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Meditazioni quotidiane per il 2015 mese per mese (2)

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2015 00:32
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CAPPELLA PAPALE IN SUFFRAGIO DI CARDINALI E VESCOVI 
DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana, Altare della Cattedra 
Martedì, 3 novembre 2015

[Multimedia]



 

Oggi ricordiamo i fratelli Cardinali e Vescovi deceduti nell’ultimo anno. Su questa terra hanno amato la Chiesa loro sposa, e noi preghiamo perché in Dio possano godere la gioia piena, nella comunione dei santi.

Ripensiamo con gratitudine anche alla vocazione di questi sacri Ministri: come indica la parola, è anzitutto quella di ministrare, ovvero di servire. Mentre chiediamo per loro il premio promesso ai “servi buoni e fedeli” (cfr Mt 25,14-30), siamo chiamati a rinnovare la scelta di servire nella Chiesa. Ce lo chiede il Signore, che come un servo ha lavato i piedi ai suoi più stretti discepoli, perché come ha fatto Lui facessimo anche noi (cfr Gv 13,14-15). Dio ci ha serviti per primo. Il ministro di Gesù, venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45), non può che essere a sua volta un Pastore pronto a dare la vita per le pecore. Chi serve e dona, sembra un perdente agli occhi del mondo. In realtà, perdendo la vita, la ritrova. Perché una vita che si spossessa di sé, perdendosi nell’amore, imita Cristo: vince la morte e dà vita al mondo. Chi serve, salva. Al contrario, chi non vive per servire, non serve per vivere.

Il Vangelo ci ricorda questo. «Dio ha tanto amato il mondo», dice Gesù (v. 16). Si tratta davvero di un amore tanto concreto, così concreto che ha preso su di sé la nostra morte. Per salvarci, ci ha raggiunti là dove noi eravamo andati a finire, allontanandoci da Dio datore di vita: nella morte, in un sepolcro senza uscita. Questo è l’abbassamento che il Figlio di Dio ha compiuto, chinandosi come un servo verso di noi per assumere tutto quanto è nostro, fino a spalancarci le porte della vita.

Nel Vangelo Cristo si paragona al “serpente innalzato”. L’immagine rimanda all’episodio dei serpenti velenosi, che nel deserto attaccavano il popolo in cammino (cfr Nm 21,4-9). Gli Israeliti che erano stati morsi dai serpenti, non morivano ma rimanevano in vita se guardavano il serpente di bronzo che Mosè, per ordine di Dio, aveva innalzato su un’asta. Un serpente salvava dai serpenti. La stessa logica è presente nella croce, alla quale Cristo si riferisce parlando con Nicodemo. La sua morte ci salva dalla nostra morte.

Nel deserto i serpenti procuravano una morte dolorosa, preceduta dalla paura e causata da morsi velenosi. Anche ai nostri occhi la morte sempre appare buia e angosciante. Così come la sperimentiamo, è entrata nel mondo per invidia del diavolo, ci dice la Scrittura (cfr Sap 2,24). Gesù però non l’ha fuggita, ma l’ha presa pienamente su di sé con tutte le sue contraddizioni. Ora noi, guardando a Lui, credendo in Lui, veniamo salvati da Lui: «Chi crede nel Figlio ha la vita eterna», ripete due volte Gesù nel breve brano di Vangelo odierno (cfr vv. 15.16).

Questo stile di Dio, che ci salva servendoci e annientandosi, ha molto da insegnarci. Noi ci aspetteremmo una vittoria divina trionfante; Gesù invece ci mostra una vittoria umilissima. Innalzato sulla croce, lascia che il male e la morte si accaniscano contro di Lui mentre continua ad amare. Per noi è difficile accettare questa realtà. È un mistero, ma il segreto di questo mistero, di questa straordinaria umiltà sta tutto nella forza dell’amore. Nella Pasqua di Gesù vediamo insieme la morte e il rimedio alla morte, e questo è possibile per il grande amore con cui Dio ci ha amati, per l’amore umile che si abbassa, per il servizio che sa assumere la condizione del servo. Così Gesù non solo ha tolto il male, ma l’ha trasformato in bene. Non ha cambiato le cose a parole, ma con i fatti; non in apparenza, ma nella sostanza; non in superficie, ma alla radice. Ha fatto della croce un ponte verso la vita. Anche noi possiamo vincere con Lui, se scegliamo l’amore servizievole e umile, che rimane vittorioso per l’eternità. È un amore che non grida e non si impone, ma sa attendere con fiducia e pazienza, perché – come ci ha ricordato il Libro delle Lamentazioni – è bene «aspettare in silenzio la salvezza del Signore» (3,26).

