Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

EUSEBIO DI CESAREA: La Storia Ecclesiastica ( libri da 1 a 5 )

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:48
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 4.551
Sesso: Maschile
21/09/2009 19:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 7 di 7 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 09/01/2004 10.37

34 quarto VESCOVO DELLA chiesa DI ROMA FU EVARISTO

Per quanto concerne i vescovi di Roma, nel terzo anno di regno del suddetto imperatore 130 mori Clemente, dopo aver di retto l'insegnamento della parola di Dio per nove anni interi, lasciando il ministero a Evansto

35 terzo VESCOVO DI gerusalemme FU giusto

Morto anche Simeone nel modo già descritto 131, succedette all'episcopato di Gerusalemme un giudeo di nome Giusto, uno dei moltissimi circoncisi che in quel tempo si erano convcrtiti a Cristo

36 ignazio E LE SUE LETTERE

1 In questi tempi viveva in Asia Policarpo, discepolo de gli apostoli, designato vescovo della Chiesa di Smirne da coloro che avevano visto coi loro occhi e servito il Signore 2 In quel tempo si distinsero Papia, vescovo della Chiesa di lerapoli 132, e Ignazio, famoso ancora oggi ai più, secondo vescovo di Antiochia dopo Pietro 3 Si racconta che questi, mandato dalla Siria a Roma, divenne cibo delle belve per la sua fede in Cristo 133 4 Attraversando l'Asia, sebbene sotto una strettissima sorveglianza di una scorta, rinvigoriva con discorsi ed esortazioni la fede delle diocesi in ogni città in cui si fermava, ammo nendo come prima cosa a stare lontano dalle eresie che allora per la prima volta cominciavano a prendere piede, e raccomandando di attenersi alla tradizione apostolica, che ritenne necessario, per maggiore sicurezza, affidare alla scrittura, pur avendone reso già testimonianza.

150 Cioè Tralano L'anno indicato e il 100 d C

131 Cf supra 32

132 Su di lui cf infra, 39

133 Ignazio fu martirizzato nel 110 d C circa


4Così, mentre era a Smirne, dove viveva Policarpo, scrisse una lettera alla Chiesa di Efeso, in cui fa menzione del suo pastore Onesimo, e un'altra a quella di Magnesia sul Meandro, dove ricorda di nuovo il vescovo Dama, e un'altra ancora a quella di Traile, presieduta allora, dice, da Polibio. 6. Oltre a queste, scrisse anche alla Chiesa di Roma, che scongiurò di non togliergli, intercedendo per lui, l'ardente speranza del martirio. E’ bene, a dimostrazione delle cose dette finora su di lui, riportare da questa lettera brevissimi passi. Scrive dunque testualmente: 7. "Dalla Siria fino a Roma combatto con le belve per terra e per mare, di giorno e di notte, legato a dieci leopardi (cioè ad un ordine di soldati) che, quando si fa loro del bene, diventano ancora più cattivi; ma grazie alle loro ingiustizie divento ancora di più discepolo di Cristo. Non per questo però sono giustificato •am.

8. Potessi io avere qualche bene dalle belve già pronte contro di me, che spero di trovare sbrigative. Se no sarò io stesso ad esortarle a divorarmi prontamente, perché non mi succeda, come ad alcuni, di non essere sbranato; qualora esse non volessero, le indurrò io stesso a farlo. 9. Concedetemi il vostro perdono. So io che cosa conviene a me. Ora comincio ad essere discepolo di Cristo. Nessuna delle cose visibili o invisibili mi impedisca di giungere a Gesù Cristo: fuoco, croce, belve voraci, ossa sfracellate, membra dilaniate, piaghe in tutto il corpo, punizioni del diavolo mi colgano pure purché possa giungere a Gesù Cristo!" I34. 10. Questo scrisse dalla città suddetta alle Chiese sopra menzionate. Lasciata Smirne, giunse nella Troade, da dove inviò uno scritto alla Chiesa di Filadelfìa e a quella di Smirne, in particolare a Policarpo, che la presiedeva. -

am 1 Cor 4, 4. 134 Lettera ai Romani, 5.

Riconoscendo Fapostolicità di quest'uomo, da autentico buon pastore gli da in custodia il gregge di Antiochia, reputando degno che egli ne avesse la massima cura. 11. Scrivendo agli abitanti di Smirne, si serve di parole riprese da non so quale fonte, dicendo queste cose su Cristo: "Io so e credo che egli, anche dopo la resurrezione, era nella carne. Quando si recò infatti dagli apostoli radunati intomo a Pietro, disse loro: "Rendetevi conto, toccatemi, vi accorgerete che non sono un fantasma privo di corpo". E subito lo toccarono e credettero" 13ci.

