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Dossier Summorum Pontificum e i tre anni dal MP: nasce un nuovo Movimento?

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2011 11:22
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17/10/2009 23:31
 
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Seconda Relazione "Cattolicità e Romanità della Chiesa nell'ora presente" del Prof. Roberto De Mattei

Il prof. Roberto De Mattei, professore di Storia della Chiesa e del Cristianesimo all'Università Europea in Roma ha trattato ora della provvidenziale cooperazione dei valori e degli strumenti della cultura romana che nei primi secoli dopo Cristo furono al servizio della diffusione del Cristianesimo.

Sin dall'inizio della storia del Cristianesimo Roma ebbe un ruolo predominante rispetto ad altre città cristiane. Al Vescovo di Roma venne riconoscito sembre maggiore influenza e supremazia anche, a volte, grazie alle note difese dottrinali in numerosi Concilii.
Così come sulle grandi strade consolari avevano, prima, marciato le legioni romane per la conquista delle terre allora conosciute, saranno poi percorse dagli evangelizzatori per "conquistare" nuovamente, con l'annuncio della lieta novella, le province dell'Impero Romano.
Fu provvidenziale inoltre la coincidenza della centralità dell'Impero con quello del Cristianesimo: Roma, da cui ereditò il latino.

La lingua dei romani divienne così quella della Chiesa: lingua conosciuta dalla popolazione si fece veicolo della nuova religione e rese di immediato apprendimento la dottrina, in maniera facile e velocissimo.
Però Dio non si accontentò dei limiti di Roma, e andò oltre.

A San Leone Magno, mentre crollava la cultura e la società romana, bisogna riconoscere il merito della romanizzazzione del Cristianesimo: esso innestò nelle rovine dell'Impero Romano i semi per la crescita del Cristianesimo. Il frutto che ne derivò fu lo splendore e l'autorità morale e religiosa del Papato in un periodo di anarchia in cui esso solo rappresentava la luce e l'ordine per i popoli dell'Europa del V secolo e succesivi (fino al Sacro Romano Impero).
L'importanza per il Cristianesimo della centralità di Roma, luogo in cui si costudiscono i valori necessari per la vitalità della vita occidentale, era ben chiara anche a Lutero, che fece della "s-romanizzazione" della Chiesa Cattolica il centro focale della sua eresia, per cercare di far crollare il magistero papale e la dottrina che esso difendeva.

Le edicole della Madonna, che a mille e mille abbelliscono le vie, i viali, i vicoli della città Santa, piansero quando a Roma venne alzato l'alberto della Repubblica, in ossequio alle vane ed effimere idee giacobine e che privarono al Papa della sua città.
Allo stesso modo cercò Mazzini, nella sua visione laicista del Regno d'Italia, di togliere Roma al Papa, per privare il Successore di Roma della città che non solo ospitava la cattedra di Pietro ma che era idealmente e istituzionalmente il fondamento della dottrina Cattolica.
In oggi quindi, noi tutti dobbiamo difendere la Romanità, e quindi la Cattolicità, che rappresenza non solo una forma mentis, anch'esse importantissime per la nostra causa, ma soprattutto l'armatura canonica della dottrina cattolica, che in essa si identifica.
Il nostro movimento per la difesa dell'antica liturgia, non è solo un movimento liturgico, ma anche morale, dottrinale, poichè se è romana la liturgia (ars orandi) è romana anche la fede (ars credendi).

Allora ognuno di noi quindi, deve assumere su di sè la responsabilità di difendere Roma: città del primato di Pietro, su cui Nostro Signore edificò la Sua Chiesa; città del Papa, successore di Pietro e capo della Chiesa. Città da cui trae forza morale ogni cattolico e a cui guarda con fiduciosa speranza e da cui trae ineffabile sostegno.




Dal Convegno di Roma: foto S. Messa di Mons. Schneider

Orazioni alla vestizione dei paramenti






























Dal convegno: Comunicazione dell'Abate Zielinski su "L'arte sacra al servizio della Liturgia cattolica"

Se pur Nostro Signore non prese posizioni sull'arte, è certo che durante la Sua vita egli ebbe una certa attenzione e molta cura per quanto riguardava il decoro e il gusto per certe cose: tempio, olii di maria, tappeto all'ingresso di Gerusalemme, ultima cena al primo piano e riccamente decorata.

Durante la vita della Chiesa, quindi è parso normale abbellire e rendere ancora più degne le suppellettili per le celebrazioni dei riti, in considerazione del loro uso. Se ne realizzarono di nuove, e si modificarono quelle antiche.

L'arte cristiana nacque come spontaneo frutto dello spirito e come necessità liturgica, sia in oriente sia in occidente. Essa si sviluppò ugualmente spontaneamente sia grazie alla pietas dei ministri di Dio sia grazie all'iniziativa degli artisti.

Quella cristiana è l'arte per eccellenza perchè è l'unica che sa tradurre il bello trascendentale, che esprime la lode verso Dio, e che diventa, per tanto, un sacramentale. Per lo scopo sacro e divino che essa vuole rappresentare e per cui vuole servire, l'arte sacra riesce a comunicare bellezza e sentimento di grazia. Essa è fondata sulle caratteristiche ontologiche e comunica il fondamento della bellezza per antonomasia: quella divina.

In riferimento al cubo di Fuksas a Foligno, il relatore ci ha detto essere non tanto un cubo, quanto piuttosto un incubo.



