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Il Concilio Vaticano II usato come Cavallo di Troia

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2018 20:57
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21/08/2015 13:29
 
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Ma qualcosa è andato storto e il primo a dirlo, a riconoscerlo, fu Paolo VI.

Riferendosi alla situazione della Chiesa di quegli anni, Paolo VI afferma nell'Omelia del 29 giugno 1972, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, una vera catastrofe e non nasconde di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio».

C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E - continua sempre il Papa - non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Dalla scienza, che è fatta per darci delle verità che non distaccano da Dio ma ce lo fanno cercare ancora di più e celebrare con maggiore intensità, è venuta invece la critica, è venuto il dubbio. Gli scienziati sono coloro che più pensosamente e più dolorosamente curvano la fronte. E finiscono per insegnare: «Non so, non sappiamo, non possiamo sapere». La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno.

Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza..."

Questo il quadro sconcertante descritto da Paolo VI.

«Per qualche misteriosa ragione – sottolinea Schneider – Dio ha permesso che le buone intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II cadessero nelle mani di uomini senza Dio e ideologi-rivoluzionari liturgici. Hanno messo la sacra liturgia di Santa Romana Chiesa in stato di prigionia, in una sorta di esilio ad Avignone»

Infine, il Direttore risponde al lettore:

"Come si fa poi a contrapporre il Vaticano II alla Tradizione? Ma tutta la Tradizione ci ripete, da sempre, che l’infallibilità promessa da Cristo alla Chiesa, oltre che appartenere al Papa, quando «quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli... proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale» risiede «pure nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col successore di Pietro soprattutto in un Concilio Ecumenico» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 891)."

Innanzi tutto non ci sembra che il lettore abbia fatto questa osservazione - a meno che una parte della lettera non sia stata censurata all'origine - ma ad ogni modo cosa c'entra questa risposta con i quesiti sollevati dal lettore?

E' vero, non si deve "contrapporre" il Vaticano II alla Tradizione, ma è vero quando parliamo di rottura con la Tradizione e a dirlo è stato anche Benedetto XVI. Lo stesso elenco drammatico riportato sopra da Paolo VI lo esprime chiaramente, una rottura c'è stata e negarlo è da stolti.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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