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8 agosto S.Domenico Guzzman: Fondatore Frati Predicatori (Famiglia Domenicana)

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2012 19:30
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06/12/2008 08:07
 
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PAPA GIOVANNI PAOLO II ALL’ORDINE DOMENICANO


Il 14 luglio 2001 in America i rappresentanti dell’Ordine Domenicano riunito in Capitolo Generale ha eletto Padre Carlos Azpiroz Costa Maestro Generale.



Prima dell’elezione il Santo Padre Giovanni Paolo II ha inviato ai Padri Capitolari e all’Ordine Domenicano intero il seguente suo messaggio personale con gli indirizzi per la missione dei Predicatori per il terzo millennio; ecco il testo integrale della Lettera Apostolica:


«Ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce» (Col 1, 12), saluto Lei e l’Ordine dei Predicatori in occasione del Capitolo Generale cominciato a Rhode lsland il 10 luglio 2001. Mentre vi riunite nel primo Capitolo del nuovo millennio per eleggere l’ottantacinquesimo successore del vostro beato Fondatore, san Domenico, invoco su voi membri del Capitolo la luce dello Spirito Santo affinché tutto ciò che penserete, direte e farete rafforzi l’Ordine, doni pace alla Chiesa e renda gloria a Dio.

Fin dall’inizio uno dei compiti assegnati al vostro Ordine è stato la proclamazione, della verità di Cristo in risposta all’eresia albigese, una nuova: forma di quella ricorrente eresia manichea che il Cristianesimo ha dovuto affrontare fin dal principio. Al centro vi sono la negazione dell’Incarnazione e il rifiuto di accettare che «il Verbo si fece carne, e venne ad abitare In mezzo a noi, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14). Per rispondere a questa nuova forma di un’eresia per altro antica, lo Spirito Santo, ha dato vita all’Ordine dei Predicatori, uomini che sarebbero stati superiori per povertà e mobilità al servizio del Vangelo, che avrebbero contemplato incessantemente la verità del Verbo Incarnato nella preghiera e nello studio e avrebbero trasmesso agli altri i frutti di quella contemplazione mediante la, predicazione e l’insegnamento. Contemplata aliis tradere: il motto dell’ordine divenne la sua grande esortazione all’azione e resta tale ancora oggi.

Nel vostro Capitolo rifletterete sui seguenti temi strettamente legati fra loro: «Predicare il Vangelo in un mondo globalizzato» e «Il rinnovamento della vita contemplativa». La storia del vostro Ordine dimostra che il Vangelo verrà predicato in modi efficaci ed autentici in un mondo in rapida evoluzione solo se il cristianesimo seguirà il cammino della contemplazione, che conduce a un rapporto più profondo con Cristo «accolto nella sua molteplice presenza nella Chiesa. e nel mondo, confessato come senso della storia e luce del nostro cammino» (Novo Millennio ineunte, n. 15).

È chiaro che le antiche afflizioni dell’animo umano e le grandi falsità non muoiono mai, ma giacciono nascoste per un certo periodo di tempo per poi riapparire sotto altre forme. E. il motivo per cui è sempre necessaria una nuova evangelizzazione del tipo al quale lo Spirito Santo esorta ora tutta la Chiesa. Viviamo in un’epoca caratterizzata a suo modo dalla negazione dell’Incarnazione. Per la prima volta dalla nascita di Cristo, avvenuta duemila anni fa, è come se quest’Ultimo non trovasse più posto in un mondo sempre più secolarizzato. Non che venga sempre negato in maniera esplicita. Molti sostengono di ammirare Gesù e di apprezzare alcuni elementi del suo insegnamento, ma Egli resta distante: non lo si conosce, non lo si ama e non gli si obbedisce veramente e lo si relega in un passato remoto o in un cielo distante.

