Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

EUSEBIO DI CESAREA: La Storia Ecclesiastica ( libri da 1 a 5 )

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 19:48
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 4.551
Sesso: Maschile
21/09/2009 19:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 3 di 6 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 09/01/2004 18.27

10. CHI FURONO I VESCOVI DI ROMA E DI ALESSANDRIA DURANTE IL REGNO DI ANTONINO

Adriano, dopo aver regnato ventuno anni41, pagò il suo debito; dopo di lui fu nominato imperatore Antonino, detto Pio. Nel primo anno del suo regno al posto di Telesforo, che morì dopo undici anni di ministero, venne designato vescovo di Roma Igino. Ireneo racconta 42 che Telesforo morì martire; egli

40 / Apologia,^, 6-10.

41 Adriano regnò dal 117 al 138 d.C.

42 Contro le eresie. III, 3,3.

attesta inoltre che al tempo del già citato Igino, vescovo di Roma, Valentino, fondatore dell'eresia che da lui prese il nome, e Cerdone 43, capo della setta dei Marcioniti, erano già noti entrambi a Roma. Egli scrive così:

11. GLI ERESIARCHI DEL LORO TEMPO

1. "Valentino infatti giunse a Roma al tempo di Igino, vi fiorì in quello di Pio e vi rimase fino a quello di Aniceto 44. Cerdone, il predecessore di Marcione 45, giunse anch'egli nella Chiesa di Roma al tempo di Igino, che ne fu nono vescovo, e, pur fingendo di pentirsi del proprio errore, continuò tuttavia ora ad insegnare di nascosto, ora, scoperto, a pentirsi di nuovo, ora ad essere confutato per quelle empie dottrine da lui professate e allontanato dall'assemblea dei fratelli" 46. 2. Queste cose egli dice nel terzo libro del Contro le eresie.

43 Su Cerdone cf. infra, 11, 1-2.

44 Igino fu vescovo della città dal 136 al 140; Pio dal 140 al 155; Aniceto dal 155 al 166.

45 Marcione fu fondatore di una eresia che opponeva al Dio vendicativo degli Ebrei dell'Antico Testamento quello buono e misericordioso del Nuovo Testamento, che si è manifestato in Cristo con un corpo apparente. Adottò anche un proprio Nuovo Testamento, comprendente il Vangelo di Luca privo dei cc. 1 e 2, e dieci Lettere di Paolo, da cui escluse quella agli Ebrei e le Pastorali. 46 Contro le eresie. III, 4, 3.

Nel primo dice ancora su Cerdone: "Un tal Cerdone, ripresa la strada seguita dai seguaci di Simone e predicando pubblicamente a Roma al tempo di Igino, nono vescovo della città a partire dagli apostoli, insegnò che il Dio annunciato dalla Legge e dai Profeti non era il Padre di nostro Signore Gesù Cristo; l'uno infatti è noto, l'altro invece ignoto, l'uno giusto, l'altro buono. Marcione del Ponto, che accolse la sua dottrina, fece crescere la sua scuola, bestemmiando spudoratamente" 47. 3. Lo stesso Ireneo 48, illustrando l'infinito abisso della selva piena di errori in cui era caduto Valentino, ne mette a nudo la perfìdia rimasta fino ad allora nascosta e occulta come quella di un serpente che si annida nella tana. 4. Dice inoltre 49 che in quei tempi visse anche un tale di nome Marco, espertissimo nell'arte magica. Descrive poi i loro vani riti e le orrende iniziazioni dicendo: 5. "Alcuni di loro preparano una stanza nuziale e celebrano sugli iniziati un rito accompagnato da misteriose parole. Dicono che ciò sia un matrimonio spirituale per l'affinità con le congiunzioni celesti; altri li battezzano poi con acqua dicendo: "Nel nome del padre sconosciuto dell'universo, nel nome della vera madre di ogni cosa, nel nome di colui che è sceso in Gesù". Altri invece pronunciano parole ebraiche per colpire ancora di più gli iniziati".

