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EUSEBIO DI CESAREA: La Storia Ecclesiastica ( libri da 1 a 5 )

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:48
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Da: Soprannome MSN°Teofilo  (Messaggio originale)Inviato: 04/01/2004 16.17
La STORIA ECCLESIASTICA di EUSEBIO di Cesarea è uno dei monumenti letterari più interessanti ed importanti della storia del Cristianesimo, in quanto fu scritta alla fine del III sec. d.C. e riporta fatti, avvenimenti e brani letterari dei primi cristiani.

Seguono i brani tratti dal suo secondo libro.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2004 16.18

1. la VITA DEGLI APOSTOLI DOPO L'ASCENSIONE DI CRISTO

1. Primo dunque ad essere chiamato fra gli apostoli al posto del traditore Giuda fu Mattia, anch'egli, come si è detto i uno dei discepoli del Signore. Con la preghiera e l'imposizione delle mani, gli apostoli, per il servizio alla comunità, nominarono diaconi sette uomini di rinomata affidabilità, fra cui Stefano tt. Quest'ultimo, come se proprio a questo fosse stato designato, morì lapidato da coloro che avevano ucciso il Signore, ottenendo così, per primo, la corona (ciò significa il suo nome) 2 dei martiri vittoriosi di Cristo. 2. Allora Giacomo, chiamato fratello del Signore - anch'egli infatti era ritenuto figlio di Giuseppe, e Giuseppe era il padre di Cristo, al quale era stata promessa in sposa la Vergine che, prima che essi andassero a vivere insieme, fu trovata gravida ad opera dello Spirito Santo, come insegnano i sacri testi evangelici b -, questo Giacomo dunque, che gli antichi chiamavano "Giusto" per i meriti che guadagnò con la sua virtù, fu il primo, come dicono, a sedere sul trono episcopale della Chiesa di Gerusalemme. 3. Clemente, nel sesto libro delle Ipotiposi3, cosi dice di lui: "Pietro, Giacomo e Giovanni, dopo l'ascensione del Salvatore, pur essendo da lui onorati più di ogni altro, non rivendicarono per sé nessuna onorificenza, ma elessero Giacomo "il Giusto" vescovo di Gerusalemme". 4. Lo stesso autore, nel settimo libro della medesima opera, parla ancora di lui dicendo: "A Giacomo "il Giusto", a Giovanni e a Pietro il Signore, dopo la Resurrezione, diede la scienza, di cui essi poi fecero parte anche agli altri apostoli, e questi ai Settanta, uno dei quali era anche Barnaba.

^6,3-6. ^tl, 18.

1 U.supra^ 12,3.

2 II nome Stefano in greco significa corona {stéphanos). ^ Per quest'opera


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2004 16.19

5. Ci furono due uomini di nome Giacomo: uno di loro, il ^Giusto", fu buttato giù dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte da uno scardassatore ^ l'altro fu decapitato". Di Giacomo il "Giusto" fa menzione anche Paolo scrivendo: Non vidi nessun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore c.

6. Intanto ebbe compimento anche la promessa del nostro Salvatore al rè degli Osroeni. Infatti Tommaso, per ispirazione divina, mandò Taddeo a Edessa a predicare ed annunciare l'insegnamento di Cristo, come abbiamo poco prima illustrato riportando la lettera là ritrovata 5. 7. Egli, giunto in quei luoghi, guarì Abgar con la parola di Cristo e lasciò sbigottiti tutti gli abitanti con l'eccezionaiità dei suoi miracoli; e, dopo averli ben disposti con le sue opere e averli spinti all'adorazione della potenza di Cristo, li fece discepoli dell'insegnamento della salvezza. Ancora fino ai nostri giorni tutti gli abitanti della città degli Edesseni si sono dati con tutto se stessi al nome di Cristo, offrendo così una prova considerevole della benevolenza del nostro Salvatore anche verso di loro.

8. Queste cose si desumano dagli antichi; ora invece ritorniamo alla Sacra Scrittura. Al tempo del martirio di Stefano gli stessi Giudei si fecero promotori della prima e più grande persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti i discepoli, ad eccezione soltanto dei Dodici, si dispersero per la Giudea e la Samaria. Alcuni, come dice la Sacra Scrittura d, giunsero fino in Fenicia, Cipro ed Antiochia, ma non osarono predicare ai pagani la dottrina della fede, ma ai soli Giudei. 9. In quel tempo anche Paolo portava rovina alla Chiesa; entrava infatti nelle case dei fedeli e ne trascinava fuori a forza uomini e donne, facendoli poi gettare in carcere.

'-Gal 1,19. ^t 11,19.

4 Operaio che lavora la lana pettinandola e lisciandola con lo scardasso. ^Cf.supra^, 13.

94

10 Anche Filippo, uno di quelli nominati diaconi insieme con Stefano, si trovava fra i dispersi-giunto in Samarla, ricolmo della potenza divina, fu il primo a predicare agli abitanti la parola di Dio. La grazia divina agiva in lui a tal punto da conquistare con le sue parole con molti altri anche Simon Mago 6 11 In quel tempo il famoso Simone aveva un tale potere su coloro che ingannava con le sue arti magiche da essere ritenuto la grande potenza di Dio. Allora, sorpreso anch'egli dai miracoli prodigiosi compiuti da Filippo con l'aiuto della potenza divina, si infiltrò tra i cristiani e finse di accettare la fede in Cristo, facendosi persino battezzare e 12 desta meraviglia che questo venga ancora oggi compiuto da coloro che appartengono alla immondissima setta da lui fondata, questi infatti, introducendosi nella Chiesa come peste e scabbia col metodo del loro fondatore, causano profonda corruzione in coloro nei quali riescono a iniettare il veleno incurabile e terribile nascosto in loro. Ormai molti di costoro sono stati scacciati, quando palesarono la loro malvagità, anche Simone ebbe il meritato castigo, quando Pietro ne svelò la vera natura {

