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APPELLI DI NOSTRA SIGNORA DI ANGUERA AL MONDO siamo stati avvisati

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2016 13:57
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17/11/2015 00:38
 
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IMMENSO CORDOGLIO E NECESSARIO ESAME DI COSCIENZA. RIFLESSIONE DI S.E. MONS. LUIGI NEGRI SULLA STRAGE DI PARIGI

 

16/11/2015

La tragedia di Parigi non dovrebbe destare in noi stupore e sorpresa; certamente immenso dolore, cordoglio e vicinanza alle vittime, ma non sorpresa o stupore. 

Che potesse accadere qualcosa di grave in Europa – anche l’Italia è obiettivo sensibile – era evidente da tempo, viste le minacce che si sono andate intensificando e precisando. 

Ora però l’immane tragedia esige - prima di tutte le strategie o dell’appello del presidente Hollande che, singhiozzante, chiama la Francia alla resistenza - che questo Occidente, laico e cattolico, prenda spunto da quanto successo per una revisione che non ha ancora fatto, né dopo quel macabro 11 settembre del 2001, né dopo le altre stragi che puntualmente e ossessivamente si sono andate attuando negli ultimi anni. “Noi dobbiamo tener saldo il nostro giudizio - disse Giussani dopo l’attacco alle Torri Gemelle - e paragonare tutto con quello che ci è successo, in questo momento grave e grande. Dobbiamo ripetere questo giudizio prima di tutto a noi stessi”.

In tale prospettiva credo di poter affermare che in questo Occidente non si può aver più paura del cristianesimo che dell’ISIS, com’è evidente in tanta cultura post-ideologica. Non si può neppure far passare la propria comprensibile paura come virtù civile e il silenzio connivente come espressione di saggezza strategica. Non si può - soprattutto di fronte ad una minaccia che non conosce rispetto né per le persone, né per i bambini, né per le donne, né per la cultura, penso all’orrendo scempio dei siti archeologici che ne esprimevano la grandezza - insistere solo sul versante di un dialogo unilaterale, che dovrebbe essere continuamente rinnovato da parte occidentale nei confronti di chi non ha nessuna volontà, né intenzione, né disponibilità a dialogare.

Di fronte alle cose orrende che accadono, “non umane”, “un pezzo di terza guerra mondiale” ha detto Papa Francesco - provocate da questo Islam radicale e fuori controllo, di cui non ci è dato di conoscere la consistenza numerica e neppure il grado di collusione tra i suoi vertici e tanta politica mediorientale - le parole dialogo, apertura, confronto e molte altre, rischiano di perdere il loro valore e diventare puri suoni verbali, perché “il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo” (San Giovanni Paolo II).

Per questo la situazione esige oggi un profondo ripensamento, sia da parte laica che cristiana, senza escludere chi esercita la giustizia, affinché eviti di mettere facilmente in libertà coloro che, più o meno collusi con il terrorismo, sono transitati per le nostre prigioni non più di un giorno per poi essere messi in condizione di disperdersi in Italia o di ritornare nei loro Paesi.

Spero che sia fatto da tutti un serio esame di coscienza e che tutti abbiano il coraggio di portarlo alle estreme conseguenze, perché è meglio morire con una posizione chiara di fronte a sé e alla storia, che lasciare irrisolto questo dramma nell’ambito della propria coscienza; infatti se per i cattolici la fede vale più della vita, la coscienza vale più della vita per i laici.

Preghiamo la Madonna delle Grazie che ci mantenga saldi nella speranza e ci ricordi costantemente che l’ultima definizione della realtà è che essa è positiva.
+ Luigi Negri



Samir Khalil Samir. L’islam è una religione della guerra. Il messaggio molto astuto di Al Baghdadi

 
 
Riprendiamo da AsiaNews un intervento molto interessante, che diventa ancor più significativo, soprattutto per la sua autorevolezza, proprio in questi giorni in cui ci vengono propinate sui media molte false versioni dell'islam.

