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CIT NO alla comunione ai divorziati risposati

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2016 10:03
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12/04/2016 09:31
 
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 siamo addolorati dal Documento recente del Papa Amoris laetitia - qui il link - perchè ci stiamo allontanando dalla sana dottrina.... Anche la celebre rivista cattolica, Il Timone, mette in guardia da questa deriva.....

COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE: COMUNIONE AI RISPOSATI RENDE LA CHIESA CONTRO-TESTIMONE DI CRISTO

Commissione teologica internazionale: Comunione ai risposati rende la Chiesa contro-testimone di Cristo

Dalle 16 tesi cristologiche di Gustave Martelet SJ, approvate dallaCommissione teologica internazionalenel 1977:


«Senza misconoscere le circostanze attenuanti e talvolta anche la qualità di un matrimonio civile successivo al divorzio, l’accesso dei divorziati risposati all’eucaristia risulta incompatibile con il mistero di cui la chiesa è servitrice e testimone. Accogliendo i divorziati risposati all’eucaristia, la chiesa lascerebbe credere a tali coniugi che essi possono, sul piano dei segni, comunicare con colui del quale essi rifiutano il mistero coniugale sul piano della realtà.

Fare una cosa del genere, significherebbe inoltre che la chiesa si dichiara d’accordo con battezzati, al momento in cui essi entrano o restano in una contraddizione obiettiva ed evidente con la vita, il pensiero e lo stesso essere del Signore come sposo della chiesa. Se essa potesse comunicare il sacramento dell’unità a quelli e a quelle che, su un punto essenziale del mistero di Cristo, hanno rotto con lui, essa non sarebbe più segno e testimone del Cristo, ma suo contro-segno e suo contro-testimone. Non di meno, però, tale rifiuto non giustifica assolutamente una qualche procedura infamante che sarebbe in contraddizione, a sua volta, con la misericordia di Cristo verso noi peccatori». 







COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

LA DOTTRINA CATTOLICA SUL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

(1977)

 

A) TESTO DELLE PROPOSIZIONI APPROVATE « IN FORMA SPECIFICA » DALLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

B) LE « SEDICI TESI CRISTOLOGICHE » DI GUSTAVE MARTELET, S.I., APPROVATE « IN FORMA GENERICA » DALLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

 

A) TESTO DELLE PROPOSIZIONI APPROVATE « IN FORMA SPECIFICA » 
DALLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE 
*

Introduzione

L’insegnamento del Concilio Vaticano II sul matrimonio e la famiglia, sebbene sparso in diversi documenti quali la Lumen Gentiumla Gaudium et Spes, l’Apostolicam Actuositatem, ha prodotto in questi ambiti un rinnovamento teologico e pastorale sulla linea di altre ricerche che avevano anticipato questi testi.

Tuttavia l’insegnamento conciliare è stato subito oggetto delle contestazioni del « post-concilio » in nome della secolarizzazione, di una severa critica della religione popolare giudicata troppo « sacramentalista », dell’opposizione alle istituzioni in generale e del moltiplicarsi dei matrimoni dei divorziati. Anche alcune scienze umane, « fiere della loro nuova gloria », hanno giocato un ruolo importante in questo campo.

Si è così imposta all’attenzione dei membri della Commissione Teologica Internazionale la necessità di una riflessione al tempo stesso costruttiva e critica.

Fin dal 1975, con l’approvazione del loro presidente, il Cardinal Šeper, decisero di mettere nel loro programma di studio alcuni problemi dottrinali riguardanti il matrimonio cristiano. Una sottocommissione si mise subito al lavoro per preparare i lavori della sessione del dicembre 1977. Questa sottocommissione era composta dai Professori B. Ahern, C. Caffarra, Ph. Delhaye (Presidente), W. Ernst, E. Hamel, K. Lehmann, J. Mahoney (moderatore della discussione), J. Medina Estevez, O. Semmelroth.