13. Diffondendosi di giorno in giorno sempre più la dottrina del Salvatore, un disegno divino condusse dalla terra degli Etiopi un ministro della regina di quel luogo - infatti, sulla base di una tradizione patria, quel popolo è governato ancora oggi da una donna -, questo fu il primo fra i pagani che Filippo, in seguito ad una apparizione del Verbo divino, rese partecipe dei misteri della parola di Dio, facendolo così primo dei fedeli nel mondo g. La tradizione dice che, fatto ritorno in patria, si fece nunzio per primo della conoscenza del Dio dell'universo e della venuta vivifica fra gli uomini del nostro Salvatore, dando così compimento, con la sua opera, alla profezia che dice:

e Cf At 8, 9-13 t Cf At 8, 18 23 § Cf At 8, 26 39 6 Su di lui cf infra, 13

L'Etiopia fenderà per prima la sua mano a Dio h. 14. In quel tempo Paolo, vaso di elezione, veniva designato apostolo, non però da uomini e neppure per intermediazione di uomini, ma per la rivelazione di Gesù Cristo in persona e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, poiché è stato reso degno di essere chiamato con una visione, accompagnata da una voce celeste.

2. IMPRESSIONE DI tiberio NELL'ASCOLTARE DA Pilato LA STORIA DI cristo

1. E quando il miracolo della Resurrezione del nostro Salvatore e la sua ascesa al cielo erano ormai noti ai più, Pilato, secondo un'antica usanza che imponeva ai governatori di comunicare all'imperatore ciò che di nuovo accadeva nei loro territori affinchè egli fosse al corrente di ogni cosa, riferì all'imperatore Tiberio i fatti riguardanti la resurrezione dai morti del nostro Salvatore Gesù, ormai nota a tutti gli abitanti dell'intera Palestina. 2. Informandolo degli altri suoi miracoli e della sua resurrezione dopo la morte, gli disse che dai più era ritenuto Dio. Si dice che Tiberio abbia sottoposto ciò che aveva appreso al giudizio del Senato, che rifiutò di dare però la propria approvazione, in apparenza perché non era stato richiesto prima il suo parere - vigeva infatti un'antica legge secondo la quale i Romani non dovevano riconoscere nessuno come Dio se non per deliberazione e decreto del Senato 7 -, ma in realtà perché l'insegnamento salvifico dell'annuncio divino non aveva bisogno del giudizio e dell'approvazione degli uomini. 3. Cosi dunque il Senato romano non ratificò ciò che era stato sottoposto alla sua approvazione riguardo al nostro Salvatore;


/ Questa disposizione è nota da Cicerone, Leggi, II, 18, 19, da Tito LÌ-^o, Annali, IX, 46 e da Tertulliano, Alle nazioni, I. 10.


ma Tiberio rimase saldo nella sua precedente opinione, e non mosse alcuna ostilità contro l'insegnamento di Cristo 8. 4. Tertulliano 9, conoscitore esperto del diritto romano, e del resto uomo famoso e fra i più illustri della Roma del suo tempo, parla di questi fatti nell’ Apologetico, da lui composto in lingua latina e da me poi tradotto in greco. Ecco le sue testuali parole: 5. "Per parlare dall'origine di siffatte leggi, era antico decreto che nessuno doveva essere consacrato dio dall'imperatore senza previo consenso del Senato. Cosi fece Marco Emilio riguardo ad una divinità di nome Alburno 10. E ciò ritorna a vantaggio della nostra tesi, che tra voi la divinità viene conferita da un decreto degli uomini. Se un dio quindi non piace ad un uomo, non viene ritenuto tale; cosi, secondo questo principio, conviene che l'uomo mostri il suo favore a Dio, e non viceversa. 6. Tiberio pertanto, sotto il quale il nome dei cristiani entrò nel mondo, non appena Pilato gli rese nota dalla Palestina, dove essa ha avuto angine, la nostra dottrina, ne diede notizia al Senato, palesan-jo la sua approvazione -

8 La notizia di questo resoconto a Pilato e dell'atteggiamento di Tiberio e del Senato non è attestata ne m Tacito ne m Svetomo ne m Flavio Giuseppe, ma solo m scrittori cristiani (Giustino, I Apologia, 35, e Tertulliano, Apologetico, 5, 2) Essa è pertanto da ritenere frutto di un'invenzione dei Cristiani per spiegare l'assenza di persecuzioni durante il regno di Tibeno

9 Oratore e apologeta cristiano nato intorno al 160 d. C a Cartagme. Si convertì ancora m giovane età al Cristianesimo, da cui poi si allontanò abbracciando prima il Montanismo e fondando poi una propria setta, ispirata ad un estremo rigore morale, i cui seguaci furono detti tertulliamsti Fu scrittore di ingegno abile e fecondo, come dimostrano le sue innumerevoli opere. Di esse Eusebio sembra conoscere solo ^Apologetico, menzionato anche a III 25, 4 , III, 20, 7, 33, 3. V, 5, 5, 5, 7 Si tratta di un'apologià della fede cristiana composta alla fine del 197, in cui l'autore da un lato confuta, con un'aggressività che non ha riguardi neppure per l'imperatore e i filosofi allora illu' stn, le accuse di adulterio, cannibalismo e incesto che i pagani muovevano al cristiani, dall'altro dimostra la superiorità della religione cristiana su quella pagana Non è questo il luogo per elencare tutte le altre opere dell'autore, del resto assai numerose Per esse cf B Altaner, Patrologia, Casale Monferrato 1977 (I ed 1968), pp 151 166

10 Marco Emilio Scauro, console nel 115 a C , tentò di introdurre a Ro' ma d culto di Alburno, una divinità dei Galli Camici, da lui sconfitti, violan do così la legge in questione, per la quale cf n 7


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2004 16.20

Ma il Senato non diede la propria, perchè non era stata richiesta prima la sua opinione; ma l'imperatore restò saldo nella sua deliberazione, lanciando minacce di morte contro gli accusatori dei cristiani" 11 La divina Provvidenza aveva infatti infuso, secondo l'economia 12, una simile disposizione d'animo in quell'imperatore, affinchè la parola del Vangelo nascesse senza impedimento e si diffondesse in ogni angolo della terra.

