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Quando e come un Papa favorisce l'eresia .....

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2016 23:30
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01/02/2016 19:32
 
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L’ultima bergoglionata del gennaio 2016: “sfrattata” la colomba della pace

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Papa Francesco ha “sfrattato” la colomba, simbolo della pace. Del resto, l’attuale Gerarchia se ne infischia della pace di Cristo, il suo unico interesse è il pacifismo ideologico fine a se stesso.

Certo che un Noè ripreso nell’atto di lanciare palloncini colorati dall’Arca, non ce lo vediamo proprio, anche perché difficilmente sarebbero tornati indietro con il ramoscello d’ulivo nel becco, a segnalare finalmente il ritiro delle acque dopo il diluvio… Ecco come lo racconta la Bibbia:

(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

“Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell’arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi mandò una colomba…  attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca  e la colomba tornò a lui sul far della sera;ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra” (Gn.8,6-11).

Da qui poi abbiamo il segno della alleanza con l’arcobaleno, quello vero, ma noi ci fermiamo, qui, solo a questa storia della colomba, segno di pace,quanto all’arcobaleno potrete leggere qui la sua storia e l’uso che ne hanno fatto con il feticcio della bandiera della falsa pace.

Veniamo al simbolo della colomba. Sappiamo dai Vangeli che la colomba è il simbolo dello Spirito Santo, attraverso la cui forma Egli ha voluto manifestarsi ed è così che lo vediamo spesso raffigurato già dal IX secolo, accanto ai Padri della Chiesa in atto di “suggerire, ispirare” i loro scritti. Inoltre, la colomba, per la sua natura docile  che si lascia addomesticare, è stato da sempre un simbolo di mitezza, innocenza e purezza. Nel Cantico dei Cantici (5,2 e 6,9) leggiamo: “mia colomba” come appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato e ancora: gli occhi dolci di una ragazza sono paragonati a occhi di colomba. Anche il nome del profeta Giona è legato alle colombe: esso è in ebraico Yohnáh, nome maschile comune che significa “colombo”, e non dimentichiamo che in natura, la colomba e il colombo, si accoppiano per tutta la vita.

L’immagine, quindi, della colomba con un ramo d’ulivo in bocca, simbolo dello Spirito Santo, è diventata anche il simbolo della pace vera di cui parla Cristo:  Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi…” (Gv.14,27), in riferimento a quello Spirito Santo – Terza Persona della Santissima Trinità – “Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16,7). “Lo Spirito di verità che procede dal Padre” viene annunciato da Cristo come il Paraclito, che “io vi manderò dal Padre” (Gv 15,26).

La vera Pace – che scriviamo infatti in maiuscolo perché, come “la Misericordia incarnata, anche la Pace è incarnata” – ha anche una Regina: “Maria, Regina della Pace, prega per noi”, la vera Pace è anche opera dello Spirito Santo attraverso la Preghiera e l’obbedienza-ascolto a Dio nei Suoi Comandamenti…

Nel martoriato tempo dopo le due gravi Guerre mondiali, fu Pio XII a riportare alla ribalta questo simbolo rivendicando la vera Pace: la colomba con l’ulivo nel becco e sullo sfondo il vero arcobaleno. Ma questo simbolo è sempre stato usato da molti. Il celebre pittore Pablo Picasso, dipinse una colomba per il Congresso mondiale per la pace del 1949, e nell’antica mitologia la colomba rappresentava la rinascita della vita in un tempo di pace.

Ora, tutta questa lezione per spiegare cosa? Che il Papa ne ha fatta un’altra delle sue. In due anni ha modificato il simbolo della Pace: non più la colomba ma i palloncini.

E’ vero, lo confessiamo, questa volta siamo un poco maliziosi e se è vero il detto che a pensare male è un peccato, è anche vero però che qualche volta ci si azzecca.