La materia fu divisa in cinque grandi temi che vennero introdotti da ricerche di lavoro, « relazioni », « documenti ». Il Prof. Ernst diresse la prima giornata dedicata al matrimonio come istituzione. La sacramentalità del matrimonio e il suo rapporto con la fede e il battesimo vennero studiati sotto la direzione del Prof. K. Lehmann. Alcune nuove prospettive, illustrate dal Prof. Caffarra, sul vecchio problema « contratto-sacramento » considerandolo nell’ottica della storia della salvezza in relazione soprattutto con la creazione e la redenzione, hanno preceduto i lavori guidati dal Prof. E. Hamel sull’indissolubilità. La situazione dei divorziati risposati interessa in primo luogo la pastorale, ma ha pure una incidenza sul problema della indissolubilità e dei poteri della chiesa in questo ambito. Questo problema è stato esaminato sotto la guida di Mons. Medina-Estevez, con riferimento a un documento del comitato pontifico per la famiglia.

Queste proposizioni sono state votate a maggioranza assoluta dai membri della Commissione Teologica Internazionale, ciò significa che questa maggioranza le approva non solo nella loro sostanziale ispirazione, ma pure nei loro termini e nella loro attuale redazione.

Ph. Delhaye
Segretario generale della 
Commissione Teologica Internazionale,
Presidente della Sottocommissione 
Problemi dottrinali del matrimonio cristiano

 

PROPOSIZIONI

1. Istituzione

1.1. Aspetto divino e umano del matrimonio

Il patto matrimoniale si basa su strutture preesistenti e permanenti che determinano la diversità tra l’uomo e la donna. Esso è pure voluto come istituzione dagli sposi sebbene, nella sua forma concreta, subisca i diversi cambiamenti storici e culturali, come anche le diversità personali. È un’istituzione voluta anche da Dio creatore, sia per l’aiuto che gli sposi debbono darsi reciprocamente nell’amore e nella fedeltà, sia per l’educazione da dare, nella comunità familiare, ai figli nati da questa unione.

1.2. Il matrimonio « in Cristo »

Appare chiaramente nel nuovo Testamento che Gesù ha confermato questa istituzione che esisteva « dal principio » e ne ha eliminato i successivi aspetti negativi (Mc 10, 2-9; 10-12). Le ha ridato tutta la sua dignità e le sue iniziali caratteristiche. Gesù ha santificato questo stato di vita (GS 48, 2) inserendolo nel mistero d’amore che lo unisce come redentore alla sua chiesa. Per questo è compito della chiesa la guida pastorale e l’organizzazione del matrimonio cristiano (cf. 1 Cor 7, 10 ss.).

1.3. Gli apostoli

Le lettere del nuovo Testamento esigono da tutti il rispetto per il matrimonio (Ebr 13, 4) e, in risposta ad alcune critiche, lo presentano come un’opera positiva di Dio creatore (1 Tim 4, 1-5).Valorizzano il matrimonio dei fedeli cristiani perché inserito nel mistero dell’alleanza e dell’amore che uniscono Cristo e la chiesa (Ef 5, 22-33; cf. GS 48, 2). Richiedono di conseguenza che il matrimonio si celebri « nel Signore » (1 Cor 7, 39) e che la vita degli sposi sia condotta secondo la loro dignità di « nuova creatura » (2 Cor 5, 17), « in Cristo » (Ef 5, 21-33). Mettono in guardia i fedeli dai costumi pagani in questo campo (1 Cor 6, 12-20; cf. 6, 9-10). Le chiese apostoliche si basano su un « diritto proveniente dalla fede » e vogliono assicurarne la stabilità; per questo formulano direttive morali (Col 3, 18 ss.; Tt 2, 3-5; 1 Pt 3, 1-7) e disposizioni giuridiche che portano a vivere il matrimonio « secondo la fede » nelle diverse situazioni e condizioni umane.

1.4. I primi secoli

Durante i primi secoli della storia della chiesa, i cristiani hanno celebrato il loro matrimonio « come gli altri uomini » (A Diogneto V, 6), sotto la presidenza del padre di famiglia, attraverso i soli gesti e i riti domestici, come per esempio quello di unire le mani dei futuri sposi. Tuttavia, essi hanno sempre tenuto presenti « le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro società spirituale » (A Diogneto V, 4). Hanno eliminato dalla loro liturgia domestica ogni aspetto della religione pagana. Hanno dato una importanza particolare alla procreazione e all’educazione dei figli (ibid., V, 6); hanno accettato che i vescovi esercitassero una vigilanza sui loro matrimoni (Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo V, 2). Hanno espresso nel loro matrimonio una particolare sottomissione a Dio e un rapporto con la loro fede (Clemente di Alessandria, Stromata IV, 20). E a volte, in occasione del matrimonio, hanno partecipato alla celebrazione del sacrificio eucaristico e hanno ottenuto una particolare benedizione (Tertulliano, Lettera alla moglie II, 9).

