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Lettere di Santa Caterina da Siena da 153 a 231 (3)

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2022 10:39
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03/12/2022 10:34
 
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CCII ( in verità è CCXXII - 222) - A Stefano di Corrado Maconi
https://www.ilpalio.siena.it/SantaCaterina/lettera/222 

A nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti escire della tenebra, e drizzarti verso la luce senza pigliare più indugio di tempo, però che ci viene meno, e non ce ne avvediamo, per la cecità nostra. Ma egli è pure da levarsi lanuvila d'inanzi, e ponersi per obietto la verità. La veritàè questa: che Dio non vuole né cerca altro da noi, che la nostra santificazione. Per questo ci creò all'immagine e similitudine sua: e però volse il dolce e amoroso Verbo dare la vita con tanto fuoco d'amore; e così ci manifesta la sua verità. L'anima che, col lume, la ragguarda, non sta a dormire; anco, si desta dal sonno, cercando con grande sollecitudine il modo e la via e 'l luogo e 'l tempo, per li quali possa compire. Egli non si fida di potere aspettare il dì di domane, perché vede che non è sicuro di averlo. Così voglio che facci tu. Caccia da te ogni tenebra, acciocché non ti sia impedito questo lume. Sai che Dio t'ha mostrato, posciaché tu escisti dalle tenebre, ch'egli t'abbia eletto a cognoscere questa verità. Troppo saresti degno di grande reprensione se tu gli facessi resistenza. Allora gli faresti resistenzia, quando per negligenzia ti ponessi a sciogliere, e non a tagliare. E perché egli vuole che tu tagli, però t'ha conceduto di grazia che tu abbi spacciati e' gatti tuoi, del quale spaccio ho avutagrande allegrezza. Or sollecitamente, figliuolo mio, come quelli che debbono aver fame del tempo, spaccia quello che t'è rimaso a fare, acciò che compi la volontà di Dio in te.

Non ti dico più. Di' a Pietro che non sia negligente a disbrigare sé medesimo, acciò che gli corra sciolto, e non legato, per la dottrina di Cristo crocifisso. Al fatto di Misere... Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCIII (idem CCXXIII, 223) - A Jacopo cardinale degli orsini. Costanza c'e data da amore; amore vero degli uomini dal conoscimento di noi consiglia clemenza verso gl'italiani ribelli

