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SCOSSE DI TERREMOTO ... quando la terra trema e non v'è scampo...

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2017 14:46
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27/08/2016 17:29
 
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LA TRAGEDIA DI AMATRICE
 

Con il sisma di Amatrice riparte il balletto sulle responsabilità. Si poteva prevedere? Su questa domanda un monaco scienziato ha speso la vita, raccogliendo la tradizione dei benedettini che inventarono il sismografo. «Il tutto sta nell'analisi degli indicatori affinché arrivino a darci informazioni precise sul quando e sul dove». Utopia? «Nel '97 convinsi il prefetto a sloggiare i residenti da Colfiorito. Non morì nessuno». I sismologi? «Sottovalutano molti aspetti. Eppure l'indagine del Creato ci è suggerita dallo stesso Gesù...».

-IL VESCOVO TERREMOTATO: CONSISTENZA ALLA VITA di L. Bertocchi

-TERRA DI SANTI, DOVE VIVE QUALCOSA DI TUTTI NOI 

-IL CRONISTA IMPACCIATO di Marco Berchi

di Andrea Zambrano
Padre Martino Siciliani

Prevedere scientificamente un terremoto e mettere in salvo centinaia di persone per evitare tragedie come quella di Amatrice? E’ ancora un’utopia, ma la scienza sismica, dopo un notevole ritardo, sta procedendo nella strada giusta tanto che oggi la sfida è quella di affinare sempre di più la sinergia tra i tanti indicatori pre sisma che conosciamo. Parola di monaco benedettino. Il tragico sisma di mercoledì notte ha riportato all’attenzione mediatica l’annoso tema della previsione di un sisma accanto alla sacrosanta messa in sicurezza degli edifici. Ma il problema fondamentale è che ad oggi una previsione certa, come può essere per un temporale, non si può fare. Così questo argomento si lascia spesso perdere perché impraticabile e ci si concentra di più sull’aspetto della tenuta degli edifici che avvita l’Italia nel baratro della ricostruzione, vero banco di prova di amministrazioni e della politica. Ma prevedere un terremoto in linea teorica è possibile e la notizia, a sorpresa, arriva da un convento.

A Perugia esiste l’Osservatorio sismico dedicato a Padre Bina, il monaco benedettino inventore del sismografo. L’osservatorio è all’interno del convento di San Pietro ed è diretto dal 1971 da Padre Martino Siciliani. Un monaco scienziato, come ce ne sono stati tanti nella storia della Chiesa a dimostrazione che fede e ragione devono stare insieme per la miglior comprensione del Creato. In queste ore padre Martino è subissato di telefonate: “No, signora. Stia tranquilla, a Foligno c’è stata una scossa di 4.8, ma non si preoccupi: è lo stesso sciame sismico di Amatrice che sta facendo il suo corso. Non c’è motivo di preoccuparsi ed è altamente improbabile che sia più intenso”. Di chiamate di questo tipo padre Martino ne riceve parecchie nel corso della giornata. Gli strumenti a disposizione dell’osservatorio sono all’avanguardia e coprono il raggio di indagine dell’Umbria. Ma quando al religioso si prospetta la domanda delle domande, la certezza dello scienziato si fa strada tra la prudenza dell’uomo di fede.

Padre Martino, perché un monaco dovrebbe studiare la terra?

Sono mille anni che i Benedettini studiano i fenomeni del Creato. I monaci negli anni si sono dedicati allo studio e alla ricerca oltre che all’insegnamento. Niente di più normale che ancor oggi leggiamo e interpretiamo la natura. E’ stato un nostro monaco a inventare il pluviometro. Questo rapporto con la creazione è sempre stato del tutto normale tanto che sempre un monaco, padre Andrea Bina, si è inventato il sismografo.

Il sismografo l’hanno inventato i benedettini?

Certo. Quando vado in Cina a tenere dei convegni di sismologia i cinesi fanno i furbetti dicendo che lo hanno inventato loro.

Chi ha ragione?

Noi! Loro hanno inventato il sismocopio, che osserva il movimento dei terremoti attraverso una specie di catino, mentre il sismografo è uno strumento più evoluto: lascia una traccia dalla quale si possono conoscere la direzione dell’evento, il grado, la tipologia, ondulatorio o sussultorio.

