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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Gesù chiede: "Mi lasceresti regnare dentro di te?"

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2012 09:02
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16/01/2009 11:16
 
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La parola di Gesù "Voi siete la luce del mondo" si può applicare a molte vocazioni cristiane ma è particolarmente adatta a un santo come Tommaso d'Aquino i cui scritti illuminano ancora oggi il pensiero cristiano e tutto il pensiero umano

La prima lettura


1 Cor 2,1-10
Parliamo una sapienza divina, misteriosa.


ci fa intravedere qual è la condizione per poter essere la luce del mondo; non si tratta semplicemente di usare la propria intelligenza per ricercare il segreto delle cose ma prima di tutto di mettere la propria intelligenza in relazione con Dio. "Alla tua luce vedremo la luce" dice un salmo: per vedere la luce presente nella creazione di Dio bisogna essere in rapporto con lui. Ecco perché non esiste vera sapienza senza preghiera. "Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7,7>.


Tommaso d'Aquino è stato un santo contemplativo: il suo ideale era trasmettere agli altri le cose che egli stesso aveva contemplato, cioè capite nella preghiera, capite nel rapporto con Dio. L'intelligenza da sola può certamente fare molte cose, costruire sistemi di idee, ma sono sistemi che non corrispondono alla sapienza, hanno un effetto devastatore. Qualcuno ha detto che il mondo moderno è completamente disorientato perché gli sono state date idee cristiane impazzite. L'aspirazione alla verità, alla libertà, alla fraternità sono idee cristiane sono aspirazioni evangeliche ma se si cerca di soddisfarle prescindendo dal legame vivo con Dio il risultato è quello di mettere negli uomini una specie di febbre che impedisce di trovare il giusto equilibrio e spinge a tutti gli eccessi: ecco le rivoluzioni violente, i turbamenti continui...


Invece san Tommaso d'Aquino è sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell'intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal Creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane. Non ha avuto paura di studiare Aristotele e di cercare nelle sue opere luce per capire meglio il mondo creato da Dio. Lungi dall'essere propagatore di idee cristiane impazzite egli è anzi riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio. "Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti" dice il Libro della Sapienza (7, 15): il rapporto con Dio non rimpicciolisce il cuore, non rattrappisce l'intelligenza, anzi dà il gusto di penetrare in tutti gli splendori della creazione.


Nella Chiesa ci sono molte vocazioni. Alcuni sono chiamati ad insistere fino al paradosso sul rifiuto della sapienza umana; san Paolo per esempio ha dei passi addirittura violenti contro la filosofia: la sua vocazione era di insistere sul messaggio cristiano fino a farlo sembrare incompatibile con la filosofia umana. Altri come Tommaso d'Aquino hanno la vocazione di far vedere che tra loro è possibile una profonda conciliazione che avviene quando si è rinunciato all'autonomia umana per darsi tutto a Dio: si è completamente all'unisono con il Creatore ed egli ci mette profondamente in accordo con la creazione.

Domandiamo al Signore che apra il nostro spirito ad accogliere in pieno la sua luce in modo da poter attirare quelli che ne sono in ricerca; che siamo davvero anime viventi del rapporto con Dio e proprio per questo capaci di orientare verso tutte le ricchezze dell'universo.

(un grazie a www.lachiesa.it

Sal 18 e

Mt 5,13-19
Voi siete la luce del mondo


Nella festa di san Tommaso d'Aquino, che consacrò tutta la sua vita per la ricerca della conoscenza di Dio, rivolgiamoci al Padre, fonte della sapienza, pregando e dicendo:

Donaci, Signore, la tua sapienza.