12. Anche Ireneo conobbe il martirio di Ignazio, di cui ricorda le lettere dicendo: "Come disse uno dei nostri, condannato per la sua fede in Dio ad essere divorato dalle belve, "sono frumento di Dio e sono stritolato dai denti delle belve per divenire pane puro" 136" 137.

13. Policarpo ricorda queste stesse cose nella sua Lettera ai Filippesi giunta fino a noi, dicendo testualmente: "Esorto pertanto tutti voi a credere e ad avere tutta la pazienza che avete visto con i vostri occhi non solo nei beati Ignazio, Rufo e Zosimo, ma anche in altri fra voi, nello stesso Paolo e negli altri apostoli, certi che tutti costoro non hanno corso invano, ma nella fede e nella giustizia, e che sono nel luogo loro dovuto al cospetto del Signore, per il quale soffrirono. Infatti non amarono il secolo presente , ma colui che è morto per la nostra salvezza ed è stato risuscitato da Dio" 138. Prosegue poi dicendo: 14. "Sia voi sia Ignazio mi avete raccomandato in una lettera che, qualora qualcuno vada in Siria, vi porti anche le vostre lettere.


135 Lettera agli Smirnei, 3, 1-2.

136 Lettera ai Romani, 4, 1.

137 Contro le eresie, V, 28, 4.

138 Lettera ai Filippesi, 9.

Lo farò, se ne avrò l'occasione propizia, io stesso o inviandovi qualcuno come messaggero. 15. Vi ho spedite, come mi avete richiesto, le lettere che Ignazio ci ha scritto e tutte le altre che di lui possedevamo, allegandole alla presente lettera. Da esse potrete ricavare grande giovamento: contengono infatti fede, pazienza e ogni virtù che si addice a nostro Signore" 139.

Ciò per quanto riguarda Ignazio. Dopo di lui diviene vescovo di Antiochia Eros.

37. gli EVANGELISTI ANCORA FAMOSI IN QUEL TEMPO

1. Tra coloro che in questi tempi divennero illustri era anche Quadrato 140, che insieme alle figlie di Filippo, come si dice, si distinse per il dono della profezia. Molti altri ancora divennero celebri in questi tempi, occupando la prima posizione nella successione degli apostoli. Questi, quali discepoli divini di siffatti uomini, costruirono sulle fondamenta delle Chiese già poste in ogni luogo dagli apostoli, propagando ulteriormente la predicazione e diffondendo ampiamente i semi salvifici del regno dei cieli in tutto il mondo. 2. Moltissimi dei discepoli di allora infatti, per eccesso di amore verso la Sapienza, colpiti nell'animo dalla parola di Dio, per prima cosa ubbidirono all'ordine del Salvatore, dividendo le loro ricchezze a coloro che erano nel bisogno; poi, inviati lontano dalla patria, adempirono alla loro missione di evangelisti, bramando di annunciare la parola della fede a coloro che non l'avevano ancora ascoltata e di consegnare loro lo scritto dei divini Vangeli. 3. Essi, dopo aver posto le basi della fede in alcuni territori stranieri e designato altri pastori, sotto la cui cura mettevano quanti si erano da poco convcrtiti a Cristo, partivano poi di nuovo per altre terre e altri popoli, sorretti dalla grazia e dall'aiuto divino; in loro infatti era così forte l'azione della potenza grandissima e straordinaria dello Spirito Santo che, sin dal primo udirli, sterminate folle accettavano spontaneamente nelle loro anime la fede nel creatore dell'universo.

139 Lettera ai Filippesi, 13.

140 Scrittore vissuto nella prima metà del II secolo d.C., autore di una Apologià indirizzata ad Adriano, ora perduta. Su di lui cf. infra, IV, 3, 1-2.

4. Essendomi impossibile elencare per nome tutti coloro che nella prima successione degli apostoli furono pastori o messaggeri della parola divina nelle Chiese del mondo, ho ricordato per nome soltanto quelli la cui tradizione è ancora oggi a noi nota nelle opere concernenti l'insegnamento apostolico.