6. Igino morì dopo quattro anni di ministero. Fu designato vescovo di Roma Pio. Nella diocesi di Alessandria, al posto di Eumene, che ne resse l'episcopato per tredici anni, fu nominato pastore Marco. Morto Marco dopo dieci anni di episcopato, ne assunse il ministero Celadione. 7. Morto a Roma Pio dopo quindici anni di ministero, venne eletto vescovo di questa diocesi Aniceto. Al tempo di costui Egesippo riferisce di esser-si recato a Roma e di esservi rimasto fino al tempo dell'episcopato di Eleutero. 8. In questo periodo fiorì Giustino, che predicava la parola divina in forma filosofica e lottava con le sue opere in difesa della fede. Egli, autore anche dell'opera Contro Marciane 51, attesta che, al tempo in cui la componeva, costui era ancora vivo, dicendo: 9. "Un tale Marcione del Ponto, che vive ancora oggi e insegna ai suoi discepoli l'esistenza di un altro Dio più grande del Demiurgo, riuscì con l'aiuto dei demoni a persuadere molti a bestemmiare contro il creatore dell'universo, rinnegando in lui il Padre di Cristo, e a far confessare, oltre a questo, un altro dio più potente.

47 Contro le eresie. I, 27, 1-2.

48 Contro le eresie. I, 1-9.

49 Contro le eresie. I, 13, 1.

50 Contro le eresie. I, 21, 3.

51 L'opera è andata perduta.

Tutti i suoi discepoli, come abbiamo detto, vengono chiamati cristiani, come il termine di filosofia è comune ai filosofi anche quando le loro dottrine sono discordi" 52. E aggiunge: 10. "Abbiamo anche un'opera contro tutte le eresie esistenti, che vi daremo se desiderate conoscerla" 53. 11. Questo stesso Giustino compose opere validissime contro i Greci ^4, e altri discorsi in difesa della nostra fede, rivolti all'imperatore Antonino Pio e al Senato di Roma (viveva infatti in questa città). NeW Apologia egli stesso rivela chi era e il suo luogo di nascita dicendo:

12. APOLOGIA DI GIUSTINO AD ANTONINO

"All'imperatore Tito Elio Adriano Antonino Pio Cesare Augusto e al figlio Verissimo, filosofo, e a Lucio, figlio naturale del filosofo Cesare e adottivo di Pio, amante del sapere, e al sacro Senato e a tutto il popolo di Roma; in difesa di uomini odiati e calunniati ingiustamente da ogni popolo, io, Giustino, figlio di Prisco, figlio di Bacchio, nativo della città di Nea Flavia, in Siria di Palestina, uno di loro, ho dedicato questa opera e questo discorso" 55.- Supplicato anche da altri fratelli d'Asia che subivano ogni sorta di mali dagli abitanti del luogo, questo stesso imperatore stimò cosa giusta imporre questa disposizione al Concilio d'Asia ^:


52 I Apologia, 26,5-6. 53 I Apologia, 26, &.

^ Riferimento alla Cohortatio ad gentes, alla Oratio ad Graecos e al De ^anarchia, che oggi nessuno studioso attribuisce alla penna di Giustino. La prima opera "tratta della superiorità dei libri sacri rispetto agli errori e alle contraddizioni cui non hanno saputo sottrarsi i poeti e i filosofi greci nella ricerca di Dio" (M. Simonetti, La letteratura cristiana antica, cit., p. 68); la seconda contiene un attacco alla religione omerica da parte di un greco convcrtito al Cristianesimo; la terza, sulla base di citazione prese dai poeti e da Piatene, dimostra il monoteismo.

