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Maggio Mese dedicato al Rosario di Maria (Meditazioni)

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2010 18:32
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06/05/2009 11:58
 
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PAPA LUCIANI (Giovanni Paolo I) E IL ROSARIO



È risaputo che il Patriarca di Venezia Albino Luciani era un “catechista nato”, e, del catechista, aveva tutte le qualità: semplicità, vivacità, brio, esemplificazioni suadenti... Vediamo allora cosa pensava del Rosario.


Nel 1973, esattamente il 7 ottobre, nell’omelia tenuta nella chiesa dei Gesuati, in occasione del IV centenario della festa del Rosario, rispondendo alle contestazioni al Rosario, così si esprime: “Il Rosario da alcuni è contestato. Dicono: è preghiera che cade nell’automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è roba da altri tempi; oggi c’è di meglio: la lettura della Bibbia, per esempio, che sta al rosario come il fior di farina alla crusca!


Mi si permetta di dire in proposito qualche impressione di pastore d’anime.
Prima impressione: la crisi del Rosario viene in secondo tempo. In antecedenza c’è oggi la crisi della preghiera in generale. La gente è tutta presa dagli interessi materiali; all’anima pensa pochissimo. Il fracasso poi ha invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno, ho ucciso il silenzio! Per la vita intima e la «dulcis sermocinatio», o dolce colloquio con Dio, si fa fatica a trovare qualche briciola di tempo. È un danno. Diceva Donoso Cortes: «Oggi il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere».


Continuamente si sviluppano le liturgie comunitarie, che sono certo un gran bene: esse però non bastano: occorre anche il colloquio personale con Dio.
Seconda impressione. Quando si parla di «cristiani adulti» in preghiera, talvolta si esagera. Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo; la mitra, lo zucchetto, l’anello scompaiono; mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma.


Essere – almeno per qualche mezz’ora – davanti a Dio quello che in realtà sono con la mia miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente il bisogno di piangere, perché gli venga usata misericordia, mi aiuta a pregare. Il Rosario, preghiera semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a essere fanciullo, e non me ne vergogno punto.


Terza impressione. Non debbo e voglio pensare male di nessuno, ma confesso che più volte sono stato tentato di giudicare che il tale o il tal altro si credeva adulto, unicamente perché sedeva in scranna a criticare dall’alto. Mi veniva voglia di dirgli: Macché maturo! Quanto a preghiera sei un adolescente in crisi, un deluso e un ribelle, che non ha ancora smaltito l’aggressività dell’età ingrata! Dio mi perdoni il giudizio temerario!”.


Risposta alle obiezioni


Quindi, risponde a tutte e singole le obiezioni.[SM=g1740733]


“Preghiera a ripetizione il Rosario? Diceva Padre de Foucauld: «L’amore si esprime con poche parole e che ripete sempre».

C’è la Bibbia?

Certo, ed è un quid summum; ma non tutti vi sono preparati o hanno tempo di leggerla. A quegli stessi che la leggono, sarà poi utile, in certi momenti, in viaggio, in strada, in periodi di particolare bisogno, parlare con la Madonna, se si crede che Essa ci sia madre e sorella.

Se la lettura della Bibbia non viene apprezzata che come puro studio, i misteri del Rosario meditati e assaporati sono Bibbia approfondita, fatta succo e sangue spirituale.

Preghiera stucchevole?

Dipende. Può essere, invece, preghiera piena di gioia e di letizia. Se ci si sa fare, il Rosario diventa uno sguardo gettato su Maria, che aumenta di intensità a mano a mano che si procede. Può anche riuscire un ritornello, che sgorga dal cuore e che, ripetuto, addolcisce l’anima come una canzone.

Preghiera povera il Rosario?

E quale sarà, allora, la preghiera ricca? [SM=g1740733]


Il Rosario è una sfilata di Pater, preghiera insegnata da Gesù, di Ave, il saluto di Dio alla Vergine a mezzo dell’angelo, di Gloria, elogio alla Santissima Trinità. O vorreste – invece – le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi, agli umili, ai semplici. Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma, per distribuire le sue grazie si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla sua volontà”.

Quanto al rapporto tra Rosario e Bibbia risponde semplicemente: “Il Rosario, in fondo, è tutto Bibbia: i misteri sono meditazioni sul Vangelo, l’Ave Maria e il Padre nostro sono Vangelo”.


Il Papa Luciani, così devoto del Rosario, offre anche uno sguardo complessivo al contenuto del Rosario, cioè ai Misteri che vi si contemplano. Parlando a Pompei, nel centenario dell’immagine della Madonna del Rosario, il 1° ottobre 1975, così diceva: “(Misteri gloriosi)... Cristo non è un risorto solitario... subito dopo di lui viene la Madonna...


(Misteri dolorosi)... Siamo... coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sofferenze di Cristo per partecipare anche alla sua gloria (Rom 8,17). Ecco perché nel Rosario contempliamo anche i dolori di Maria... in certi momenti le sue prove divennero acute...


(Misteri gaudiosi)... Per fortuna, la vita, coi dolori, conosce anche le gioie; quelle di Maria, le ricordiamo nei Misteri gaudiosi. Nella Annunciazione la gioia non fu soltanto di sentirsi prescelta da Dio, ma di assumere con deliberata responsabilità una missione grandissima... La nascita di Gesù con le varie circostanze, le porta un gaudio inesprimibile...”.


Qualcuno si chiederà: ma a cosa servono quei 5 grani in appendice alla corona, al disopra del piccolo crocifisso? Sono forse un ornamento?


Ebbene, anche a questo quesito dà una risposta soddisfacente il Patriarca Luciani. Parlando alle Suore Canossiane di Sant’Alvise il 25-9-1976, trattando della preghiera, dice testualmente: “... Non si tratta di aggiungere nuove preghiere, piuttosto di utilizzare quelle comuni. Pochi, ad esempio, nel Santo Rosario sfruttano i primi grani della corona. Alcuni – è cosa del tutto libera – al primo grano recitano il Credo intendendo di star fermi nelle verità rivelate da Dio.

I tre grani seguenti, indicano tre Ave Maria per conservare le tre virtù fondamentali:

1) Ave Maria..., perché aumenti la mia fede;
2) Ave Maria..., perché sviluppi la fiamma del mio amore;
3) Ave Maria..., perché renda più forte la mia speranza.

L’ultimo grano, prima delle decine è un Gloria alla Santissima Trinità”.

Diciamo sinceramente: e chi ci aveva mai pensato?
G. M.
________________________________________

Papa Luciani (Giovanni Paolo I)
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2001-9[SM=g1740722]

                             


[SM=g1740734]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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