Sappiamo tutti che per l’ultima domenica di gennaio  Paolo VI ha avviato una tradizione con i gruppi di Azione Cattolica della città di Roma, per lanciare al mondo un messaggio e un appello alla Pace vera. Giovanni Paolo II volle dare maggior risalto all’evento invitando, per la prima volta e rompendo ogni protocollo, due ragazzi dell’AC ad affacciarsi alla finestra dell’Angelus con il Papa per lanciare essi stessi questo messaggio e poi si unì anche il gesto simbolico del lancio delle colombe, un invito appunto all’azione congiunta fra l’uomo, lavoratore per la pace, e lo Spirito Santo senza il quale non possiamo fare nulla di buono. Benedetto XVI mantenne questa tradizione anche se, l’ultimo Angelus del gennaio 2013, quasi come segno premonitore, per la prima volta le colombe furono assalite da un corvo ed un gabbiano. Le due colombe si salvarono perchè la finestra accanto a quella dove si affaccia il Papa, essendo allora abitata da Benedetto XVI, una delle due colombe trovò riparo nella persiana aperta. L’11 febbraio sappiamo poi cosa è accaduto.

Ed eccoci al 2014, così rifaceva il gesto Papa Francesco: “Ed ora questi due bravi ragazzilanceranno le colombe, simbolo di pace” (Angelus 26.1.2014).

Ma anche qui corvi e gabbiani non vollero sentire ragioni e attaccarono le due colombe. Di certo né il pontefice né i bambini che erano affacciati con lui a San Pietro potevano sapere che lasciando volare via le due bianche colombe le avrebbero consegnate a una morte tanto rapida quanto cruenta, che si è consumata davanti agli occhi attoniti della folla in piazza. Però non si è capito neppure chi ha dato quel suggerimento al Papa che ha detto ai due ragazzi: “non in alto, in basso, lanciatele in basso….”. È risaputo infatti che tutti i volatili si lanciano in alto per far prendere loro il volo e aiutarli ad acquistare velocità, se vengono gettati in basso è come lanciarli per una picchiata nella quale essi non sono più in grado di “prendere il volo”.

Fatto sta nei 25 anni di Giovanni Paolo II e negli 8 anni di Benedetto XVI, un fatto del genere non solo non era mai accaduto, ma al contrario, le colombe (sempre con la presenza di corvi e gabbiani in piazza), si andavano a rifugiare dentro lo studio del Papa e, come tante immagini ci hanno deliziato, anche sulla testa dei due Pontefici. E non è del tutto normale che per ben due anni consecutivi abbiamo assistito ad un attacco cruento, una coincidenza? Ma noi cristiani alle coincidenze non dovremo credere!

E così dall’anno 2015 si è deciso di sostituire le colombe ai…. palloncini colorati, ecco le parole del Papa: “Ecco i palloncini che vogliono dire ‘pace’.” (Angelus 25.1.2015)

Quale sarà la prima bergoglionata del febbraio 2016?
Quale sarà la prima bergoglionata del febbraio 2016?

Vabbè: vogliono dire ‘pace’, comprensibile se si vogliono salvare le colombe. Ma il termine ora è cambiato ed è diventato più ufficiale ed ha preso la strada della nuova simbologia, ecco le parole usate dal Papa: “E ora i ragazzi in piazza lanceranno i palloncini, simbolo di pace.” (Angelus 31.1.2016).

Santità, in realtà, i palloncini sono simbolo didivertimento mondano: gay-pride, carnevale, compleanni, e quant’altro.

Ora il nuovo simbolo della pace sono i palloncini colorati che, a detta degli ambientalisti così cari al Papa Francesco, sono inquinanti, sono plastica, soffocano spesso gli uccelli che beccandoli alcuni li ingoiano, e pure i pesci quando i pezzi cadono in acqua e loro ingenuamente li ingurgitano. Ma ciò che preme a noi di mantenere indiscutibile è che la colomba deve rimanere simbolo della Pace vera perché, questa Pace vera, ce la può donare solo lo Spirito Santo a sua volta simboleggiato biblicamente dalla colomba e non dai palloncini: sull’uso dei termini, sulle parole ci giochiamo tutto!









