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Si avvicinano le elezioni: come deve regolarsi un vero Cattolico?

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2012 17:36
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15/10/2011 10:10
 
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DEL PERCHÈ NON POSSIAMO DIRCI

DEMOCRISTIANI

 

 

Democristianismo. Come cavallo di troia della Rivoluzione

Breve saggio su un non-senso

La (il)logica del centro. La retorica democristina del “moderatismo”; cioè accettare il male a piccole dosi. Se X (destra) e Y (sinistra) sono in errore, X-Y (centro) è la somma degli errori; e se fosse… Z? Il centro è: ontologicamente stupido, logicamente insulso, cattolicamente incoerente. Il centro democristiano come secolarismo camuffato. L’assolutizzazione della democrazia nei democristiani. De Gasperi, il liberale della “democrazia evangelica”. Wojtyla: il dogma “maggioritario” del democraticismo: “non è ricerca del bene comune ma ricerca del potere”. Modernità cronologica e modernità ideologica. I democristiani come cavallo di troia della rivoluzione: parola di Gramsci. Il “moderatismo”: ovvero il democristiano a tavola, e il peccato di gola. Il democristiano: agente secolarizzante, e la rana bollita. “Si capisce perchè i democristiani non parlino mai di religione e morale. Ma di sociologia e psicologia…”. Cosa resta di “cristiano”? Niente, salvo l’ossequio formale: il clericalismo… i principi venduti per un campanile. Il prototipo democristiano di ieri, di oggi e di domani: il caso Rosy Bindi. Il neo-centrismo è un’illusione: che porterà a risultati anticattolici. Bibliografia minima.

 

 

IN BREVE

Laddove la distinzione tra i due schieramenti sia netta in principio, il centro si trova ad essere una contaminazione. Ma una contaminazione tra opposti è del tutto priva di senso. Si tratta infatti di capire, prima di tutto, quali siano il contenuto della destra e quello della sinistra. Se i due principi o sistemi di principio opposti, alla base di destra e sinistra, sono “entrambi” errati, infatti, la posizione centrista si riduce a un’aggregazione di errori; laddove invece i due principi siano uno giusto e l’altro errato, la contaminazione è ancora più insensata, trovandosi il centro ad essere un cedimento parziale all’errore. Ove l’errore sia di natura morale o dottrinale, ciò aggrava la situazione.

Già, posto in questi termini, il centro è cristianamente inconcepibile: in entrambi i casi, si tratta infatti di aderire a un errore.

L’idea stessa del compromesso, insito nella posizione centrale tra due posizioni, è cristianamente inaccettabile. Il cattolico nella propria vita non è chiamato a scelte di comodo, a posizioni “moderate” – come invece vuole la retorica democristiana –, cioè di accettazione a piccole dosi del bene, bensì alla radicalità della croce, alla radicalità della santità, senza compromesso alcuno con il male – pur restando ferma l’imperfezione umana.  L’errore fondamentale del democristianismo è il modernismo: cioè il tentativo di stemperare il cristianesimo con il pensiero moderno (in senso ideologico), sulla base di un richiamo a un cristianesimo di facciata, che però svuota quest’ultimo del suo contenuto dottrinale, delle posizioni del Magistero. Lo stesso Antonio Gramsci – filosofo comunista che ha sempre sperato (e la storia gli ha dato ampiamente ragione) che i democristiani potessero essere un cavallo di Troia per la Rivoluzione – scriveva significativamente nei “Quaderni dal carcere”: «Modernismo significava, politicamente, democrazia cristiana»; e aggiungeva che il democristianismo era «una fase necessaria del processo di sviluppo del proletariato italiano verso il comunismo», nonché che «il cattolicesimo democratico fa ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida». In altri termini, la DC era contagiata dal secolarismo delle forze progressiste. 

 

 

 

di Filippo Giorgianni da papalepapale.com

 

 

Per troppo tempo, e ancora oggi, presso i cattolici regna sovrana confusione sul fenomeno democristiano. Troppo spesso quello democristiano è stato pensato come il “partito cattolico”, quello in cui rifugiarsi per difendere la visione dottrinale cattolica. Giudizio temerario, se si pone mente a molte infedeltà – concettuali, prima che personali – della DC rispetto al messaggio cattolico. Eppure, di fronte alle eresie progressiste e alle intemperanze e miopie reazionarie, esso, con il suo centrismo, ha rappresentato per molti il giusto equilibrio che ogni buon cristiano dovrebbe perseguire. Si tratta di capire quanto sia fondata questa convinzione sulla base di un giudizio cattolicamente (in senso autentico) orientato.

 

LA (IL)LOGICA DEL CENTRO

QUESTA PERDITA DI SENSO...

