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Chiesa di Antiochia dei Siri, e di Antiochia dei Maroniti (in Comunione con Pietro)

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2011 17:20
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19/06/2009 22:03
 
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l cardinale Sandri delegato del Pontefice alla celebrazione per la comunione ecclesiastica con il patriarca di Antiochia dei Siri

Fatica e grazia della sinodalità
delle Chiese orientali


Nel corso della divina liturgia in rito siro-antiocheno celebrata giovedì 18 giugno, nella basilica liberiana, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha pronunciato l'omelia che pubblichiamo di seguito.

Beatitudine,
la accolgo con grande gioia a nome del sommo Pontefice Benedetto XVI, vescovo di Roma e pastore della Chiesa cattolica. Benvenuto a Roma, venerato patriarca, ripeto anch'io, dopo il saluto che il Santo Padre, nell'udienza generale di ieri, ha rivolto con affetto paterno a lei e alla delegazione che la accompagna. Il mio ossequio cordiale va a sua beatitudine eminentissima il cardinale Daoud, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, qui presente, e a sua beatitudine Abdel Ahad, a noi spiritualmente unito, patriarchi emeriti della vostra Chiesa. Ed esprimo la più fervida gratitudine a sua eminenza reverendissima il cardinale Law, arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore, che ci ospita sempre benevolmente.

Questo tempio è il porto sicuro romano tanto amato dagli orientali in comunione  con  il  Papa:   qui  si  sentono sotto lo sguardo della Madre di Dio e la contemplano avvolta nella gloria della Santissima Trinità, intercedente grazia su grazia dal Cuore di Cristo.
Domenica scorsa abbiamo partecipato in questa basilica alla chirotonia episcopale del nuovo arcivescovo segretario della nostra Congregazione, monsignor Cyril Vasil'. Ho allora anticipato la preghiera per vostra beatitudine e per la Chiesa siro-cattolica, che ora rinnovo di gran cuore.

Beatitudine,
ho oggi l'alto onore di rappresentare il sommo Pontefice nello scambio delle sacre specie eucaristiche. Sono colmo di gratitudine verso il Santo Padre per questo incarico accompagnato dalla sua augusta lettera.
Il successore di Pietro le rinnova, per il mio tramite, la garanzia della comunione con Cristo Pastore e col suo gregge santo. Altamente significativo è lo scambio vicendevole del corpo sacratissimo del Signore e del suo preziosissimo sangue tra il rappresentante del vescovo di Roma e il patriarca di Antiochia.

Tutto il mistero cristiano, infatti, ha il  suo  principio  e  il  suo  fluire  perenne nel donarsi di Cristo. Il nostro essere Chiesa è sempre un ricevere Cristo e un lasciare che il suo Spirito faccia di noi un dono per Dio e per i fratelli. La Chiesa nasce e cresce dal mistero eucaristico, memoriale della Pasqua. Non si edifica da sé, bensì dal donarsi di Cristo. Scaturisce dal fianco del suo Sposo crocifisso e risorto. È come generata dal suo Cuore trafitto.

La Chiesa, dunque, riceve se stessa dal suo Signore, il quale la impegna a donarsi perché possa rimanere se stessa, ossia il corpo di Cristo. Da questo donarsi di Cristo sgorga perennemente la comunione interecclesiale. E poiché il Signore ha detto a Pietro e ai suoi successori:  su di te edificherò la mia Chiesa, quanti ricevono la comunione dal successore di Pietro hanno certezza del venire di Cristo capo e pastore nella loro vita e nella loro comunità; hanno certezza di essere radicati nell'unità e di anticipare nella fraternità il compimento della comunione universale con Dio.

Rendiamo grazie a Dio per tutti i suoi benefici e oggi, particolarmente, per il carisma petrino che continua nel Pontefice romano, come per i doni che riceviamo dalla persona stessa di sua santità Benedetto XVI.