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi colonna ferma e stabile, posto a nutricare nel giardino della santa Chiesa, per li molti venti contrari che vengono. Se non fosse di pietra ben fondata, verrebbe meno. Conviene che il fondamento sia cavato ben giù: che se fosse poco, anco sarebbe debole. O padre in Cristo Gesù, voi sete colonna posta per umilità la quale umilità s'acquista nel vero cognoscimento di sé medesimo. E però cade l'uomo in superbia, perché non cognosce sé. Che se cognoscesse, sé medesimo non essere; mai non caderebbe in superbia. Ma l'essere che egli ha, ha ricevuto solo da Dio. Ché noi non pregammo mai Dio che ci creasse. Mosso dunque dal fuoco della sua Divina Carità, per l'amore che egli ebbe alla sua creatura, guardandola dentro di sé innamorossi della bellezza sua e della fattura delle mani sue. A mano a mano che l'anima ha ragguardato in sé, viene che trova la bontà di Dio; cresce l'anima in tanto fuoco d'amore, che altro non può amare né desiderare se non solo Dio, in cui gli ha trovato tanta smisurata bontà. Perocché vede in sé essere quella pietra che tiene dritto il gonfalone della santissima Croce: ché né pietra l'arebbe tenuto, né chiodo confitto, se non fosse la forza per l'amore che Dio ebbe all'uomo. Questo mi ricordo che fu detto una volta ad una serva sua, dicendo ella per smisurato desiderio che aveva: «O Signor mio, se io fussi stata della pietra e terradove fu fitta la Croce tua, quanto mi sarebbe di grazia! che io avrei ricevuto del sangue tuo, che versava giù per la croce». Rispondeva le dolceprima Verità, e diceva: «Figliuola mia carissima, tu e l'altre creature che hanno in sé ragione, fusti quella pietra che mi tenesti; cioè l'amore che io ebbi a voi. Ché veruna altra cosa era sufficente a tenermi, Dio-e-Uomo». Adunque vergogninsi li cuori miseri miserabili, superbi, dati solo alle grossizie emiserie di questa tenebrosa vita, alle grandezze, stati, e delizie del mondo. Questo tale fa il fondamento tanto in su, con amore proprio di sé medesimo, perché non vuole durare fadiga, né tenere per la via degli obbrobrì, della viltà e povertà volontaria, la quale vi tiene il dolce ebuono Gesù. Dico, carissimo fratello, che questo tale non dura, ma ogni piccolo vento il dà a terra; perocché il fondamento suo, cioè l'amore e l'affetto è posto in cosa vana, leggiera e transitoria, che passa e va via come ilvento. Ben vedete che in sé nessuna cosa ha fermezza, se non solo Dio. S'ell'è vita, ella viene meno. Da vita andiamo alla morte, da sanità ad infirmità, da onore e vituperio, da ricchezza a povertà. Ogni cosa passa e corre via. O come è semplice colui che pone l'affetto in loro, tutto! Vel pone, perché egli ama sé medesimo d'amore sensitivo; ama quello che si conforma con quella parte sensitiva piccola: lnon s'ama sé di ragione d'amore fondato in virtù. Che se s'amasse ragionevolmente; ché ciò che ama, amasse con ragione e con virtù, e non per diletto sensitivo d'amore proprio, diletto e piacimento del mondo, piacere più a sé e alle creature, che a Dio; se venissero meno, non perderebbe nulla, né alcuna pena ne sosterebbe, perché non vi sarebbe l'amore. Ché solo la pena cade in coloro che amano fuori di Dio: ma chi ha ordinato in lui, che sé e ogni cosa ama con la ragione del cognoscimento vero fondato nel suo Creatore, non cade pena in lui. Vede bene, che veruna cosa Dio gli dà o tolle spiritualmente o temporalmente, e gli vuole fare altro che per nostra santificazione. Allora con questo lume e cognoscimento, che egli ha acquistato di sé e della bontà di Dio e della sua inestimabile carità, egli s'umilia, cavando odio e dispiacimento di sé. Nasce in lui una pazienzia nelle pene, ingiurie, scherni, villanie, che egli sostenesse: perocché egli è contento di sostenere pene, considerato che egli è stato ribello al suo Creatore. Poich'egli è fatto il fondamento; ed egli diventa pietra ferma e stabile, posto e confermato in sulla pietra Cristo Gesù, seguitando le vestigie sue: e in altro non si può dilettare, né amare né volere, se non quello che Dio ama; odia quello che egli odia. Allora riceve tanto diletto, fortezza e consolazione, che neuna cosa che sia, né dimonio né creatura, il può indebilire, né dare amaritudine neuna: perché colà ove è Dio, è ogni bene. Non si tragga più 'l cuore nostro di tanta dilezione. Non più negligenzia né ignoranzia. Seguitatemi l'Agnello svenato, aperto in sul legno della santissima croce. Altrimenti, carissimo padre, voi colonna, posto ad aiutare e sovvenire in ciò che potete le dolcesposa di questo Agnello... aveva posto, non per vostra bontà, ma per sua, perché rendiate l'onore a lui, e la fadiga al prossimo vostro. Siate, siategustatore e mangiatore dell'anime: ché questo fu il cibo suo.

