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23 settembre dedicato a San Padre Pio da Pietrelcina

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2016 22:54
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Padre Pio, grande predicatore e catechista



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Nel 1959 venne alla luce un Padre Pio inedito: il predicatore e il catechista.


Dal maggio all’ottobre 1959, durante il pellegrinaggio della Madonnina di Fatima in Italia, Padre Pio si così ammalò gravemente che non poteva dire la Santa Messa né confessare. Così dalla sua celletta inviava, attraverso un microfono, ai pellegrini che arrivavano a San Giovanni Rotondo, la sua benedizione accompagnata da alcuni brevi pensieri. Venne così alla luce un aspetto inedito di Padre Pio: le sue straordinarie doti di predicatore e di catechista. Ecco qualche esempio.




Il nostro ultimo fine


«Non mettiamo mai in dimenticanza il nostro ultimo fine. E qual è? Conoscere Dio. L’abbiamo conosciuto per grazia sua attraverso il battesimo con il quale il Signore Iddio ha prevenuto i nostri giorni e i nostri anni. Quindi cerchiamo di non dimenticare mai quest’ultimo fine perché da qui dipende tutto».


Egli è la via


«Seguiamo Gesù. Egli stesso ha detto di essere la via: via sicura, che porta al termine. Via sicura che non ci farà sbagliare strada; via sicura che ci spianerà la strada. Non ci arrestiamo in questa corsa, né tanto meno dobbiamo farci vincere dal timore. Una sola cosa bisogna temere: il peccato. Solo questo ci rende indegni di Dio e di Gesù. Quindi coraggio, l’esempio l’abbiamo dalla Vergine Santissima: possiamo camminare sicuri».


Verità che non inganna


«Gesù, nel suo Vangelo, dice: “Io sono la Verità”. Via sicura per poter giungere al porto della salute; verità sostanziale che non può ingannare né ingannarci. Non può ingannare perché è bontà e amore. Non può ingannarci perché è Dio, e con la sua sapienza e la sua onniscienza vede tutto e sa tutto. Quindi seguiamolo e cerchiamo di seguirlo nella verità e la verità è quella che ci condurrà non solo al porto della salute ma al possesso di Dio stesso».


La Vita


«Egli ha detto: “Io sono la vita”. Vita sustanziale, eterna. E non si intende soltanto la vita passeggera di questo mondo che dobbiamo cercare con tutto l’ardore del cuore. Ma quella che è più importante, e cioè la vita eterna. Egli ce l’ha promesso, a condizione che lo seguiamo. Ebbene, facciamoci animo e seguiamolo perché è verità, vita e via sicura».


Il sacramento dell’Amore


«Sappiamoci donare con quell’amore con cui Gesù si dona a noi. In modo speciale nel sacramento dell’amore: l’Eucarestia. Gesù si dona a noi senza riserva, sempre, tutto e per intero senza limitazione alcuna. Sforziamoci di fare noi altrettanto con lui. Noi sappiamo benissimo ciò che egli ci dà col donarci se stesso. Ci dà il paradiso, la sola differenza è questa: che i beati lo contemplano a faccia svelata e a noi soltanto i veli ci parlano. Ma un bel giorno questi veli si squameranno e contempleremo Gesù nella pienezza della sua gloria».


Rivestiti di grazia


«Stringiamoci strettamente a Gesù, cerchiamo di fuggire sempre la colpa che è quella che ci rende tizzoni d’inferno. Ci siamo rivestiti della grazia di Gesù con la sua passione e morte e allora non deponiamo mai queste vesti che saranno quelle che ci presenteranno al tribunale di Dio per sentire l’invito del Padre Celeste: “Venite o benedetti a possedere il regno mio”».


Amore fa rima con dolore


«Vogliamo amare il Signore? Non credo che ci sia qualcuno che dica di no. Però, ricordiamoci che la parola amore, nell’esilio, risuona lo stesso che “amaro” … Quindi cerchiamo di amare con amore pur soffrendo, perché soffrire è proprio quello che ci fa espiare le nostre manchevolezze e ci prefigge il Signore se aspiriamo a questo. Soltanto in paradiso si ama senza dolore. Quindi, se aspiriamo a questo, è necessario assoggettarsi con amore ad amare con amaro. Vestiamoci di pazienza, di costanza e di perseveranza. È il Signore che ce l’ha raccomandato. Lui stesso è venuto e ha sposato l’amore con dolore. E siamo certi che Egli non ci farà mancare gli aiuti necessari per poter sobbarcarci la vita presente con amaro e poter un giorno ricevere il premio dell’amore senza dolore».