Rendiamo grazie per quanto il Signore ci offre attraverso il servizio patriarcale di vostra beatitudine e per il generoso impegno pastorale dei suoi fratelli vescovi.
Rendiamo grazie a Dio per la presenza in seno alla Chiesa cattolica della Chiesa sira, portatrice di una feconda tradizione spirituale, che risale agli apostoli ed è stata illustrata mirabilmente da santi quali Ignazio, vescovo di Antiochia, ed Efrem, diacono e dottore, arpa dello Spirito Santo. Rimanete fedeli, venerati pastori e cari fratelli e sorelle, al patrimonio antiocheno e alla radicazione romana che i vostri padri hanno onorato non raramente fino al martirio.

Ci aiutino la Vergine Maria e i santi tutti di Dio a compiere il rendimento di grazie col cuore e a confermarlo con la vita.

Beatitudine,
la sua elezione è avvenuta a Roma ed ella ha già scambiato col Santo Padre l'abbraccio di pace in Cristo. Ma come nuovo patriarca ha voluto compiere la prima visita ufficiale col sinodo e con una folta rappresentanza di fedeli per rinnovare i profondi legami di fede e di carità che vi uniscono alla Chiesa fondata dagli apostoli Pietro e Paolo.
Ne sono molto lieto e col pensiero torno volentieri alla santa Eucaristia che ha preceduto il sinodo elettivo nel gennaio scorso. Insieme, avevamo implorato l'unità dei cuori e delle volontà per esercitare la grave responsabilità di scegliere il padre e capo della Chiesa siro-cattolica.

L'elezione del patriarca è atto molto impegnativo, perché deve essere motivato soltanto dalla legge suprema, che è la salute delle anime.
Ci aveva guidati in quella circostanza la parola pronunciata da Maria alle nozze di Cana, allorché, indicando il Cristo suo Figlio, disse:  "Fate quello che lui vi dirà".

La Santa Madre ripete oggi lo stesso invito. Cristo nel Vangelo si presenta come il buon Pastore. Con la fede di Maria vogliamo seguire la parola del Maestro e riconoscerlo come nostra guida. Egli dà la vita e dice ad ogni pastore di fare altrettanto:  l'amore con cui ama Cristo è quello del Padre. Egli non nasconde sbagli e debolezze dei suoi figli. Indica chiaramente l'errore, ma sempre cerca di rialzare chi sbaglia e di avvicinarlo alla misericordia divina. Cristo, medico celeste, ci ha portato la medicina della misericordia:  da essa ogni buon ministro di Cristo trae la capacità di correggere fratelli e figli senza mai scoraggiare e piuttosto aprendo sempre alla fiducia e alla speranza.

Anche lei, come padre e capo, a questo amore misericordioso saprà senz'altro attingere pazienza, bontà e sapienza da offrire al suo popolo, il quale imparerà dal proprio patriarca la fedeltà al Pastore sommo ed eterno e alla Chiesa, l'amore a Dio inscindibile dall'amore del prossimo, l'annuncio del regno di Cristo per rendere migliore la storia, volgendo però lo sguardo ai beni invisibili. Il patriarca, che contempla il buon Pastore, sa indicare i pascoli eterni, che giustificano le croci e le sofferenze, le rinunce e i sacrifici della vita dei pastori e dei fedeli.

Fatica e grazia sarà anche la sinodalità propria delle Chiese orientali, che ella è chiamato a seguire come via ordinaria nelle relazioni ecclesiali, favorendo la partecipazione dei vescovi secondo i sacri canoni, dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose, e dei laici, particolarmente delle famiglie, perché tutto concorra all'edificazione della comunità e di quella pace per la quale soffrono tanti siro-cattolici, soprattutto in Medio Oriente. Il Papa aprirà domani l'Anno sacerdotale:  auguro ai presbiteri siro-cattolici di essere, con l'aiuto del loro patriarca, autentici servitori di Dio e dei fratelli secondo il Cuore di Cristo.

Perciò le auguriamo, beatitudine, di imitare sempre il Pastore buono. San Pietro, che fu vescovo di Antiochia, e san Paolo, di cui si compie il giubileo per i duemila anni della nascita, sostengano l'augurio con la loro preghiera. Nella lettera ai romani, l'apostolo assicura che "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito". Il patriarca, col dono dello Spirito di Cristo Pastore, potrà essere uomo spirituale e ricondurre tutto nel suo servizio alla misura della fede e della speranza, tutto attendendo dalla carità che non avrà mai fine.


(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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