38. la LETTERA DI clemente E LE OPERE FALSAMENTE ATTRIBUITEGLI

1. A queste ultime appartengono le lettere di Ignazio che ho già elencato, e quella di Clemente 141, unanimemente ritenuta autentica, che egli scrisse in nome della Chiesa di Roma a quella di Corinto. In essa riprende molti concetti della Lettera agli Ebrei, e ne cita testualmente alcuni passi, mostrando così molto chiaramente che essa non è stata composta in tempi recenti; 2. pertanto è parso opportuno annoverarla fra gli altri scritti dell'apostolo. Secondo alcuni poi l'evangelista Luca, secondo altri lo stesso Clemente, hanno tradotto in greco la Lettera agli Ebrei che Paolo scrisse nella lingua patria. 3. Questo potrebbe spiegare la somiglianzà stilistica fra la lettera di Clemente e la Lettera agli Ebrei, e la presenza in entrambi gli scritti di pensieri non lontani 142. 4. Ma si deve sapere che a Clemente è attribuita anche una seconda lettera 143, che non ha, come si sa, la stessa fama della prima, poiché nessuno degli Scrittori antichi se ne è servito. 5. Ormai alcuni già da tempo hanno attribuito a Clemente altre opere prolisse e ponderose, i Dialoghi di Pietro e Apione i44. Di queste però nessuna menzione si trova negli antichi scrittori, dato che non conservano puro il carattere dell'ortodossia apostolica. E ormai chiaro qual è la lettera di Clemente ritenuta autentica; di quelle di Ignazio e di Po-licarpo si è già parlato.

-

141 CLsupra, 16 e n. 61.

142 Sul problema dell'autenticità della Lettera agli Ebrei cf. supra, n. 8.

143 Non si tratta in realtà di una lettera, ma della più antica omelia cristiana. Essa non è stata composta di certo da Clemente, come dimostrano le differenze linguistiche con le altre opere dello scrittore cristiano. A. Harnack ha ritenuto che l'autore sia il vescovo di Roma Sotero, e il 170 d.C. l'anno in cui è stata composta. Incerto è il luogo di composizione. Alcuni (G. Krùger) propongono Corinto, altri Alessandria (R. Harris). Lo scritto esorta a mettere la vita al servizio di Cristo, salvatore del mondo, a temere Dio più degli uomini, a disprezzare il mondo e a non avere paura del martirio. Alcune esortazioni alla penitenza e l'esaltazione della vita oltre la morte chiudono l'omelia.

144 Opera perduta.


39. le opere di papia

1. Di Papia ci è giunta una sola opera, dal titolo Esegesi dei detti del Signore, in cinque libri. Anche Ireneo ne fa menzione come dell'unica che egli scrisse, dicendo: "Papia, uditore di Giovanni, amico di Policarpo, scrittore antico, è testimone di queste cose nel quarto libro della sua opera, che ne comprende cinque" 145.

2. Questo dice Ireneo. Lo stesso Papia, nel proemio del suo scritto, afferma di non avere ascoltato ne visto di persona i santi apostoli, ma di avere appreso Ì contenuti della fede da coloro che li conobbero. Ecco le sue parole: 3. "Non esiterò a riferirti anche quelle notizie che un tempo ho rottamente appreso dai presbiteri e che ho bene impresso nella memoria, sicuro della loro veridicità. Non godevo infatti, come Ì più, di coloro che dicono molte cose, ma di quelli che insegnano la verità, ne di quelli che riferiscono ciò che altri hanno loro comandato, ma di coloro che hanno annunciato i comandamenti consegnati alla fede dal Signore e derivanti pertanto dalla verità in persona. 4. Se mai è giunto qualcuno che si vantava di essere seguace dei presbiteri, io gli chiedevo con insistenza quello che avevano detto Andrea o Pietro o Filippo o Tommaso o Giacomo o Giovanni o Matteo o chiunque altro tra Ì discepoli del Signore, e inoltre le parole di Aristione e del presbitero Giovanni, discepoli del Signore. Non pensavo infatti di dovere a ciò che avevo appreso dai loro libri tanto quanto alle cose imparate dalla loro voce viva e sicura".

5. È opportuno a questo punto sapere che in Papia il nome di Giovanni è attestato due volte; il primo viene chiaramente presentato come evangelista accanto a Pietro, Giacomo, Matteo e agli altri apostoli. Dopo aver fatto una distinzione, annovera l'altro Giovanni fra coloro che non erano apostoli, gli antepone Aristione, e lo chiama chiaramente presbitero. 6. Con ciò viene dimostrata la veridicità del racconto di coloro che dicevano che in Asia due persone avevano lo stesso nome, e ricordavano che ancora oggi esistono due tombe che portano il nome di Giovanni ad Efeso. A queste cose bisogna fare attenzione; è verosimile infatti che il secondo, se non si vuole il primo, abbia avuto le visioni riferite dall’ Apocalisse attribuita a Giovanni.