Relazione del Superiore dei Francescani dell'Immacolata

Padre Manelli ha portato un'ampia relazione di alto carattere spirituale cui faremmo torto tentando una sintesi, inutile specie considerando ch'essa verrà riportata nell'interezza dal sito dei Francescani dell'Immacolata.

Ma almeno una cosa vogliamo riportare: lo "sgomento" (testuale) trasmesso per il crollo dei dati numerici dei religiosi negli ultimi 40 anni, come innegabile conseguenza degli smarrimenti postconciliari. Solo per i francescani: sono diminuiti di 12.000 persone in 40 anni. "Ma ci vogliono 3 secoli per fare 12.000 religiosi". E non parliamo dei 6.000 domenicani, dei 15.000 gesuiti, e così via. E pensare che negli anni '60 v'era una straordinaria fecondità di vocazioni religiose. All'epoca la frequenza religiosa era oltre il 60% dell'intera popolazione.

Perché questa influenza negativa, anzi disastrosa del novus ordo? Perché senza la liturgia la fede crolla; e specie la vita religiosa, che è simbiosi e sinergia con la liturgia. Liturgia e vita religiosa simul stabunt et simul cadent. Una liturgia ben fondata, salda e compatta, è dimostrata da una vita religiosa in crescita e feconda. E viceversa...

Lutero iniziò con la vernacolarizzazione della liturgia. Sapeva bene che colpendo la lingua latina della liturgia, avrebbe colpito al cuore il baluardo del cattolicesimo.

P. Manelli ha ben distinto tra le speranze nate dalla Sacrosanctum Concilium e, invece, la sua distruttiva attuazione postconciliare.

Su una nota positiva, P. Manelli ha ricordato che il Santo Padre, per l'anno sacerdotale, ha associato al Curato d'Ars il Santo Pio da Pietralcina quale modello dei religiosi.


Brunero Gherardini: il motu proprio e l'ermeneutica della continuità


Ecco la relazione al convegno sul motu proprio di mons. Brunero Gherardini, colonna della scuola teologica romana. Il quale, nonostante lo spessore della relazione, si è rivelato ricco di verve e sense of humour. Si può ben dire che il monsignore non le manda a dire.

Il motu proprio riafferma la continuità della Tradizione ecclesiastica in campo liturgico. Il relatore ha riferito però del "morso edace della polemica" (bell'espressione: edace da edere, mangiare) che ha accompagnato questa decisione papale. Polemica proveniente perfino da vescovi e cardinali: cardinali che dovrebbero essere cardini del pontificato, e non suoi "picconatori" (citiamo). Ecco la rottura, lo scandalo e la contraddizione.

Anche la revoca delle scomuniche ai vescovi lefebvriani ha visto equivoci e polemiche strumentali. Specie da parte dei "cosiddetti fratelli maggiori".

Che cosa si intende per ermeneutica? Secondo Gherardini, il Papa non aveva in animo, con quella parola, di tornare a concetti idealistici e soggettivistici, bensì voleva dare un nome a criteri interpretativi.

Per il gruppo della Scuola di Bologna, il Vaticano II chiude un'epoca e ne apre un'altra. Il linguaggio stesso del postconcilio, suggerito dall'entusiasmo (quindi non dalla riflessione, o dalla razionalità) parlava di 'nuova autocoscienza ecclesiale', nuova ecclesiologia, prima e dopo, chiesa nuova, profetica e futura, e vecchia morta e seppellita.

Essendo la fede per sempre, la sua continuità è una necessità logica: fedeltà assoluta alla immutabilità del proprio statuto, la Tradizione. Tradere significa trasmettere, consegnare, comunicare in latino. E di questa trasmissione, dicono Matteo e Paolo, nemmeno un angelo venuto dal cielo avrebbe potuto scambiare un apice o uno iota. I Padri della Chiesa, e tra questi S. Agostino, parlano di traditio dominica o traditio apostolica.

In Giovanni si dice: lo Spirito Santo che vi manderò vi ricorderà quanto vi ho insegnato. Si noti: non aggiungerà nuove cose, ma semplicemente ricorderà un corpus di verità già rivelato da Gesù Cristo nella Sua missione terrena.

S. Paolo a Timoteo affermò che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilitava a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. Gli Apostoli trasmisero solamente quanto avevano da Cristo ricevuto ratione Ecclesiae. Non i carismi personali, ma le sole verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Al successor viene trasmesso un deposito di cui diventa custos et traditor, ossia custode e trasmissore. Ossia di quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est.

Tradizione non è comunque fissità, poiché acquisizioni sempre nuove possono aversi approfondendo la conoscenza della verità, che è di sempre e per sempre. Nova et vetera. Significati prima nascosti o non pienamente recepiti verranno, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla superficie della conoscenza cristiana. La Tradizione è vivente, ma non nel senso con cui i novatori usano quel participio. Per i novatori è vivente la tradizione che assorbe le dinamiche del momento contemporaneo. Per tradizione vivente si intende da taluni 'maturazione culturale' della Chiesa. Ma una tradizione del genere, più che vivente, è morta. Oggi è convinzione dei novatori che il Concilio Vaticano II è, allo stato, la risposta ai problemi del momento e quindi, più 'vero' (per quel criterio) di quanto l'ha preceduto.

Ma la verità è una, di Cristo, ed è stabilita fino alla fine dei secoli.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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