«Dio ha tanto amato il mondo». Noi siamo portati ad amare ciò di cui sentiamo il bisogno e che desideriamo. Dio, invece, ama fino alla fine il mondo, cioè noi, così come siamo. Anche in questa Eucaristia viene a servirci, a donarci la vita che salva dalla morte e riempie di speranza. Mentre offriamo questa Messa per i nostri cari fratelli Cardinali e Vescovi, domandiamo per noi quello a cui ci esorta l’apostolo Paolo: di «rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,2); all’amore di Dio e del prossimo, più che ai nostri bisogni. Che non abbiamo a inquietarci per quello che ci manca quaggiù, ma per il tesoro di lassù; non per quello che ci serve, ma per ciò che veramente serve. Che sia sufficiente alla nostra vita la Pasqua del Signore, per essere liberi dagli affanni delle cose effimere, che passano e svaniscono nel nulla. Che ci basti Lui, in cui ci sono vita, salvezza, risurrezione e gioia. Allora saremo servi secondo il suo cuore: non funzionari che prestano servizio, ma figli amati che donano la vita per il mondo.

   

 

È morto René Girard. «La forza del cristianesimo viene dalla risurrezione»

Si è spento il grande antropologo e filosofo francese. Qui una nostra vecchia (e splendida) intervista: «Le persecuzioni più grandi sono oggi commesse in nome della pietà»

girardÈ morto all’età di 91 anni René Girard, grande antropologo e filosofo francese. Fu autore di testi fondamentali come Menzogna romantica e verità romanzesca (1961), La violenza e il sacro(1980), Il capro espiatorio (1987). Qui di seguito vi riproponiamo una nostra intervista apparsa su Tempi nell’agosto 2001.

Molto amato anche da tanti laici, l’antropologo francese e professore alla Stanford University, in California, René Girard — nei libri La vittima e la folla, edito da Santi Quaranta, e Vedo Satana cadere come la folgore, edito da Adelphi — spiega chiaramente, contro ogni forma moderna di sacralizzazione del mito, come in realtà nella mitologia si oda la «voce della violenza trionfante». Il cristianesimo è stato invece l’unico a rovesciare questa logica, che Girard stesso chiama «il segreto di Satana».

All’inizio del suo ultimo libro Vedo Satana cadere come la folgore, lei afferma chiaramente di voler fare un’apologia del cristianesimo fondata sulla Croce. Perché?
Penso di aver scoperto il modo di mostrare che il rapporto fra la mitologia e le religioni arcaiche è completamente diverso da ciò che il mondo moderno pensa. Il paradosso della mia tesi è che più comprendiamo la prossimità della mitologia e del racconto biblico, più comprendiamo, da un lato, che nei due casi ci sono crimini collettivi che risolvono le crisi mimetiche, e, dall’altro, la vera differenza fra i miti e il cristianesimo. La vera differenza è che nei miti la vittima è sempre colpevole e la folla è sempre innocente, mentre nella Bibbia, nel cristianesimo, la vittima è innocente e la folla colpevole. È una verità assoluta e non relativizzabile. La folla lincia la vittima, perché la vuole linciare e questo non ha niente a che fare con la colpevolezza della vittima. Secondo me il cristianesimo rivela questa verità che nessuno aveva mai svelato prima. Questa è la questione decisiva.

Nel suo libro lei prende apertamente le distanze da Bultmann che ha operato la demistificazione dei Vangeli rendendo però, così, il cristianesimo solo una scelta esistenziale. Anche la gnosi separa nettamente il giudizio fra Vecchio e Nuovo Testamento…
Il cristianesimo aggiunge qualcosa di essenziale perché ha abolito i sistemi passati di religione basati sulle vittime. Cristo infatti permette agli uomini di amarsi gli uni gli altri. Anche i personaggi dell’Antico Testamento sono vittime riconosciute in quanto tali, ma con Cristo è Dio stesso a esserlo e per questo è un’azione più incisiva. Lo gnosticismo, invece, non vede che la conoscenza e non si rende conto che tutti gli uomini sono dei persecutori anche se non sanno di esserlo. Solo Cristo può insegnarlo, come ha fatto con Pietro e Paolo. Per divenire cristiani bisogna prima riconoscersi come persecutori.