Ben vedete, che, poiché noi perdemmo la Grazia per lo peccato del nostro primo padre, non s'adempiva in noi la volontà del Padre eterno, che non ci aveva creati per altro fine se non perché gustassimo e godessimo la bellezza sua, vita durabile senza morte. Non s'adempiva questa volontà. Mosso dal fuoco dell'amore col quale n'aveva creati, vuole mostrare che non ci ha fatti per altro fine; trova'l modo d'adempire questa volontà: dacci per amore il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, sopra di lui punisce la nostra infirmità e iniquità. O fuoco dolce d'amore, tu gitti uno colpo; che insiememente tu punisci 'l peccatore sopra di te, sostenenendo morte e passione, satollandoti di obbrobrii e di vergogna e vituperio per renderci l'onore, il quale perdemmo per lo peccato commesso; e con questo hai placato l'ira del Padre tuo. Facendo in te giustizia, per me sodisfacesti la ingiuria fatta al Padre eterno tuo. Così hai fatta la pace della gran guerra. Ben dice il vero quello dolce innamorato di Pavolo: che Cristo è nostra pace, e tramezzatore. Ché è stato a fare pace fra Dio e l'uomo. Or questo è il modo dolce e soave che Dio ha tenuto per darci il fine vêr lo quale ci creò. Mostrato l'ha per effetto e per operazione, non ostante a quello ch'egli ha fatto, ma continuamente fa, mostrandoci grandissimi segni d'amore. E tutto questo troverà l'anima, se ragguarderà in sè medesima: che ogni cosa è fatta per lei. Arrendasi, arrendasi la città dell'anima nostra almeno per fuoco, se non s'arrende per altro. oimé, oimé, non dormite più, voi, e gli altri campioni della santa Chiesa. Non attendete più a queste cose transitorie; ma attendete alla salute dell'anime. Ché vedete, che il dimonio non resta mai di divorare le pecorelle ricomperate di sì dolce prezzo: e tutto è per la malacura de' pastori, che sono fatti divoratori dell'anime.

Attendeteci per l'amore di Dio! Adoperate ciò che potete col vostro dolce Cristo in terra, che procuri di fare buoni pastori e rettori. oimé, Dio Amore! Non fate più scoppiare e morire noi e gli altri servi di Dio; ma siate sollicito a fare ciò che potete, di dimostrare che voi amate la fame dell'onore di Dio e della salute dell'anime. E non tanto sopra il popolo cristiano, ma anco sopra il popolo infedele; pregando Cristo in terra, che tosto rizzi il gonfalone della santissima croce sopra di loro. E non temete per veruna guerra o scandalo che venisse; ma fate virilmente: ché quello sarà il modo di venire a pace. Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso, che della guerra, che avete con questi membri putridi che sono ribelli al capo loro, voi preghiate il Padre santo, che si vogli riconciliare e fare pace con essi. ché, potendo avere lapace con quelli modi debiti, che richiedono al ben della santa Chiesa, è meglio che a fare con guerra. Poniamoché ingiuria abbia ricevuta da loro, nondimeno dobbiamo discernere quello che è maggiore bene. Di questo vi prego quanto so e posso; sicché poi potiamo andare virilmente a dare la vita per Cristo.

Non dico più. Siate colonna ferma; fermato, e stabilito in su la pietra ferma, Cristo. Permanete nella Santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione, che presumo di scrivere a voi. Scusimi l'amore che io ho delle dolce sposa di Gesù Cristo, e salute nostra. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXXIV - A monna Niera di Gherardo Gambacorti in Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi serva e figliuola fedele del Padre eterno. Sapete che l'amore è quella cosa che ci fa fedeli. In quella cosa che altri ama,egli ha fede. Così vediamo ch'e' veri servi di Dio, per l'amore che essi hanno al loro Creatore, perdono ogni fede e speranza di loro medesimi, che non sperano in loro virtù né in loro sapere; ché egli cognoscono e veggono, loro non essere; l'essere loro retribuiscono a Dio, d'averlo per grazia, e non per debito. Subito che ama con fede, ha speranza viva non in sé, ma in Colui che è. Questi cotali hanno fede viva e non morta, con dolci e sante operazioni.