Mettiamoci a pregare


Sappiamo apprezzare, valutare la degnazione per noi di un Dio che si è degnato di ascoltarci nelle nostre preghiere. Quando la preghiera è fatta bene commuove il suo cuore divino, lo inclina sempre più a esaudirci. E che cos’è la preghiera? È l’effusione del cuore verso Dio. Quindi cerchiamo di effondere tutto l’animo nostro quando ci mettiamo a pregare, e di fare in modo che il nostro cuore sia totalmente unito al Signore. Siamo costanti perché il premio è promesso non a chi comincia ma a chi persevera fino alla fine. Siamo confidenti perché la confidenza è quella che ci apre la strada per poterci introdurre sempre più nel cuore di Dio che ci ama. Siamo perseveranti perché il premio è promesso a chi persevera fino alla fine».


Aiutiamo le altre anime


«Ricordiamoci che domani è la festa della Madonna del Carmine, protettrice in modo speciale delle anime del purgatorio. Perciò ricordiamo a questa Madre le anime sante del purgatorio. Chi di noi non ha delle persone care e chi lo sa quanti ce ne sono dei nostri cari a soffrire nel purgatorio e forse, e senza forse, anche per colpa nostra. Quindi, ricordiamo a questa mamma che venga loro in aiuto, a refrigerare le loro pene, il fuoco che le tormenta. Se noi useremo questa carità, a nostra volta, se ci capiterà, Dio non voglia, di scendere anche noi nel purgatorio, il Signore farà sorgere altre anime che ci verranno in aiuto».


La virtù del silenzio


«Se vogliamo piacere a Dio e alla Mamma Celeste, sforziamoci di praticare una virtù che è tanto necessaria per tutti: la virtù del silenzio. A saper ben parlare a tempo e luogo, si apporta tanto bene alle anime e a gloria di Dio si ottengono gli effetti. Come per il contrario. Il molto parlare, dice lo Spirito Santo, non va esente da difetti. Quindi il silenzio cristiano, tanto raccomandato da nostro Signore, per piacergli e per poter evitare tanti litigi, altrimenti si viene a mancare alla carità, l’anima si mette in subbuglio e si creano delle incresciose situazioni che ogni cristiano dovrebbe sempre evitare perché non piacciono a Dio, anzi gli dispiacciono, e ancora più dispiacciono alla Mamma Celeste. Quindi prendiamo di mira queste virtù e cerchiamo di praticarle».


Non giudicate


«Gesù nel santo Vangelo dice: “Non giudicate e non sarete giudicati”. Con quella misura con la quale misurerete, sarete misurati. E allora? Asteniamoci dal giudicare chicchessia. E quando, purtroppo, dobbiamo dare il nostro giudizio, diamolo con abbondanza di carità e troveremo carità presso il Padre Celeste. Questo è un punto importantissimo. Chi non desidera un giudizio benigno da parte di Dio, in special modo quando ci presenteremo al suo tribunale? Ebbene, questo è il mezzo per avere un giudizio benigno a nostro favore. Ripeto, asteniamoci sempre dal giudicare e quando dobbiamo farlo, cerchiamo di usare abbondanza di carità».


La Curiosità


«Guardiamoci da un difetto che è la distruzione della carità. Sapete quale? La curiosità. L’apostolo diceva: “Non voglio sapere di altro se non di Gesù e di Gesù Crocifisso”. Quindi, attendiamo seriamente a noi stessi perché la curiosità è un difetto che distrugge innanzitutto la carità, ci fa perdere la pace con noi stessi, rompe i vincoli della carità con il prossimo, e le conseguenze ognuno le può misurare perché, chi più chi meno, abbiamo assistito in vita a tristi conseguenze della curiosità. Perciò, non vogliamo sapere di altro se non di Gesù e di Gesù Crocifisso. Di tutto il resto non ci deve importare proprio nulla».