La nostra è un’epoca che nega l’Incarnazione in una miriade di modi e le conseguenze di questa negazione sono chiare e inquietanti. In primo luogo, il rapporto dell’individuo con Dio viene considerato esclusivamente personale e privato, cosicché Dio viene rimosso dai processi che governano l’attività politica; economica e sociale. Ciò porta a una notevole diminuzione del senso delle possibilità umane perché solo Cristo rivela pienamente le magnifiche possibilità della vita umana, «svela anche pienamente l’uomo all’uomo» (Gaudium et spes, n. 22). Quando si esclude o si nega Cristo, la nostra visione della finalità umana si riduce e prevedendo e mirando a meno di questo, la speranza e la gioia lasciano il posto alla disperazione e alla depressione. Subentra inoltre una sfiducia profonda della ragione e della capacità umana di cogliere la verità. Infatti si mette in dubbio il concetto stesso di verità. Impoverendosi reciprocamente, la fede e la ragione si separano, degenerando rispettivamente nel fideismo e nel razionalismo (cfr Fides et Ratio, n. 4Cool.

Non si apprezza e non si ama la vita e si fa strada una certa cultura della morte con i suoi amari frutti di aborto ed eutanasia. Non si apprezzano e non si amano correttamente il corpo e la sessualità umani e ne deriva un’attività sessuale degradante che si esprime con la confusione morale, con l’infedeltà e con la violenza della pornografia. Non si ama e non si apprezza neanche il creato stesso ed ecco lo spettro dell’egoismo distruttivo nell’abuso e nello sfruttamento dell’ambiente.



In tale situazione la Chiesa e il Successore dell’Apostolo Pietro guardano all’Ordine dei Predicatori con una speranza e una fiducia non inferiori a quelle del momento della sua fondazione. Le necessità della nuova evangelizzazione sono grandi. E certo che il vostro Ordine, con le sue numerose vocazioni e la sua eccezionale eredità, deve svolgere un ruolo vitale nella missione della Chiesa per sradicare vecchie falsità e proclamare il messaggio di Cristo in maniera efficace all’alba del nuovo millennio.

In punto di morte san Domenico disse ai suoi fratelli costernati: «Non piangete perché vi, sarò più utile dopo la morte e vi aiuterò più efficacemente che in vita». Prego con fervore affinché l’intercessione del vostro Fondatore vi rafforzi nello svolgimento dei vostri compiti e affinché la lunga schiera dei santi domenicani che ha arricchito il passato dell’Ordine illumini il suo cammino in futuro. Affidando l’Ordine dei Predicatori alla sollecitudine materna di Nostra Signora del Rosario, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a Lei, ai membri del Capitolo e a tutti i frati quale pegno di grazia e di pace infinite in Gesù Cristo, «Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura» (Col 1,15)".

Dal Vaticano, 28 giugno 2001

(©L'Osservatore Romano - 20 luglio 2001)



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Sette mesi dopo, esattamente il 15 febbraio 2002, in Vaticano, nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico, lo stesso Giovanni Paolo II ha ricevuto in Udienza il Consiglio Generale dell’Ordine dei Frati Predicatori. Questo il testo integrale del discorso pronunciato dal Sommo Pontefice:

"Carissimi Religiosi,

1. Con grande gioia accolgo voi, che fate parte del Consiglio Generale dell’Ordine dei Frati Predicatori. A ciascuno rivolgo il mio saluto cordiale e, attraverso di voi, lo estendo all’intera vostra Famiglia religiosa. Ringrazio, in particolare, il Maestro Generale, P. Carlos Azpiroz Costa, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti di adesione e fedeltà alla Sede Apostolica.


Incontrandovi oggi, ripenso ai contatti che ho avuto con il vostro Ordine. È sempre vivo nel mio animo il ricordo degli anni dei miei studi presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe. È stato un periodo molto fruttuoso per la mia formazione teologica, grazie anche al contributo qualificato di prestigiosi e indimenticabili maestri domenicani. Vorrei qui citare il Padre Garrigou Lagrange, i Padri Paul Philippe e Mario Luigi Ciappi, divenuti poi Cardinali, ed altri illustri docenti domenicani. Quel che ho avuto modo di assimilare nelle aule dell’Angelicum non ha mai cessato di accompagnarmi nel ministero pastorale.


