cantare… La “Salve Regina”… La sanno cantare? Cantiamo la “Salve Regina” alla Madonna tutti insieme? Andiamo!

(Canto)

Adesso a voi, alle vostre famiglie, a tutti do la Benedizione e vi chiedo, per favore, di pregare per me.

(Benedizione)

Grazie a voi! Grazie tante!



[Modificato da Caterina63 24/08/2015 18:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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