- Perché la Chiesa metta sempre a profitto della ricerca di Dio le migliori risorse dell'ingegno umano e della fede illuminata dall'amore. Preghiamo:
- Perché i teologi, nel loro lavoro di comprensione e diffusione delle verità, siano guidati solo dall'amore di Dio e dalla fedeltà all'uomo. Preghiamo:
- Perché il popolo di Dio sostenga la propria fede, sapendo che è necessario conoscere di più, per capire di più, per credere di più. Preghiamo:
- Perché i catechisti della nostra parrocchia comprendano, credano, amino e testimonino quello che insegnano. Preghiamo:
- Perché qualsiasi annuncio di verità sia accompagnato dalla testimonianza e dalla santità della vita, che danno prova della efficace presenza di Cristo nel mondo. Preghiamo:
- Per l'istituto di teologia e di cultura religiosa della diocesi.
Per i seminatori delle nostre diocesi.


O Signore, che ci doni in san Tommaso d'Aquino un luminoso modello di sapienza e santità, esaudisci le nostre preghiere e fà che ogni ricerca umana sia sempre al servizio del tuo regno promesso. Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Desidero condividervi una Lettera indirazzata al Laicato Domenicano per la Pasqua del 2003......sono certa che ognuno di voi la potrà fare propria.....specialmente quando ad un punto ci mette in condizione di confrontarci in senso POSITIVO e di santo stimolo nei confronti dei Protestanti.....[SM=g1740717]

 
Fraternamente Caterina

 
Possa la pace di Cristo Risorto essere con tutti voi e le vostre famiglie in questo periodo di gioia!


Come Famiglia di Predicatori, noi domenicani dobbiamo sapere cosa predichiamo, o meglio, a chi predichiamo. La Pasqua di Risurrezione celebra l'essenza della nostra fede cristiana, il centro del Vangelo, la pietra angolare della nostra predicazione, il kerygma che trasmettiamo, in altre parole: la Resurrezione di Cristo tra i morti. Come disse San Paolo: “Noi, infatti, non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore” (2 Corinzi 4:5) e “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione”(1 Corinzi 15:14).


Noi domenicani preghiamo e studiamo in comunità con gli altri con uno scopo principale: la predicazione sacra! Spesso parliamo di questi quattro fattori, o dei "quattro pilastri", come se fossero uguali. Tuttavia, anche se sappiamo che questi devono essere in armonia ed avere un giusto equilibrio, la verità è che tutto si basa nella predicazione, il nostro dovere d’evangelizzazione, il nostro apostolato missionario di andare ad annunciare agli altri. La nostra esperienza e fede in Cristo ci spinge ad andare e annunciare la Buona Novella a tutti, proprio come Maria Maddalena fece con i discepoli (Giovanni 20:18), che poi andarono ad annunciare la Parola di Dio in tutto il mondo.
I domenicani, incluso i laici, sono e devono essere predicatori di Cristo Risorto.


Recentemente, insieme con Stefano Angeli (un laico domenicano che presta servizio come volontario nell’Ufficio del Laicato Domenicano a Roma) stiamo creando una nuova Fraternità di Laici Domenicani a Santa Sabina. Ora, con più di 30 candidati, dobbiamo rispondere a molte domande che sono comuni e necessarie per coloro che iniziano questo cammino: Chi sono i domenicani? Perché si chiama l’Ordine dei Predicatori? Come possono i laici essere predicatori? E noi rispondiamo nuovamente che tutto inizia ed è incentrato nella nostra fede in Cristo Risorto, che dobbiamo condividere con tutti! Far parte del progetto di predicazione della comunità domenicana è il nostro modo di compiere la promessa battesimale. È il nostro carisma che ci aiuta a diffondere la parola in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili. Predicare è come invitare continuamente tutti ad una festa, al Banchetto della Luce di Cristo, affinché possano uscire dalle fredde tenebre e gioire!


Per molti anni ho avuto l’onore di studiare e lavorare con molti cristiani protestanti. Onestamente quello che mi meravigliava spesso dei miei amici protestanti era la serietà con cui prendevano il loro battesimo, con la convinzione che il loro dovere è quello di andare e predicare. Sebbene un certo tipo di predicazione protestante può spaventarci (e questo è vero anche per un certo tipo di predicazione cattolica) non possiamo che ammirare quei protestanti che credono fermamente che essere cristiani significa condividere la Buona Novella con gli altri. Dal punto di vista teologico, hanno ragione. Dovremmo auspicarci che tutti noi nell’Ordine dei Predicatori sentissimo quella stessa profonda necessità di predicare!