2. Il benemerito Ordine domenicano, del quale voi siete qualificati rappresentanti, ha un suo specifico compito nella vasta opera della nuova evangelizzazione, che il Grande Giubileo del 2000 ha con vigore rilanciato. Si tratta di una corale impresa ecclesiale, cui tutti i componenti del Popolo di Dio e in special modo le Famiglie religiose devono recare il loro apporto. "Gli uomini del nostro tempo - ho scritto nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte -, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di "parlare" di Cristo, ma in certo senso di farlo loro "vedere" (n. 16)". Questa esigenza non coincide forse col programma di vita, così efficacemente espresso da san Tommaso: "contemplata aliis tradere". Solo chi ha fatto esperienza di Dio può parlare di Lui in modo convincente agli altri. Alla scuola di san Domenico e dei tanti santi domenicani, voi siete chiamati ad essere maestri di verità e di santità.


3. Sia questo, carissimi, l’orientamento di fondo del vostro Consiglio Generale nel dare indicazioni coraggiose per la vita e l’apostolato dei Frati Domenicani nel mondo. lo vi seguo con affetto, augurando ogni desiderato bene per le vostre Comunità sparse in ogni continente. Su di esse invoco la materna assistenza della Beata Vergine del Rosario e la protezione dei Santi e Beati dell’Ordine. Nell’assicurare il mio ricordo nella preghiera, imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, ai vostri Confratelli e a quanti fanno parte della Famiglia spirituale domenicana".

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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL MAESTRO GENERALE DEI DOMENICANI
IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE DELL'ORDINE

Al Reverendo Padre Carlos Alfonso Azpiroz Costa
Maestro Generale dei Domenicani
Cracovia

Nelle tue mani, Venerato Fratello, depongo il mio cordiale saluto e le espressioni della mia unione spirituale con i rappresentanti delle comunità domenicane di tutto il mondo, i quali nelle ultime settimane si sono radunati a Cracovia per pregare insieme e per riflettere sull’attuale situazione dell’Ordine e sui compiti che gli impone il carisma del Fondatore nella prospettiva delle sfide contemporanee. Sono certo che questo sforzo è stato accompagnato dal soffio dello Spirito Santo, il quale lungo i secoli guida i figli spirituali di San Domenico, colmandoli di saggezza nel propagare il Vangelo e di prontezza nel servire Cristo nella Sua Chiesa. Questo soffio vi accompagni sempre, affinché il vostro ministero porti frutti benedetti.

Sono lieto che questa volta, la prima nella storia, il Capitolo Generale si sia svolto a Cracovia, avendo come suo particolare patrono San Giacinto (S. Jacek Odrowąż), così fortemente legato a tale amata città. Confido che nelle vostre meditazioni non siano mancati i riferimenti allo zelo apostolico di quest’apostolo delle terre slave, che egli percorse da Danzica (Gdańsk) a Kiev, non solo annunciando il Vangelo, ma anche dando testimonianza dell’amore di Cristo mediante la sua personale santità. Domani, quando nella liturgia ricorderemo questo Santo, in modo particolare pregherò, affinché il suo spirito accompagni i confratelli domenicani che oggi intraprendono la stessa missione in tutti i continenti.

L’attività apostolica dei domenicani sempre è stata legata al “servizio del pensiero”, di cui è stata espressione la premura per l’approfondimento dei diversi rami della scienza come anche il tentativo di avviare con i loro esponenti un dialogo a livello filosofico e teologico. Cracovia, con la sua Università, è stata lungo i secoli un particolare testimone di questo servizio. Ne affido la continuazione oggi a voi, perché le generazioni del nostro secolo possano abbondantemente attingere alla vera saggezza e perché diventino sempre più spiritualmente libere, capaci di assumere la propria responsabilità a servizio della dignità della persona umana in ogni manifestazione della vita individuale e sociale.

Alla Madre di Dio, Regina del Rosario, affido te, Reverendo Padre Generale, i Membri del Capitolo e tutti i Domenicani. La sua intercessione ottenga per il vostro Ordine tutti i doni di Dio, affinché possa svilupparsi nella pace e servire fruttuosamente la Chiesa. Di cuore benedico tutti: Nel nome del Padre e del Figlio, e dello Spirito Santo.