551 Apologia, 1.


13. LETTERA DI ANTONINO AL CONCILIO D'ASIA INTORNO ALLA NOSTRA FEDE

1. "L'imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto, Armeno 57, Pontefice Massimo, nella sua quindicesima tribunizia potestà 58, tre volte console, saluta il Concilio d'Asia. 2. So che anche agli dei è caro vendicarsi di uomini siffatti. Questi ardono molto più di voi dal desiderio di punire coloro che non vogliono-adorarli. 3. Se voi li annientate, rivolgendo loro l'accusa di ateismo, li confermerete ancora di più nella fede: sebbene accusati infatti sulla base di un sospetto, essi preferiscono morire per il proprio Dio piuttosto che vivere. Per questo vincono, perché rinunciano alla propria vita pur di non piegarsi a fare ciò che a voi sembra bene che essi compiano. 4. Per quanto riguarda i terremoti passati e presenti, non è fuori posto rammentarvi che voi vi perdete d'animo quando si verificano e confrontate il nostro atteggiamento con il loro. -

56 Era l'assemblea delle città delle province, ognuna delle quali era rappresentata da un legato. Essa svolgeva mansioni politico-amministrative con lo scopo di diffondere e promuovere il culto imperiale. Il documento qui riportato da Eusebio differisce da quello che appare come parte finale delle Apologie di Giustino. Queste diversità hanno fatto supporre l'esistenza di una traduzione fatta dal testo originale.

57 Alla titolatura imperiale di Marco Aurelio fu aggiunto questo epiteto dopo la battaglia di Dura Europos (163 d.C.), in seguito alla quale fu sottomessa l'Armenia. 58 Dal 10 dicembre 160 al 10 dicembre 161

5. Essi infatti sono più fiduciosi nel loro dìo, voi invece, per tutto il tempo in cui sembra che non sappiate cosa fare, non vi prendete cura degli altri dei e della religione di Dio immortale, ma osteggiate i cristiani che lo adorano 5CÌ, perseguitandoli fino alla morte. 6. Ai molti governatori delle province che gli hanno già scritto su uomini siffatti, il nostro divinissimo padre 60 rispose di non perseguitarli se non erano sospettati di ordire un complotto contro l'impero di Roma. E molti hanno chiesto anche a me come comportarsi nei loro confronti; a costoro ho risposto seguendo il pensiero di mio padre. 7. Ma se qualcuno persevera nel denunciare uno di loro solo perché è cristiano, l'accusato sia prosciolto dalla denuncia anche se fosse chiaro che egli lo è veramente, mentre l'accusatore dovrà subire la giusta pena. Sia pubblicato ad Efeso, nel Concilio d'Asia" 61.

8. Melitene 62, vescovo della Chiesa di Sardi, famoso in quel tempo, attesta che le cose si sono svolte in questo modo, come risulta chiaro da ciò che egli riporta y\^ Apologia, da lui indirizzata all'imperatore Vero in difesa della nostra dottrina.

14. CIO’ CHE SI RICORDA DI POLICARPO, CONOSCITORE DEGLI APOSTOLI

1. Ireneo racconta che in questo periodo, quando Aniceto era a capo della Chiesa di Roma 63, Policarpo 64 era ancora invita e si trovava a Roma a discutere con Aniceto 65 di una questione riguardante il giorno di Pasqua 66. 2. Il medesimo scrittore riferisce un altro racconto su Policarpo, che è necessario aggiungere a ciò che si è già detto su di lui.

59 I terremoti e i cataclismi naturali erano infatti attribuiti al fatto che Ì Cristiani non coltivavano più la religione tradizionale, provocando così l'ira divina, e di conseguenza la rovina per tutti gli uomini.

