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LA QUESTIONE DELLE IMMAGINI

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2009 13:38
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21/07/2009 13:38
 
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13. Come sapete che non fossero gli iconoclasti quelli che mantenevano la più antica tradizione cristiana sulle icone?

Da un lato, l'iconoclasmo avrebbe dovuto fiorire nei territori a dominio islamico... ma non lo fece. Il primo scoppio di iconoclasmo iniziò in territorio musulmano, anche se non si trattava di cristiani che distruggevano immagini, ma di musulmani che distruggevano immagini cristiane. C'è anche ragione di pensare che un'influenza musulmana ispirò gli imperatori iconoclasti (tutti provenivano da aree dell'impero in cui i musulmani avevano preso il sopravvento), ma il fatto è che le uniche parti della Chiesa in cui l'iconoclasmo prese piede furono quelle in cui gli imperatori iconoclasti poterono imporre la loro eresia sul popolo. In tutte le aree della Chiesa al di fuori della portata degli eserciti imperiali, la Chiesa si oppose agli iconoclasti e ruppe la comunione con loro. Uno degli oppositori più aperti degli iconoclasti fu San Giovanni Damasceno, che visse sotto il dominio musulmano, e per conseguenza ebbe a soffrire persecuzioni. Se la visione degli iconoclasti fosse stata davvero quella tradizionale, ci saremmo dovuti aspettare di vedere tale opinione come dominante tra i cristiani che vivevano sotto il dominio musulmano. Per lo meno, ci saremmo aspettati qualche iconoclasta sorto in mezzo a questi cristiani, ma di fatto era vero il contrario - non si udirono voci iconoclastiche dai territori sotto il dominio musulmano, nonostante gli ovvi vantaggi che tali cristiani avrebbero avuto con i loro governanti.
Inoltre, prima della controversia iconoclasta, abbiamo ampie prove archeologiche che le Icone erano usate ovunque nella Chiesa, e se questa fosse stata una deviazione dalla Tradizione apostolica, ci dovremmo aspettare di trovare un'ampia controversia in materia dal primo momento in cui le Icone entrarono in uso, e che avrebbe dovuto intensificarsi mentre il loro uso diventava più comune.
Tuttavia, non troviamo niente del genere. Di fatto, trenta anni prima della controversia iconoclasta, il Concilio Quinisesto stabilì un canone (Canone 82) riguardo a ciò che dovrebbe essere dipinto in certe Icone, ma senza il più pallido accenno a una controversia sulle Icone per se.
Vi sono molte altre cose che mostrano la completa novità dell'eresia degli iconoclasti: essi si opponevano al monachesimo, nonostante il fatto che esso fosse stato indiscutibilmente accolto dalla Chiesa per secoli, si dilettavano a derubare i monaci, prendere le loro terre, forzarli a sposarsi, a mangiare carne, e a partecipare agli spettacoli pubblici (e quanti resistevano spesso erano gli spettacoli pubblici), contrariamente alle pratiche monastiche ben stabilite.
Anche gli storici protestanti sono forzati ad ammettere che i santi uomini e donne del tempo erano sostenitori della venerazione delle Icone, e che gli Iconoclasti erano un partito piuttosto immorale e spietato.
Si può essere iconoclasti solo se si crede - contrariamente a quanto dicono le Scritture - che la Chiesa possa cessare di esistere, poiché non c'è dubbio che la Chiesa abbia respinto l'iconoclasmo e usato icone da tempi remoti almeno come quelli dell'uso delle catacombe (che sono piene di icone cristiane).
E questa opzione della Chiesa che cessa di esistere è di solito rifiutata dagli Evangelici ragionevoli.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/07/2003 22.07

Niceforo e Teodoro Studita svilupparono la loro riflessione sull'immagine.

Particolarmente illuminante fu la conclusione a cui giunsero: ogni

immagine dice relazione con il raffigurato e la relazione è il veicolo su

cui si sale per giungere spiritualmente a ciò che l'icona esprime.

Non si adora né l'icona in sé ne il legno dipinto che la costituisce.