Il periodo pasquale è una buona opportunità per i laici domenicani di domandarsi nuovamente: Sto predicando il Cristo Risorto agli altri come un cristiano battezzato e un domenicano impegnato? A chi, come e quando? La predicazione sacra è l’essenza della nostra preghiera, studio e di tutta la comunità della Fraternità di Laici Domenicani? Quando predichiamo, chi annunciamo che è Cristo? Cosa predichiamo esattamente? Questi sono interrogativi fondamentali che devono trovare una risposta nel dialogo in tutte le Fraternità Laiche, sia si tratti della nuova creata a Santa Sabina, sia di quelle fondate centinaia di anni fa, come quella di Cordoba, in Argentina.


Infine, non dimenticate di pregare per una pace duratura e la riconciliazione in Iraq. Pregate specialmente per la Famiglia Domenicana irachena, che comprende più di 600 laici domenicani. Pregate anche per il futuro dei loro apostolati di predicazione. Ricordate che tutti noi abbiamo una famiglia in Iraq, la cui terribile esperienza di guerra ci chiede di assicurare loro che noi domenicani continuiamo a predicare il Cristo Risorto, che lo accompagna.


Come Gesù disse,
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.”
(Giovanni 14:26)


Fraternamente in S. Domenico e Sta. Caterina,
fr. Gerald Stookey, OP
Promotore Generale del Laicato Domenicano


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Visto che ho trovato molto interessante questo thread, ho pensato di citarlo inserendo una omelia di sant'Agostino che prelevo da questo sito:

 
che personalmente ho trovato molto affidabile per spiegare che cosa è la Sapienza, Scienza e fede, uniti alla Ragione e all'intelletto, quale dono di Dio per ampliare la conoscenza delle cose!
Con affetto, Antonella.

 
La conoscenza naturale di Dio secondo il Libro della Sapienza in un sermone agostiniano (430 ca.)

 

4. Quelli che attraverso le creature non conobbero il Creatore sono denunciati come colpevoli dal libro della Sapienza ove si dice: Presero per dei, governatori del mondo, la volta stellata del cielo, il sole, la luna [Sap 13, 2]. Di questi inoltre è detto che, sebbene siano preferibili a coloro che adorarono gli idoli, e reputarono dei le opere degli uomini e non quelle di Dio, tuttavia sono biasimati anch'essi tanto che si dice: neppure questi si devono perdonare [Sap 13, 8]. Sicuramente infatti a paragone di coloro che ritengono per dei le opere degli uomini, sono certo migliori quelli che credono dei le opere di Dio. Un idolo infatti è opera d'un artigiano, il sole invece è stato creato da Dio; a paragone di chi crede essere Dio l'opera d'un artigiano, è migliore chi crede Dio un'opera di Dio. Considerate tuttavia come sono dichiarati colpevoli anch'essi e come sono biasimati. D'altra parte nemmeno costoro sono degni di perdono – si dice –; se infatti furono capaci di possedere tanta scienza da rendersi conto dell'universo, come mai non trovarono più facilmente il Signore di esso? [Sap 13, 9]. Sono biasimati di aver speso il loro tempo, le loro occupazioni e le loro discussioni nello scrutare e in certo qual modo misurare il creato: indagarono il moto degli astri, la distanza tra le varie stelle, il percorso dei corpi celesti; in tal modo occupandosi di studi siffatti arrivarono a una tale conoscenza scientifica da predire le eclissi del sole e della luna, e quando le predicevano queste avvenivano nel giorno e nell'ora predetta, nella misura e nel punto dello spazio da loro preannunciati. Grande abilità! Grande capacità!