Lei afferma che l’umanitarismo e la pietà per la vittime nasce in seno al cristianesimo. Ma oggi il cristianesimo è il nuovo capro espiatorio che si vorrebbe eliminare. Si potranno, quindi, difendere i diritti umani eliminando il cristianesimo?
La situazione presente è un melange complesso degli effetti del cristianesimo e di un ritorno del paganesimo. È difficile distinguere. Già fare del cristianesimo un capro espiatorio è un ritorno al paganesimo. Ci sono elementi derivati del cristianesimo che a volte ne sono una parodia e che tendono a destabilizzare la società nel senso di un ritorno al paganesimo. Questo è il mistero dei tempi storici in cui viviamo.

Ma l’eutanasia, l’aborto non sono un segno proprio di questo ritorno al paganesimo?
Sì. Il nostro mondo si espone a pericoli terribili di disumanizzazione, che non sono compatibili con la perpetuazione della civiltà. La paganizzazione ha conseguenze nefaste che non sono prevedibili.

Come si può leggere il fenomeno della globalizzazione nel discorso che lei fa sulla società contemporanea?
La globalizzazione è la fine di tutte le barriere che sono “cose sacrificali”, poteri di espulsione. Quando questi se ne vanno, permettono possibilità di sviluppo se si ha amore agli uomini, ma anche di distruzione terribile. Quando si sopprimono i sacrifici, aumenta la libertà e l’uomo è capace di fare più cose. Ma se gli uomini non sono capaci di disciplinarsi da soli, ci saranno pericoli sempre più grandi.

Il Rapporto 2001 sulla Libertà Religiosa nel mondo, la più recente edizione di un rapporto annualmente pubblicato dall’“Aiuto alla Chiesa che Soffre”, afferma che, mai come in questo secolo, tanti cattolici e cristiani sono stati uccisi e che, più in generale, la libertà religiosa non gode di un buono stato di salute nel mondo. Questo non contrasta con il gran parlare che si fa sui diritti umani?
Un secolo e mezzo fa si pensava che se il cristianesimo avesse perso il potere temporale e se per esempio lo Stato pontificio fosse sparito, sarebbe sparito anche il risentimento contro il cattolicesimo. Non è stato così. I media infatti sono sempre più ostili al cattolicesimo e alla religione. Penso che i problemi religiosi siano più importanti di quanto non si pensi.

Parlando sul piano dell’esperienza, possiamo dire che nella comunità cristiana più si approfondisce il rapporto con l’altro, più ci si accorge di come sia differente da noi stessi. L’amore, dunque, sembra nascere dalla vittoria di Gesù Cristo su questo meccanismo di conflitto che si instaura normalmente fra le persone. Secondo lei, questo amore che si manifesta nella comunità cristiana può essere un segno di Cristo nel mondo?
Sì, dovrebbe esserlo, anche se non sempre è visibile. L’essenziale del mio lavoro è la congiunzione fra l’analisi scientifica e la sola cosa che conta nel cristianesimo, e cioè l’amore fra i discepoli, l’amore gli uni per gli altri

Il perdono e l’amore al nemico sono, dunque, ciò che Gesù Cristo ha donato al mondo per svelare «il segreto di Satana», e vincere questo meccanismo di conflitto…
Sì. E in questo senso è molto importante l’attitudine del Papa ed ha molta efficacia sugli uomini. I cristiani hanno bisogno di un’educazione per portare sempre più frutti. I cristiani sono sempre di meno, ma sono sempre più vicini alla condotta cristiana rispetto a prima. Si aveva ragione di dire che l’Inquisizione era una cosa cattiva, e il Papa ha ragione a chiedere perdono perché i cristiani avrebbero dovuto capire prima degli altri che non si può difendere il cristianesimo con la forza. Anche se nel Medioevo era normale che il cristianesimo pensasse di difendersi in questo modo, si è sbagliato e alla fine lo si è capito. Oggi però i nemici del cristianesimo vogliono solo conoscere gli errori del cristianesimo.