Da Castel Gandolfo, 16 agosto 2004

GIOVANNI PAOLO II

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IL BASTONE E IL COLTELLINO
Alcuni temi del capitolo generale dell'Ordine dei Predicatori
a cura di Luca Spini, PMCD

(Piccolo Movimento Contemplativo Domenicano)

www.geocities.com/Athens/Agora/8422/pl3_98.htm

Dal 13 luglio al 4 agosto si è tenuto a Bologna il Capitolo Generale dell'Ordine dei Prediacori, "L'Assemblea dei Frati rappresentanti le Provincie dell'Ordine per discutere e definire cio che riguarda il bene di tutto l'Ordine, e all'occorrenza eleggere il Maestro dell'Ordine" (LCO, 405).
Il logo riproduce il bastone e il coltellino appartenuti a S.Domenico, due cose semplici, piene di significato. Sono l'eredità lasciata dal Fondatore: da un parte l'itineranza, il non avere dimora fissa, il viaggio, mai da solo, di San Domenico. E' il nostro viaggio, non necessariamente materiale, in compagnia del fratello, della sorella, insieme. Dall'altra la libertà, il coltellino, "il coltello dell' uomo libero - ci ricorda il Maestro dell'Ordine nell'Omelia di apertura - il simbolo della libertà di fare cose nuove. E' la libertà di coloro che, come dice S.Paolo, non hanno ricevuto uno spirito da schiavi ma da figli".

Sono molti i temi affrontati durante il Capitolo e grazie ad Internet ed al lavoro impareggiabile dei Fratelli e delle Sorelle, è stato possibile seguire lo svogimento del Capitolo, leggere i documenti, i commenti e perchè no, vedere le foto dei frati mentre guardano la finale di coppa del Mondo!
Particolarmente ricca di riflessioni è la nota della commissione De Missio Ordinis, che su richiesta del Maestro dell'Ordine, si è data come obiettivo il tema "Essere liberi per la missione". La missione dell'Ordine è quella della predicazione del Vangelo in unione con tutta la Chiesa. E' una missione universale, una chiamata ad andare oltre le frontiere che separano oggi il ricco dal povero, le donne dagli uomini, le diverse confessioni cristiane e le altre Religioni.

E' una missione che si svolge in un contesto in continuo movimento e che per questo richiede dinamismo, capacità di ridefinire uno stile, di rispondere con creatività ad una domanda di senso sempre più urgente, andando oltre le superstizioni superficiali della New Age. Il documento ci ricorda che l'Ordine si colloca da sempre nei luoghi di divisione, di frattura, quelle che P.Pierre Claverie o.p. definiva come, "lignes de fractures" che attraversano il mondo "globalizzato"e spesso caratterizzato da ingiustizie, conflitti sociali, razziali e di religione. " Il nostro Ordine - sottolinea il documento - tenta di scoprire la verità nella presenza, nell'incontro con l'altro. Una missione condivisa con i nostri fratelli e le nostre sorelle dell'Ordine uniti nello stesso battesimo e che si esprime nel servizio della Parola e dei Sacramenti. E' una missione che cerca il dialogo con le diverse culture e religioni in tutti i continenti, è una missione apostolica e intellettuale, radicata nello studio e nella contemplazione e che riceve il suo dinamismo dalla compassione. Con umiltà, dà ragione della speranza che è in noi con la forza della riconciliazione, del perdono e della gioia".

La commissione propone le sue riflessioni evidenziando come Cristo si manifesti come Messia nel farsi carico delle sofferenze dell'altro, nel farsi responsabile verso l'altro, nel condividere le sofferenze e la Sua morte è la conseguenza di questa solidarietà. La sua vita e il suo annuncio chiamano ognuno a questa responsabilità. Per questo "credere in Cristo non significa affermare una dottrina, ma piuttosto riconoscere questa chiamata a divenire responsabili nei confronti delle sofferenze dell'altro. La salvezza, o il giudizio, non è la conseguenza della proclamazione di un contenuto dogmatico, ma dell'assumersi o meno questa responsabilità".
lnsomma, questo documento individua il dialogo come forma nuova di predicazione, parlando di una vera e propria "spiritualità del dialogo" che si esprime nell'ascolto dell'altro, ma anche nell'ascolto di una cultura diversa o di una nuova forma di cultura.Ma il dialogo non è solo una nuova forma di predicazione, è anche una vera esigenza: "chiudersi nell'ambiente dei credenti con cui condividiamo la nostra fede significherebbe la morte dell'Ordine, come di qualsiasi Comunità".