Ma quando si accinsero a cercar di conoscere il Creatore, che stava non lontano da loro, non riuscirono a trovarlo; se lo avessero trovato, lo avrebbero avuto in se stessi. Rassomigliano a chi, entrato in questo edificio, si mettesse a contar le colonne, a misurare quanti cubiti è lungo, a calcolare l'altezza del tetto, la larghezza del pavimento, lo spessore delle pareti, e di tutte queste misurazioni ti riferisse il numero che tu ignorassi: tu però sapresti tuttavia da chi è stato costruito l'edificio, mentre egli non lo saprebbe e, troppo disorientato riguardo alla realtà, non penserebbe che questo edificio possa essere stato innalzato da un uomo, ma riterrebbe che queste colonne, questo tetto, queste pareti siano venute su da sé, per forza e natura propria, senza l'opera d'un artefice.

Oppure attribuirebbe a qualche parte di quest'edificio tanta potenza da fargli pensare che tutte le altre parti siano state costruite da quella parte; supponiamo che tu gli dicessi: «Quest'edificio è stato edificato da un uomo», ed egli ti chiedesse: «Quale uomo? quando mai un uomo ha potuto costruire questo edificio? Tu vedi questo alto tetto? Ebbene è stato proprio esso a costruire tutte queste strutture che tu vedi sotto di esso!». Costui ti apparirebbe, non dico insensato, ma pazzo. E che cosa gli gioverebbe di calcolarti la misura di tutte le colonne e le parti di tutto l'edificio, e ti dicesse ciò che tu non sapessi? Se tu fossi una persona fornita d'una scienza migliore, sapresti chi è l'artefice di quest'edificio, poiché è più importante sapere che lo ha costruito un uomo, ch'è stato costruito secondo una disposizione razionale, da una mente fornita di ragione, che questa costruzione è stata realizzata secondo un piano che l'ha preceduta, anziché sapere di quanti cubiti sia una colonna o quante siano le colonne o quanto largo, il pavimento o il tetto.


5. Credo che la Carità vostra sappia distinguere queste specie di conoscenza. Poiché la conoscenza di qualcosa d'importante non sta nel fatto di sapere che l'edificio è stato costruito da un uomo, se lo si attribuisce proprio al corpo di un uomo. Saprai una cosa importante se saprai ch'è stata costruita con un disegno, da una mente razionale nella quale l'edificio stesso esisteva prima che fosse visto dagli occhi.

Prima infatti è stato fatto il disegno e poi è seguita l'esecuzione. È preceduto ciò che non avresti potuto vedere, affinché esistesse ciò che potessi vedere. Ora dunque vedi l'edificio, lodi il disegno: consideri ciò che vedi, lodi ciò che non vedi, e questo è perché ciò che non vedi è più importante di ciò che vedi. Con tutta ragione dunque e a titolo del tutto giusto sono biasimati coloro che poterono indagare i moti regolari degli astri, gli intervalli dei tempi, conoscere e predire le eclissi dei corpi celesti: a giusto titolo sono biasimati, poiché non trovarono Colui dal quale queste cose sono state create e sottoposte a un ordine, poiché trascurarono di cercarlo.

Tu invece non ti preoccupare molto se ignori il corso degli astri e i rapporti matematici dei corpi celesti e terrestri; guarda la bellezza del mondo e loda il disegno del Creatore; guarda ciò che ha fatto, ama Colui che l'ha fatto. Soprattutto tieni bene a mente questo avvertimento: ama colui che l'ha fatto, poiché ha fatto a sua immagine anche te stesso in modo che tu lo possa amare. Che c'è dunque di strano se a siffatti sapienti occupati nello studio delle creature, i quali per negligenza non vollero ricercarlo e non furono in grado di trovarlo, sono state nascoste le cose di cui Cristo ha detto: Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti ? [Mt 11, 25]. Più sorprendente è ciò che sentirete, che cioè sono stati biasimati anche i sapienti e gli intelligenti che han potuto conoscerlo. L'ira di Dio – è detto – si manifesta dal cielo contro ogni atto di empietà e malvagità di quegli individui che, con la loro malvagità, soffocano la verità [Rm 1, 18].