Veniamo alla domanda clou: i terremoti si prevedono?

Sì e no. Andiamo per ordine. I terremoti non si prevedono, se ne osserva l’evoluzione. Ma lo studio di padre Bina sulla cagione dei terremoti ci insegna che la natura va sempre scandagliata. Una volta si dava la colpa al diavolo. Bina era un insegnante di fisica e la creazione di quello strumento ha di fatto dato avvio allo scienza della sismologia, che prima non esisteva. Siamo nel ‘700. Che cosa le fa venire in mente?

I lumi?

Ma no! Che la sismologia è una scienza giovane. Molto più giovane della meteorologia che si studia da migliaia di anni.

Ma perché avete iniziato voi Benedettini?

Non è forse Gesù che ha detto: “Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.

Si riferiva al tempo di grazia e all’avvento del Regno di Dio.

Appunto. Per questo anche padre Bina studiava la terra per dare anche una spiegazione di carattere teoretico perché immergersi nel Creato per capire come è fatto risponde allo stesso bisogno di affrontare il Mistero.

Qua siamo di fronte al mistero della natura…

…che è teologico e razionale al tempo stesso. Ricorda? “Nati non foste a viver come bruti”. La ricerca delle leggi del Creato sono proiezione della ricerca delle leggi della vita umana. Sono categorie speculative inscindibili.

Veniamo alla domanda clou.

Nella sismologia funziona come nella meteorologia.

Cioè?

Ci sono tanti segni premonitori.

Ad esempio?

Nel 1997 avevo visto un movimento sismico molto accentuato a Colfiorito. Telefonai al prefetto e gli consigliai di inviare le tende dell’esercito.

Addirittura?

Certo, in quella zona avevo individuato una possibilità che si verificasse un grosso evento.

Così? D'emblée?

No. Per sei mesi avevo studiato molti indicatori. Il più evidente era la microsismicità in zona che emigrava da una zona all’altra. Tecnicamente si chiama emigrazione dell’ipocentro: vidi che si attivava una faglia anti-appenninica, ortogonale all’Appennino e si portava verso le faglie principali. Quando compresi che l’attività diventava molto intensa ho chiesto ai miei operatori di portare una stazione lì.

E che cosa accadde?

Osservammo un accumulo di energia consistente come frequenza e questo è un segno premonitore, ma attenzione: da solo non basta, potrebbe essere un falso allarme o dare origine ad un sisma poco intenso.

Premonizione non è un termine scientifico.

Infatti i terremoti non si prevedono, ma si osservano. Il nocciolo è osservarli dalla loro origine.

Ha parlato di indicatori.

Ecco il punto: un sisma è preceduto da numerosi indicatori, ma questi ad oggi non sono sufficienti per dirci l’esito. Però sappiamo che sono inerenti a un evento in atto.

Quali altri indicatori conosce la scienza sismica?

La deformazione crostale, la tempesta magnetica, l’emanazione di gas, l’accumulo di energia termica sono i più conosciuti a noi, ma anche pozzi che straripano o si seccano. Sono elementi sufficienti per mettersi in allarme dal punto di vista scientifico per avere un’idea più chiara di quello che sta accadendo in una zona.

Perché non possono diventare criteri scientifici?

Perché funziona come in Medicina. Ha presente i marker tumorali o di altre patologie?

Sì.

Ecco, non è che la presenza di uno o più indicatori sia di per sé una diagnosi. Molti indicatori non sono sufficienti. Ma aspetti…

Cosa?

Ho dimenticato un indicatore importante: la storia. In quella zona padre Bina aveva documentato un evento sismico di particolari caratteristiche.

Ma la storia…

…Alt, guardi che la struttura sismo-tettonica rimane la stessa per molti anni e dato che due secoli prima si era comportata in un certo tipo di modo, questo mi spinse a chiamare il prefetto.

Immagino come fosse allegro…

Infatti era terrorizzato. Mi disse: “Ma padre, se poi il terremoto non arriva, che fo?”. “Eccellenza, si ringrazia Iddio!”.