Hitler e il nazismo pretesero di opporsi direttamente al cristianesimo. Oggi assistiamo a un altro tipo di opposizione basato su una sorta di radicalizzazione della pietà per le vittime in senso anticristiano. E questo avviene anche tramite l’identificazione del passato cristiano con ogni sorta di «persecuzioni, oppressioni, inquisizioni». Secondo lei questo meccanismo di radicalizzazione della pietà per le vittime rischia di trarre in inganno molte persone?
Sì, trae in inganno perché è la caratteristica della nostra epoca. Non vuol dire che si abbia una cattiva volontà, ma non si sa ciò che si fa. Ci sono delle deviazioni terribili. Le persecuzioni più grandi sono oggi commesse in nome della pietà. Un esempio per tutti è l’aborto. È una radicalizzazione pagana, una deviazione.

La forza che i discepoli hanno sperimentato dopo la risurrezione, prova che qualcosa di più forte dell’umano è accaduto?
Sì, io interpreto la risurrezione in modo religioso. La risurrezione fa fare il salto dal piano antropologico a quello della fede. Essere cristiani è credere nella risurrezione. Per questo ho problemi con Bultmann, perché non crede alla risurrezione. La forza del cristianesimo viene dalla risurrezione. Su un piano antropologico, la risurrezione è negata da molte persone; il cristianesimo rovescia tutti i miti, invece, e ci obbliga a chiederci da dove arriva ai discepoli la forza di questa inversione che non aveva mai avuto luogo prima nella storia. E bisogna dire che viene dalla risurrezione. È la risurrezione che li fa capaci di dire la verità e rispondere alla verità.

Anche oggi quando i cristiani mostrano che possono amare e perdonare i nemici, mostrano la forza della risurrezione?
Sì, mostrano la forza della risurrezione.





DOROTHY DAY, FULTON SHEEN, CHESTERTON, IL PRETE DEL TINTANIC, GAUDÍ: GRANDI, CONTROVERSI, FORSE SANTI

Dorothy Day, Fulton Sheen, Chesterton, il prete del Tintanic, Gaudí: grandi, contoversi, forse santi

di don Matthew Pittam

 

Ancora infuria in America la controversia innescata dalla canonizzazione di san Junípero Serra. Ci ricorda che i social media e le comunicazioni moderne hanno offerto più che mai accessibilità al lato “umano” dei santi contemporanei. In alcuni casi l’ostilità è tra gli stessi responsabili di una determinata Causa. Ecco cinque fra i santi più controversi in fieri.

 

Dorothy Day

Il profilo di Dorothy Day è stato notevolmente rilanciato da quando il Papa ha parlato affettuosamente di lei durante la sua visita in America poche settimane fa. Questo ha dato speranza a quanti negli ultimi 25 anni hanno fatto campagna per la sua beatificazione.

Dorothy Day è una figura controversa e molti protestano che non dovrebbe essere beatificata perché ebbe un figlio illegittimo e un aborto. Ma per coloro che la trovano un’ispirazione, è un esempio e un incoraggiamento. È proprio perché la sua storia parla di trasformazione nell’amore di Dio che le persone la trovano così interessante. La Day offre un modello di comportamento e dà speranza alle donne che hanno abortito. La sua stessa sofferenza dopo l’aborto la portò ad avere una grande compassione per le donne in situazioni simili che provavano la colpa e il dolore della perdita.

Nel 1930 Dorothy Day incontrò Peter Maurin e poco tempo dopo i due fondarono insieme il Movimento dei lavoratori cattolici, che divenne un’àncora di salvezza per migliaia di persone nel periodo della Grande Depressione, mettendo in piedi Case dell’ospitalità, mense dei poveri e ricoveri per i senzatetto. 

La storia della vita di Dorothy Day è stata tema di molti film e libri. Nel 1996 è uscito il filmEntertaining Angels: The Dorothy Day Story, acclamato dalla critica.

Dorothy Day ha ricevuto il titolo di Serva di Dio e i suoi sostenitori sperano che il prossimo Anno della Misericordia possa fare da catalizzatore del processo verso la canonizzazione.

 

Thomas Byles

Padre Thomas Byles morì con altri 1.500 passeggeri sul Titanic nella terribile notte del 12 aprile 1912, e questo nonostante a quanto si dice gli fossero state offerte due possibilità di salire sulle scialuppe. Egli scelse di cedere il suo posto ad altri e di rimanere sulla nave per pregare, confessare e sostenere le altre vittime.

