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Arrivederci Oreste Lionello....

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2009 21:28
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20/02/2009 21:24
 
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Ricordo di Lionello
Ciao
fratello Oreste



di Silvia Guidi

"Ciao fratello Silvia". Il "ciao", nei messaggi che ricevevo, era sempre decorato a penna da un piccolo fiore, una margherita stilizzata, un rametto di rose o un bucaneve appeso alla "o" con due tratti di penna; poteva precedere una lunga lettera o essere scritto in fretta prima di due righe di saluto nello spazio bianco di una cartolina, incorniciato da pupazzetti stilizzati e tanti punti esclamativi.

Spesso le buste, oltre ai francobolli, portavano traccia delle tournée in corso, e le lettere erano scritte su carta intestata di alberghi, teatri, società di produzione televisiva, vecchi fogli di copione riciclati e piegati in due; tra l'incipit e i saluti, chiusi da un monumentale "Oreste Lionello" a caratteri cubitali e decorato da ghirigori ottocenteschi, o da un monogramma intrecciato, parodia dell'alterigia araldica di un signore rinascimentale, c'era sempre un concentrato di intelligenza brillante e cultura vastissima, qualche aneddoto sui compagni dell'Accademia, su Paolo Panelli e Bice Valori, sui giovanissimi Vittorio Gassman e Nino Manfredi alle prese con il metodo di Orazio Costa Giovangigli, che allenava l'attore a colorare la voce usando il movimento mimico del corpo, tante storie di teatro con la "t" maiuscola, pochi, pochissimi accenni al presente accanto a tante domande sulla vita quotidiana della destinataria della missiva: "All'università tutto bene? Lo trovi il tempo per studiare? Mi raccomando, non accontentarti delle antologie, i drammaturghi e i grandi scrittori leggili sempre in lingua originale, al massimo in traduzione con il testo a fronte. Non ti adeguare - scriveva parafrasando Nanni Moretti - anche se non capisci non adeguarti".

Nelle sue lettere c'erano anche tante domande tra l'affettuoso e il sarcastico, nate da una curiosità che si velava di ironia per dissimulare il desiderio di parlare delle cose importanti della vita di cui non si parla mai, per cui non si trova mai il tempo, le cose che creano imbarazzo in un salotto letterario, di cui si fa fatica a parlare anche con le persone care, le domande importanti, quelle che di solito finiscono sepolte sotto le mille cose da fare, perché "la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati a fare altri progetti".

Ma a volte con gli sconosciuti è più facile essere sinceri. Nelle lettere di Oreste Lionello a una giornalista radiofonica alle prime armi che una sera di tanti anni fa, nel foyer del Teatro La Pergola a Firenze aveva avuto la "stranezza" di regalargli un libro e di fargli tante, troppe domande sul suo lavoro di attore, doppiatore, autore teatrale, maestro nel piegare la voce a ogni magia possibile sul piccolo e grande schermo, c'era la sollecitudine affettuosa di un padre che cerca di non prendersi troppo sul serio ma ci tiene a distribuire pillole di saggezza ai "figli adottivi" o ai fratelli minori, come amava chiamare i suoi amici più giovani. Vietato parlare di discepoli, suonava troppo pretenzioso, "siete solo persone che hanno avuto il cattivo gusto di nascere dopo di me"; ma "i ragazzi bisogna proteggerli" aggiungeva subito dopo con fare allegramente cerimonioso, "bisogna aiutarli a proteggere la fioritura della giovinezza dall'inverno del nostro scontento".

Una frase riportata su un foglio non rende un decimo di quello che sapeva esprimere Oreste Lionello negli one man show improvvisati per gli amici, in un bar, nel camerino di un teatro, nel backstage di uno spettacolo; bisogna immaginarselo declamare versi solenni, mimando la collera fredda di Riccardo iii, o il magnanimo commiato di Prospero nella Tempesta di Shakespeare con la voce, i tic e i piccoli gesti nervosi di Woody Allen, trascolorando verso il Gene Wilder di Frankenstein junior per terminare con la comicità surreale di Peter Sellers; impossibile non ridere, impossibile non vedere la profonda malinconia del grande comico sotto la battuta fulminante.

Raramente un incontro di lavoro, le classiche due battute di intervista post-spettacolo, quando gli attori, stanchissimi, non vedono l'ora di togliersi trucco e vestito di scena, dribblare gli ammiratori molesti e andare a cena diventa occasione di un'amicizia vera; con Oreste Lionello è successo.

Una sera dopo uno spettacolo alla Pergola si è trovato davanti due ragazzine con un microfono in mano e il retro dei comunicati stampa del teatro pieno di domande (una collega che lavora ancora nel mondo delle radio fiorentine e chi scrive) e ha accettato di "perdere tempo" con due persone che non gli avrebbero portato nessun titolo in prima pagina, solo un trafiletto in rassegna stampa nel settore emittenti locali.

Incuriosito dal titolo del libro ("Alla ricerca del volto umano? Pensavo fosse un saggio sul lavoro dell'attore e invece parla dell'amicizia tra l'uomo e Dio") la conversazione è continuata a ruota libera sulla radio, l'unico mezzo di comunicazione di massa che lascia l'ascoltatore libero di muoversi, di guidare, di cucinare, di mettere in ordine la stanza, a differenza della tv che blocca davanti al video; la radio è stata il primo amore di Lionello, che nel 1954 esordì nella compagnia comico musicale di Radio Roma come autore e interprete brillante prima di iniziare la sua lunghissima carriera di doppiatore e comico di successo.

Qualche battuta sullo chansonnier toscano Riccardo Marasco - nell'autunno del 1969 lavorarono insieme nella sua compagnia di teatro-cabaret - sulle opere di Thomas Stearns Eliot, sulla drammaturgia contemporanea, sulla dura vita degli attori esordienti, poi i saluti con la promessa di inventarsi un'altra occasione per continuare a chiacchierare.

Da allora ce ne sono stati tanti di show improvvisati, fatti solo di voci: non solo Woody Allen, ma anche Groucho Marx, Jerry Lewis, Charlie Chaplin, Michel Serrault. Ancora l'era internet era lontana e l'unico modo per continuare a parlare era scriversi.
"Ciao fratello Silvia, oggi non ho tempo di scriverti una lettera breve, come diceva Goethe. Prima di tutto come va la tua amicizia con il Principale? Andate sempre d'accordo? Una raccomandazione non mi dispiacerebbe". Lettere, cartoline, missive brevissime, mai telefonate, l'aspetto interessante di questa amicizia era poter comunicare per iscritto.

Fino al biglietto di quel 18 aprile in cui ha compiuto ottant'anni, a poca distanza dagli analoghi festeggiamenti per il Papa: "Devo dissipare un possibile equivoco. Non è una parodia, non sto prendendo in giro nessuno, è davvero il mio compleanno!". Qualche aneddoto divertente su colleghi e vip parodiati e tanta autoironia sulla carica nobiliare di re del Bagaglino come antidoto alla retorica e all'autocelebrazione, ma solo dopo un nota bene: "Questa te la racconto se prometti di non diventare mai la mia biografa ufficiale". Promessa mantenuta: nessuna biografia, nessuna santificazione postuma.

Ciao fratello Oreste, adesso non ti servo più, ora le domande puoi farle direttamente al Principale.



(©L'Osservatore Romano - 21 febbraio 2009)


[Modificato da Caterina63 20/02/2009 21:28]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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