Lo spirito è trasportato nei colori, nei lineamenti, nell'espressione

degli occhi: ma lo spirito dell'uomo è spirito incarnato e la vista è

una delle condizioni antropologiche per varcare la soglia della

relazione. Con l'Incarnazione giunge all'uomo la libertà totale, compresa

quella di immaginare il suo Signore e Suo Dio con quanto cuore e mani

gli consentono di esprimere. La solita diatriba tra biblico e non

biblico dovrebbe, talvolta, cedere il posto all'umile consapevolezza che

uno ha dei suoi mezzi umani: come creatura, non possiedo a memoria il

volto del mio Signore, né conservo impensabili fotografie del suo

trascorso terreno, tantomeno possiedo descrizioni "canoniche" se non

quelle del Messia sofferente che il profeta m'ha offerto. Se preso dal

caldo afoso, entro in una chiesa e mi siedo al fresco delle sue

colonne, il Cristo mosaicato dell'abside mi fissa ed io fisso lui. Sappiamo

entrambi che non siamo così: io ignoro il suo corpo glorioso ed

ignoro (se Lui mi vorrà) come sarà il mio. Ma la gloria inizia con il

pensarsi a come saremo insieme, quando i suoi occhi saranno nei miei e i

miei nei suoi: ogni innamoramento passa per un'immagine, fugace,

ideale, cartacea o filigranata. L'Incarnazione dipinta o scolpita, passa

per i miei occhi come ulteriore anticipo di come saremo e, tuttavia,

ancora non so. Ma ciò non mi impedisce di amare e immaginare, di

credere che, in un Cristo di pietruzze colorate, danza e spera la mia

tenerezza.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/07/2003 22.09

Testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "il Timone" ha tenuto a Radio Maria il 24 febbraio 2000, durante la "Serata Sacerdotale".

                                             LE IMMAGINI 

1, Affrontiamo un classico argomento utilizzato da Protestanti e Testimoni di Geova per accusare la Chiesa Cattolica di aver tradito l'insegnamento del Vangelo

2. Si tratta del "culto delle immagini", vale a dire dell'utilizzo di immagini, dipinti, statue per alimentare la venerazione dovuta alle persone che vi sono rappresentate Gesù, Maria, gli Angeli e i santi L'utilizzo della immagini sacre richiama alla mente anche il "culto dei santi" e di questo ci occuperemo nella parte finale della conversazione.

3- Mi faccio guidare dal beL libretto di Padre Nicola Tornese intitolato "Immagini e santi", opuscolo che fa parte di una popolare collana preparata per aiutare i cattolici a rispondere alle obiezioni dei Testimoni di Geova, ma che si può utilizzare anche per quelle dei Protestanti.

4. Chiederemo anche alla storia di dirci come si comportavano i primi cristiani in mento all'uso delle immagini e al culto dei santi, quando non esistevano ne Testimoni di Geova ne Protestanti che ora lo contestano Faremo, dunque, una breve incursione nella storia S. Veniamo alla dottrina cattolica riguardo l'uso delle immagini sacre.

6. Una solenne risoluzione circa l'utilizzo delle immagini è stata presa nel Secondo Concilio di Nicea (787).

7. Dobbiamo ricordare che nell'anno 730 l'Imperatore d'Oriente Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini, di quelle icone così diffuse nel mondo cristiano Ciò causa la distruzione di preziosissime opere d'arte

8. Il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone alla decisione imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre perseguitati La persecuzione perdura sotto gli imperatori che succedono a Leone III

9. Finalmente, nell'anno 787 si convoca a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce la liceità di rappresentare per immagini le figure di Gesù, di Maria, degli Angeli e dei santi

10- II Concilio spiegava che, attraverso le immagini, chi le contempla è invitato ad imitare i personaggi rappresentati Le immagini sacre devono inoltre aiutare i cristiani ad imitare coloro che esse rappresentano.

11- E non solo le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi di culto e servono - questo accadeva soprattutto in epoche passate - a migliorare nei credenti la conoscenza dell'Antico e del Nuovo Testamento

12, Passata questa prima bufera, la lotta contro l'uso delle immagini nella liturgia e nella pietà popolare divampa nuovamente nel XVI secolo, a causa dell'eretico Martin Luterò, da cur prende il via il multiforme mondo protestante A quel tempo soprattutto i calvinisti si distinguono per la distruzione di innumerevoli statue e immagini nelle chiese da loro occupate

13, Oggi, anche i Testimoni di Geova sono risolutamente avversi alla venerazione delle immagini

14- Noi crediamo che la causa della avversione di Protestanti e Testimoni di Geova sia da ricercare in una lettura parziale, distorta e quindi errata della Bibbia