Quali sono le operazioni che mostrano fede viva fondata in vero amore? La pazienzia contra l'ingiuria o pena per qualunque modo Dio la concede a noi; la divina carità contra l'amore sensitivo proprio di sé medesimo; l'umiltà contra l'enfiata superbia, che l'uomo acquista per lo stato, delizie, onori e diletti del mondo. Questa umiltà dispregerà il mondo con tutte le sue pompe. Ma veruno è che la possa avere, se egli non cognosce sé, difettuoso, non essere, e vegga Dio umiliato a sé. Come l'anima ragguarda la somma Altezza discesa in tanta bassezza quanta è la nostra umanità, vergognasi allora l'umana superbia vedendo Dio tanto umiliato. Or questi sono e' frutti che parturisce la fede viva, posta solo nel suo Creatore. Coloro godono e gustano Dio in verità; non sentono pena per veruna pena o tormento che sostengano, però che credono fermamente che Dio non cerca né vuole né permette veruna cosa, altro che per nostra santificazione. E tutto questo procede dall'amore; ché se l'amore non fusse, non averebbero fede.

Così vedete che per lo contrario coloro che hanno al mondo posto l'affetto a la sollecitudine loro, tutta la fede e la speranza si riposa in loro e nel mondo. E però stanno in continua pena e amaritudine; perché pongono l'amore in cosa che non è ferma né stabile, e così se ne trovano ingannati. Che stabilità hanno o padre o madre o onori e ricchezze o signoria? Non veruna. ché ogni cosa passa come 'l vento. Oggi vivo, e domane morto; testè sano, e testè infermo; testè ricco, e testè povaro; ora stain delizie co' figliuoli suoi, testè viene meno. E però sostiene pena, ponendoci l'amore e 'l disordinato desiderio: perché non bastano; e non può tenere quello che ama.

E però voglio, figliuola mia dolcissima, che non abbiate affetto né fede né speranza in voi né in cosa corruttibile; ma tutta voglio che vi dilettiate di servire Cristo dolce Gesù, dove si riposa ogni diletto e consolazione. Ine s'inebria l'anima del sangue dell'Agnello immacolato, ardesi e risolvesi nel fuoco dell'ardentissima carità; riceve tanta fortezza, che né dimonio né creatura le può tollere questo bene. Adunque nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, ponete l'affetto, la fede e la speranzavostra in Cristo crocifisso. Con questo dolce e vero Agnello passerete questa tenebrosa vita, e giugnerete alla vita durabile, dove si pascono e' veri e dolci gustatori.Non voglio dir più.

Di quello che mi dimandaste dicendo, d'allogare il vostro garzone, vi rispondo che voi attendiate non all'avere né a' grandi parentadi, ma solo alla virtù e allabuona condizione della fanciulla. Quando trovate questo, fatelo sicuramente. E ciò che fate, fatelo con timore di Dio, ponendolo sempre per obietto dinanzi agli occhi dell'anima vostra.

Benedite e confortate Gerardo in Cristo dolce Gesù. E dite a Gherardo, che io mi richiamerò a Cristo crocifisso di lui, perché egli non ha fatto quello che debbe fare ogni fedele Cristiano. Dite che non aspetti l'ultimo dì della vita sua, però che non sa né quando né come. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXXV - A frate Lazzarino da Pisa de' frati minori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissimo e carissimo padre e fratello e figliuolo in Cristo Gesù, io Catarina, serva inutile, scrivo,sovvenendomi di quelle dolceparola che disse Cristo, cioè: «Con desiderio ho desiderato di fare la Pasqua con voi, prima che io muoia». Di questo santo desiderio, secondo che mi dà la divina Grazia (ché io per me non sono, ma solo Dio è quello che è), secondo dunque che Dio ha vulnerata l'anima, ardisco di dire quello che disse Cristo: «Con desiderio io ho desiderato che noi facciamo la Pasqua prima che noi muoiamo». Questa sarà la nostre dolce e santa Pasqua, cioè, quello che dice David nel Salterio: «Gustate, e vedete «; ma non pare che possiamo vedere Dio, se in prima non facciamo questa santa Pasqua, di gustarla: di gustarla, dico, per amore della sua inestimabile dilezione della carità; cognoscendo e gustando, che la bontà di Dio non vuole altro che il nostro bene»; come dice quello innamorato di Paolo: «Dio è nostra santificazione e giustizia, e ogni nostro riposo». E: «La volontà di Dio non vuole altro, che la nostra santificazione».

