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La Chiesa di fronte ai Totalitarismi

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2009 15:01
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Chiesa e totalitarismi

Riemerge la lettera che Papa Pio XI inviò al re per fermare le leggi razziali del 1938

ROMA, lunedì, 13 febbraio 2006 (ZENIT.org).- Sulla copertina del numero in edicola (n. 7, 16 febbraio 2006) del settimanale "Panorama" è riportata la notizia della pubblicazione di una lettera che Papa Pio XI inviò il 5 novembre 1938 a Vittorio Emanuele III, re d'Italia, per impedire la promulgazione delle leggi razziali varate da Benito Mussolini contro gli ebrei.

Nel tentativo di impedire la pubblicazione delle leggi razziali, la Santa Sede aveva tentato una mediazione tramite il padre gesuita Pietro Tacchi Venturi e il sottosegretario al ministero degli Interni, Guido Buffarini-Guidi.

Fallita la mediazione il 4 novembre 1938, Pio XI scrisse al Duce, Benito Mussolini, dal quale non ottenne alcuna risposta.

Il 5 novembre, quindi, il Pontefice scrisse una lettera direttamente al re, Vittorio Emanuele III, protestando perché la legge "per la tutela della razza ariana" comprendeva norme in aperto contrasto con il Concordato stipulato l'11 febbraio del 1929 tra Santa Sede e Regno d'Italia. Nella lettera, Pio XI lamentava anche che Mussolini non avesse preso in considerazione il punto di vista della Santa Sede, neanche per ciò che riguardava gli ebrei convertiti alla religione cattolica.

La lettera, riprodotta per intero da "Panorama", è parte dei documenti contenuti nella collezione storica che Licio Gelli ha donato allo Stato italiano e che sono stati presentati l'11 febbraio 2006 a Pistoia.

Per approfondire il senso e la rilevanza storica di questa lettera, ZENIT ha intervistato il professor Luigi Matteo Napolitano, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all'Università di Urbino.

Che ne pensa della lettera inviata da Pio XI al re Vittorio Emanuele III per contrastare le leggi razziali, pubblicata dal settimanale "Panorama"?

Napolitano: La lettera non è una novità. Fu resa nota alla fine degli anni Cinquanta da Padre Angelo Martini, uno dei quattro gesuiti curatori dei documenti vaticani sulla Seconda Guerra Mondiale; e anche in quei volumi se ne trova traccia.

La lettera è stata pubblicata poi nel 2003 da Gianluca André, nel volume dei Documenti Diplomatici Italiani da lui curato. Più importante è dire che la missiva si pone nell'ambito di quella forte critica che la Santa Sede (nelle persone di Pio XI e del suo Segretario di Stato Eugenio Pacelli, poi suo successore) muoveva alla Germania hitleriana e al "modello razzista" importato in Italia da Mussolini. Su questo la documentazione è inoppugnabile.

Più importante è aggiungere un tassello a questa storia. È vero che il re rispose al Papa di aver trasmesso a Mussolini il suo messaggio, e che questo sarebbe stato tenuto "in massimo conto" per conciliare i punti di vista divergenti fra Chiesa e Stato. Ma questa era una risposta del tutto formale, di circostanza. Lo prova il fatto che la lettera del re fu redatta dallo stesso Mussolini il quale, nel prepararla, disse al sovrano che i punti di vista della Santa Sede e dell'Italia fascista erano "molto antitetici" e che il Vaticano stava tirando alquanto la corda con l'Italia, mollando completamente in altri casi (e non alludeva certo alla Germania, ma all'atteggiamento del Vaticano verso le potenze "democratiche"). Di queste considerazioni riservate ovviamente non vi è traccia nella risposta del re che, come si è detto, riproduceva alla lettera la bozza di Mussolini.

La sensazione diffusa dalla metà degli anni Sessanta in poi è che la Chiesa cattolica non avesse fatto nulla contro le leggi razziali. Questa lettera mostra invece un atteggiamento di critica severa contro quelle leggi. Sulla base della conoscenza che lei ha di quel periodo, cosa si può dire sull'atteggiamento della Santa Sede in merito alle leggi razziali?