60 Adriano. Su questo punto cf. supra, 9.

61 Cronichon Paschale. 484, 10 - 485, 18.

62 Su questo autore cf. infra, 26.

63 Dal 155 al 166 d.C. M Su di lui cf. supra. III, 28, 6 e n 111.

. Ecco le sue parole:

Dal terzo libro del Contro le eresie di Ireneo

3. "Policarpo non solo fu discepolo degli apostoli 67 e fu in contatto con molti di coloro che videro il Signore, ma venne anche nominato dagli apostoli vescovo della Chiesa di Smirne in Asia. 4. Anche noi l'abbiamo visto nella nostra prima giovinezza (infatti visse a lungo e subì, quando era molto vecchio, il martirio, testimonianza gloriosa e notevole della sua fede in Cristo); professò sempre ciò che aveva imparato dagli apostoli e che anche la Chiesa gli affidava, le uniche venta. 5. Tutte le Chiese d'Asia e tutti coloro che sono succeduti a Policarpo fino ad oggi attestano che egli era testimone della verità di gran lunga più degno di fede e attendibile di Valentino, di Marcione e di tutti gli altri maestri di empie dottrine. Egli predicò a Roma anche al tempo di Aniceto 68, riuscendo a ricondurre molti fedeli dalle suddette eresie alla Chiesa di Dio e annunciando di avere appreso dagli apostoli questa unica e sola verità, quella tramandata dalla Chiesa. 6. Vi sono anche di quelli che gli sentirono dire che Giovanni, il discepolo del Signore, entrato ad Efeso [nelle terme] per lavarsi e accortosi che dentro vi era Cerinto, corse fuori dal bagno senza essersi lavato, dicendo: "Fuggiamo, prima che crolli il bagno per la presenza di Cerinto, il nemico della verità" 69.

65 Su di lui cf supra, 11, 7

66 Su questo punto cf anche infra, V, 24, 16

67 Fu infatti discepolo di Giovanni

68 Intorno al 160 d C

69 Cf anche supra, III, 28. 6

7. A Marcione, che si presentava al suo cospetto e che gli diceva "Riconoscici!", lo stesso Policarpo rispose: "Riconosco, riconosco il primogenito di Satana". Gli apostoli e i loro discepoli ebbero una così grande prudenza nell'evitare rapporti, anche verbali, con chiunque falsificava la verità, come anche Paolo ha insegnato dicendo: Tieniti lontano dall'uomo eretico dopo averlo già ammonito due volte, sapendo che un simile uomo è un pervertito e con i suoi errori si condanna da sé d. 8. Esiste inoltre una fondamentale lettera inviata da Policarpo ai Filippesi 70, dalla quale coloro che lo desiderano e si danno pensiero della propria salvezza possono apprendere di che stampo siano la sua fede e l'annuncio della verità" 71.

9. Questo dice Ireneo. Policarpo, nella sua Lettera ai Filippesi, già menzionata, tramandata fino ai nostri giorni, utilizza alcune notizie prese dalla Prima lettera di Pietro 72.

10. Ad Antonino Pio, che regnò ventidue anni, succedette insieme con il fratello Lucio il figlio Marco Aurelio Vero, chiamato anch'egli Antonino.

^3, 10-11.

/0 E una epistola che Policarpo, come attesta lo stesso Eusebio (supra, III, 36, 13-15), scrisse per esaudire la richiesta di quella comunità cristiana di avere copia delle lettere di Ignazio In essa da ammaestramenti sulla vera fede e norme di vita cristiana, insistendo m modo particolare sulTobbedienza che i fedeli devono ai presbiteri e ai diaconi

71 Contro le eresie, III, 3-4

72 Lettera ai Filippo^ 1, 3, 2, 1, 2, 2, 5, 3, 7, 2; 8, 1. 10, 2


Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 4 di 6 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 09/01/2004 18.28

15. AL TEMPO DI VERO, POLICARPO, INSIEME AD ALTRI, SUBÌ IL MARTIRIO NELLA CITTA DI SMIRNE

1. In questo tempo, mentre infuriavano grandissime persecuzioni in Asia, Policarpo subì il martirio. Ritengo assolutamente necessario aggiungere in suo ricordo la storia della sua morte, custodita per iscritto ancora ai nostri giorni. 2. Ci è pervenuta infatti una lettera 73 scritta di suo pugno e inviata dalla Chiesa che presiedeva alle altre diocesi del luogo, in cui si riferiscono gli avvenimenti che lo riguardano con queste parole: 3. "La Chiesa di Dio che ha sede a Smirne alla Chiesa di Dio che ha sede a Filomelio e a tutte le diocesi della santa Chiesa cattolica presenti in ogni luogo. La misericordia, la pace e l'amore di Dio Padre e di nostro Signore Gesù Cristo abbondi in voi. Vi abbiamo già scritto, fratelli, ciò che accadde ai martiri e al beato Policarpo, la cui testimonianza di fede pose termine alla persecuzione come con un sigillo" 74.