Oh inestimabile dilezione e carità! Tu dimostri questo affocato desiderio; e corresti, come ebbro e cieco, all'obbrobrio della croce. Il cieco non vede; né l'ebbro, quando è bene avvinacciato: così egli, quasi come morto, perdette sé medesimo; siccome cieco ed ebbro della nostra salute. E nol ritrasse la nostra ignoranza né la nostra ingratitudine, né l'amore proprio che noi abbiamo a noi medesimi. O dolcissimo amore Gesù, tu t'hai lassato accecare all'amore, che non ti lassa vedere le nostre iniquitadi; e perduto n'hai il sentimento. O signor dolce, e' parmi che l'abbi voluto vedere e punire sopra al corpo dolcissimo tuo, dandoti al tormento della croce; e stando in su la croce come innamorato, a mostrare che non ci ami per tua utilità, ma per nostra santificazione.

E drittamente egli sta come nostra regola, come nostra via, e come libro scritto, nel quale ogni persona grossa e cieca può leggere. Il primo verso del libro è odio e amore: cioè amore dell'onore del Padre, e odio del peccato. Adunque, dilettissimo, e carissimo fratello e padre per reverenzia del Sacramento, seguitiamo questo dolce libro, che così dolcemente ci mostra la via. E se avvenisse che questi tre nostri nemici si parassero nella via, cioè il mondo, la carne, e il dimonio; e noi pigliamo l'arme dell'odio, siccome fece il padre nostro santo Francesco. Onde, perché il mondo non li gonfiasse lo stomaco, egli elesse la santa e vera estrema povertà.

E così voglio che facciamo noi. E se il dimonio della carne volesse ribellare allo spirito, ci giunga il dispiacimento, e s'affligga e maceri il corpo nostro: siccome fece esso nostro padre, il quale sempre con sollecitudine, e non con negligenzia, corse per questa santa via. E se il dimonio giugnesse con le molte illusioni e variate fantasie, e col timore servile, e volesseci occupare la mente e l'anima nostra; non temiamo: perocché queste cose sono diventate impotenti per la virtù della croce. (O amore dolcissimo!). Poiché non possono più, se non tanto quanto Dio gli dà. E Dio non vuole altro che 'l nostro bene; adunque non ci darà più che noi possiamo portare. Confortatevi, confortatevi: e non schifate pena; conservando sempre la santa volontà, sicché ella non si riposi in altro che in quello che Cristo amò, e in quello che Dio odiò. E così armata la nostra volontà di odio e amore, riceverà tanta fortezza che, come dice santo Paolo, né il mondo né il demonio né la carne ci potrà ritrarre da questa vita. Portiamo, portiamo, fratello carissimo; perocché quanto più pena porteremo quaggiù con Cristo Crocifisso, più riceveremo gloria. E neuna pena sarà tanto remunerata, quanto la fadiga del cuore e la pena mentale; perocché sono le maggiori pene che sieno, e però sono degne di maggiore frutto.

In questo, dunque, modo ci conviene gustare Dio, acciocché possiamo vedere. Altro non vi dico, se non che siamo uniti e trasformati in quelle dolcevolontà di Dio. Corriamo, corriamo, dolcissimo fratello, legati tutti col vincolo della carità con Cristo crocifisso in sul legno della croce. Io Catarina, serva inutile di Gesù Cristo, mi vi raccomando, e pregovi che preghiate Dio per me, sì che io vada in verità. Gesù, Gesù, Gesù.