3 COME IN POCO TEMPO, LA DOTTRINA DI CRISTO SI PROPAGO’ IN TUTTO IL MONDO

1 Così, con l'aiuto della potente forza celeste, la parola della salvezza, come un raggio di sole, portava la luce sul mondo intero. Subito, per usare le parole della Sacra Scrittura, per tutta la terra si propagò la voce del suoi divini evangelisti ed apostoli, e le loro parole giunsero fino ai confini del mondo ' 2 In ogni città e villaggio molte Chiese erano piene di fedeli, con le aie straripanti di grano, e coloro che, per tradizione atavica e per l'antico errore, avevano l'animo irretito nell'antica malattia della superstizione dell'idolatria, ne furono liberati come da tremendi patroni dalla potenza di Cristo grazie all'insegnamento e ai miracoli dei suoi discepoli. Sciolti così da terribili catene rinnegarono ogni politeismo come opera demoniaca, e credettero nell'esistenza di un solo Dio, creatore dell'universo, che adorarono con i precetti di una vera religione e con la pietà divina e saggia comunicata dall'insegnamento del nostro Salvatore alla vita degli uomini.

'Sal 19 5

11 Apologetico,^ 1 2

12 Sul concetto di economia cf supra, I, n ^

99

3. La grazia divina si diffondeva ormai anche presso altri popoli, e per primo Cornelio 1?, a Cesarea di Palestina, in seguito ad una visione divina e all'aiuto di Pietro abbracciò la fede in Cristo con tutta la sua famiglia '. Ad Antiochia poi il nome dei Cristiani si riversò per la prima volta con l'impetuosità di una ricca e vitale sorgente. La Chiesa di questa città, grazie alla presenza di moltissimi profeti di Gerusalemme, e con loro di Barnaba, Paolo e di molti altri fratelli, fioriva e si popolava sempre più di molti altri Greci, ai quali avevano predicato coloro che si erano dispersi durante la persecuzione contro Stefano k. 4. Poiché Agabo, uno di quei profeti che era con loro, vaticinò una imminente carestia, da qui Paolo e Barnaba furono inviati a Gerusalemme per portare aiuto ai fratelli 1.

4. come, DOPO LA MORTE DI tiberio, gaio NOMINA agrippa RE DEI giudei, coNDANNANDO erode aLL'ESILIO PERPETUO

1. Dopo la morte di Tiberio, che regnò per circa ventidue anni 14, prese il potere Gaio. Questi assegnò subito la corona di rè dei Giudei ad Agrippa, designandolo signore della tetrarchia di Filippo e Lisania, alle quali, dopo non molto tempo, aggiunse anche quella di Erode 16 - questi era il rè sotto cui avvenne la passione del nostro Salvatore -che egli condannò all'esilio perpetuo 17 insieme alla moglie Erodiade, punendolo così per i suoi moltissimi delitti.

i Cf. At 10, 1-33. k Cf. At 11, 19-26. ] Cf. At 11, 27-30.

13 Era il comandante della legione romana di stanza a Cesarea. ^ Dal 14 al 37 d.C.

15 Altro nome dell'imperatore Caligola.

16 Per la tetrarchia di Filippo ed Erode cr. supra, I, n. 41. Lisania era tè' trarca dell'Abilene.

17 Sull'esilio di Erode cr. supra, I, 11,3 e n. 74.

Anche di ciò è testimone Giuseppe 18.

2. Al tempo di Gaio ebbe grande fama Filone 19, uomo illustre non solo tra noi, ma anche fra quanti provengono dalla cultura pagana. Discendeva da un’antica famiglia ebrea, e non era inferiore a nessuno degli uomini illustri di Alessandria. Con quanta e quale fatica egli si dedicò allo studio delle discipline teologiche ebraiche è chiaro a tutti dalla sua opera. E non c'è bisogno di aggiungere altro sul prestigio da lui raggiunto nella filosofia e nelle arti liberali delle scienze profane, poiché è noto che egli si distinse alquanto fra tutti i suoi contemporanei nel coltivare e nel seguire la filosofia di Plafone e di Pitagora.

5. filone È INVIATO ALLA CORTE DI gaio COME AMBASCIATORE DEI giudei

1. Egli parla in cinque libri 20 di ciò che accadde ai Giudei sotto Gaio e della follia di quest'ultimo, che si autonominò dio e fece abusi di potere di ogni genere, delle miserie dei Giudei sotto questo imperatore, dell'ambasceria che fece quando fu Ìnviato a Roma per difendere la causa dei suoi connazionali d’ Alessandria, e di come, presentatesi al cospetto di Gaio per difendere le patrie leggi, non ebbe che risa e beffe, e per poco non mise a rischio anche la propria vita.