15. Solitamente, per sostenere la presunta contrarietà di Dio all'utilizzo e alla venerazione delle immagini si ricordano i versetti 2, 3 e 4 del capitolo 20 del Libro dell'Esodo

16, Leggiamoli "/o sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù non avrai altri dei di fronte a me Non ti farai idolo ne immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo ne di ciò che è quaggiù sulta terra, ne di ciò che è nelle acque sotto la terra"

17- A questo punto, noi cattolici dovremmo essere spacciati Dopo una prima, superficiale lettura di questo brano biblico non pare esserci via di scampo

18 Sorge una domanda dopo aver letto quei versetti biblici, non abbiamo forse la prova che la Chiesa ha disobbedito al comando di Dio?

19, Domanda più che legittima, ma alla quale noi cattolici dobbiamo saper rispondere Intanto, bisogna leggere tutta la Bibbia, non solo qualche brano Infatti, noi abbiamo letto i versetti da 2 a 4 del capitolo 20 del Libro dell'Esodo Subito dopo, nel versetto 5, il Signore spiega perché ha dato quel comando "Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai"

20. Ecco così svelato il motivo della proibizione divina Dio non proibisce ('utilizzo de^e immagini sacre, ma proibisce l'idolatria, che era, ed e, un peccato gravissimo

21. Per idolatria si intende mettere al posto del vero Dio un "idolo" e adorarlo Gli Ebrei correvano il pencolo di prestare alle immagini, alle statue di creature del cielo o della terra quel culto che è dovuto solo a Dio Era un pencolo concreto, poiché erano circondati da popoli idolatri

22. Dunque, noi cattolici sosteniamo questa tesi non proibizione totale delle immagini, ma proibizione della idolatria

23. E vedremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l'ado-razione delle immagini e delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l'adorazione dell'unico vero Dio

24- A questo punto, capite bene, bisogna portare le prove che dimostrano la veridicità della dottrina cattolica Siamo certi di interpretare bene i! comando di Dio7 25- Si siamo sicuri Infatti, la Bibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini Anzi, si legge che Dio ha addirittura ordinato di costruire immagini e statue

26. Restiamo nel Libro dell'Esodo Leggiamo, al capitolo 37, che Mose, convoca "tutti gli uomini di ingegno", e la Bibbia spiega che questi uomini di ingegno, questi artisti "// Signore [li] aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perche fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario" ed essi "fecero ogni cosa secondo ciò che // Signore aveva ordinato" (36,1)

27. Bene che cosa aveva ordinato il Signore7 Aveva ordinato di adornare con statue e immagini l'Arca dell'Alleanza

28- II Libro dell'Esodo rivela un preciso comando del Signore "Farai due cherubini d'oro li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità / cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio, saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio" (Es 25, 18-21)

29- Ma allora, come si vede in questo caso, il Signore ordina di scolpire e fare statue di cherubini, cioè di angeli, quindi di creature, per adornare i luoghi di culto Dunque, quando non c'è il pericolo di idolatria, costruire statue per il culto corrisponde alla volontà di Dio

30. Non solo ancora nel Libro dell'Esodo leggiamo che uno di quegli artisti "dotati di saggezza e di intelligenza" disegnò due cherubini sul "velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto" (Es 36, 35)

31- Dunque, si evince proprio dalla Bibbia che non solo le statue, ma anche i disegni, vale a dire le "immagini" le creature sono gradite a Dio, se utilize per il culto e senza pericolo di idolatria

32- Basterebbe questo esempio per rispondere alle contestazioni : Quando nelle chiese ammiriamo statue di cherubini o di angeli e contempliamo quadri che li raffigurano, ciò è conforme al volere di Dio, bene espresso nel Libro dell'Esodo

33. Basta questo esempio - dicevo -ma non ci accontentiamo La Bibbia offre altre informazioni che possiamo utilizzare per mostrare le ragioni della nostra fede e per rispondere alle contestazioni

34-. Che la proibizione biblica di scolpire statue di creature riguardi solo oggetti che potevano venire idolatrati e dimostrato anche da un altro racconto biblico

35- Lo troviamo nel Libro dei Numeri, a! capitolo 21 II popolo d'Israele, uscito dall'Egitto e in cammino attraverso il deserto verso la terra promessa, si rivolta contro Dio e contro Mose per l'asprezza del viaggio II Signore punisce questa ribellione mandando in mezzo al popolo serpenti velenosi che, narra la Bibbia "mordevano la gente e un gran numero di israeliti mori" (Nm 21,6)

36- La punizione ottiene il pentimento del popolo che riconosce il proprio peccato Mose allora intercede presso Dio e il Signore gli ordina "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta, chiunque dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita" (Nm 21,8)

37. Vedete bene che il Signore, in questa occasione, ordina di costruire un oggetto che raffigura una creatura terrestre, il serpente, naturalmente, in questo comando divino non v'e contraddizione con l'ordine, sempre divino, di non costruire oggetti raffiguranti creature terrestri.

