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Ultimo Aggiornamento: 21/03/2011 16:26
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31/10/2009 19:44
 
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L'attività di un'associazione fondata da quattordici congregazioni religiose

I bambini disabili di Kabul
dalla sofferenza alla speranza


di Egidio Picucci


Le notizie che giungono da Kabul grondano sangue. Non c'è quotidiano o telegiornale che non parli ogni giorno di attentati che lasciano sul terreno decine di morti (compresi, ultimamente, anche alcuni italiani) e di feriti per colpa di questa o di quella coalizione. Nel 2008 si sono contate duemilaottocentocinquanta vittime.
 
Quasi nessuno ha ancora scoperto che, su quel sangue che appartiene anche a donne inermi e a bambini incolpevoli, si incurva un arcobaleno di speranza per tanti piccoli che, per un motivo o per l'altro, non godono di quei diritti che sono la risposta alla consapevolezza della disumanità cui Paul Valéry assegnava nei Quaderni "ancora un grande futuro".

L'arcobaleno si è alzato sul cielo della città il 7 aprile 2004, come risposta  al  grido  che Papa Giovanni Paolo II lanciò nel Messaggio natalizio del 2001:  "Salvate i bambini di Kabul". Il grido fu raccolto e quel giorno nacque l'associazione Pro bambini di Kabul (Pbk). Apartitica e aconfessionale, non ammette discriminazioni di etnie, di sesso, di lingua, di religione e di ideologia, perché i soci fondatori sono quattordici congregazioni religiose, sette maschili e sette femminili, superiori a certe distinzioni.

L'associazione persegue esclusivamente scopi di solidarietà nei settori dell'assistenza socio-sanitaria, dell'istruzione e dell'educazione dei bambini dai 6 ai 12-13 anni.
Presidente è padre Giacomo Alberto Rossini, rogazionista, il quale, al quarto congresso internazionale "Mediterraneo senza handicap", che si è tenuto a Marsiglia nell'aprile scorso, ha detto che "il lavoro dell'associazione è molto condizionato dalla situazione generale dell'Afghanistan, che non permette tutto quello che si vorrebbe fare per alleviare le sofferenze dei piccoli e allontana un'infinità di giovani che affollano le ambasciate per il visto di espatrio".

Il progetto, che fa parte dell'inclusive education portato avanti dall'Unicef e da altre organizzazioni minori in collaborazione con il ministero dell'Educazione, si interessa di bambini sordomuti, ciechi o con problemi mentali, per cui la mole di lavoro è imponente, tanto che è stato necessario preparare trecento insegnanti cui sono stati distribuiti testi in inglese, dari e pashtun, le lingue locali.

Il gran numero di bambini bisognosi si deve a tante cause, non ultima una tradizione che resiste al nuovo, come i matrimoni che sono organizzati dalle mamme e che si contraggono quasi sempre nell'ambito parentale, tra cugini, con le note conseguenze che questo può comportare nei figli.

L'associazione Pro bambini di Kabul si interessa particolarmente di questi piccoli, lavorando "in gruppo e sinergia - spiega padre Rossini - grazie a una bella esperienza acquisita sul campo e procurando materiale e quant'altro può servire per completare l'educazione dei piccoli con handicap. Naturalmente chiamiamo in causa anche i genitori, generalmente poco preoccupati della riabilitazione dei figli, cercando di far capire (anche se è piuttosto difficile!) che ogni persona va accettata, amata, istruita per quello che è e non per quello che ha, mentre dagli insegnanti esigiamo una vera professionalità, coscienti che il progetto è  a  scadenza  indefinita  e che è necessaria una formazione permanente ciclica".

I genitori si riuniscono in tre circostanze particolari:  all'apertura dell'anno scolastico, per la presentazione del programma; per la celebrazione dell'International children's day con mostra dei lavori ed esibizione dei bambini (teatro, recite, danze); alla fine dell'anno scolastico, che si conclude con uno speciale programma teatrale. Quel giorno, il pediatra tiene una relazione-istruzione sulla prevenzione delle malattie infettive e sull'igiene, importantissima per ottenere qualche successo.

L'associazione Pbk è approvata dal Governo attraverso il ministero dell'Economia, come organizzazione non governativa, e attraverso il ministero dell'Educazione come centro educativo, che la direzione ha affidato a una comunità religiosa intercongregazionale nella persona di quattro suore, due domenicane (pakistane) di santa Caterina da Siena, una italiana delle Piccole ancelle del Sacro Cuore e un'altra (indiana) delle Suore del Cottolengo di Torino.

Le suore si trovano a Kabul dal 2004. Dopo varie esperienze di volontariato in diverse realtà di disabili, il 22 maggio 2006 sono passate al centro Pkb, aperto con la collaborazione della Caritas italiana. Il centro è diurno e lavora con trenta bambini dai 6 ai 12-13 anni, divisi in quattro classi con due insegnanti, un fisioterapista, un pediatra. L'anno scolastico va da febbraio a dicembre con lezioni che si tengono dal sabato al mercoledì. Giovedì e venerdì è vacanza.

Padre Rossini si è chiesto più volte che cosa fare con i ragazzi che non possono essere inseriti nella scuola e, insieme ai collaboratori, sta pensando a una scuola di sartoria, a un panificio e alla tessitura dei tappeti, un'attività prettamente locale. Quando anche queste attività prenderanno il via si potrà dire che a Kabul non volano solo gli aquiloni ma anche tante belle realizzazioni tenute in alto dalla carità dei consacrati italiani.


(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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