Agnes McCoy, passeggera della terza classe che sopravvisse al naufragio, continuò a testimoniare la natura eroica delle attenzioni di padre Byle verso gli altri passeggeri, che gli costarono la vita. Un’altra superstite, Helen Mary Mocklare, ricordò molti anni più tardi che un membro dell’equipaggio della nave «avvertì il prete del pericolo che correva e lo supplicò di salire sulla scialuppa».

Padre Byles era salito sul Titanic per partecipare al matrimonio di suo fratello a New York. Era stato educato nel Lancashire e a Oxford, e prima di morire era stato per otto anni parroco di Sant’Elena a Chipping Ongar, nell’Essex.

Ora, più di un secolo dopo, il vescovo di Brentwood ha chiesto all’attuale parroco di Sant’Elena, padre Graham Smith, di promuovere l’apertura della causa di beatificazione per padre Byles. Padre Smith dice di considerare il suo predecessore «un uomo straordinario che ha dato la propria vita per gli altri». Spera che le persone bisognose invochino padre Byles: se accade un miracolo il processo può avanzare al prossimo stadio.

La possibilità dell’apertura della causa per padre Byles ha suscitato critiche in quanto alcuni trovano che la sua storia sia troppo mescolata all’interesse sensazionale permanente verso la vicenda della nave inaffondabile. Ciò nonostante, padre Byles è una grande fonte di ispirazione. È stato paragonato a san Massimiliano Kolbe, il martire di Auschwitz: anche lui sacrificò la vita per salvare altre persone.

 

Fulton Sheen

Fulton Sheen era un uomo che possedeva stupefacenti doti comunicative e non perse mai la capacità di parlare alla gente comune. Insegnò filosofia e teologia per 24 anni alla Catholic University a Washington Dc. Successivamente ebbe l’occasione di entrare nell’etere con il suo programma radiofonico Catholic Hour, che durò 20 anni e si stima che avesse tra i quattro e cinque milioni di ascoltatori. Si trasferì poi in televisione con uno show intitolato Life is Worth Living (La vita vale la pena di essere vissuta, ndr), che in sei anni raggiunse tra i 20 e i 30 milioni di spettatori. Molti dei suoi 65 libri sono diventati classici della spiritualità. Si calcola che abbia influenzato la conversione di 52 mila persone, tra le quali molti comunisti impegnati, come Bella Dodd.

Il percorso di Fulton Sheen verso la santità sembrava avviato con passo incoraggiante. Padre Andrew Apostoli, cofondatore dei Frati francescani del Rinnovamento (Franciscan Friars of the Renewal) e presentatore di Ewtn è stato nominato vice postulatore della causa. La Congregazione per le Cause dei santi ha esaminato le prove della santità di Fulton Sheen e ha quindi trasmesso i risultati al Papa. Questo gli ha permesso di essere identificato come un uomo che ha vissuto una vita nella “virtù eroica”, facendogli ottenere il titolo di Venerabile.

Il passo successivo era la verifica di miracoli relativi a situazioni in cui era stato invocato Fulton Sheen. Sono stati segnalati diversi miracoli e un primo caso è stato sottoposto alla Congregazione, cha ha concluso come non potesse essere individuata alcuna spiegazione naturale per il prodigio.

Fino a questo punto le cose procedevano bene. Il requisito ulteriore del processo era l’ispezione dei resti mortali di Fulton Sheen. È qui che è montata la disputa inopportuna sul corpo del grande arcivescovo. Il vescovo di Peoria Daniel Jenky aveva chiesto che la salma fosse esumata e trasferita nella sua diocesi in Illinois, ma Dolan, il cardinale di New York, glielo ha negato. La diocesi di Peoria sosteneva di aver avuto rassicurazioni in merito alla soddisfazione di tale richiesta e in quell’occasione sono volate parole forti da entrambe le parti.

In seguito a una discussione tra l’arcidiocesi di New York e Roma è stato deciso che la causa di Sheen fosse collocata negli archivi della Congregazione per le Cause dei santi. Questo significa concretamente che il processo è sospeso sine die.

Tanti sostenitori di Fulton Sheen dicono di essere affranti. Non molleranno, e la Archbishop Fulton J Sheen Foundation vanta ancora un gran numero di membri che fanno campagna e pregano perché la situazioni si sblocchi.

 

Gilbert Keith Chesterton

Uno degli ammiratori più influenti di GK Chesterton è papa Francesco, che ha appoggiato una Chesterton Conference a Buenos Aires ed è stato membro onorario del comitato della Società chestertoniana.