CCXXVI - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' frati predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Gesù, dato da quelle dolcemadre Maria, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di Dio, non pur con voce, ma con operazione; imparando dal Maestro della verità, il quale operò la virtù, e poi lapredicò. A questo modo, farete frutto; e sarete quello condotto, per cui mezzo Dio porgerà la grazia ne' cuori degli uditori. Sappiate, figliuoli miei, che la buona vita, efame dell'onore di Dio e della salute dell'anime, non potremmo avere ne imparare se noi non andassimo alla scuola del Verbo, agnello svenato e derelitto in croce; perocché ivi si trova la dottrina vera. così disse egli: «Ioson Via, Verità, e Vita», e neuno può andare al Padre se non per lui. Aprasi l'occhio del cognoscimento vostro a vedere; e sturate l'orecchie, e udite la dottrina che vi dà.Vedete voi medesimi; perocché in lui trovate voi, e in voi trovate lui. Cioè, che in lui trovate voi; per grazia, e non per debito, creandovi alla immagine e similitudine sua: e in voi trovate la smisurata bontà di Dio, avendo presa la similitudine nostra per l'unione che ha fatta la natura divina con la natura umana. Scoppino, dunque, e sfendansi i cuori nostri, a ragguardare tanto fuoco e fiamma d'amore, che Dio è innestato nell'uomo, e l'uomo in Dio. Oh amore inestimabile! Se l'uomo l'avesse avuto in pregio, si basterebbe. A queste dolce scuola, figliuoli miei! Perocché questo affetto e amore vi menerà, e farà la vita.

Dico che apriate l'orecchie a udire la sua dottrina, che è questa. Povertà volontaria, pazienzia contra le ingiurie, render bene a coloro che ci fanno male; essere piccolo, umile, calpestato e derelitto nel mondo; con scherni, strazii, ingiurie, villanie, detrattazioni, mormorazioni,tribolazioni, persecuzioni dal mondo e dal dimonio visibile e invisibile, e dalla propria carne puzzolente, la quale, come ribella, sempre vuole ribellare al suo Creatore, e impugnare contra lo spirito. Or questa e la sua dottrina; e portare con pazienzia, e resistere con l'arme dell'odio e dell'amore. O dolce e suave dottrina! Ella è quello tesoro, il quale egli elesse per sé, e lassò a' discepoli suoi. Questo lassò per maggiore ricchezza che lassare potesse. Che se avesse veduto la divina Bontà, che le delizie e diletti e piaceri e amore proprio di sé, e vanità eleggerezza di cuore, fussero state buone; egli l'averebbe elette per sé. Ma perché la sapienzia del Verbo incarnato vide e cognobbe che questa era l'ottima parte; subito l'ama, e per amore se ne veste. E così fanno i servi e figliuoli suoi, seguitando le vestigie del Padre loro. Adunque non voglio che caggia ignoranzia in voi né che vi ritraiate da queste dolcee dilettevole via, e soave scuola; ma come figliuoli veri vi instrignate questo vestimento in dosso, e sì e per siffatto modo vi sia incarnato, che mai non si parta da voi, se non quando si partirà la vita: allora abbandoneremo il vestimento della pena, e rimarremo vestiti del vestimento del diletto; e mangeremo alla mensa dell'Agnello 'l frutto che séguita dopo le fadighe.

Così fece il dolce banditore di Paolo, che si vestì di Cristo crocifisso, e spogliato fu del diletto della divina essenzia. Vestesi di Cristo uomo, cioè delle pene, obbrobrii di Cristo e in altro modo non si vuole dilettare; anzidice: «Io fuggo di gloriarmi, se non nella croce di Cristo crocifisso». E tanto gli piacque, che, come disse una volta esso Apostolo a una serva sua: «dolce figliuola mia, tanto me l'ho stretto 'l detto piacere col legame dell'affetto e dell'amore, che mai da me non si partì, né punto allentò, se non quando mi fu tolta la vita». Bene pareva il dolce di Paolo, che egli avesse studiata questa dottrina. Seppela perfettissimamente, in tanto che diventò mangiatore e gustatore dell'anime. Avendo fatto come fa la spugna, che trae a sé l'acqua; così egli passando perla via degli obrobrii, trova inestimabile carità e bontà di Dio, con la quale ama sommamente la creatura. E vede che la sua volontà è questa, di volere la nostra santificazione e l'onore del Padre Eterno e la salute nostra; e déssi alla morte per adempire in voi questa santificazione. Paolo piglia, e intendela; e intesa, si dà subito a darel'onore a Dio, e la fadiga al prossimo: Bandisce virilmente la verità, e non tarda per negligenzia, ma è sollicito. Ed è fatto vasello di dilezione pieno di fuoco, a portare, e a predicare la parola di Dio.