18 Cf. Antichità giudaiche. XVIII, 224, 237, 252, 255; Guerra giudaica, II, 180-183.

19 Dotto teologo giudeo, nato ad Alessandria fra il 15 e il 10 a.C. Nel 40 d.C. fu inviato dai Giudei di questa città a Roma come ambasciatore a difesa delle tradizioni patrie violate da Caligola, che cercò di introdurre proprie ^figi nelle sinagoghe. Fu l'iniziatore del metodo allegorico nella interpreta-Zlone delle Sacre Scritture, di cui fu esegeta indefesso (cf. a questo proposi-^ il catalogo delle opere riportato da Eusebio al cap. 18). Centrale nel suo pensiero teologico è la concezione del Logos, considerato platonicamente la sede delle Idee, ossia dei modelli originari a cui Dio avrebbe guardato per ^eare il mondo.

20 Riferimento all'opera Ambasceria a Gaio, che riporta gli awenimenti che videro protagonista Filone in qualità di ambasciatore dei Giudei.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2004 16.21

2. Giuseppe fa menzione di questi episodi nel diciottesimo libro delle Antichità, scrivendo testualmente così: "E, scoppiata una rivolta ad Alessandria tra i Giudei che ivi abitavano e i Greci 21, ciascuna fazione scelse tré ambasciatori da mandare a Gaio. 3. Di quelli degli Alessandrini uno era Apione 22, che riversò molte calunnie sui Giudei, accusandoli, fra l'altro, di non prestare i dovuti onori a Cesare: mentre infatti tutti i sudditi di Roma dedicavano altari e templi a Gaio e, fra le altre cose, lo accettavano tra gli dei, soltanto questi, diceva, ritenevano folle onorarlo con statue e prestare giuramento nel suo nome. 4. Filone, capo della delegazione giudaica, uomo in ogni cosa illustre, fratello dell'abbarca 23 Alessandro, e non digiuno di filosofìa, era in grado di difendere coloro che erano accusati con queste numerose e gravi ingiurie che Apione rivolgeva contro di loro, con le quali, come era verosimile, sperava di suscitare la collera di Gaio. 5. Ma ciò gli fu impedito dall'imperatore, che gli ordinò di togliersi dai piedi, minacciando che nella sua ira avrebbe fatto senza dubbio qualcosa di terribile contro lui e i suoi compagni. Filone uscì coperto di contumelia, ed esortò i Giudei che erano con lui a farsi coraggio, perché Gaio, infierendo contro di loro, si era ormai di fatto reso nemico a Dio"24'

21 Questa rivolta scoppiò in seguito al tentativo di Caligola di introdurre proprie effìgi nei luoghi di culto ebraici. I Greci di Alessandria si mostrarono favorevoli all'imperatore, al quale chiesero di privare i Giudei della cittadinanza alessandrina. Poiché gli scontri divennero frequenti, entrambe le fazioni decisero di rimettere la questione a Caligola, alla cui corte inviarono ambasciatori.

22 Si tratta di quell’Apione contro cui Giuseppe Flavio scrisse la famosa orazione Contro Apione, per la quale cf. infra. III, n. 44.

23 Funzionario romano con mansioni prevalentemente fiscali.

24 Antichità giudaiche, XVIII. 257-260.

6. Queste le parole di Giuseppe. Lo stesso Filone, nell'opera da lui scritta, intitolata Ambasceria, racconta con precisione gli avvenimenti; tralasciandone la maggior parte, racconterò soltanto quelli con i quali ai lettori possa essere chiaramente dimostrato che le sciagure di allora e quelle che di lì a poco si sarebbero abbattute sui Giudei ebbero origine dalla loro efferatezza contro Cristo. 7. Filone narra 25 che sotto Tiberio, nella città di Roma, Seiano26, uomo allora potentissimo alla corte imperiale, fu il primo a rivolgere tutti i suoi sforzi all'annientamento completo di tutto il popolo giudaico, e che in Giudea Pilato, al cui tempo ebbe luogo la passione del Salvatore, portò fra loro grandissimo scompiglio, osando commettere nel Tempio, che in quel tempo esisteva ancora a Gerusalemme, atti vietati dalla Legge giudaica 27.

6. I MALI CHE SI RIVERSARONO SUI giudei IN SEGUITO ALL'UCCISIONE DI cristo

1. Dopo la morte di Tiberio, prese il potere Gaio. Egli inflisse a molti tante sofferenze, ma soprattutto inveì contro l'intero popolo giudaico, come è possibile apprendere in breve dalle seguenti parole di Filone, che dice testualmente: 2. "La stranezza del comportamento di Gaio coinvolse tutti i popoli, ma in particolare quello dei Giudei, che lo odiava per avere introdotto nelle sinagoghe delle altre città, a partire da quella di Alessandria, immagini e statue che lo raffiguravano (infatti lasciare che altri le dedicassero era come se le dedicasse lui stesso con la propria autorità), e per avere sconsacrato il Tempio che sorgeva sull'acropoli, trasformandolo in uno proprio dedicato al nuovo Zeus Epifane Gaio. Esso era rimasto fino ad allora inviolato ed aveva goduto di completo diritto di asilo" 2^

25 Ambasceria a Gaio, 24-38.

26 Seiano era prefetto del pretorio sotto Tiberio. Fu condannato alla pena capitale nel 31 d.C. con l'accusa di avere ordito una congiura contro l'inperatore.