38. Perche non vi e contraddizione? Perchè la proibizione di costruire oggetti riguardava - come abbiamo detto -solo gli idoli, essa voleva evitare il pencolo che questi oggetti fossero idolatrati, adorati al posto di Dio

39. Interpretiamo correttamente la Sacra Scrittura? Si, e la prova sta nel fatto che quello stesso serpente, costruito per ordine di Dio, viene distrutto, sempre per ordine di Dio, quando gli Ebrei cominciano ad adorarlo, bruciando incenso e dandogli un nome Necustan (2 Rè. 18, 4)

40. Uno stesso oggetto può essere voluto da Dio se serve al culto e distrutto da Dio se diventa un idolo. Altro che proibizione assoluta di fare immagini, come sostengono i contestatori della dottrina cattolica.

41. Facciamo un passo avanti Chiediamo alla storia di dirci come si sono comportati i primi cristiani.

42. La prima risposta della storia riguarda il luogo di culto più importante di Israele, il Tempio, costruito da rè Salomone II Primo Libro dei Rè spiega come Salomone ha costruito il tempio e le lodi che Dio gli ha riservato (9,3).

43. Salomone fa collocare nel tempio statue di metallo fuso che rappresentavano 12 buoi, poi altre statue di leoni, ancora di buoi e di cherubini Un chiaro esemplo che mostra come i! Signore, per adornare luoghi di culto e senza pencolo di idolatria, gradisca l'utilizzo di statue e dipinti

44- Ora, la dottrina cattolica non insegna l'adorazione delle statue che si trovano nelle chiese Nessun pencolo di idolatria, ne di considerare Maria, gli Angeli e i santi al posto di Dio.

45- A conferma della bontà della dottrina cattolica, la storia offre molteplici esempi. Le pitture delle catacombe, le sculture dei sarcofagi cristiani e le statue di Gesù Buon pastore dell'antichità cristiana ci dicono che i cristiani hanno utilizzato le immagini fin dai tempi della Chiesa primitiva.

46 Lo scrittore e filosofo cristiano Tertulliano, vissuto nell' XI secolo (ca 155 -ca 222), convertito al cristianesimo, difensore e apologeta, prima - purtroppo -di diventare eretico, ricorda le immagini del Buon Pastore con le quali i cristiani adornavano i calici (De pudicitia, 7, 10) .

47. Siamo in epoca antichissima e già i cristiani si facevano immagini di Gesù Buon Pastore Ma, allora, quando nelle nostre chiese fanno bella figura dipinti e statue di Gesù Buon Pastore, noi cattolici non facciamo altro che imitare i primi cristiani.

48- Lo storico Eusebio di Cesarea, vissuto a cavallo del III e IV secolo (ca 265 - ca 340), ricorda di avere visto le immagini dipinte di Gesù e dei santi apostoli Pietro e Paolo (Historia ecclesiastica. VII, 18) Evidentemente, i cristiani di quel tempo - e siamo in tempi antichissimi - utilizzavano le immaqini di Gesù e dei santi.

49. Proseguiamo nella nostra riflessione. Nella Chiesa cattolica l'uso delle immagini e della statue e strettamente connesso con la venerazione dei santi

50. Si sa che buona parte del mondo protestante e i Testimoni di Geova contestano questa venerazione I riformatori protestanti Zwingli e Calvino già nel XVI secolo consideravano il culto dei santi una invenzione umana, senza basi bibliche.

5I. Come rispondere? Cominciamo con il dire che nella Bibbia sono chiamati "santi" tutti quelli che hanno fatto la scelta cristiana, i membri della comunità di Cristo.

52- Ma noi restringiamo il discorso ai santi che sono già in Cielo uomini e donne che si sono distinti per la pratica eroica delle virtù cristiane. E' lecito -chiediamo - venerare questi santi? Oppure ciò e contro la volontà di Dio?