Prima ancora che l’analisi breve della DC, è però necessario fare un’analisi breve del centro in genere. In effetti, la cosa meno sensata di una qualunque scena politica è la presenza della categoria del centro. Al di là della connotazione che essa prende in questo o quel paese, già lo stesso centrismo si trova ad essere una posizione illogica. Posta la distinzione tra destra e sinistra (che, per comodità espositiva, qui si utilizzano come fossero etichette relativistiche, o vuote, colmabili di qualsiasi contenuto, sebbene non sia così), si tratta infatti di capire quale consistenza il centro possa avere. In quanto posizione centrale rispetto a due posizioni concettuali definite e conflittuali, il centro si può caratterizzare solo come stemperamento delle due posizioni concettuali contrapposte, quale incontro tra le due posizioni, un compromesso tra le due, un’accettazione di entrambi i principi opposti o le visioni complessive contrapposte. In tal senso, laddove la distinzione tra i due schieramenti sia netta in principio, il centro si trova ad essere una contaminazione. Ma una contaminazione tra opposti è del tutto priva di senso. Si tratta infatti di capire, prima di tutto, quali siano il contenuto della destra e quello della sinistra. Se i due principi o sistemi di principio opposti, alla base di destra e sinistra, sono entrambi errati, infatti, la posizione centrista si riduce a un’aggregazione di errori; laddove invece i due principi siano uno giusto e l’altro errato, la contaminazione è ancora più insensata, trovandosi il centro ad essere un cedimento parziale all’errore. Ove l’errore sia di natura morale o dottrinale, ciò aggrava la situazione.

 

LA RETORICA DEMOCRISTINA DEL “MODERATISMO”. CIOÈ ACCETTARE IL MALE A PICCOLE DOSI

Già, posto in questi termini, il centro è cristianamente inconcepibile: in entrambi i casi, si tratta infatti di aderire a un errore. Più precisamente, in un caso, a un miscuglio di errori, dunque al male; mentre, nell’altro caso, di aderire a un bene contaminato di male, trovandosi illogicamente con l’abbracciare una posizione stemperata, quando si potrebbe (e moralmente si dovrebbe) invece aderire ad una delle due parti in gioco che è quella che esprimerebbe il giusto. L’idea stessa del compromesso, insito nella posizione centrale tra due posizioni, è cristianamente inaccettabile. Il cattolico nella propria vita non è chiamato a scelte di comodo, a posizioni “moderate” – come invece vuole la retorica democristiana –, cioè di accettazione a piccole dosi del bene, bensì alla radicalità della croce, alla radicalità della santità, senza compromesso alcuno con il male – pur restando ferma l’imperfezione umana. Ragion per cui, laddove vi fosse una parte nel giusto, il cattolico non potrebbe che schierarsi con quella parte, senza cercare compromessi; laddove invece non vi fosse alcuna parte nel giusto, si tratterebbe di scegliere il “male minore”, e non certo, tra i due mali in campo, un male intermedio che li assommi (sebbene stemperati). Si potrebbe obiettare, a questo punto, che il centro si potrebbe pur sempre anche configurare come posizione terza, non necessariamente compromissoria tra le due in gioco.

 

SE X (DESTRA) E Y (SINISTRA) SONO IN ERRORE, X-Y (CENTRO) È LA SOMMA DEGLI ERRORI. E SE FOSSE… Z?

Il Grande Conservatore: Augusto del Noce

In altri termini, ove destra sia x e sinistra sia y, il centro potrebbe non semplicemente essere x+y, ma avere invece un contenuto del tutto diverso, ad esempio z. E si potrebbe anche obiettare che, laddove l’x della destra e l’y della sinistra fossero entrambi errati, il centro si configurerebbe come la riaffermazione della giusta posizione – magari della dottrina cattolica – contro i due errori, apparentemente contrapposti. Sennonché, è facile notare come, anche in questo caso, il centro sia logicamente privo di senso: se infatti la posizione terza si trova ad essere realmente altra dalle due in campo, essa non sarebbe allora centrale tra le due, bensì si opporrebbe ad entrambe come un polo si contrappone a un altro polo (sebbene composto da due elementi: destra e sinistra). Il centro non sarebbe realmente un centro, una posizione intermedia, bensì, rispetto ai due poli (destra e sinistra) già esistenti, sarebbe una destra o una sinistra più estrema, a seconda che esso sia più somigliante alla destra o alla sinistra. Né può obiettarsi – come fa il pur ottimo Augusto Del Noce (insolitamente superficiale in tale occasione, se si considera la sua familiarità estrema con autori “conservatori” che smentirebbero la sua prospettiva) – che, posto che la destra sia “conservatrice” e la sinistra “innovatrice”, il centro si possa configurare come la riaffermazione di alcuni principi eterni (ad esempio, i principi cattolici), conservando questi ultimi e innovando il rimanente. La prospettiva («restauratrice»: cfr. Augusto Del Noce, Sul centro, il postfascismo e i comunisti, in Norberto Bobbio e Idem, Centrismo: vocazione o condanna?) della conservazione dei principi all’interno delle innovazioni storiche sarebbe perfettamente corretta in base alla dottrina sociale cattolica che richiede l’applicazione della medesima morale alle diverse (e nuove) situazione storiche. Sennonché ad essere fallace è la base da cui parte l’obiezione: che la destra sia conservatrice e la sinistra innovatrice non è solo tutto da provare, ma è anche privo di fondamento.