27 Riferimento all'introduzione di statue che raffiguravano l'imperatore. di cui l'autore parla nel capitolo successivo.

:::::::::::::::::::::::

3. Lo stesso autore racconta in un'altra opera, intitolata Sulle virtù, altri infiniti mali (che è impossibile qui compendiare), che si abbatterono sui Giudei di Alessandria al tempo del già citato imperatore. Con lui concorda anche Giuseppe, che dice che le disgrazie che si riversarono sull'intero popolo giudaico ebbero inizio al tempo di Pilato e furono la conseguenza delle pene che inflisse al nostro Salvatore. 4. Ascolta i fatti che egli racconta nel secondo libro della Guerra giudaica, dicendo testualmente così: "Pilato, nominato da Tiberio procuratore 29 della Giudea, introdusse di notte a Gerusalemme, all'insaputa dei Giudei, le statue di Cesare, chiamate "insegne". Quando, il giorno seguente, essi si accorsero dell'accaduto, organizzarono una grandissima rivoltai rimasero sbigottiti infatti ad una simile vista, perché erano state violate le loro leggi. Esse proibivano che si ponessero immagini all'interno della città" 30.

5. Paragonando la narrazione di questi avvenimenti con quella che ne fanno i Vangeli, ci si accorgerà che dopo non molto tempo si ritorse a danno degli stessi Giudei l'approvazione da loro manifestata allo stesso Pilato, davanti al quale essi gridarono di non avere altro rè che Cesare. 6. Lo stesso storico narra inoltre che essi incorsero in un'altra disgrazia. Ecco le sue testuali parole: "Dopo ciò [Pilato] suscitò un'altra rivolta, utilizzando il tesoro sacro, detto "corban" 31, per costruire un acquedotto lungo trecento stadi -

103

Libro II, 6-7

. 7. Ciò causò il malcontento del popolo, che riempì di insulti Pilato al suo ingresso a Gerusalemme. Ma egli, che aveva già previsto la loro rivolta, mescolò alla folla soldati armati camuffati con abiti civili, a cui ordinò, quando egli avrebbe dato il segnale dalla tribuna, di non trafìggere i manifestanti con le spade, ma di colpirli con bastoni. Molti Giudei morirono, alcuni per le percosse, altri travolti nella fuga dai compagni; la folla, impietrita dai mali che colpirono coloro che furono catturati, tacque" 32.

8. Lo stesso autore attesta che, oltre a queste, molte altre sommosse scoppiarono a Gerusalemme, dimostrando come, da quel momento, rivolte, guerre e macchinazioni vicendevoli di mali non abbandonarono mai più la città e l'intera Giudea; esse continuarono fino all'assedio che ebbe luogo sotto Vespasiano 33, ultima di tutte le loro sciagure. Questo fu il castigo inflitto ai Giudei dalla giustizia divina per la loro efferatezza contro Cristo.

7. suicidio Di Pilato

1. Non è bene ignorare che al tempo del Salvatore, come si dice, lo stesso Pilato, sotto Gaio, il cui tempo stiamo illustrando, fu colto da tali mali da suicidarsi, divenendo così punitore di se stesso; la giustizia divina infatti lo raggiunse dopo poco tempo, come era verosimile. Raccontano ciò gli storici greci che, scrivendo la serie delle Olimpiadi, hanno fatto una esposizione ordinata di ciò che accadde in ciascuna di esse.

28 Ambasceria a Gaio, 43.

29 Traduco con questo termine i! greco epitropos, per il quale cf. supra.

I,n.39.

30 Guerra giudaica. II, 169-170.

31 Era il tesoro sacro custodito nel Tempio. Era costituito dalle offerti-raccolte dai Giudei per l'acquisto di animali destinati al sacrifìcio.

32 Guerra giudaica, II, 175-177. ^Nelóód.Q


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 04/01/2004 16.23

8. la CARESTIA SOTTO CLAUDIO

1. A Gaio, che non detenne il potere neppure per quattro anni interi 34, succedette l'imperatore Claudio; sotto di lui una tremenda carestia flagellò il mondo intero (questo raccontano nelle loro opere storiche anche gli scrittori lontani dalla nostra fede 35). Ebbe così compimento la profezia che, negli Atti degli Apostoli, il profeta Agabo pronuncia sulla imminente diffusione di una carestia su tutta la terra: 2. in quest'opera Luca, infatti, facendo cenno alla carestia che scoppiò al tempo di Claudio, racconta che, per mezzo di Paolo e Barnaba, i fratelli di Antiochia mandarono aiuti a quelli della Giudea, ognuno in base alla propria possibilità m. Poi continua dicendo:

9. martirio DELL'APOSTOLO GIACOMO

1. In quel tempo - cioè sotto Claudio - // rè Erode 36 cominciò ad adoperarsi per infliggere mali ad alcuni mèmbri della Chiesa, e fece passare a fil di spada Giacomo, fratello di Giovanni ". 2. Su Giacomo Clemente, nel settimo libro delle Ipotiposi, riferisce una storia degna di ricordo, cosi come l'aveva appresa dagli scrittori a lui precedenti. Egli racconta che colui che aveva trascinato Giacomo in tribunale, rimasto colpito nel vederlo testimoniare Cristo, confessò di essere anch'egli cristiano. 3. "Entrambi allora", dice, "furono portati via, e lungo la strada colui che aveva accusato Giacomo lo supplicò di perdonarlo.

"^At 11,28-30. "At 12, 1-2.

34 Regnò infatti dal 37 d.C. ai primi mesi del 41 d.C.

35 Cf. Suetonio, Vita di Claudio, 18; Cassio Dione, Storia romana, LX"

11; Tacito, Annali, XII, 43.

36 Si tratta di Erode Agrippa, che fu designato rè della Giudea da Claudio per averne appoggiato l'ascesa al trono.

Ed egli, dopo avere un po' riflettuto, gli disse: "La pace sia con tè", e lo baciò. Così furono decapitati insieme".