53. La Bibbia afferma che e legittimo venerare i santi, pregarli, chiedere la loro intercessione

54. Ma noi cerchiamo nel campo della storia della Chiesa primitiva. Come si comportavano i primi cristiani?

55. Dobbiamo sapere che fin dai primissimi tempi il martirio, il dono della vita per Cristo, era considerato la massima espressione dell'amore a Dio e della fede. II martire era un eroe cristiano e la comunità circondava di venerazione - come facciamo oggi noi cattolici - il suo corpo e la tomba.

56. Gli Atti degli Apostoli narrano, al capitolo 8, che dopo il martino di Santo Stefano, "Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui".

57. Nella Chiesa primitiva, come facciamo noi cattolici, veniva ricordato l'anniversario della morte del martire e lo si pregava perche intercedesse presso Dio in favore dei vivi

58. Non mancano i documenti II primo che la storia ci ha tramandato ricorda il "giorno del martino" di San Policarpo, morto il 23 febbraio 155 a Smime, nell'odierna Turchia

59. Questo documento e stato scritto probabilmente nell'anno 177 dalla Comunità dì Smirne e si intitola "Martirio di san Policarpo" Vi si legge la distinzione tra la adorazione da tributare a Cristo, perche e Dio e la venerazione da tributare ai martiri, perche sono stati discepoli e imitatori di Cristo

60- Leggiamo "Noi adoriamo lui [il Cristo] perche e Figlio di Dio, i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore ( ) Pertanto il centurione, visto l'accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo il costume pagano Cosi noi, solo più tardi, potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell'oro, e le collocammo in luogo conveniente quivi, per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con {'aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martino, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la fotta" (Dal martino di san Policarpo, cc 17 e 18)

61. In questo prezioso e antichissimo documento appare come nei pnmissimi tempi - siamo poco dopo la meta del II secolo - i cristiani veneravano i martiri, i santi, raccoglievano e custodivano le loro reliquie proprio come facciamo oggi noi cattolici

62. I cristiani dei primi tempi raccoglievano, con religiosa pietà, quando era possibile, le sacre spoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dies natalis, cioè il giorno del martino, con la Messa.

63. La storia ci trasmette altri dati Lo storico Eusebio di Cesarea ci racconta che il senatore romano Astirio, presente al martino del soldato Marino, "si pose sopra le spalle il cadavere, lo avvolse in scintillante e preziosa veste e con magnifica pompa lo colloco in una tom ba conveniente" (Hist Ecd , VII, 16).

64. A Cartagine i cristiani, dopo la morte di san Cipriano, presero di notte il corpo del martire e lo accompagnarono fra ceri e fiaccole con preghiere in solenne corteo fino al sepolcro .

65- I cristiani si radunavano sulla tom ba, se questo non era impossibile per via della persecuzione, per commemorare i martiri con la celebrazione eucaristica e con altri riti liturgici.

66- San Cipriano voleva che si tenesse conto del giorno della morte dei confessori della fede per celebrare la loro memoria.

67. Molti altri esempi si potrebbero portare. Resta un fatto, con il quale chiudiamo questa conversazione Utilizzare immagini sacre, venerare i santi che vi sono rappresentati e cosa gradita a Dio, non in contrasto con l'insegnamento della Bibbia e in sintonia con quello che i cristiani hanno sempre fatto, fin dai tempi della Chiesa primitiva.

68. Noi cattolici possiamo dunque star tranquilli: le contestazioni non scalfiscono la nostra fede.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/07/2003 22.10

Gli iconoclasti del VI secolo (perchè ad essi vuole rispondere il concilio, e non ai riformatori) affermavano che, data l'attuale situazione gloriosa del corpo di Cristo, non se ne potesse fare di lui una vera immagine, inquanto la materia che si corrompe non sarebbe stata un mezzo degno per rappresentare lo stato incorruttibile del corpo del Signore.

E' a questo che risponde il Concilio, affermando che "ciò che non è stato redento non è stato neanche salvato", sillogismo filosofico che trasforma in pensiero greco l'assunto biblico dell'apparizione a Pietro "ciò che io ho reso mondo tu non chiamarlo impuro".

Cristo è il Redentore universale, il salvatore di tutto il mondo, e dunque anche della materia: la materia non è segno di peccato, non è la più infima delle emanazioni del Nous, ma è possibilità di comunicazione, ad essa il Signore Gesù ha voluto legare i più importanti segni: battesimo e Santa Cena non potrebbero infatti essere celebrati senza materia.