7. Papia, di cui ora stiamo parlando, dichiara apertamente di avere appreso gli insegnamenti degli apostoli dai loro seguaci, e di avere ascoltato di persona Aristione e il presbitero Giovanni, che spesso cita per nome nelle sue opere, riferendo la tradizione su entrambi.

145 Contro le eresie, V, 33, 4.

8. Anche queste cose sono state dette non senza utilità. E opportuno alle parole di Papia fin qui riportate aggiungere altre sue notazioni, che riferiscono alcuni eventi prodigiosi e altri ancora pervenutigli dalla tradizione. 9. Si è già visto da quanto detto prima 146 che l'apostolo Filippo visse a lerapoli insieme alle fìglie, dalle quali Papia, quando si trovava presso di loro, apprese una storia che ha del miracoloso, che è bene ora riferire. Racconta infatti della resurrezione di un morto avvenuta davanti ai suoi occhi, e poi di un altro prodigio che accadde a Giusto, detto "Barsaba" che, dopo aver bevuto un veleno mortale, non ne subì alcun danno per grazia del Signore. 10. Questo Giusto, dopo l'ascensione del Salvatore, fu accolto insieme con Mattia fra Ì santi apostoli, che avevano pregato per la scelta di uno che prendesse il posto del traditore Giuda per completare il loro numero. Dicono ciò gli Atti degli Apostoli con queste parole: E furono scelti due, Giuseppe detto Barsaba, soprannominato Giusto, e Mattia. E pregando dissero... ^. 11. Riferisce poi altri fatti, appresi, come dice, dalla tradizione orale, altre parabole sconosciute del Salvatore, i suoi insegnamenti e altre cose più favolose: 12. trascorsi mille anni, diceva, dalla resurrezione di Gesù dai morti, il regno di Cristo si sarebbe manifestato materialmente su questa terra 147. Penso che egli, accettando queste teorie, abbia frainteso e travisato le dottrine professate dagli apostoli, non avendo compreso che essi parlavano solo in senso mistico e simbolico. 13. E’ chiaro che egli era infatti di intelligenza limitata, come si può provare dai suoi scritti. A causa sua moltissimi altri scrittori della Chiesa che vissero dopo di lui hanno professato le sue stesse opinioni in forza della sua antichità, come Ireneo e qualche altro che, a quanto pare, condivise le sue stesse idee. 14. Inoltre Papia riferisce nella sua opera alcune spiegazioni dei detti del Signore, derivate dal sopra citato Aristione, e le testimonianze sul presbitero Giovanni. -

^At 1,23-24.

^Cf.^^,31,3-5.

147 II riferimento è al millenarismo.

Rimandando a queste coloro che vogliono conoscerle, bisogna che io ora aggiunga alle parole già citate la testimonianza da lui riferita sull'evangelista Marco con queste parole: 15. "Questo diceva il presbitero, che Marco, interprete di Pietro, riferì con precisione, ma disordinatamente, quanto ricordava dei detti e delle azioni compiute dal Signore. Non lo aveva infatti ascoltato di persona, e non era stato suo discepolo, ma, come ho detto, di Pietro; questi insegnava secondo le necessità, senza fare ordine nei detti del Signore. In nulla sbagliò perciò Marco nel riportarne alcuni come li ricordava. Di una sola cosa infatti si preoccupava, di non tralasciare alcunché di ciò che aveva ascoltato e di non riferire nulla di falso 148".

16. Questo è quello che Papia racconta di Marco. Di Mat-teo dice: "Matteo ordinò i detti del Signore nella lingua ebraica, e ciascuno li ha tradotti come poteva" 14CÌ. 17. Egli ha fatto ricorso a testimonianze desunte dalla Prima lettera di Giovanni e dalla Prima lettera di Pietro, ed ha riferito anche un altro racconto riportato nel Vangelo secondo gli Ebrei, riguardante una peccatrice condotta davanti al Signore.

È stato necessario aggiungere queste notizie a quanto già detto.

148 Questo passo, insieme ad altre testimonianze, ha spinto alcuni studiosi, primo fra tutti aJ.O' Callaghan, a ritenere che il Vangelo di Marco è stato composto intorno al 50 d. C. Sulla complessa questione cf. Vangelo e storicità. Un dibattito, a cura di S. Alberto, Milano 1995; C.P. Thiede, Qum-ran e i Vangeli. Ì manoscritti della grotta 7 e la nascita del Nuovo Testamento, Milano 1996. 149 Su questo punto cf. supra, n. 85.

Amministra Discussione: | Riapri | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:26. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com