Napolitano: Nel periodo considerato sono molti gli elementi che provano come tra la Santa Sede e le dittature ci fossero ripetuti e aspri contrasti. Non si tratta solo di una critica severa, ma anche di una generale ripulsa nei confronti di tutto ciò che nazismo e fascismo ormai rappresentavano, in termini di idee-guida e di direttrici politiche.

Tornando alla domanda, è importante vedere che cosa accadde dopo il decreto-legge del 10 novembre 1938, che varò le leggi razziali. Gli archivi conservano le note di protesta della Santa Sede contro queste leggi: la prima è del 13 novembre 1938, la seconda del 22 successivo. Ad esse il Governo italiano rispose con una nota del 29 novembre, cui il Vaticano replicò con altra nota del 14 dicembre.

Il bilancio di questi scambi e dei rapporti tra il Vaticano e l'Italia sta tutto nelle parole di Eugenio Pacelli riguardo alle leggi razziali fasciste: "Mussolini pensi bene a quello che fa: deve sapere che sono molti gli Italiani, anche in alto, malcontenti di Mussolini. È un vulnus al Concordato: il Santo Padre non si presterà in nessun modo". Questo risulta dagli archivi, e non solo da quelli vaticani.

Ci fu qualche altra istituzione, gruppo politico o corrente culturale che si oppose alle leggi razziali?

Napolitano: Le leggi razziali rappresentavano un innesto innaturale nella cultura e nei valori italiani. Pur dietro un'apparente consenso al regime, non dovrebbe sorprendere il riscontrare diffuse aree di dissenso nei confronti di quelle leggi, considerate una passiva imitazione del nazismo: un "corpo estraneo" (e purtroppo invasivo) nella vita italiana. La Chiesa cattolica e i fedeli, in grado diverso, svilupparono così una "disubbidienza civile" nei confronti di quelle leggi, proprio come accadde nella Francia di Vichy; e lo fecero aiutando gli ebrei perseguitati nei modi in cui ciò si poté fare. Lo prova, del resto, anche il recente volume sui "Giusti italiani" (molti dei quali cattolici) curato da Yad Vashem. La Santa Sede fece fronte all'emergenza razziale con la sua rete di nunziature, delegazioni apostoliche e diocesi; ma anche creando un ufficio dedicato all'assistenza di tutte le vittime di guerra. Nessuna organizzazione o istituzione impegnata in questo campo (come la Croce Rossa internazionale o le stesse agenzie ebraiche) poté privarsi del consiglio e della collaborazione del Vaticano nei momenti più drammatici della Seconda Guerra Mondiale e della Shoah.



 

La purificazione della memoria storica mette in evidenza un aspetto della Chiesa: la fallibilità, il peccato.
Questo è vero. Voluta e fondata da Cristo, assistita continuamente dal soffio dello Spirito Santo, è di fatto però guidata da uomini, con il loro carattere, personalità, vedute.
Tuttavia questa operazione contiene anche un rischio: presentare la Chiesa umana, troppo umana.
Questa Chiesa avrà anche qualcosa di positivo; a suo credito avrà anche dei meriti.
Le sue innegabili ombre non riescono ad offuscarne la luminosità, il suo ruolo di leadership.
Cristo si è presentato al mondo come 'luce, maestro, guida'. Queste stesse prerogative le ha trasmesse anche alla sua Chiesa.

Come sarebbe l'umanità, oggi, alla fine del secolo, in un tentativo di affermazione del 'pensiero debole', nella obliterazione di punti di riferimento, se non ci fosse una Chiesa, un Pontefice che ha il coraggio di ricordare all'uomo di 'essere uomo', di presentargli continuamente i suoi elementi costitutivi ed i principi ai quali deve modellare i suoi comportamenti.
Un effato filosofico dice: "Agere sequitur esse": il modo di agire deve essere conseguenziale, in rapporto alla natura dell'essere.
Anthony Rhodes ha concluso un suo libro con la seguente riflessione: "Malgrado alcune deficienze ed alcune pecche, la Chiesa Cattolica è un istituto di valore così unico che, senza di essa, il mondo civile sarebbe infinitamente più povero".
La Chiesa si è fatta paladina della verità e della giustizia.
Lei, piccolo Davide, senza esercito, senza armi, appoggiandosi solo alla croce di Cristo ed irrobustita dalla grazia dello Spirito Santo, ha avuto il coraggio di fronteggiarsi con i vari giganti Golia che sono sorti in questo secolo, per impedire loro la distruzione fisica e morale dell'umanità.
A questo suo mandato in favore dell'uomo, vera missione umanitaria, la Chiesa è stata fedele fino allo spargimento del sangue.