4. Inoltre, prima di raccontare il martirio di Policarpo, lo scritto riferisce la sorte degli altri martiri, descrivendo con quale sopportazione essi affrontavano Ì supplizi75. Si dice che gli spettatori che stavano nel circo rimasero sbigottiti al vederli ora ridotti a brandelli dalle frustate, che arrivavano in profondità fino alle vene e alle arterie più interne al punto da far vedere persino gli intestini e le parti innominabili, ora stesi su triboli e su aguzzi pali e, dopo aver subito ogni sorta di punizioni e supplizi, gettati in pasto alle belve.

5. Raccontano che si distinse particolarmente il nobilissimo Germanico, che ebbe la forza di sconfiggere, con l'aiuto della grazia divina, l'innata paura dell'uomo di fronte alla morte del corpo. Non si curò del console 76 che voleva dissuaderlo dal martirio facendo leva sulla sua giovane età e che lo supplicava di avere pietà di sé stesso perché ancora giovane e nei verdi anni; ma coraggiosamente aizzò contro di sé la belva quasi con violenza perché lo liberasse quanto prima dall'ingiusta e iniqua vita.

75 II riferimento è al Martino di Policarpo, il più antico fra gli Atti di<DIR>

martiri che si conosca 74 Martino di Policarpo, 1 /5 Martino di Policarpo, 2-7.

</DIR>

76 Si tratta di L Stazio Quadrato, citato alla fine del Martino di Policarpo, che ru proconsole d'Asia dal 151 al 157 d C

6. Per la nobile morte di costui la folla, meravigliata dell'impavidità del pio martire e della virtù dell'intera schiatta cristiana, cominciò in coro a gridare: "Via gli atei! Si cerchi Policarpo!". 7. Alle grida seguì un grandissimo disordine e un tale, di stirpe frigia, di nome Quinto, giunto da poco dalla Frigia, si perdette d'animo alla vista delle belve e davanti agli altri supplizi e venne meno, allontanando così da sé la salvezza. 8. Il racconto della lettera sopra citata riferisce che costui per spavalderia e non per convinzione andò in tribunale con gli altri. Ma una volta condannato, costituì per tutti un chiaro esempio di come non bisogna sottoporsi a simili prove solo per disprezzo del pericolo e senza convinzione. Così termina il racconto che li riguarda. 9. La lettera continua dicendo che l'ammirevolissimo Policarpo, ascoltando queste cose, dapprima non si scompose, conservando la propria anima calma e salda, e volle rimanere in città. Ma persuaso poi dai suoi compagni che lo scongiuravano e lo supplicavano con continue preghiere di fuggire, si recò in un podere vicino alla città, dove rimase con pochi amici, non facendo altro, di giorno e di notte, se non perseverare nella preghiera al Signore, supplicando e implorando da lui la pace per le Chiese di tutto il mondo, come era sempre stata sua consuetudine. 10. Dopo la preghiera, tre giorni prima del suo arresto, sognò che il cuscino si incendiava e veniva completamente consumato dal fuoco. Svegliatesi, espose subito ai suoi compagni ciò che aveva visto in sogno, ma non rivelò ciò che gli sarebbe accaduto, tacendo loro che era destino che egli morisse per Cristo consumato dal fuoco. 11. Poiché coloro che ne avevano ricevuto l'ordine lo cercavano con grande cura, obbligato di nuovo, a quanto dicono, dall'affetto e dalla benevolenza dei fratelli, si rifugiò in un altro podere. Qui, dopo poco tempo, giunsero coloro che lo cercavano; catturati due suoi servi che lì si trovavano, appresero il luogo in cui si nascondeva Policarpo da uno di loro, dopo averlo sottoposto a tremende torture. 12. Giuntivi a tarda ora, lo trovarono che dormiva in una soffitta, da dove non volle fuggire, pur essendogli possibile rifugiarsi in un'altra casa, dicendo: "Sia fatta la volontà di Dio". 13. Avendo saputo del loro arrivo, come narra lo scritto, scese dalla soffitta e parlò loro con un viso così dolce e benevolo da far credere ai suoi persecutori, che non lo conoscevano, di assistere ad un miracolo al vedere la sua età avanzata, la santità e la tranquillità del suo portamento, anche se avevano avuto un sì grande zelo nel catturare un simile vecchio. 14. Ma Policarpo non si curò di ciò e, ordinato che fosse loro imbandita subito una mensa, li esortò a prendere cibo a sazietà. Fece poi loro richiesta di una sola ora per poter pregare tranquillamente. Avuto il loro consenso, si levò in piedi e cominciò a pregare tanto ricolmo della grazia del Signore da far stupire i presenti al sentirlo e da far pentire molti di loro del fatto che un vecchio così santo e pio stava per essere ucciso.

