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Parlare in Chiesa ? il capo scoperto? san Paolo e i suoi insegnamenti alle Donne

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2015 09:55
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10/01/2011 21:57
 
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MARIA
Donna in ascolto del Verbo

Maria con il Figlio di Dio che si fa "parola" ha avuto un rapporto assolutamente unico: la Parola, da lei accolta, si è fatta carne nel suo grembo. Nessuno più di lei ci può indicare in che modo accostarci alla Parola di Dio e come farla fruttificare in noi.

di MARIO MASINI


In una lettera di S. Paolo si legge questa sorprendente disposizione: «Le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare» (1 Cor 14, 34).


 Queste parole dell'apostolo vanno inquadrate entro gli ordinamenti che egli sta disponendo per il buon svolgimento delle assemblee liturgiche, le quali non debbono essere disturbate da interventi inopportuni non soltanto delle donne, ma anche neppure di coloro che hanno il carisma di parlare in lingue straniere e perfino della profezia.

Tale disposizione paolina va inquadrata pure entro la sensibilità delle chiese della Siria, della Palestina e della Grecia, ove erano presenti cristiani provenienti dalla religione sia ebraica sia greca, per i quali il tacere delle donne nelle pubbliche assemblee - fossero essere di tipo religioso o laico - era un fatto comune e tranquillamente accettato.

Queste spiegazioni smussano indubbiamente la perentorietà della frase paolina, ma non distruggono il fatto: nell'antico costume giudaico e in quello del cristianesimo primitivo il silenzio della donna era la norma. È questa l'usanza che anche Maria conobbe ed entro la quale visse quando partecipava al culto nella sinagoga di Nazaret. Già da allora ella fu la donna del silenzio.

Maria, donna del silenzio

In tutto il corso della sua esistenza Maria fu donna del silenzio. Secondo i Vangeli, ella ha parlato soltanto sette volte: due volte con l'angelo Gabriele (Lc 1,34ss), due volte con Gesù (in occasione del suo ritrovamento nel tempio di Gerusalemme [Lc 2,48] e alle nozze di Cana [Gv 2, 3]), una volta con i camerieri di Cana (Gv 2,5), una volta per salutare Elisabetta (Lc 1,40) e una volta per cantare il Magnificat (Lc 1,46-55).

Per il resto della sua vita Maria ha sempre taciuto: nel racconto della nascita di Gesù Luca non riferisce alcuna parola proferita da Maria; neppure sul Calvario - quando Gesù pur le rivolge importanti parole (Gv 19,26) - Maria parla; i Vangeli di Matteo e di Marco addirittura non riferiscono alcuna parola di Maria. E l'ultima volta che, secondo i Vangeli, Maria ha parlato è stato agli inizi del ministero evangelico di Gesù, quando «in Cana di Galilea egli diede inizio ai suoi miracoli» (Gv 2,11).

Maria, donna dell'ascolto

Maria può essere qualificata come "donna del silenzio", purché per "silenzio" si intenda lo «spazio nel quale lo spirito può aprire le ali» (A. De Saint-Éxupéry) e il «luogo di ogni incontro, cioè di ogni presenza» (J. Rassam). Il silenzio di Maria è «un silenzio tutto inteso ad ascoltare» (D. Bonhöffer): è «il silenzio dell'ascolto», «il silenzio dell'accoglienza della Parola».

Di fatto Maria è sempre "in ascolto": ascolta le parole dell'angelo (Lc 1,28ss), il saluto profetico e la benedizione di Elisabetta (Lc 1,43-45), il canto degli angeli del Natale (Lc 2,14), la profezia di Simeone (Lc 2,28-35), le lodi di Dio e gli encomi di Gesù dell'ultraottuagenaria Anna (Lc 2,38), le oscure parole di Gesù dodicenne (Lc 2, 49), il parlare di Gesù annunciatore del Vangelo a partire dal giorno di Cana (Gv 2,7) e fino a quello della sua morte in croce (Gv 19,26-30). Giustamente Paolo VI ha fissato Maria come l'icona della «Vergine in ascolto», «che accoglie la Parola di Dio».