Noi rimaniamo impressionati di fronte al numero dei martiri dell'antico Impero. Eppure gli Imperi di questo ultimo secolo ne hanno immolato ancora di più.
Sembrava che la chimerica pretesa di distruggere la Chiesa fosse un progetto ormai archiviato. Eppure ogni tanto riaffiora in diverse forme camaleontiche.
Il Novecento si è aperto con il tentativo francese di attuare la separazione della Chiesa dallo Stato, per opera del Presidente del Consiglio Emile Combes. Costui si lamentava che "la Chiesa Cattolica si era riorganizzata in una gerarchia dispotica che guidava il popolo verso un ideale del tutto opposto a quello della società moderna, tramando apertamente la distruzione di quell'edificio politico e sociale costruito dalla Rivoluzione. Tra non molto noi dovremo probabilmente annientare la reazione clericale di un secolo".

Questo momento non tardò a venire. Il 1° luglio del 1901 tutte le associazioni a carattere religioso furono poste sotto il controllo dello Stato. Combes abrogò il diritto all'insegnamento agli Ordini religiosi (Legge del 7 luglio 1904). Il 9 dicembre 1905 fu firmata la legge (art. 2) della separazione della Chiesa dallo Stato. A quel tempo si diceva: "Contro il prete tutto è lecito. E' il cane rabbioso che ogni passante ha diritto di abbattere prima che il suo virus impesti il gregge" (Henri Béranger).
Pio X si oppose fermamente a tutto questo, con le due encicliche: Vehementer (11 febbraio 1906) e Gravissimo Officii Munere (10 luglio 1906).

Non si tratta di una persecuzione cruenta ma densa di odio laicista. Il clero non si lasciò intimidire. Sia i diocesani come i religiosi obbedirono al Papa. La Chiesa francese perdeva circa trenta milioni di franchi annui di compensi ai religiosi e di fondi per la manutenzione degli edifici. Affrontò ogni serie di sacrifici e ristrettezze. Il clero visse alla giornata con fondi provenienti da enti caritatevoli e privati. Parecchi sacerdoti cercarono di trovarsi un lavoretto per sopravvivere; ma la fedeltà a Roma non fu incrinata (A. Rhodes, p. 8s).
Altre difficoltà sorsero da parte dei nuovi Governi succeduti al crollo dell'impero austro-ungarico. Anche qui la Chiesa dovette prendere netta posizione. Per esempio: l'episcopato cecoslovacco emanò il 6 marzo 1926 una lettera pastorale nella quale escludeva dal battesimo, matrimonio e sepoltura religiosa i comunisti, socialisti, massoni e liberali (A. Rhodes, p. 100).

Tuttavia i tentativi più violenti di distruggere la Chiesa e le persecuzioni furono quelli conseguenti alla rivoluzione bolscevica dal 1917 fino alle recenti trasformazioni, che potremo datare con la caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989. In questa situazione si può parlare di quella "moltitudine immensa" di martiri dell'Apocalisse.
Ancora oggi, ancora in questi mesi, vengono pubblicati libri che (alla luce dell'apertura degli archivi) confermano la triste volontà di voler annientare la Chiesa in quelle regioni.
La Chiesa, sia cattolica che ortodossa, ha pagato con un grande spargimento di sangue la sua fedeltà a Cristo ed all'uomo.
Si è perfino tentato di sottrarre a questi eroi la stessa corona del martirio, sostenendo che queste uccisioni non furono attuate da motivazioni religiose bensì politiche. Questo è falso come emerge da una congerie di pubblicazioni, anche recentissime.