15. Lo scritto che ci parla di lui prosegue poi nel racconto dicendo testualmente: "Finì la preghiera ricordando tutti, anche coloro che allora erano con lui, piccoli e grandi, illustri e sconosciuti, e tutta la Chiesa cattolica diffusa nel mondo. Giunta l'ora di andare, lo fecero montare su un asino e lo condussero in città. Era un sabato di festa grande. Lo incontrarono l’eirenarca 77 Erode e suo padre Niceta che, fattoio salire sulla loro carrozza e sedutisi vicino a lui, cercarono di persuaderlo a rinnegare la sua fede con queste parole "Che male c'è nel dire Signore Cesare, nel sacrificare e così salvarsi?". 16. In un primo tempo non rispose, ma poi, vista la loro insistenza, disse: "Non ho intenzione di fare ciò a cui mi esortate". Essi desistettero allora dal persuaderlo e, pronunciate contro di lui turpi parole, lo spinsero giù dalla carrozza con tanta violenza che egli, nella caduta, si sbucciò uno stinco.

  1. Era il responsabile dell'ordine pubblico.

    Ma non si voltò neppure, ignorando il dolore, e con coraggioso zelo avanzava, condotto verso lo stadio. 17. Pur essendoci qui un sì grande clamore che avrebbe impedito a chiunque di essere udito, Policarpo, non appena entrò, sentì una voce dal cielo dirgli: "Forza Policarpo, sii forte". Nessuno vide chi aveva parlato, ma molti dei nostri udirono quella voce. 18. Quando Policarpo fu portato all'interno dello stadio, coloro che avevano appreso la notizia del suo arresto eruppero in un grande clamore. Non appena entrò, il proconsole gli domandò se era Policarpo; avuta risposta affermativa, cercò di persuaderlo ad abiurare dicendo: "Abbi riguardo della tua età! "; aggiunse poi quelle parole che erano soliti pronunciare: "Giura nel Genio di Cesare, pentiti, di': basta con gli atei". 19. Ma Policarpo, guardando con volto serio tutta la folla che era nello stadio, alzò verso di loro la mano e, sollevato lo sguardo al cielo, disse: "Basta con gli atei!". 20. Il proconsole, avvicinatesi, gli disse: "Giura e ti libererò; insulta il Cristo!". Ma Policarpo rispose: "Sono suo servo da ottantasei anni e non ho ricevuto da lui nessuna ingiustizia. Come potrei insultare il mio rè, colui che mi ha dato la salvezza?". 21. Ma il proconsole insisteva dicendo: "Giura nel Genio di Cesare"; e Policarpo: "Se speri che io giuri nel Genio di Cesare, come mi ordini, fingendo di ignorare chi io sia, ascolta attentamente: sono cristiano. E se vuoi apprendere l'insegnamento del Cristianesimo, basterà che tu mi ascolti per un giorno!". 22. Rispose il proconsole: "Persuadi il popolo". E Policarpo: "Ho ritenuto degno rivolgerti la parola perché mi hanno insegnato di onorare i magistrati e le autorità investite da Dio come loro si addice, se ciò non è dannoso per noi; ma non stimo degni costoro di ascoltare la mia difesa". 