 

San Roberto Bellarmino, S.J., vescovo e Dottore della Chiesa.
San Roberto Bellarmino, S.J., vescovo e Dottore della Chiesa.

Una domanda che in passato si sono posti in molti cattolici, studiosi, Dottori e Santi. Per questo, lasceremo che a rispondere sia un Santo e Dottore della Chiesa, san Roberto Bellarmino, peraltro confratello gesuita del Sommo Pontefice regnante. La questione è: «se un Papa diventa eretico». Il santo Dottore risponde a questa questione nel suo Tractatus de potestate Summi Pontifici in rebus temporalibus. Noi abbiamo consultato l’edizione del 1611 disponibile online [qui] traducendone alcuni significativi passi che vi proponiamo in corsivo.

«Se il Pontefice Massimo diventasse eretico, e tentasse di distruggere la Chiesa allontanandola dalla fede cattolica, può essere deposto o, certamente, dichiarato deposto, come si evince dai Canoni “Se il Papa”, dist. 40. Questo non lo nega né Bellarmino, né alcun cattolico. Non fa meraviglia, perciò, che i Re possano esser deposti a causa dell’eresia, benché non abbiano autorità temporali superiori, se anche il Papa, per una simile causa, può esser deposto, anche se sulla terra non c’è alcuna autorità, né temporale, né spirituale, superiore alla sua. È vero che “al Concilio non è lecito giudicare, punire, o deporre il Papa che tenta di turbare e distruggere la Chiesa di Dio; ma solo è lecito resistergli non facendo quello che comanda, e ponendo ostacolo affinché non sia eseguita la sua volontà” (Bellarmino, lib. 2 De Pontif., cap. 29). Questo vale solo se il Papa volesse turbare e distrugger la Chiesa con la sua vita e i suoi costumi, ma fa eccezione il caso dell’eresia» (p. 212).

«Ma se il Papa non ha alcun superiore sulla terra, con quale diritto può esser deposto da un Concilio, o dalla Chiesa, a causa dell’eresia? Rispondo subito: mentre gli uomini sono espulsi dalla Chiesa tramite la scomunica a causa di altri crimini, gli eretici escono dalla Chiesa per sé, e se ne allontanano perché, in qualche modo, si scomunicano da se stessi. Come osservava san Girolamo, spiegando quelle parole dell’Apostolo a Tito, cap. 3: l’eretico è condannato dal suo proprio giudizio. Così che se il Pontefice – la qual cosa ritengo che non possa accadere -, diventasse eretico, infedele o apostata, non dovrebbe essere deposto, ma dichiarato deposto da un concilio» (p. 213).

«Il potere delle chiavi di Pietro non si estende fino al punto che il Sommo Pontefice possa dichiarare “non peccato” quello che è peccato, oppure “peccato” quello che non è peccato. Ciò sarebbe, infatti, chiamare male il bene, e bene il male, la qualcosa è, sempre è stata, e sarà lontanissima da colui che il Capo della Chiesa, colonna e fondamento della verità» (p. 214).

[Ndt: Ma se un papa rinuncia a queste qualifiche di maestro di Verità, e opta per una dottrina fatta di dubbi, incertezze ed errori, sia auto esclude dal munus petrino che gli compete, e deve esser dichiarato deposto da un concilio].

«Se accadesse che il Pontefice ordinasse a qualche uomo particolare qualcosa che fosse contro la legge di Dio – ossia, non con un insegnamento universale ex cathedra -, allora vale la nota dottrina di san Pietro: “Bisogna obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini” (At 1)» (p. 255).

E così concludiamo questo post, lasciando ciascuno alla propria riflessione e preghiera.

© LA FEDE DEI NOSTRI PADRI (1° novembre 2014)





 

[Modificato da Caterina63 01/02/2016 20:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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