Ognuna di queste situazioni di ascolto vissute da Maria offre, se esplicitata, un aspetto dell'esemplarità di Maria come icona dell'ascolto: ci limitiamo a considerare qualche tratto del racconto della sua annunciazione.

Pompeo Batoni
Annunciazione
(Roma, Basilica del S. Cuore)

La Vergine dell'attesa

Pur presentando l'Annunciazione con un racconto di splendida bellezza anche letteraria, il Vangelo di Luca (1,26-38) non precisa in quale situazione l'angelo trovò Maria quando le recò l'annuncio della divina maternità. Ma tutto lascia intendere che Maria fu raggiunta dalla Parola di Dio nel bel mezzo della sua vita di giovinetta, forse nel tempo della preghiera, forse mentre era intenta alle faccende domestiche, forse mentre si recava con la brocca in testa ad attingere acqua alla fontana di Nazaret, forse mentre sedeva solitaria, pensosa e orante. Su questo punto nel Vangelo tutto è indeterminato e incerto.

E tuttavia proprio questa indeterminatezza lascia spazio a ritenere per certo che, nell'Annunciazione, Maria fu raggiunta dalla Parola divina mentre non coltivava per se medesima progetti che oltrepassassero quelli che il ristretto orizzonte di un minuscolo e oscuro borgo palestinese consentiva ad una giovane donna.

L'evangelista annota che, all'udire le parole dell'angelo: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» - Maria «si domandava che senso avesse un tale saluto» (1,28-29). La fraseologia del testo greco indica che Maria si dette a una riflessione accurata e prolungata con la quale cercava di darsi spiegazione del messaggio che si era sentita rivolgere. Ma non trovava spiegazione. Di fatto non c'era spiegazione perché Dio aveva compiuto su Maria la sua scelta graziosa, cioè di amore. E l'amore è sempre gratuito; e la grazia è grazia proprio perché è gratuità. Di fatto, Dio non abbandona la Vergine ad un infruttuoso cercare; la sua Parola dà la risposta e la spiegazione: Maria ha «trovato grazia presso Dio», il quale sta per dare in lei compimento alle promesse messianiche fatte ai suoi padri (cf. Lc 1,30-33).

La Parola che Maria ascoltò fu dapprima inquietante, ma subito divenne illuminativa e rappacificante. Sempre così è la Parola di Dio.

Vergine illuminata dalla Parola

I profeti avevano talora opposto alla Parola divina obiezioni che si muovevano in direzione contraria a quella che essa proponeva loro perché si ritenevano impari per quel cammino. Geremia (1,6), ad esempio, aveva obiettato a Dio che lo chiamava al ministero profetico della parola: «Signore Dio, io non so parlare perché sono giovane».

L'interrogativo rivolto da Maria all'angelo - «Com'è possibile ch'io possa concepire e partorire se non conosco uomo?» (v. 34) - si muove soltanto parzialmente in tale direzione. Fin da subito Maria ha accolto l'offerta che Dio le aveva rivolto attraverso l'angelo, e tuttavia ella è obbligata dalla propria umanità a comprendere le parole di Gabriele secondo i comuni parametri dell'intendere. Per questo ella può pensare soltanto che le vengano proposti una normale gravidanza e un comune parto: è in questa prospettiva che ella fa presente all'angelo di "non conoscere uomo". Maria riesce a configurarsi soltanto una normale maternità umana, e quindi oppone ciò che - da un punto di vista umano - ostacola tale maternità.

E tuttavia ella intuisce che le parole dell'angelo sono troppo cariche di mistero per poter riferirsi unicamente ad una ordinaria maternità: perciò ella domanda che le venga spiegato il qual modo si compirà il progetto divino nel quale ella ha accettato di venir coinvolta. Quando l'angelo le spiega il progetto divino e in qual modo esso si realizzerà (v. 35), Maria vede aprirlesi orizzonti degni della grandezza di Dio. Ella avrà un figlio ad opera dello Spirito Santo e per l'intervento della «potenza dell'Altissimo». Questo figlio sarà carico di tutti i misteri di Dio: sarà figlio suo e insieme «Figlio di Dio» (v. 35) e si chiamerà «Gesù», perché «salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).