 

IL CENTRO È: ONTOLOGICAMENTE STUPIDO, LOGICAMENTE INSULSO, CATTOLICAMENTE INCOERENTE

Giuseppe Prezzolini. Con tutti i suoi errori forse il più grande giornalista italiano. Un antitaliano innamoratissimo dell'Italia. Soprattutto di destra

Non potendosi analizzare adeguatamente adesso la questione su destra e sinistra, si segnala qui solamente che la lettura di molti autori “conservatori” (anche conosciuti da Del Noce) dimostra come costoro non pretendano di tornare a un passato ideale o di limitarsi alla mera conservazione di uno status quo, bensì sposino esattamente la prospettiva che Del Noce attribuisce invece al centro. Scrive, ad esempio, Giuseppe Prezzolini – autore con molti difetti, ma qui impeccabile – nel suo Manifesto dei conservatori: «Prima di tutto, il Vero Conservatore si guarderà bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende “continuare mantenendo”, e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. Il Vero Conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principi permanenti», così dimostrando che la destra non si configura come anti-innovativa, bensì come giusta conservazione e giusta innovazione, come la restaurazione dei principi eterni proposta da Del Noce. In realtà, l’obiezione delnociana si basa su un fraintendimento del contenuto della destra, dimenticando (stranamente) come l’ottica restauratrice sia propria di molti autori di destra, come nel caso di Joseph de Maistre – autore molto studiato da Del Noce, ma frainteso sul punto, ché il filosofo pistoiese gli attribuisce ingiustamente una prospettiva non realmente restauratrice. Il centro dunque non si può configurare come il giusto equilibrio tra conservazione e innovazione. Da questo punto di vista, il centro è quindi ontologicamente stupido, logicamente insulso, cattolicamente incoerente. È vero che, sin dall’inizio dell’introduzione della diade politica “destra-sinistra” (dopo la Rivoluzione francese del 1789), esso è esistito, ma esso veniva definito significativamente «palude», a intendere un pantano privo di contenuto effettivo. Il centro sta quindi a indicare (oltre che qualcosa di opposto ai principi cattolici) un elemento artificiale inserito nello scenario politico, un elemento perturbatore di una chiara distinzione politica, e si presenta come un surrogato della destra, che però non si oppone in modo autentico alla sinistra.

 

IL CENTRO DEMOCRISTIANO COME SECOLARISMO CAMUFFATO

Impregnato di liberalismo. Sturzo

Passando all’analisi del soggetto democristiano, si deve fare una breve storia della DC per poterne comprendere il significato. La Democrazia Cristiana nasce come partito dalle ceneri dell’esperienza del PPI (Partito Popolare Italiano) di don Luigi Sturzo. A sua volta, quest’ultimo molto deve all’esperienza associativa della Lega Democratica Nazionale dello scomunicato don Romolo Murri, prima forma di “democrazia cristiana” o di “cristianesimo democratico”. Poco spesso si ricorda che Sturzo, pur senza gli eccessi del suo padre spirituale, fu discepolo di Murri e che egli volle chiamare PPI il proprio partito per non impegnare un nome – quello della Lega Democratica o nomi affini come appunto “Democrazia Cristiana” – colpito dal sospetto d’eresia. Sturzo era di orientamento liberale. È bene dire che la sua prospettiva dottrinale non era del tutto distorta rispetto ai richiami del Magistero del tempo – nonostante Sturzo fu, contro il Magistero, interventista nella prima guerra mondiale; tuttavia, la visione sturziana risentiva di un difetto d’origine, presente sin dall’esperienza di Murri: l’assolutizzazione della democrazia. Tutti i movimenti a tendenza liberale o democratica dell’Ottocento, infatti, hanno sempre vissuto il richiamo alla democrazia come a un fine, ultimo spesso. È ciò che avvenne con Le Sillon, movimento modernista francese, presto sconfessato da san Pio X nella lettera enciclica Notre charge apostolique che ribadiva la necessità di non assolutizzare la democrazia e di non considerarla intrinsecamente legata al cristianesimo, nonché sottolineava come la posizione democristiana del Sillon fosse inficiata dal rivoluzionarismo illuminista. In verità, in linea col Magistero di Leone XIII, come ben sapeva il Venerabile professor Giuseppe Toniolo – spesso frainteso dai democristiani –, una democrazia conciliata col cristianesimo è possibile solo nella misura in cui essa si sottoponga alla morale cristiana, e dunque solo nella misura in cui essa non si ponga come un assoluto, come un fine, bensì come un mezzo.



continua................. [SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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