Or così desidera l'anima mia, perocché con grandissimo e affocato desiderio ha desiderato di fare Pasqua con voi; cioè, di vedere compito e consumato il desiderio mio. Or quanto sarà beata l'anima mia, quando io vedrò voi sopra tutti gli altri essere posto, fermato e stabilito nell'obbietto vostro, Cristo crocifisso, e pascervi e nutricarvi del cibo dell'anima! Perocché l'anima, che non vede sé per se, ma vede sé per Dio, e Dio per Dio, in quanto è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato da noi; ragguardando in lui l'effetto nell'affocato e consumato amore, trova la immagine della creatura in lui, e in sé medesimo trova Dio in immagine sua. Cioè, che quello amore che vede che Dio ha a lui, quello amore distende in ogni creatura; e però subito si sente costretto ad amare il prossimo come sé medesimo, perché vede che Dio sommamente l'ama, sagguardando sé nella fonte del mare della divina essenzia. Allora il desiderio dispone ad amare sé in Dio, e Dio in sé, siccome colui che sagguarda nella fonte, che si vede la immagine sua; e vedendosi, s'ama e si diletta. E s'egli è savio, prima si muoveràad amare la fonte, che sé. Perocché, s'egli non si fusse veduto, non s'averebbe amato, né preso diletto; né corretto 'l difetto della faccia sua, 'l quale vedeva in esso fonte.

Or così pensate, figliuoli miei dolcissimi, che in altro modo non potremo vedere la nostra dignità, né i nostri difetti, i quali ci tolgono la bellezza dell'anima nostra, se noi non ci andassimo a specchiare nel mare pacifico della divina Essenzia, dove per essa ci rappresenta noi. Perocché indi siamo esciti, creandoci la Sapienza di Dio all'imagine e similitudine sua: ivi troviamo l'unione del Verbo innestato nella nostra umanità; troviamo, e vediamo e gustiamo la fornace della carità sua, il quale fu quello mezzo che díè noi a noi, e poi unì 'l Verbo in noi, e noi nel Verbo, prendendo la nostra natura umana. Egli fu quello ligame forte, che tenne confitto e chiavellato incroce. E tutto questo vedremo noi per lo vedere noi nella bontà di Dio. E in altro modo, non potremo gustarlo nella vita durabile, né vederlo a faccia a faccia, se primanol gustassimo per effetto e amore e desiderio in questa vìta, per lo modo che detto è.

E questo affetto non possiamo mostrare in lui per utilità che noi li possiamo fare, perocché egli non ha bisogno di nostro bene: ma possiamo e doviamo dimostrarlo ne' fratelli nostri, cercando la gloria e loda del nome di Dio in loro. Adunque non più negligenzia, né dormire nell'ignoranzia, ma con accesso e ardito cuore distendere ì dolci e amorosi desiderii ad andare a dare l'onore a Dío e la fadiga al prossimo; non partendovi mai dall'obbietto nostro, Cristo crocifisso. Sapete che egli è quello muro dove vi conviene riposare a ragguardare voi nella fonte. Correte, correte a giugnervi; e serratevi nelle piaghe di Cristo crocifisso. Godete, godete, e esultate; ché 'l tempo s'approssima che la primavera ci porgerà i fiori odoriferi. E non mirate perché vedeste venire il contrario; ma allora siate più certificato che mai.