Domandi forse quale verità soffocano con la loro malvagità? Poiché ciò che si può conoscere di Dio è visibile in essi [Rm 1, 19]. In che modo è manifesto? Continua e dice: Dio infatti l'ha manifestato ad essi . Chiedi ancora di sapere in che modo lo manifestò loro, pur non avendo dato loro la Legge ? In che modo, allora? In effetti sin dalla creazione del mondo le sue proprietà invisibili possono vedersi con l'intelligenza attraverso le cose da lui create [Rm 1, 20]. In questo modo dunque lo ha manifestato, perché dopo la creazione del mondo le sue proprietà invisibili possono vedersi con l'intelletto attraverso ciò ch'egli ha creato.


6. Altri, per trovare Dio, leggono un libro. È un gran libro la stessa bellezza del creato: guarda, considera, leggi il mondo superiore e quello inferiore. Dio non ha tracciato con l'inchiostro lettere per mezzo delle quali tu lo potessi conoscere. Davanti ai tuoi occhi ha posto ciò ch'egli ha creato. Perché cerchi una voce più forte? Grida verso di te il cielo e la terra: «Io sono opera di Dio». Tu leggi ciò che ha scritto Mosè. Ma che cosa lesse lo stesso Mosè, uomo destinato a vivere solo per qualche tempo, perché poi lo scrivesse? Considera con spirito di fede il cielo e la terra.

Ci sono stati dunque alcuni, non simili al servo di Dio Mosè, non simili a molti Profeti che contemplavano le cose create e le comprendevano con l'aiuto dello Spirito di Dio; lo Spirito da essi attinto con la fede, aspirato con la bocca del timor di Dio e che poi manifestano e comunicano con la bocca dell'uomo interiore, ma molto differenti da quegli altri; questi ultimi attraverso la creazione poterono giungere a capire il Creatore e, del creato fatto da Dio, dire: «Ecco ciò che ha creato, governa e conserva; lui, che le ha fatte, riempie con la sua presenza queste cose da lui create». Poterono dire così: infatti li ricorda l'apostolo Paolo negli Atti degli Apostoli ove, parlando di Dio, disse: In lui infatti noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo ; e, poiché parlava ad Atene, ove erano vissuti questi personaggi assai dotti, soggiunse: come hanno detto anche alcuni dei vostri [At 17, 28] [poeti].

Non è di poca importanza ciò che hanno detto, che cioè noi viviamo in Dio , in lui ci muoviamo ed esistiamo . Come mai dunque dissimili? Perché biasimati? Di che cosa giustamente accusati? Ascolta le parole dell'Apostolo che avevo cominciato a citare: L'ira di Dio – dice – si manifesta dal cielo contro ogni atto di empietà , naturalmente di coloro che non ricevettero la Legge ; contro ogni atto d'empietà e di malvagità di quegl'individui, i quali con la loro malvagità soffocano la verità. Quale verità? Poiché ciò che si può conoscere di Dio è manifesto in essi. Chi lo ha reso manifesto? Dio stesso lo ha manifestato loro . In qual modo lo ha manifestato? Da quando fu creato il mondo le proprietà invisibili di Dio, anche la sua eterna potenza e la sua natura divina possono vedersi con l'intelligenza attraverso le cose da lui create. Perché lo ha manifestato? Affinché gli uomini non abbiano alcun motivo di scusa . Se lo ha manifestato perché non abbiano alcun motivo di scusa, come mai sono dunque colpevoli? Perché, pur conoscendo Dio, non lo hanno glorificato come Dio . Che significa la tua affermazione: Non lo hanno glorificato come Dio ? Vuol dire che non gli hanno nemmeno reso grazie [Rm 1, 20-21].

Glorificare Dio è dunque ringraziare Dio. È proprio questo: che c'è infatti di peggio se, creato a immagine di Dio, sarai ingrato a Dio che hai conosciuto? Dar gloria a Dio significa insomma rendergli grazie. I fedeli sanno bene dove e quando si dice: Rendiamo grazie a Dio nostro Signore . Ma chi rende grazie al Signore se non chi ha il cuore in alto presso il Signore?


 

dal Discorso 68 (Sermo MAI 126, PLS 2,501-512), in “Opere di Sant'Agostino”, tr. it. di Luigi Carrozzi Città Nuova, Roma 1982, vol. XXX/1, pp. 365-369


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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