È di Samir Khalil Samir, docente all'università St. Joseph di Beirut, ora rettore rettore pro tempore del Pontificio istituto orientale a Roma.
Di recente, sui punti critici dell'Islam, abbiamo potuto consultare gli scritti di Paolo Pasqualucci:
Non crediamo nello stesso Dio dei mussulmani I Parte - II Parte.
E perchè non è possibile la pace con l'Islam, vedi qui


Il “califfo” esorta tutti i musulmani a fare la loro “hijrah”, emigrazione, per passare da un islam di pace a uno di guerra, imitando Maometto e la sua Egira (nel 622). Il messaggio risveglia qualcosa di dormiente nel mondo islamico tradizionalista e salafita. L’islam è pace e guerra ed è tempo per i musulmani di riformare la loro visione della storia. Impossibile paragonare la guerra santa alle crociate.
Questo di Abu Bakr al-Baghdadi è un messaggio molto astuto perché corrisponde alle aspettative di una parte del mondo islamico. Senz’altro i gruppi salafiti, che cercano di riportare la società allo stile e alla pratica del tempo di Maometto, saranno contenti e diranno: Finalmente ritroviamo il vero islam!

Va notato che quando parla di emigrare (hijrah), lui indica l’emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina, quella che noi chiamiamo “l’Egira”, che segna l’inizio della cronologia del mondo musulmano (dal 622 d.C), l’inizio dell’era islamica.
 
Questa emigrazione è il passaggio dall’islam pacifico a quello combattivo. Alla Mecca, Maometto non ha mai fatto guerra; ma vedendo che il suo messaggio non passava e che poca gente lo ascoltava, e che anzi vi era rischio per la sua vita, ha inviato un gruppetto di suoi seguaci a emigrare in Etiopia, un Paese cristiano che l’avrebbe ben ricevuto. Poi è emigrato lui a Medina. Lì ha cominciato a predicare e un anno dopo inizia la lotta militare prima contro i meccani, poi contro le tribù per convertirle. Maometto ha vinto tutte queste guerre: la maggioranza delle tribù dell’Arabia l’hanno seguito. Ma bisogna precisare: esse lo hanno seguito più come capo militare che come capo religioso. La prova è questa: quando Maometto è morto, nel 632 molte tribù si sono ritirate non sostenendo più la guerra e non pagando le tasse. E allora, il nuovo califfo Abu Bakr ha dichiarato guerra contro di loro per costringerli a ritornare nell’islam.
 
E loro si rifiutavano: Noi abbiamo fatto il patto con Maometto, non con l’islam. Ma Abu Bakr li vinti e li ha costretti a ritornare nell’ambito dell’islam. Ed è interessante che questo nuovo “califfo” abbia scelto come nome Abu Bakr e voglia lanciare la guerra santa in tutto il mondo, per sottomettere tutti all’islam.
 
Il suo appello significa risvegliare qualcosa che dorme nel pensiero profondo dell’islam per dire: facciamo tutti la nostra hijrah, lasciamo tutti coloro che vogliono un islam di pace, e passiamo all’islam autentico che ha conquistato prima l’Arabia, poi il Medio oriente, e poi il Mediterraneo. Questa sarebbe l’ultima fase della lotta del profeta attraverso il suo nuovo rappresentante.
 
Il tutto è molto simbolico.
 
È vero che vi sono notizie secondo cui l’Isis sta perdendo adepti, che diversi giovani, dopo essere arrivati in Siria e Iraq a combattere, ora si stanno distaccando e vengono imprigionati degli stessi miliziani dell’Isis. Il messaggio cerca allora di risvegliare ancora più musulmani per recuperare altri giovani più decisi.
 
Quasi senz’altro, il richiamo di al-Baghdadi scuoterà i musulmani salafiti, che hanno come modello l’islam primitivo. Essi prendono come modello la prima generazione dell’islam, e ciò spingerà molti musulmani tradizionalisti a diventare salafiti e a combattere.
 
Davanti a questa chiamata alle armi, cosa fare?
 
La lotta militare può essere necessaria, ma non risolutiva. Azioni militari potranno ridurre le violenze, spargere meno sangue, far regredire lo SI, ma il movimento continuerà perché fa parte dell’islam. L’unica soluzione radicale è una riforma interna della lettura della storia islamica.
 
Quando al-Baghdadi dice che “l’islam non è mai stato una religione di pace”, esagera: l’islam ha avuto anche periodi di pace; dire che l’islam è solo guerra, è un errore anche questo. L’islam è pace e guerra ed è tempo che i musulmani rivedano la loro storia. Inoltre, va precisato che la guerra islamica non è paragonabile alle crociate: Le crociate sono state al massimo una guerra limitata per salvare Gerusalemme e i luoghi santi, ma non una guerra totale, santa, ispirata dal vangelo. Invece la guerra dell’islam è sempre santa se viene fatta per allargare i confini dell’islam e recuperare la terra dell’islam.


[Modificato da Caterina63 17/11/2015 00:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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