Ma se la materia è redenta, allora non è vero che non è degna di rappresentare la situazione di immortalità nella quale vivono il Signore Gesù ed i santi.

Da questo poi seguono un insieme di norme che appunto disciplinino il corretto uso delle immagini sacre.

Seppur ambedue le posizioni parlano la loro lingua, e cioè la lingua filosofica greca, quale delle due posizioni è quella che rispecchia la verità biblica?

Nell'ambito del suo discorso e dell'eresia che voleva combattere, il Niceno II diceva il vero.

Questo naturalmente non vuol dire che quanto in quel concilio sostenuto non sia utile anche nella chiarificazione della dispunta sulle icone del XVI secolo. Ma occorre comunque tenere distinta questa dalla crisi iconoclasta del VI - VII secolo.

La Riforma basa l'esclusione delle immagini dal divieto biblico... abbiamo visto come in realtà esso trovava già in epoca biblica una significativa eccezione, e proprio nel luogo più santo. Un eccezione così forte, e per certi versi incomprensibile, che sembra quasi che l'ebraismo dell'epoca realizzasse una sistematica rimozione psicologica di questo, contornando l'arca di sacro, mistero, leggende (come quella dei cherubini che aprono e chidono le ali). Inoltre occorre sempre tener presente un fondamentale evento che distingue la Prima dalla Nuova economia: l'Incarnazione dell'invisibile.

Molte prescrizioni dell'antico testamento non valgono nel nuovo. Vale quella delle immagini? Francamente, un'analisi spassionata dei testi biblici fa capire che ciò che rimane del divieto dell'antico testamento è il divieto dell'idolatria, di adorare un'immagine della divinità... ma non è questo ciò che fanno i cattolici.

Allora è possibile trattare con rispetto e venerazione le immagini se ad esse non si rende un culto di adorazione? Gli apostoli non hanno mai costruito immagini, ma non hanno neanche dato prescrizioni sul o contro il loro uso, lacuna strana soprattutto riguardo ai pagani, per cui l'immagine era onnipresente. Il silenzio si capirebbe meglio nei riguardi dei cristiani provenienti dal giudaismo, che già non usavano immagini, ma possibile che tra i tanti problemi ed incertezze sviluppatesi nelle comunità elleniche, non è mai successo nessun inconveniente sulle immagini?


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/07/2003 22.11

1 - L'Iscrizione di Rufina si trova a Roma dove "la Chiesa grandissima e antichissima e conosciuta da tutti fu fondata e stabilita dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo" (S. Ireneo).
Nel cimitero o catacombe di Callisto si conserva un'iscrizione in marmo. A parere degli esperti essa risale al terzo secolo dopo Cristo, prima cioè di Costantino. L'iscrizione ricorda il nome di una certa Rufina Irene e sotto il nome è raffigurata o incisa una croce. E' assurdo pensare che sia un simbolo religioso pagano. Le catacombe erano cimiteri dei cristiani e alcune volte anche luoghi di riunione per i loro riti religiosi. E i cristiani non adoravano il dio-sole e la sua croce, bensì Cristo Signore morto sulla Croce per la salvezza del mondo

2 - L'affresco degli Aurelii. Pure a Roma, nella tomba detta degli Aurelii, si conserva ancora un affresco o disegno a cui gli studiosi assegnano una data anteriore all'iscrizione di Rufina. L'affresco rappresenta un personaggio che mostra una croce.


La croce di Ercolano (anteriore al 79 d.C.)

Ercolano è una cittadina a pochi chilometri da Napoli alle falde del Vesuvio piena di vita e di fiori come era ai tempi dei Romani. Ma è una nuova Ercolano.
L'antica fu sepolta assieme a Pompei sotto le ceneri del Vesuvio nella grande eruzione del 79 dopo Cristo. Ma lentamente è stata dissepolta almeno in parte.

In quest'opera di ricupero, nell'anno 1937, fu fatta una sensazionale scoperta. Sulla parete d'una modesta stanzetta fu trovato un riquadro o incassatura di stucco a forma di croce a doppio braccio. Dopo lungo e attento studio il direttore degli scavi, prof. A. Maiuri, sostenne che si trattava d'una croce cristiana. Con lui si sono schierati altri insigni archeologi.