4. Erode allora, come dice la Sacra Scrittura °, vedendo che l'uccisione di Giacomo gli aveva fatto ottenere l'approvazione dei Giudei, si volse anche contro Pietro, facendolo mettere in carcere; e l'avrebbe anche fatto uccidere se, per intervento divino, un angelo, apparso di notte all'apostolo, non lo avesse liberato miracolosamente dalle catene e restituito al servizio della predicazione. Questo era infatti il disegno di Dio su Pietro.

10. come agrippa, DETTO ANCHE ERODE, FU PUNITO DALLA GIUSTIZIA DIVINA PER AVERE PERSEGUITATO GEI APOSTOLI

1. Di lì a poco il rè fu punito per la violenza mostrata contro gli apostoli; la vendetta del ministro della giustizia divina lo colpì subito dopo il complotto ordito contro di loro. Egli, recatosi a Cesarea, come dicono gli Atti p, in un giorno di festa solenne, indossata una magnifica veste regale, prese a parlare al popolo dall'alto di una tribuna. Ma mentre tutti approvavano il suo discorso come fosse pronunciato dalla bocca di Dio e non di un uomo, un angelo del Signore, come narra la Scrittura, lo colpì all'improvviso; ed egli perì consumato dai vermi. 2. E mirabile che il racconto di questo miracolo, che Giuseppe espone, chiaramente secondo verità, nel diciannovesimo libro delle Antichità, concordi esattamente con quello della Sacra Scrittura. Ecco le parole con cui egli racconta questo prodigio: 3. "Il viaggio di Erode a Cesarea, chiamata prima "torre di Stratone", coincide con il terzo anno del suo regno sull'intera Giudea 37.

"At 12,3-17. PAt 12, 19,21-23. ^' L'anno indicato è il 44 d.C.

106

Qui indisse feste in onore di Cesare, dal momento che aveva saputo della loro istituzione per implorare dagli dei la salute dell'imperatore, e vi invitò un gran numero di notabili della provincia. 4. Nel secondo giorno dei festeggiamenti, sul far del giorno, si presentò nel teatro con una veste, stupenda a vedersi, fatta tutta d'argento. Il quale, illuminato dai primi raggi del sole, meravigliosamente risplendette, destando un non so qual timore in coloro che lo fissavano. 5. Subito gli adulatori, chi da un lato chi dall'altro, lo invocavano come un dio con alte grida, che segnarono l'inizio della sua rovina. Dicevano: "Perdonaci, se fino ad oggi ti abbiamo riverito come uomo; da ora in poi invece proclameremo che tu sei di natura superiore a quella di un mortale". 6. Il rè non biasimò ne respinse l'empia adulazione di costoro, causando così la propria rovina. Sollevato infatti poco dopo lo sguardo, vide un angelo sulla sua testa 38. Subito, intuendo che egli, un tempo causa di beni, era in quel momento^ invece causa di mali, ebbe una fìtta al cuore, 7. a cui seguì subito dopo un dolore al ventre, insopportabile già fin dal primo sorgere. E allora, voltò lo sguardo verso gli amici, disse: "Io, che sono per voi un dio, ho ricevuto l'ordine di por fine alla mia vita: il destino infatti ha reso subito vane le vostre false grida di lode. Io, che da voi sono stato acclamato immortale, sono ormai colpito dalla morte. Bisogna .che accetti il destino che Dio mi ha riservato, perché non sono vissuto miseramente, ma in una gioia che diveniva, di giorno in giorno, sempre più grande". Mentre parlava, era tormentato dall'intensità del dolore. 8. Subito fu condotto alla reggia; la notizia della sua morte ormai imminente si diffuse ovunque in poco tempo. E il popolo subito, comprese donne e bambini, indossato il cilicio, come imponeva la legge patria, implorava da Dio la guarigione del rè;-

in tutta la città risuonavano grida di lamenti e pianto. Il rè, che giaceva in una stanza del piano superiore del palazzo, guardando verso il basso, scoppiò in lacrime nel vederli genuflessi. 9. Dopo essere stato tormentato per cinque giorni interi dai dolori al ventre, morì all'età di cinquantaquattro anni, dopo sette anni di regno 39, di cui quattro sotto Gaio Cesare - di questi tré nella triarchia di Filippo, e uno in quella di Erode - e tré da signore assoluto della Giudea, quale era stato designato dall'imperatore Claudio" 40.

10. Mi meraviglia il fatto che la narrazione che Giuseppe fa di questi avvenimenti e di altri ancora è altrettanto veritiera come quella della Sacra Scrittura. Ad alcuni che ne rilevano la discordanza sul nome del rè, faccio osservare che il tempo e l'avvenimento dimostrano che si tratta della medesima persona, sia che il nome sia stato cambiato per un errore di trascrizione, sia che egli avesse, come molti altri, due nomi.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 06/01/2004 18.52

11. il MAGO teuda

1. Luca, negli Atti (At 5, 34-36.), ricorda anche Gamaliele 41 che, durante il processo intentato agli apostoli, raccontò che al tempo oggetto della nostra indagine Teuda si ribellò affermando di essere qualcuno; ma fu ucciso e tutti coloro che lo avevano seguito furono dispersi. Ma lasciamo la parola a Giuseppe che, nell'opera sopra citata, dice di lui testualmente così:

38 In questo punto la citazione di Giuseppe Flavio risulta alterata: nello storico ebraico si legge infatti che non un angelo, ma un gufo apparve ad Erode. L'apparizione dell'angelo è invece attestata in At 12, 23. Eusebio, che sicuramente cita il passo in questione a memoria, fa confusione evidentemente fra le due fonti.