Come finì?

Mandò l’esercito, la gente uscì di casa frastornata e mi telefonava: “don Martino, ma devo dormire in macchina”. “Certo”. A Colfiorito non è morto nessuno.

Ma a Nocera Umbra sì.

Ecco perché le sto dicendo che l’osservazione degli indicatori non è sufficiente…sennò lo sa quante denunce per procurato allarme…?

Come se ne esce?

La sfida per la comunità scientifica è questa: mettere tutti questi indicatori a sistema, in una rete che possa farci arrivare a dei corollari scientifici e individuare quattro macro coordinate che sono i criteri di prevedibilità che oggi ci mancano: dove avverrà, con che grado, quando e per quanto tempo.

Mica facile…

Ricordi che quando si è scoperto il Dna non si sapeva nulla, poi la ricerca si è affinata. Non abbiate paura.

Il rischio di passare per Cassandra c’è…

Ma io in 50 anni di carriera ho chiamato il Prefetto una sola volta. Lei non immagina neanche quanti siano gli eventi sismici nel corso di un anno.

E’ per questo che è assurdo addossare le colpe alla Commissione Grandi Rischi?

A suo tempo difesi in tribunale quei birbanti di Boschi e del Sottosegretario Barberi. Perché ancora non possiamo dire con certezza come finirà un evento. Però mostrai degli schemi matematici interessanti.

Perché birbanti?

Perché dissero che l’Osservatorio di Perugia non vale un fico secco. Allora io lo chiusi per protesta scrivendo che restava chiuso per l’incoscienza di Barberi e me andai in vacanza. Secondo me su L’Aquila hanno sottovalutato alcuni aspetti, le scosse andavano avanti da giorni, ma dare la colpa…suvvia…siamo seri. Però regalai loro una copia rilegata del trattato di Padre Bina che gli sarebbe stato utile. Non l’avranno neanche letto…stì birbanti. 





Gli abitanti di Norcia nella piazza davanti alla Basilica dove hanno pregato di notte con i monaci

Nel convento dei benedettini di Norcia, casa natale del patrono d'Europa, la basilica è gravemente danneggiata e i monaci sono sfollati. "Ringraziamo Dio per averci risparmiato, ma piangiamo per le tante morti", spiega alla Nuova BQ padre Cassian. Che promette. "I monaci fanno un voto di stabilità, che chiamano “amore del luogo”. Noi amiamo questo luogo. E lo ricostruiremo". Poi invita a riflettere: "La chiesa e l'altare sono danneggiati, come la cultura cattolica occidentale che sta crollando. Ma i tanti sfollati che hanno pregato con noi mercoledì notte al freddo ci danno speranza. Uniti nella preghiera: questo è l'unico modo di ricostruire". 

-KARMA ALL'AMATRICIANA: STUPIDARIO DEL TERREMOTO di Andrea Zambrano

di Cassian Folsom, O.S.B.*

Subito dopo la tragedia del terremoto in Centro Italia la Nuova BQ ha contattato Padre Cassian Folsom e Padre Benedetto Nivakoff, priore e vicepriore del monastero benedettino di Norcia, per avere loro notizie e, se possibile, un pensiero per aiutarci a comprendere il tragico evento che li vedeva improvvisamente coinvolti. I padri stanno bene, ma come tanti a Norcia che hanno visto lesionate le loro abiazioni, sono ora costretti a fare i conti con il monastero e la chiesa di San Benedetto danneggiati. Ieri pomeriggio abbiamo ricevuto la risposta di padre Cassian. La offriamo ai nostri lettori per comprendere che oltre ai disagi, oltre ai drammi e alle tragedie c'è una speranza che non muore e che porta al Mistero della salvezza. (per chi volesse aiutare i monaci può farlo QUI)