Nel marxismo teorico c'è come principale punto del programma la eliminazione della prima sovrastruttura: quella religiosa. Celebre è la frase: "La religione è l'oppio del popolo".
Se nel secolo scorso la riflessione di Marx è rimasta teoria, nel nostro ha avuto l'attualizzazione cominciando da Lenin. Il ricordo di alcune sue linee programmatiche permette di avvertire meglio l'ampiezza del tentativo antireligioso:
"La religione è l'oppio del popolo. La religione è una specie di acquavite spirituale....
L'operaio cosciente moderno, getta via con disprezzo i pregiudizi religiosi, lascia il cielo a disposizione dei preti e dei bigotti borghesi, conquistandosi una vita migliore su questa terra. Il socialismo chiama la scienza a combattere contro le tenebre della religione e liberare l'operaio dalla credenza in una vita d'oltretomba... Nessuna sovvenzione statale deve essere accordata alla chiesa ed alle associazioni confessionali e religiose... Noi ci proclamiamo atei nel nostro programma... Il nostro programma è interamente fondato sulla concezione scientifica, e più precisamente materialistica, del mondo... La nostra propaganda comprende necessariamente anche la propaganda dell'ateismo" (dicembre 1905, vol. 10, p. 73 ss.)

"La base filosofica del marxismo, come Marx ed Engels hanno più volte affermato, è il materialismo dialettico, materialismo incontestabilmente ateo, risolutamente ostile ad ogni religione... La religione è l'oppio del popolo: questo detto di Marx costituisce la pietra angolare di tutta la concezione marxista in materia di religione... Il marxismo è materialismo. Come tale esso è altrettanto implacabilmente ostile alla religione quanto lo è il materialismo degli enciclopedisti... Noi dobbiamo lottare contro la religione: questo è l'abbiccì di tutto il materialismo, e quindi del marxismo... Bisogna far scomparire le radici sociali della religione... Dunque: abbasso la religione, viva l'ateismo; la diffusione delle idee atee è il nostro compito principale" (maggio 1909, vol. 15, p. 380 ss).
Da questa concezione ideologica, deriva anche la morale comunista. In un discorso sui "Compiti delle Associazioni giovanili" (2 ottobre 1920) Lenin ha fortemente difeso l'esistenza e l'essenza della morale comunista.

A chi obiettava che il partito era senza morale, lui ha risposto categoricamente che "la morale comunista non è dedotta dai comandamenti di Dio": "Noi neghiamo tutte queste morali. Diciamo che la nostra etica dipende in tutto e per tutto dagli interessi della lotta di classe del proletariato... Per noi la moralità dipende dagli interessi della lotta della classe operaia" (vol. 31, p. 269 ss.).

A chi potrebbe pensare che queste concezioni non appartengono all'essenza del comunismo ma sono semplicemente opinioni 'private' di Lenin, mi permetto di accennare l'atteggiamento di Kruscev. Pur avendo tentato di attuare, come si dice, una politica di distensione, ha dato un risveglio alla lotta antireligiosa nel programma contenuto nel famoso Rapporto Il'icev sulla intensificazione della propaganda ateistica (1964). Se per fortuna sono state limitate le forme precedenti di crudeltà, l'impegno si è spostato sul piano scientifico, sempre molto limitativo nei confronti della libertà religiosa.
Se oggi le cose stanno gradualmente cambiando, non si deve dimenticare l'intrinseco negativo di queste dottrine. Anche se non sono riuscite a raggiungere lo scopo, si deve ammettere che lo hanno tentato con ogni mezzo ed al di là di ogni misura.

Ma il Vangelo parla chiaro: "Portae inferi non praevalebunt adversus eam" (Le potenze dell'inferno non prevarranno contro di essa - Mt XVI, 18).
Ironia della sorte: proprio poco tempo fa un Papa ha messo piede in Georgia, celebrandovi una solenne liturgia, proprio in quella terra che aveva dato i natali ad un georgiano che aveva come scopo la distruzione della Chiesa.
Lui è morto nel 1953; nel 1956 il suo successore ne ha svelato i torbidi pensieri con la famosa destalinizzazione. Ma quella Chiesa che ha fatto tanto per annientare sta risorgendo dalle ceneri per continuare ad essere luce e vita.
Purtroppo il presente secolo è pieno di questi tentativi ma anche di tanti eroismi.
All'indomani della rivoluzione bolscevica, il germe malefico dell'odio alla religione è stato trasferito in Messico. Ed abbiamo negli anni '20 la terribile ondata persecutoria contro la Chiesa messicana. Uno dei martiri più conosciuti è Padre Pro.