Certo, il dialogo, l'uscire fuori dai propri ambienti comporta dei rischi. Anche S. Domenico si espose a dei rischi. Il rischio è un valore anche per i domenicani: il rischio di uscire dai nostri spazi chiusi, il rischio di mettersi in ascolto e di entrare in certe "avventure"che non sappiamo dove ci condurranno . Vi sono alcuni fratelli che mettono a rischio la loro vita, sono là nel Chiapas, nella regione dei Grandi Laghi, in Brasile. Resistono. Sono rischi dell'amore, perchè "la salvezza viene dall'amore". Amare è accettare di essere vulnerabile, di essere ferito.

Conosciamo la storia dell'uomo che muore e che viene portato in Paradiso.

L'angelo alla porta gli chiede: "Dove sono le tue ferite?" "Quali ferite?" - risponde -non ne ho!"
L'Angelo guardandolo con tristezza gli risponde:
"Ma non c'era niente per cui valesse la pena di lottare?"
Il Capitolo di Bologna ha accolto, facendo proprie, alcune riflessioni proposte nelle note introduttive dei rappresentanti delle monache, dei laici, e del IDYM (International Dominican Young Movement), il Movimento Giovanile Domenicano.

Sr.Maria Tomas Schniederberend, o.p. ha manifestato il desiderio delle monache di "essere un segno per tutti i rami dell'Ordine. Segno che la salvezza, non dipende solo dal fare o dal lavorare, ma anche dalla preghiera e dalla contemplazione" ... " a noi monache piacerebbe che i nostri monasteri fossero oasi di pace, luoghi di riposo".

"Predicare attraverso la Comunità significa - afferma Sr.Maria Tomas - essere aperti all'accoglienza dell'altro. Dobbiamo essere bene informate, preparate in modo da poter rispondere alle necessit… di quanti vengono a trovarci, ci scrivono o telefonano. Vogliamo renderci conto che veramente predichiamo attraverso le nostre Comunità. Vogliamo che anche i laici possano partecipare alla preghiera, specialmente all'Eucarestia. Dobbiamo vivere la nostra vita apertamente, non in un ghetto. Non possiamo chiuderci nelle nostre proprie necessità, per cui, dobbiamo sempre ritornare agli inizi dell'Ordine per arricchirci".

Il rappresentante dei Laici Domenicani nel suo intervento, ha sottolineato che la missione dei Laici non è diversa da quella dei Frati e delle Monache. E' diverso il modo di realizzarla.

"Noi non viviamo in un monastero e questo fa si che sia meno avvertita la dimensione comunitaria. Ma Š anche vero che i Laici hanno molti contatti e diverse possibilità di arrivare ancora più direttamente alla gente. Noi possiamo arrivare alla gente del quartiere, del lavoro, dei club sportivi, e certamente a quanti sono lontani dalla Chiesa e che difficilmente si avvicinerebbero a un sacerdote. Ma questa testimonianza è possibile se i Fratelli, le Sorelle consacrate ed i Laici camminano insieme, mano nella mano e questo significa pregare insieme, studiare insieme".

Al Capitolo era presente anche un giovane domenicano in rappresentanza del Movimento Giovanile. Era la sua prima esperienza e la commenta così:
"L'invito al Capitolo è stata per me una dichiarazione d'amore dell'Ordine per i giovani. Il Movimento Giovanile sta crescendo in tutto il mondo e specialmente in America Latina si formano gruppi di giovani domenicani. Di conseguenza, diventa importante lo scambio d'informazione fra i diversi gruppi. Generalmente questi gruppi ruotano intorno ad un Convento o a un Monastero generando un arricchimento reciproco, una formazione in comune, in vista della missione, di giovani per i giovani, ma non solo.

Fondamentale per la vita stessa di questi gruppi è l'equilibrio far i quattri "pilastri ": preghiera, comunità, studio e missione.

Ma occorre essere creativi:

"...fare quello che fanno tutti gli altri non è domenicano"

Crisi di vocazioni? NO!