"Mercoledì 24 agosto era la festa di San Bartolomeo, giorno in cui il Mattutino doveva iniziare alle 3.45. Intorno alle 3.30, quando eravamo già tutti in piedi, ringraziamo Dio, la terra ha iniziato a tremare. Abbiamo altre esperienze di terremoti nei sedici anni passati qua a Norcia, ma mai niente di simile. Fa una gran paura sentire la terra ruggire e vedere l’edificio dondolare di qua e di là quasi fosse ubriaco. Istintivamente siamo tutti usciti e ci siamo assembrati fuori, nella piazza davanti al monastero. Ci siamo stretti l’uno all’altro per via del freddo, mentre nuove scosse facevano scricchiolare la terra sotto i nostri piedi. I monaci e i cittadini si sono tutti ritrovati spontaneamente sotto la statua di San Benedetto che si trova al centro della piazza. I monaci hanno iniziato a pregare il Rosario e molti cittadini si sono uniti a loro. Quindi abbiamo ringraziato Dio con tutto il cuore per averci risparmiato la vita.

Dall’altro lato della montagna, ad Amatrice e ad Accumoli, il terremoto ha livellato le città, lasciandosi appresso morte e distruzione. Ci sentiamo in lutto per la tragica morte di queste persone e siamo addolorati per i parenti e gli amici. Infatti, come dicono le Scritture: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi" (Sap 1,13). La morte improvvisa è particolarmente dolorosa, perché non ti dà il tempo di prepararti. Ecco perché San Benedetto prescrive ai suoi monaci di “prospettarsi sempre la possibilità della morte”, in modo che siano sempre pronti, anche di fronte ad una morte violenta e improvvisa che arriva inaspettata nel mezzo della notte.

L’entità dei danni a Norcia è grave. Non si tratta di un solo terremoto, ma di molti terremoti, con scosse continue, perfino ora che scrivo (48 ore dopo). Nel monastero abbiamo avuto molti danni superficiali, abbastanza facili da riparare, ma sono presenti anche danni strutturali molto più gravi. L’ufficiale della Protezione Civile venuto a fare un’ispezione nel pomeriggio del primo giorno, ci ha esortati a lasciare l’edificio, in quanto alcune parti di esso non erano sicure. Le scosse successive hanno aggiunto danni ai danni. La basilica di San Benedetto è stata gravemente colpita. Il muro dietro l’altare di San Benedetto si è crepato e gli stucchi sono crollati. Se un monaco si fosse trovato a celebrare la messa davanti a quell’altare (come spesso capita la mattina presto) sarebbe morto. La facciata si è separata dal corpo della chiesa. Non sappiamo ancora in che condizione siano i nostri lavori di restauro, sui quali abbiamo investito tanto lavoro e tante risorse! La chiesa è chiusa e ci vorranno mesi, forse un anno, per ripararla.

Naturalmente la realtà dei fatti è che viviamo in una zona sismica. Alcune persone subiscono uragani, altre cicloni o tifoni; noi abbiamo terremoti. Ci sono due tipi di comportamenti rispetto a fatti di questo tipo. Uno, è una specie di rassegnazione. L’altro, è affidare tutto alla provvidenza divina. I monaci fanno un voto di stabilità. Uno dei frutti di questo voto è quello che chiamiamo “amore del luogo”. Noi amiamo questo luogo. E lo ricostruiremo.

C’è un’interpretazione spirituale che possiamo dare al terremoto di San Bartolomeo del 2016. Mi viene in mente un’antifona pasquale: “Ecce terraemotus factus est magnus...”(Ed ecco avvenne un grande terremoto…). L’antifona fa riferimento alla reazione della creazione di fronte alla resurrezione di Cristo. Anche noi risorgeremo di nuovo alla fine dei giorni, quando il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti. Un tempo era normale meditare sui Novissimi (morte, giudizio, paradiso, inferno). Sarebbe bello riprendere questa consuetudine.

Ci sono due simboli che possiamo trarre da questa storia e che ci invitano a fare riflessioni importanti. Innanzitutto, la Basilica di San Benedetto e l’altare del santo sono gravemente danneggiati. La cultura cattolica della civiltà occidentale sta crollando. Ce l’abbiamo davanti agli occhi. Il secondo simbolo è l’assembramento di persone attorno alla statua di San Benedetto in piazza, unite nella preghiera. Questo è l’unico modo di ricostruire.

*Priore del Monastero di Norcia

 









Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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