La matrice di questa persecuzione non è soltanto marxista. Altre forze, endogene, hanno apportato il loro contributo. Una di queste, che ha avuto grande incidenza, è la massoneria. Nel Congresso internazionale di Buenos Aires (1906) è stato tracciato il "piano d'azione" per annientare la Chiesa e la fede nell'animo dei credenti.

Per la loro importanza ed incidenza nel Messico e, come vedremo, anche nella Spagna, riporto solo alcune della 40 conclusioni:
"3)

E' necessario adottare una morale più ampia e generosa e liberarsi da quella vacua, imbecille morale ecclesiastica;
4) si deve stabilire il divorzio;
7) l'insegnamento pubblico deve essere laico;
8) l'insegnamento dogmatico e le pratiche religiose costituiscono un ostacolo per il recupero dei reclusi; pertanto debbono essere banditi dal regime penitenziario;
15) i conventi femminili devono essere aboliti;
17) la scuola laica è l'unica che risponda agli interessi della società moderna;
18) è necessario impedire la fondazione di nuovi conventi;
20) bisogna dare maggior spazio all'istruzione laica dello Stato ed esercitare il più severo controllo sull'istruzione data dai privati;
22) gli ordini religiosi devono essere aboliti;
27) si riconosce la necessità di creare a Roma un giornale che combatta il Vaticano;
33) le processioni pubbliche devono abolirsi in quanto pericolose per la pubblica tranquillità".

Negli anni '20, mentre in Russia dopo il periodo chiamato "comunismo di guerra", si stava sistematicamente applicando l'ideologia non solo non solo contro Dio ma anche contro l'uomo, nell'Europa occidentale stava sorgendo un'altra non meno infausta ideologia, la nazional-socialista. Uno dei suoi scopi era quello di distruggere la fede e la morale cristiana, per sostituirla con altre categorie, di annientare non solo la Chiesa cattolica ma anche quella protestante e tutti coloro che si impegnavano a tenere viva nel popolo la fiamma della religione e dell'onestà. Chiunque affermava una visione ultraterrena della storia e dell'uomo faceva ombra al nuovo idolo di fronte al quale milioni di vite umane furono immolate.

Alla Chiesa trascendente questa ideologia ha voluto sostituire una chiesa immanente, una chiesa pangermanica come emanazione dello Stato-divinità e deputata alla sua idolatria e servizio. Al culto divino si è voluto contrapporre un culto naturalistico, alle feste religiose feste soltanto civili e pagane, evidenziando non l'immagine di Dio impressa in ogni uomo (Gen I, 26) ma la sua forza bruta e l'immoralità delle passioni. Questo è dimostrato da un documento caduto nell'autunno del 1941 nelle mani degli Alleati nel quale erano elencato trenta punti concernenti la creazione di una "Chiesa Nazionale Tedesca".

Gli estremi coincidono. L'impianto marxista-sovietico come questo nazional-socialista tedesco hanno tentato di soppiantare il "paradiso celeste" per impiantare un "paradiso terrestre". Ed invece, dietro quella artificiale facciata di gioiosità della vita c'erano nascosti i gulag, i lager. Quelle terre furono trasformate non in un paradiso ma in una triste valle di lacrime, in un immenso cimitero.

Il nostro gande poeta Dante nel linguaggio poetico aveva già ben evidenziato questo nel cantico di Ulisse: "Il mare si chiuse sopra di loro". Quel tentativo di varcare le colonne d'Ercole, quello sforzo titanico dell'uomo di di andare oltre i suoi limiti del finito per sostituirsi alla divinità, si sono rivoltati contro lo stesso uomo, simili ad un boomerang, portando come effetto la pazzia e la tirannide, foriere di distruzione e di morte.

Ma anche qui la Chiesa non si è lasciata intimidire. Il coraggio evidenziato da figure come Faulhaber, von Galen, e nel mondo protestante Bonhoeffer e tanti altri lo possono testimoniare.

Dal 1931 con punte fino al 1936 e con strascichi fino al 1939, anche nella Spagna c'è stato un tentativo di annientamento della Chiesa. Tra vescovi, sacerdoti e religiosi le vittime, secondo i calcoli più sicuri, sono state 6.832, oltre alla numerosa schiera dei laici che, pur nella difficoltà del conteggio, sarebbero diverse decine di migliaia. Molti di questi sono stati già beatificati per martirio.


Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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