39 Erode Agrippa regnò infatti dal 42 al 48 d.C.

40 Antichità giudaiche, XIX, 343-351.

41 Era un fariseo della scuola di Hillel. Fu maestro di Paolo, come attestano At 22, 3.


2 "Quando Fado era procuratore della Giudea 42, un mago di nome Teuda persuase gran parte del popolo a prendere le proprie ricchezze e a seguirlo fin sulle rive del Giordano, si vantava infatti di essere profeta, e diceva che, dividendo con un solo cenno le acque del fiume, avrebbe dato loro facile passaggio. Ingannò molti con simili menzogne 3 Fado non permise che essi traessero vantaggio dalla sua pazzia, e gli inviò contro uno squadrone di cavalleria che, piombato su di loro con improvvisa e inaspettata carica, uccise molti, e molti prese vivi, fra questi era anche lo stesso Teuda, cui tagliarono la testa, che portò poi a Gerusalemme" 43 Oltre queste cose, ricorda la carestia che scoppiò sotto Claudio, dicendo:

1. "Inoltre una grande carestia si diffuse in Giudea 44, durante la quale la regina Elena comprò a caro prezzo grano dall'Egitto, che distribuì a coloro che ne avevano bisogno" ^

2 Come si è visto 46, ciò trova riscontro negli Atti degli Apostoli, in cui si narra che ognuno dei discepoli di Antiochia stabilì di mandare, ciascuno in base alla propria disponibilità, aiuti agli abitanti della Giudea. E tradussero in pratica questo proposito, mandando soccorsi ai presbiteri per mezzo di Paolo e Barnaba
(At11,29 30) 3 E ancora oggi di Elena, di cui lo storico fa menzione, esistono magnifiche stele nei dintorni dell'attuale Elia 47, e si diceva che essa era regina del popolo dell'Adiabene 4842 Morto Erode Agnppa (44 d C ), la Giudea fu affidata al governo del procuratore C Cuspio Fado, che rimase in carica fino al 46 d C

43 Antichità giudaiche, XX, 97 98

44 Ciò avvenne nel 46 d C anno in cui divenne governatore della Giùdea Tibeno Alessandro, successore di Fado

45 Antichità giudaiche, XX 101

46 Cf supra, 8, 2

47 L'imperatore Elio Adriano (117 138 d C ) conferì questo nome alla nuo\a citta di Gerusalemme, da lui poco prima distrutta per punire la nvoi ta di Bar Kocheba, scoppiata nel 132 (cf anche infra, IV, 6, 4)

48 Regione settentrionale della Mesopotamia

13 Simon mago

1 Quando la fede nel nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo si era ormai diffusa presso tutti gli uomini, il nemico del la salvezza umana macchinava per conquistare a sé, prima di qualunque altra, la città degli imperatori 49, inviandovi d già menzionato Simone Questi, incantando con le sue arti magiche molti degli abitanti di Roma, li trascinava nell'errore 2 Questo dice Giustino 50, che visse non molto tempo dopo gli apostoli, nella sua Apologià, di lui riferirò ciò che lo riguarda al momen to opportuno 51 Egli, nella I Apologia, rivolta ad Antonino ^2 in difesa della nostra fede, così dice 3 "Dopo l'ascensione del Signore al cielo, i demoni spinsero alcuni uomini a proclamarsi dei, costoro non solo non li avete perseguitati, ma li avete persino resi degni di onori, così avete fatto con Simon Mago di Samaria, del villaggio detto Ghitton, costui, che al tempo dell'imperatore Claudio, nella città regale di Roma, esercitava la magia con l'abilità dei demoni potenti, lo avete considerato Dio e onorato come tale dedicandogli, tra i due ponti del fiume Tevere, una statua con incisa questa iscrizione in lingua latina: SI-MONI DEO SANCTO, che vuoi dire "A Simone, Dio, Santo"

49 Cioè Roma

50 Dotto teologo cristiano nato a Flavia Neapolis m Palestina nel 100 d C Dopo aver abbracciato la filosofia greca, m particolare quella platonica, si concerti al Cristianesimo, come egli accenna m li Apologià, 12, 1 2 e riferisce più diffusamente nel Dialogo con Tnfone, 2 8 (cf anche infra, IV, 8, 5) De nunciato poi dal filosofo cinico Crescente, mori martire nel 165 d C Sulle opere cf infra, IV 18 5iCf infra, IV, 16 18

52 II riferimento e ad Antonino Pio imperatore dal 138 al 161 d C Lo pera m venta non e indirizzata solo a questo imperatore ma anche a Marco Aurelio Lucio Vero al Senato e al popolo di Roma

4. E quasi tutti i Samaritani, ma pochi altri in altre nazioni, lo hanno riconosciuto e adorato come primo dìo. Chiamano sua prima Idea, una certa Elena, che in quel tempo lo seguiva, una volta prostituta" 54 a Tiro di Fenicia.

5. Questo dice Giustino. Con lui concorda anche Ireneo 55, che nel primo libro dell'opera Contro le eresie, scrive intorno all'uomo e alla sua empia e impura dottrina 56. Sarebbe superfluo riferire adesso le sue parole, dato che coloro che vogliono possono leggere nella citata opera le origini e le biografie degli eresiarchi che si sono succeduti dopo di lui, le dottrine dei loro falsi dogmi e i principi a tutti loro cari, temi che Ireneo ha trattato dettagliatamente. 6. Abbiamo imparato da lui che capo assoluto di ogni eresia è Simone; da costui fino ai nostri giorni coloro che abbracciano la sua dottrina fingono di seguire la filosofia dei cristiani, nota universalmente per saggezza e purezza di vita; ma non per questo non perseverano nella loro superstizione idolatrica, cui in apparenza hanno rinunciato, inginocchiandosi di fronte ai libri e alle immagini dello stesso Simone e della già nominata Elena, sua compagna, che ancora continuano ad adorare con incensi, sacrifici e libagioni -

53 La notizia è storicamente errata. Giustino confonde inratti Simone con Semone, un'antica divinità umbra e sabina del patto e della fedeltà, il cui culto è attestato dall'iscrizione, qui citata solo in parte da Eusebio, SEMONI SANCTO DEO FIDIO SACRUM, incisa su un'ara trovata nel 1574 nell'isola Tiberina, da una statua che raffigura il dio in modo simile ad Apollo, e da un'iscrizione trovata sul Quirinale. Su questo passo di Giustino cf. anche Tertulliano, L’anima, 34.