Cittadini del Cielo


«Ricordiamoci che la fede è il dono più grande che Dio abbia potuto fare all’uomo su questa terra. Perché da uomo terrestre diviene cittadino del cielo. Ma dobbiamo saperlo conservare ed essere gelosi di questo gran dono. Guai a colui che dimentica se stesso: dimentica il cielo, si affievolisce nella fede. Dio ci guardi dal rinnegare la fede: è il più grande disprezzo che l’uomo possa fare a Dio. Quindi attenzione, preghiamo sempre il Signore Iddio che ci conservi questo dono come la cosa più preziosa che egli ci ha donato, ma, ricordiamolo bene, la fede deve essere operosa, deve cioè condurci a fare opere di bene e di amore. Tutti, più o meno, hanno la fede, anche Lucifero e gli angeli ribelli dell’inferno. Ma la Scrittura, infatti, ci dice che questi non hanno amore ma solo odio. Quindi guardiamoci bene dal venir meno alla fede che Dio ci ha infuso nel battesimo e ci è stata sempre più corroborata con i sacramenti. Preghiamo la Vergine Santissima che, se ci dovesse capitare una simile sventura, pregasse il Signore Iddio di distruggerci piuttosto che renderci mostri di ingratitudine verso il cielo.»


Purezza di cuore


«La Mamma Celeste si aspetta da noi la pratica della virtù e in modo speciale delle virtù che più le stanno a cuore, come la virtù della purezza: purezza nella mente, purezza nel cuore, purezza nelle intenzioni, purezza nelle azioni. Sì, è aspro il cammino, ma se questa Mamma lo vuole, come lo vuole in realtà, è pronta anche a darci una mano perché possiamo osservare questo. Quindi, mettiamoci di santo proposito a raccomandarci a questa mamma, la quale non desidera altro che il nostro bene, la nostra santificazione, la nostra perfezione, il nostro raggiungimento del paradiso».


Lo specchio dell’anima


«L’apostolo San Paolo parlando sotto la guida dello Spirito Santo, scriveva ai primi cristiani del suo tempo raccomandando a tutti la modestia cristiana. Una virtù gradita alla Mamma Celeste. Perché è lo Spirito Santo che lo dice alla fin fine. Ma perché lo Spirito Santo dice che tutte le altre virtù bisogna conservarle e non dimostrarle mai all’esterno? Perché la modestia è lo specchio dell’anima. Quindi, un’anima ben regolata, un’anima che veramente ama Dio, che ama la virtù, cerca di nasconderle compiacendosi soltanto che siano note agli occhi di Dio. Soltanto la modestia vuole che sia nota a tutti, perché è lo specchio che dà lustro alla persona veramente cristiana e amante di Dio. Quindi raccomando la modestia in tutto, negli sguardi, nel tratto, nel parlare, nel pensare. E faremo cosa veramente gradita alla nostra Mamma Celeste».


Imitatori della Mamma del Cielo


«Vi raccomando di essere sempre e in tutto imitatori della nostra Mamma Celeste, se vogliamo sempre più incontrare la sua protezione e la sua materna assistenza. Ma bisogna prendere di mira le virtù che più stanno a cuore a questa Mamma. E una delle virtù che più stanno a cuore alla Mamma nostra sapete qual è? È l’umiltà. Lei stessa ha detto: “Il Signore mi ha fatto grande perché ha guardato alla bassezza della sua serva”. Dunque, imitiamola e poi, del resto, che cosa abbiamo che non abbiamo ricevuto? E se tutto abbiamo ricevuto da Dio, a che vale il gloriarsene? Per perdere anche quello che ci è stato dato? Sappiamo tutti che il contrario dell’umiltà è l’orgoglio e la superbia. Quindi, se vogliamo conservare la benevolenza della nostra Mamma Celeste, imitiamola nella bella virtù della santa umiltà e ci attireremo gli occhi benigni di questa Mamma e ci assicureremo il paradiso».


L’esempio che trascina


«Se vogliamo veramente, come aspiriamo con tutta l’anima, un giorno vedere la Mamma nostra in paradiso, è necessario seguire le sue orme. Ma in modo speciale dobbiamo seguirla in ciò che le sta più a cuore: l’amore a lei, l’amore al Figlio suo. L’amore al Figlio suo con l’osservanza esatta delle sue leggi. Amarlo e sforzarci di farlo amare anche dagli altri. Più che con le parole con l’esempio. Perché è detto che l’esempio trae e le parole fuggono e rimangono tali e quali se non accompagnate dal buon esempio. Quindi mettiamoci di santo proposito perché la Mamma nostra ci benedica, ci stenda la mano e ci assista veramente fino a raggiungerla un giorno lassù.»


Raggiungere il Paradiso


«Sapete qual è il nostro ultimo fine? È il raggiungere il paradiso, vivendo sempre da buoni cristiani, osservando le leggi di Dio, ma più che mai operando la carità. Se arriveremo in paradiso, ci arriveremo soltanto per la carità fraterna.»




 


(Il catechismo di Padre Pio, Renzo Allegri, Mondadori, 1996)








     

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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