1.5. Le tradizioni orientali

Nelle chiese orientali, fin dall’antichità, i pastori hanno partecipato attivamente alla celebrazione dei matrimoni insieme ai genitori oppure sostituendoli. Questo cambiamento non è frutto di un’usurpazione. Si realizzò proprio dietro richiesta delle famiglie e con l’approvazione delle autorità civili. In seguito a quest’evoluzione, alcune cerimonie compiute originariamente nell’ambito delle famiglie vennero a poco a poco incluse negli stessi riti liturgici. Per cui si formò il concetto che i ministri del rito del « mysterion » matrimoniale non erano solo i coniugi, ma anche il pastore della chiesa.

1.6. Le tradizioni occidentali

Nelle chiese d’occidente, avvenne l’incontro tra la visione cristiana del matrimonio e il diritto romano. Da ciò sorse un problema: « Qual è l’elemento costitutivo del matrimonio dal punto di vista giuridico? ». Si stabilì che il consenso degli sposi era da ritenere l’unico elemento costitutivo. Per questo, fino all’epoca del concilio di Trento, vennero considerati validi i matrimoni clandestini. Tuttavia, da molto tempo, la chiesa aveva desiderato che si celebrassero anche alcuni riti liturgici, che ci fosse la benedizione del presbitero e la sua presenza come testimone della chiesa. Tale presenza del parroco e di altri testimoni è diventata la forma canonica ordinaria; il decreto Tametsi la dichiarò necessaria per la validità.

1.7. Le nuove chiese

È da auspicarsi che vengano poste in essere, sotto il controllo dell’autorità ecclesiastica, nuove norme liturgiche e giuridiche del matrimonio cristiano per i popoli evangelizzati di recente. Questo è anche il desiderio del concilio Vaticano II e del nuovo Ordo per la celebrazione del matrimonio. Potranno così essere armonizzati la realtà del matrimonio cristiano e i valori autentici racchiusi nelle tradizioni di questi popoli.

Questa diversità di norme dovuta alla pluralità delle culture è compatibile con l’unità essenziale. Non va quindi al di là dei limiti di un legittimo pluralismo.

Il carattere cristiano ed ecclesiale dell’unione e del dono reciproco degli sposi può infatti essere espresso in diversi modi, per il battesimo da essi ricevuto e per la presenza di testimoni, fra i quali ha un ruolo preminente il « presbitero competente ».

Oggi possono forse sembrare opportuni alcuni adattamenti canonici di questi diversi elementi.

1.8. Adattamenti canonici

La riforma del diritto canonico deve tener conto della visione globale del matrimonio, delle sue dimensioni personali e sociali. La chiesa infatti deve sempre aver coscienza che le disposizioni giuridiche servono ad aiutare a promuovere condizioni sempre più attente ai valori umani del matrimonio. Tuttavia, non è pensabile che questi adattamenti possano vertere sulla totalità della realtà del matrimonio.

1.9. Aspetto personalistico dell’istituzione

« Principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la persona umana, come quella che di sua natura ha sommamente bisogno della vita sociale » (Gaudium et Spes 25). Come « intima comunità di vita e d’amore coniugale » (GS 48) il matrimonio è un luogo e un mezzo capace di favorire il bene delle persone secondo la loro vocazione. Per questo, il matrimonio non può mai essere considerato come una realtà che sacrifica le persone a un bene comune esterno a loro. D’altronde « il bene comune » è « l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente » (GS 26).

1.10. Struttura e non sovrastruttura

Nonostante che il matrimonio sia condizionato al suo inizio e per tutta la sua durata dalla realtà economica, non è una sovrastruttura della proprietà privata dei beni e dei mezzi di produzione. Certamente, le forme concrete di realizzazione del matrimonio e della famiglia possono dipendere dalle condizioni economiche. Ma l’unione totale di un uomo e di una donna nel patto coniugale corrisponde innanzitutto alla natura umana e alle esigenze in essa poste dal Creatore. È questa la ragione profonda per cui il matrimonio, invece di impedirla, favorisce ampiamente la maturazione personale degli sposi.






[Modificato da Caterina63 14/04/2016 10:03]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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