Oimé, oimé, disavventurata l'anima mia! che io non mi vorrei mai restare, infino che io mi vedessi che per onore di Dio mi giungesse uno coltello che mi trapassasse la gola, sicché 'l sangue mio rimanesse sparto nel campo mistico della santa Chiesa. Oimé, oimé, che io muoio, e non posso morire. Non dico più. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia. E scoppi e dissolvasi 'l cuore vostro a tanto caldo d'amore. Non vi scrivo dell'operazioni di Dio che egli ha adoperate e adopera: ché non ci ha lingua né penna sufficiente. Voi mi mandaste dicendo che io godessi e esultassi; e mandastemi novelle da ciò; delle quali ho avuta singolare letizia; benché la prima e dolce Verità, 'l dì poi che fui partita da voi, volendo fare a me lo sposo Eterno come fa 'l padre alla figliuola, e lo sposo alla sposa sua, che non può sostenere che abbia alcuna amaritudine, ma trova nuovi modi per dargli letizia; così pensate, padre, che fece 'l Verbo, somma eterna e alta Deità, che mi donò tanta letizia, che eziandio le membra del corpo si sentivano dissolvere, disfare, come la cera nel fuoco. L'anima mia faceva allora tre abitazioni; una con la dimonia, per cognoscimento, di me e per le molte battaglie e molestie e minaccie, le quali mi facevano, che non restavano punto di bussare alla porta della mia coscenza. E allora io mi levai con uno odio, e con esso me n'andai nell'inferno, desiderando da voi la santa confessione. Ma la divina bontà mi diè sé più che io non addimandavo; perocché, dimandando voi, mi diè medesimo, ed egli mi fece l'assoluzione e le remissione de' peccati miei e i vostri, ripetendo le lezioni per altro tempo dette, e obumbrandomi d'uno grande fuoco d'amore, con una sicurtà se grande e purità di mente, che la lingua non è sufficente a poterlo dire. E per compire in me la consolazione, diemmi l'abitazioni di Cristo in terra, andando come si va per la strada; così pareva chi fusse una strada dalla somma altezza, Trinità eterna, dove si riceveva tanto lume e cognoscimento nella bontà di Dio, che non si può dire; manifestando e cose future, andando e conversando tra' veri gustatori, e con la famigliuola di Cristo in terra. Vedevo venire novelle nuove di grande esultazione e pace, udendo la voce della prime dolceVerità; che diceva: «Figliuola mia, io non sono spregiatore de' veri e santi desiderii anzi ne sono adempitore. Confortati dunque, e sia buono istrumento e virile ad annunziare la verità: che sempre sarò con voi»: parevami sentire esaltazione del nostro arcivescovo. Poi quando udii l'effetto secondo che mi scriveste, raggiunsemi letizia sopra letizia.

O figliuolo mio dolce, fovvi manifesto l'ostinato e indurato mio cuore, acciocché ne dimandiate vendetta e giustizia per me, che non scoppi e sfenda tanto caldo d'amore. Oimé che per ammirabile modo queste tre abitazioni l'una non impediva l'altra, ma una condiva l'altra. Siccome il sale l'olio condisce e fa perfetta la cucina;così la conversazione della dimonia per umilità e odio, e la fame e la conversazione della santa Chiesa per amore e desiderio, mi faceva stare, e gustare, nella vita durabileco' veri gustatori. Non voglio dire più. Pensate che io scoppio, e non posso scoppiare.

Dicovi novelle del mio padre, frate Tommaso, che, per la grazia di Dio, con la virtù ha vinto 'l dimonio. Egliè fatto tutto un altro uomo che non soleva essere: in grande affetto e amore si riposa il cuore suo. Pregovi che gli scriviate alcuna volta, manifestandovi voi medesimo. Fate festa, che i miei figliuoli smarriti sono ritrovatie tornati al gregge, esciti sono delle tenebre. Nullo è chemi dica cavelle più che io mi voglio fare.

Io Catarina, indegna vostra figliuola, addimando la vostra benedizione. Raccomandovi tutti i miei figliuoli e figliuole, che voi n'abbiate buona cura, che il lupo infernale non me ne toglia ncuno. Credo che Neri verrà costà; perché mi pare che sia bene di mandarlo a corte. Informatelo di quello che fa bisogno d'adoperare per la pace di questi membri putridi che sono ribelli alla santa Chiesa; perocché non si vede più dolce rimedio a pacificare l'anima e 'l corpo, che questo. Di questo, e dell'altre cose che bisognano, farete sollecitamente; attendendo sempre all'onore di Dio, e non a veruna altra cosa. Nondimeno, perché io vi dica così, fate ciò che Dio vi fa fare, e ciò che vi pare che sia 'l meglio, o di mandarlo, ono. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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