Nel 2014 il vescovo di Northampton ha incaricato il canonico John Udris, attualmente in servizio presso il St Mary’s College, Oscott, di indagare per valutare se possa essere aperta una causa per Chesterton.

La controversia che circonda l’ipotesi di una sua canonizzazione riguarda le sue presunte idee antisemite. Inoltre egli non era neanche devoto nel senso convenzionale del termine, sebbene sia stato un formidabile apologeta della fede cattolica.

Molte persone, influenzate dai suoi scritti, sono state condotte da lui alla piena comunione con la Chiesa cattolica e questo ha generato un forte sostegno alla sua causa. Le sue opere spaziano dai famosi romanzi di padre Brown alle agiografie di grandi santi. Il suo saggio cristiano più noto,Ortodossia, è tra i più influenti del XX secolo.

Alcuni sostenitori di Chesterton temono che l’apertura di una causa possa ridurre la potenza e l’accessibilità del messaggio fondamentale che egli ancora comunica. Tanto per dire, i romanzi di padre Brown sarebbero così popolari se fossero stati scritti da san Gilbert Keith Chesterton? La cosa potrebbe rappresentare una barriera per un pubblico non credente.

Come sta ad indicare l’interesse di papa Francesco, Chesterton ha un seguito planetario. La maggior Società chestertoniana ha sede negli Stati Uniti ma ce ne sono in Polonia, Messico e Italia. Sarà certamente interessante vedere cosa succederà dopo l’inoltro della documentazione da parte del canonico Udris. Il rapporto contiene racconti di miracoli, che però devono ancora essere verificati.

 

Antoni Gaudí

Giganteggia sopra Barcellona la basilica iconica della Sagrada Familia. In costruzione da oltre 130 anni, è la somma eredità di Antoni Gaudí. L’edificio oggi delizia e meraviglia i sensi. Numerosi pellegrini e turisti dichiarano di aver fatto esperienza del Dio vivente durante quell’incontro architettonico.

L’accademico di Architettura José Manuel Almuzara fa campagna da 20 anni per la causa di Gaudí. Nel 1992 ha fondato l’Associazione per la Beatificazione di Antoni Gaudí, che ha un numero di soci rilevante.

All’epoca dell’avvio dei lavori Gaudí fu una scelta discussa, dal momento che non frequentava la Chiesa. Il suo biografo Josep Maria Tarragona sostiene però che durante la costruzione della facciata della Natività Gaudí «vide la persona di Gesù». Costruì scuole per gli operai e si preoccupò sempre del loro benessere. Assicurò sempre la sua presenza alla Sagrada Familia, rifiutando diverse proposte di lavoro redditizie, e alla fine condusse un’esistenza molto estetica e frugale. E questo nonostante la sua educazione benestante.

Molti leader religiosi catalani sono scettici riguardo alla possibilità che la causa di Gaudí avanzi. Per di più, anche parecchi non credenti catalani si oppongono all’idea della sua elevazione agli altari, data l’importanza della sua figura per la nazione. Le speranze si sono riaccese in occasione della consacrazione della Sagrada Familia nel 2010, quando papa Benedetto XVI elogiò la creatività e il coraggio di Gaudí.

Sebbene non si sia registrato alcun miracolo in senso tradizionale, l’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Lluis Martinez Sistach, dice che il fatto che nessuno sia mai stato vittima di incidenti gravi durante l’opera di costruzione della Sagrada Familia rappresenta già di per sé una forma di miracolo. Il cardinale ricorda anche il potere che ha avuto l’edificio nel facilitare alcune conversioni miracolose.

I sostenitori di Gaudí continuano a pregare e a fare campagna, in attesa dei miracoli.

Tutte e cinque queste persone sono fonte di ispirazione o di repulsione. Pare oramai che a ogni canonizzazione o apertura di una causa ci siano sempre critici e detrattori. Se (o quando) qualcuno di costoro sarà canonizzato, ciò che guadagneremo non sarà la celebrazione di una vita senza macchia ma un richiamo al potere di trasformazione della grazia di Dio e della sottomissione alla Sua volontà. Sarebbe molto giusto se, durante l’Anno della Misericordia, qualcuna di queste figure procedesse sulla via della canonizzazione, dal momento che tutti loro sono stati destinatari della grazia e della misericordia di Dio.

da «Tempi» e «Catholic Herald»




[Modificato da Caterina63 06/11/2015 13:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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