(Piccolo Movimento Contemplativo Domenicano)

www.geocities.com/Athens/Agora/8422/pl3_98.htm

L’Ordine dei Predicatori (o Domenicano) ha un suo Superiore dal quale dipendono i Frati, le Monache e i Laici domenicani..

Nel nostro caso il Superiore maggiore ha il titolo di "Maestro", ossia Maestro Generale o Maestro dell’Ordine. "Maestro" perché, essendo a capo di un Ordine di persone dedite per vocazione all’insegnamento della sana Dottrina e alla predicazione della Parola, ci vuole uno a capo che sia il Maestro di tutti.

Il nostro attuale Maestro si chiama Padre Timoty Radcliffe (aggiorneremo a parte la figura del nuovo Maestro Generale che è sempre fortissimo ed argentino), è inglese ed è fortissimo, pieno di gioia! Ciò che scrive o dice è spesso pubblicato sui giornali e anche sulle Riviste di altri Ordini religiosi.

Il 9 aprile scorso ad esempio, durante una intervista rilasciata in Svizzera, così ha dichiarato:

"L’ORDINE DOMENICANO NON CONOSCE UN PROBLEMA DI CALO DI VOCAZIONI."

Ha poi continuato dicendo che "il più gran numero dei candidati viene dai paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti, seguiti dall’Inghilterra, Francia, Germania. Ma, aggiunge, essere religiosi nella società attuale vuol dire essere un segno di contraddizione, ed è la ragione per cui attira. In un mondo dominato dall’ideologia del consumismo, i giovani vedono che noi troviamo il nostro benessere non accumulando beni materiali. Di fronte alle sfide di una società consumista, non è facile resistere. Non è facile essere poveri in un mondo che attribuisce grande valore alla ricchezza materiale. E’ difficile fare la scelta della castità in una società che attribuisce grande valore alla sessualità attiva. La soluzione perciò va cercata in un atteggiamento improntato sulla gioia autentica, perché se siamo gioiosi, possiamo convincere altri giovani che possono scegliere questo cammino"

Quanto poi all’insegnamento della Chiesa (spesso criticata), il Padre Timothy è del parere che " non è un discorso fatto di divieti o di permessi, MA E’ UN INVITO A VIVERE. Penso, egli dice, che vivere pienamente non sia facile, ma lì (nell’insegnamento della Chiesa) si trova il suo punto focale".

Ebbene, carissime/i, questa dichiarazione è quanto mai incoraggiante per voi e per noi, in un tempo in cui sembra che tutti abbiano inforcato gli occhiali neri. Avere la speranza e avere fiducia in Dio e in se stessi, è davvero qualcosa che accende nei cuori una nuova voglia di vivere; la voglia di vivere la vita e donarla con e per amore di Cristo e dei fratelli. La vocazione è una scelta di totalità che realizza totalmente la persona. Essa è frutto di una "chiamata divina", ma è anche una decisione della volontà del chiamato/ta, una volontà libera di offrire se stessi al "datore" della vita. Una volontà libera di donarsi a Dio perché attraverso noi realizzi i Suoi progetti che diversamente resterebbero incompiuti.

Allora, se l’Ordine domenicano, visto a livello universale, non soffre penuria di vocazioni, è vero che l’Italia lascia a desiderare benché ci siano postulanti, novizi/e e studenti in formazione. L’Italia siamo noi, siete voi. E l’Italia ha bisogno di essere rievangelizzata! Ha bisogno che qualcuno aiuti la società a ritrovare i valori della vita, della fede, della famiglia. Chi lo farà se non quelle schiere di giovani infiammati dalla Parola, l’unica che salva?

Ragazze, ragazzi, non abbiate paura! La società ha bisogno di giovani consacrati!

Maria, Madre delle vocazioni vi benedica

NB: A breve scadenza, una nuova pagina riporterà le tappe del nostro cammino di formazione.

Vi ricordiamo che è sempre possibile fare una esperienza di preghiera e discernimento presso la nostra Comunità, per saperne di più cliccate sul collegamento.
[Modificato da Caterina63 03/02/2010 12:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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