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23 settembre dedicato a San Padre Pio da Pietrelcina

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2016 22:54
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21/01/2016 19:24
 
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  Padre Pio nel mangiare... e nel bere
dal Numero 12 del 22 marzo 2015
 

Mangiava pochissimo. Un pomeriggio Padre Pio era nel corridoio del convento col nipote Mario. Questi aveva attorno a sé i suoi figlioletti che il Padre guardava teneramente.

Puntando il dito su uno di essi, scherzosamente il papà lo accusava: «Zio, questo è un mangione».
«Perché?», chiese Padre Pio. «Oggi si è mangiato un filone di pane lungo e grosso così», spiegò Mario.
Padre Pio sorrise. Poi domandò: «Quanto pesava?». «Certamente mezzo chilo», rispose il nipote.
Il Padre rimase un po’ a pensare, poi disse: «In quarant’anni [Padre Pio ne aveva oltre sessanta], io non sono riuscito a mangiare nemmeno la metà di quel filone di pane».

Io mi trovavo a fianco a Mario; ci guardammo e sembravamo dirci l’un l’altro: “Ma come fa a vivere senza mangiare?”.

Negli anni Cinquanta riuscii a portare una cassetta di uva bianca, grossa e profumata. Era uva da terra promessa.

Entrai nella cella del Padre il quale, vedendomi con la cassetta, mi chiese: «Che è?». «Padre – dissi –, vi ho portato quest’uva», e mi inginocchiai davanti. Egli la guardò: «è davvero bella!», esclamò.
«Assaggiatela!» ripresi e, subito, staccai un bell’acino da un grosso grappolo: pensavo fargli cosa gradita porgendogli l’acino più biondo e grosso.

«Che fai?», disse, fermandomi la mano: «Figlio mio, tu così mi fai fare colazione, pranzo e cena. Dammi l’acino più piccolo!».
Io ne scelsi, invece, uno meno grosso, ma lui, girando più volte la mano sui grappoli d’uva e trovandone finalmente uno piccolo piccolo, lo staccò, se lo portò alla bocca e, con fatica, lo masticò per diverso tempo.

Un pomeriggio d’agosto andai solo sulla veranda in attesa dell’arrivo del Padre dove, solitamente, s’intratteneva con noi.
Dietro la colonna di cemento lo trovai mentre beveva una bottiglietta d’aranciata.
Continuando a berla tutta d’un fiato, girò gli occhi e mi vide. Pensavo: “Come la sta gustando! Evidentemente avrà tanta sete”.

Senza scomporsi per niente, egli rimise il vuoto nella cassetta, mi guardò e mi disse: «Bevi». Io presi una bottiglia, l’aprii e cominciai a bere: era disgustosa, calda e imbevibile.
«Com’è cattiva!», dissi con candida schiettezza. «Bevi e statti zitto!», mi rispose.
La cassetta d’aranciata, infatti, lasciata nella veranda sotto il sole d’agosto sin dal mattino, fu portata da un frate cappuccino per offrirla a Padre Pio e a tutti i presenti, in occasione della sua prima Messa solenne.

Pierino Galeone,
Padre Pio. Mio Padre,
pp. 46-47

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  Da Padre Pio per la prima volta
dal Numero 3 del 17 gennaio 2016

 

Erano tredici anni che desideravo di vedere e parlare con Padre Pio. Mi si offrì l’occasione di portarmi a San Giovanni Rotondo nel passaggio per una predicazione a Lecce. Vi giunsi la sera del 12 giugno 1935.
Incontrai Padre Pio in cima alle scale del Convento. Il fratello che mi accompagnava, mi disse: «Ecco Padre Pio!». Era fra due signori, che egli accompagnava nel giardino.

Io lo guardo e poi faccio l’atto di baciargli la mano, ma egli alza subito in alto tutte e due le braccia e aspetta che anch’io faccia lo stesso per l’abbraccio fraterno.
Poi mi dice: «Benvenuto!».
Ed io: «Padre, ho delle lettere da consegnarLe». 
«Va bene – risponde –; ora vado giù con questi signori e poi torno subito, tanto del tempo ce n’è per parlare».

Dopo essermi presentato al Guardiano, tutto affaccendato per la visita del Padre Generale, mi affaccio alla finestra che dà nell’orto e vedo Padre Pio, che con le mani dietro alla schiena, passeggia fra quei due signori, ascoltando i loro discorsi sulla guerra d’Abissinia e dell’ostacolo inglese.
Dopo pochi minuti mi trovo faccia a faccia con Padre Pio nel dormitorio.
«Vieni» mi dice, e mi porta in cella sua.

Gli consegno le lettere, una delle quali del Molto Reverendo Padre Epifanio da San Marcello. 
«Devi dire a Padre Epifanio che io lo ricordo con amore». E lo disse sorridendo e con accento di grande sincerità. Intanto gli dico che sono di passaggio e debbo andare a Lecce a predicare. 
«A Lecce? Allora porterai i miei saluti al Vescovo. Monsignor Costa. È un Vescovo per bene. Ed ora, eccomi a tua disposizione, ma non hai scelto un tempo molto propizio».

Gli dissi che lì per lì non mi sentivo disposto per una conferenza spirituale e che avrei preferito il giorno dopo, ovvero mi dicesse lui il momento più opportuno.

«Per me è lo stesso – rispose –, ma non posso assegnare nemmeno un momento, perché domani ci sarà grande confusione e molto lavoro per la venuta del Padre Generale».
Uscimmo di cella e si interessò se mi avevano assegnata una stanza.

Intanto viene l’ora del Santo Rosario. Vado in Coro e mi metto in posizione da poterlo bene osservare.
Il Rosario lo dice lui e la gente di chiesa risponde. Lo dice con calma, con unzione, spiccando bene ogni parola. La sua voce è ben timbrata, pastosa, e tutto l’insieme spontaneo e naturale. 
Dopo la disciplina comune (atto penitenziale proprio delle comunità cappuccine), noi andiamo a cena e lui resta a pregare in Coro.

Padre Pio non fa colazione e non cena mai. Solo a pranzo mangia qualcosa, forse un quinto di quello che mangia un uomo normale. Beve il quartuccio della sua boccetta di vino e, se la carità lo passa, anche un bicchiere in più che non sia dolce.

Dopo cena mi chiama in cella sua. Non ricordo come si incominciò a parlare del gran male che c’è nel mondo. Io cercai di fare una pittura assai caricata. Padre Pio mi dice che il mondo è meglio di prima. In questo si appella alla Storia e posso dire che egli ragiona a puntino. Io lo contraddico più per il piacere di sentirlo parlare, che per sostenere una discussione a fondo. 

Osserva: «È vero che prima i costumi erano forse peggiori di oggi, ma c’era la fede; oggi mancano fede e costumi». «Bene – riprende Padre Pio –, se prima avevano la fede, dunque erano più responsabili davanti a Dio, perché sapevano di fare il male. E questo non potrai negarlo tu che sei stato alla Gregoriana». 
E sorrise con tale grazia che mi fece vedere allo stesso tempo la punzecchiata e l’addolcimento di essa, tanto che mi misi a ridere a più non posso. 

Padre Giovanni da Baggio, 
Padre Pio visto dall’interno,
pp. 13-15


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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