54 I Apologià, 26, 1-3.

55 Originario dell'Asia Minore, Ireneo è il più importante teologo della seconda metà del II secolo. Su di lui cf. anche infra, V, 20; 26 e l'ampia trattazione in M. Simonetti, La letteratura cristiana antica, cit., pp. 86-92.

56 Contro le eresie. I, 23, 1-4.

.

7. I loro culti più segreti che, come si dice, colpiscono e, per usare un loro termine, "stordiscono" l'anima di coloro che per la prima volta li ascoltano, sono talmente pieni di "stordimento", di delirio e di pazzia da non potersi non solo riferire in quest'opera, ma neppure proferire dalle labbra di uomini probi per l'eccesso di turpitudine ed oscenità. 8. La loro esecranda dottrina supera di gran lunga tutto ciò che di più lercio di ogni turpitudine si potrebbe pensare: coloro che la professano infatti abusano di donne meschine, ricolme di ogni genere di vizi.

14. la PREDICAZIONE DELL'APOSTOLO PIETRO A ROMA

  1. La nemica potenza, ostile alla salvezza degli uomini, era in Simone, male esiziale, che essa rese padre e artefice di sì grandi mali in quel tempo e grande nemico degli incliti e divini apostoli del nostro Salvatore. 2. Tuttavia la grazia divina e celeste venne in aiuto dal cielo ai suoi servi, spegnendo velocemente la fiamma del Demonio, sempre desta a causa della venuta e della presenza di tali uomini malvagi, eliminando e abbattendo ogni altezza orgogliosa che si opponeva alla conoscenza di Dio (2 Cor l0,5)<DIR>

    3. Nessuna insidia di Simone o di qualcuno dei suoi seguaci si affermò perciò nel tempo apostolico; la luce della verità trionfava su tutto, e dominava su ogni cosa lo stesso Verbo divino, che dal cielo risplendeva sugli uomini, affermandosi sulla terra e dimorando presso i propri apostoli. 4. Ma subito il mago già menzionato, come se gli occhi della sua mente fossero stati colpiti da un bagliore divino e prodigioso, non appena le sue macchinazioni in Giudea furono portate alla luce dall'apostolo Pietro ( At 8, 18-23)., intraprese un lunghissimo viaggio oltre mare, fuggendo dall'Oriente in Occidente, dove, credeva, gli sarebbe stato possibile vivere secondo i suoi desideri. 5. Giunto nella città di Roma, sorretto nei suoi grandi progetti dalla potenza che lo proteggeva, in poco tempo fece tali prodigi da essere onorato come un dio dagli abitanti di quella città con la dedica di una statua 57. Ma il successo non ebbe lunga durata. 6. Sotto il regno di Claudio la Provvidenza universale, sommo bene e vi-cinissima agli uomini, condusse a Roma, contro un sì grande corruttore della vita, Pietro, forte e grande fra gli apostoli, loro guida per la sua virtù. Questi, combattendo, come un nobile condottiero di Dio, con armi divine, portava dall'Oriente in Occidente la mercanzia pregiata della luce spirituale, diffondendo l'annuncio del regno dei cieli, luce e parola salvatrice di anime.

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15 IL VANGELO SECONDO MARCO

1. Così dunque, diffondendo fra gli abitanti di Roma la parola divina, Pietro pose subito fine alla potenza di Simone. La luce della santilà risplendette a tal punto nelle menti di coloro che ascoltavano Pietro che non era per loro più sufficiente udirlo una sola volta. Non bastava più neppure l'insegnamento orale della parola divina: scongiurarono infatti Marco (di cui ci è pervenuto il Vangelo), seguace di Pietro, con preghiere di ogni tipo di lasciare un resoconto scritto dell'insegnamento che egli aveva dato loro oralmente; e non desistettero dalla loro insistenza finché non vennero esauditi. Furono così causa della redazione del Vangelo detto "secondo Marco". 2. L'apostolo Pietro, come si dice, saputo il fatto per rivelazione dello Spirito, gioì del loro zelo e acconsentì alla lettura del testo nelle

^Cf supra, 13en 53

Chiese. Clemente riferisce questa notizia nel sesto libro delle Ipotiposi, e con lui concorda anche Papia, vescovo di lerapo-li ^8. Pietro fa menzione di Marco nella sua prima lettera che, a quanto si dice, compose proprio a Roma, come egli stesso attesta, chiamando la città metaforicamente Babilonia quando afferma. Vi saluta la Chiesa di Babilonia e Marco, mio figlio u.

16. MARCO PER PRIMO PREDICO AGLI egiziani LA CONOSCENZA DI CRISTO

1. Si dice che Marco, mandato in Egitto, fu il primo a diffondervi il Vangelo che egli compose e ad istituire Chiese nella stessa Alessandria. 2. Grazie alla saggezza e allo zelo del suo modo di vita, il numero dei fedeli, uomini e donne, aumentò a tal punto che Filone reputò degno riferire per iscritto delle loro controversie, riunioni, banchetti e della loro condotta di vita ^.

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