Per aver accolto la Parola e il progetto di Dio Maria si trova avviata verso orizzonti impensati e splendidi. Quelli che la Parola di Dio apre a chi l'accoglie nella fede.

La Vergine feconda

La risposta della Vergine alla spiegazione datale dall'angelo - «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (v. 38) - nella sua letteralità non rende adeguatamente la forza del testo greco, il quale include accoglienza gioiosa ed entusiastica: questo senso andrebbe reso con questa espressione o un'altra simile: «Oh sì, sono felice che si compia in me quello che hai detto».

Allora si renderebbe manifesto anche quello che è sottinteso nelle ultime parole dell'angelo: «Nulla è impossibile a Dio» (v. 37). Questa è anche l'espressione con la quale Dio aveva rintuzzato la resistenza di Sara, incredula alla Parola che le annunciava la maternità, perché si riteneva troppo «vecchia e avvizzita» per esserne ancora capace (cf. Gen 18,10-15).

Parimenti e ancor più al di là di ogni impossibilità nell'ordine naturale e di ogni comprensione nell'ordine razionale, il Dio che rende feconde le sterili, rende possibili la maternità umana d'una vergine e la maternità divina d'una donna. Mediante l'opera dello Spirito santo Dio fa partorire anche le vergini e rende una creatura umana la madre del Figlio di Dio.

«Nulla è impossibile a Dio», solo che l'uomo dia accoglienza alla sua Parola. Lo aveva rilevato già s. Leone Magno (sec. V): «Dio come dona fecondità alla sterile, così la dona alla Vergine Maria». E ognuno che, come Maria, accoglie la Parola di Dio mediante la fede, ricevendo fecondità dallo Spirito santo, diventa capace di imprese che non soltanto sono più grandi di lui ma anche degne della grandezza di Dio.

La fecondità della Parola in chi l’ascolta

Se si rivisitassero gli altri testi evangelici che parlano di Maria si raccoglierebbero tratti che configurano la Vergine anche come icona della meditazione e della custodia sapienziale della Parola di Dio. Questa icona mariana è particolarmente suggestiva ed utile al popolo cristiano che, oggi sta, felicemente, tornando alla Parola di Dio. E la Parola che, mediante lo Spirito Santo, ha reso feconda la Vergine Maria, per la grazia del medesimo Spirito renderà fecondo di luci, di ispirazioni, di progetti, di creatività, di impegno, di speranze il popolo cristiano.

S. Gregorio Magno (sec. VI) ha scritto questa affermazione, che costituisce la sintesi della sua esperienza dell'incontro con la Parola di Dio e che proprio per la sua veracità è stata innumerevoli volte rivissuta nei secoli: «Le parole di Dio crescono insieme con chi le legge». E ha spiegato: «Nella misura in cui uno progredisce personalmente, nella stessa misura la Scrittura progredisce con lui». E cioè: quanto più si offre ascolto ed accoglienza alla Parola divina, tanto più essa apre orizzonti alla vita del cristiano e della Chiesa. Detto con le parole d'un teologo medievale: la Parola di Dio farà «sorgere su di noi il luminoso mattino in cui Dio viene a farci visita» (Goffredo di Admont). Come sempre è avvenuto nella storia, è infatti nella Parola divina che si costituisce la Chiesa e si edifica il popolo cristiano.

P. Mario Masini, dei Servi di Maria, è uno degli autori più impegnati nel campo della lectio divina, il metodo di meditazione della Scrittura sviluppatosi nel mondo .onastico: Di lui le Edizioni San Paolo hanno pubblicato due opere: Lectio divina, preghiera antica e nuova e - opera più sostanziosa - La lectio divina. Teologia, spiritualità, metodo. Le Edizioni Paoline, a loro volta, hanno pubblicato: Maria, lo Spirito e la Parola. Lectio divina dei testi mariani.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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