Naturalmente altri hanno sollevato obiezioni e riserve. Ma di fatto non si è potuto trovare nulla di positivo che spiegasse in modo soddisfacente lo importante reperto. La sola spiegazione convincente è che siamo in presenza d'una Croce cristiana venerata a Ercolano a meno di quarant'anni dalla morte di Cristo.
Questa spiegazione è suffragata dal fatto che era possibile a Ercolano la presenza d'una chiesa domestica (Romani 16, 5) o comunità cristiana prima del 79 dopo Cristo. Infatti, san Paolo, qualche decennio prima della grande eruzione vesuviana era passato per Pozzuoli (Atti 28, 13-14), dov'era stato accolto da fratelli nella fede. Ed Ercolano dista sola pochi chilometri da Pozzuoli.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 30/07/2003 22.13

Consideriamo l’IMMAGINE che resta a tutt’oggi la più sconcertante perché vi sono tante ragioni per ritenerla prodotta dal Signore stesso sul lenzuolo che lo avvolse durante il breve tempo della sua morte.

In quel telo si ritrovano impressi contemporaneamente tutti i segni della passione menzionati nei Vangeli:

la coronazione di spine (che fu fatto a Gesù in via più unica che rara, per derisione della sua pretesa regalità),

la flagellazione (che Pilato ordinò specificamente per Lui nel tentativo di risparmiargli la morte), con oltre un centinaio di lesioni traumatiche dovute al tipico strumento romano chiamato flagellum.

un colpo di bastone sul volto evidenziato sul telo dal naso rotto con fuoriuscita di sangue e uno zigomo tumefatto.

il patibolo sulle spalle,

escoriazioni sulle ginocchia dovute a cadute accidentali

il colpo di lancia al costato (che gli fu inferto perché era morto prima del previsto, a differenza di molti altri che morivano dopo un tempo più lungo),

la fuoriuscita di sangue e siero, fenomeno quest’ultimo, certamente raro nei crocifissi.

i chiodi ai polsi e ai piedi .

Inoltre, proprio come appare dai Vangeli, l’uomo della Sindone, contrariamente a quanto avveniva per tanti altri crocifissi :

non fu lasciato sulla croce

fu avvolto in un lenzuolo pregiato

fu cosparso di preziosa mirra e aloe

inoltre:

oltre i pollini depositatisi lungo il presumibile tragitto, sono presenti dei pollini di piante che crescono solo intorno a Gerusalemme e una in particolare fiorisce solo nel periodo dell’anno in cui Cristo è morto.

Sulle palpebre risultano dall’ingrandimento elettronico, due monete coniate da Ponzio Pilato nel 29 d.C. poco tempo prima che avvenne la crocifissione.

Tracce di aragonite, un minerale presente presso le tombe di Gerusalemme.

Il cadavere non ha lasciato segni di putrefazione, il che significa che non è stato a contatto con il lenzuolo per più di 2-3 giorni, e che tale lenzuolo non è stato rimosso da mano d’uomo in quanto non risultano irregolarità nei margini del sangue, che è vero sangue di un uomo.

Il processo di formazione dell’immagine impressa nel lenzuolo resta a tutt’oggi un mistero ignoto alla scienza: si può solo ipotizzare che si sia trattato di un fenomeno radiante proveniente dall’interno del telo, che ha impressionato l’immagine del corpo che si trovava in esso avvolto, e che, per quelli che credono nella resurrezione, costituisce una ulteriore conferma a quanto ci dicono i Vangeli.

Il calcolo delle probabilità che tutti questi elementi si ritrovino IMPRESSI INSIEME SU QUEL TELO e che si riscontrano TUTTI nei Vangeli, ci dice che vi è una sola possibilità su 200 miliardi che quel lenzuolo non abbia avvolto proprio Gesù.

Siccome non vi sono certamente stati tanti crocefissi in tutta la storia umana, vi è una ottima ragione per ritenere che proprio in quel lenzuolo Cristo stesso abbia voluto lasciarci la sua IMMAGINE e la rappresentazione diretta della Sua passione, morte e resurrezione, scritta a caratteri di sangue.


Tutti questi segni presenti su quel lenzuolo ne fanno una delle sfide più grandi alla scienza, misteriose e stuzzicanti testimonianze verso chi non ci crede, e per chi crede che sia proprio quello che ha avvolto Gesù, rappresenta oggettivamente il più significativo, importante, emblematico, reperto storico, archeologico, fotografico, iconografico.


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