23. E il proconsole: "Ho le belve; a queste ti darò in pasto se non abiuri la tua fede". Egli rispose: "Chiamale, ma non muterò parere per passare dalle cose migliori alle peggiori; è bello infatti andare dall'ingiustizia alla giustizia". 24. Ed egli: "Se non ti curi delle belve, ti farò consumare dal fuoco, se non abiurerai il Cristo". E Policarpo: "Tu minacci un fuoco che brucia per un'ora e poco dopo si spegne, ma ignori il fuoco del giudizio futuro e del castigo eterno destinato agli empi. Ma perché perdi tempo? Fa venire quello che vuoi". 25. Nel dire altre parole ancora più gravi era pieno di coraggio e di gioia, e il suo volto abbondava a tal punto di grazia da non scomporsi alle parole che gli erano state rivolte dal console, che rimase anzi stupito e inviò l'araldo in mezzo allo stadio a proclamare tre volte: "Policarpo si è dichiarato cristiano". 26. Quando l'araldo ebbe finito di pronunciare queste parole, tutto il popolo dei pagani e dei Giudei che abitavano a Smirne gridò con impeto incontenibile e a gran voce: "Questi è il maestro dell'Asia, il padre dei cristiani, il flagello dei nostri dei, colui che insegna a molti a non sacrificare e a non prostarsi ".27. Dicendo ciò, chiesero a gran voce all'asiarca78 Filippo di sguinzagliare un Icone contro Policarpo. Egli rispose che non era possibile, poiché' lo spettacolo delle belve era finito. A loro sembrò bene quindi chiedere all'unanimità di bruciare vivo Policarpo. 28. Bisognava infatti che avesse compimento la visione a lui apparsa del cuscino, che vide bruciare mentre pregava quando, rivolto ai fedeli che erano con lui, profetizzò: "E necessario che io sia arso vivo". 29. Ciò si verificò in men che non si dica: il popolo infatti condusse subito fuori dalle officine e dalla terme legna e fascine. In ciò si prodigarono soprattutto i Giudei, come era loro costume. 30. Quando la pira fu allestita, si tolse da sé tutti i vestiti, si sciolse la cintura e tentò di togliersi anche le scarpe, cosa che non aveva fatto prima da sé poiché ciascun fedele sempre contendeva con l'altro per toccargli per primo la pelle. A causa della sua perfetta santità infatti era oggetto di onore anche prima di giungere alla vecchiaia.

    Era preposto al Concilio d'Asia per il quale cf. supra, n. 56.

    31. Subito gli fu fatto indossare ciò che è necessario per il rogo; ma poiché essi avevano anche l'intenzione di inchiodarlo, disse loro: "Lasciatemi così; colui che infatti mi da la forza di sopportare il fuoco, mi permetterà di resistere al rogo anche senza che voi mi ci assicuriate con i chiodi". Essi allora non lo inchiodarono, ma lo legarono. 32. Egli, messe le mani dietro la schiena e legato come agnello scelto preso da un grande gregge come olocausto gradito a Dio onnipotente, disse: 33. "Padre dell'amato e benedetto Gesù Cristo, tuo figlio, per mezzo del quale siamo stati resi partecipi della tua conoscenza, Dio degli angeli, delle potenze, di ogni creatura e di tutta la stirpe dei giusti che vivono al tuo cospetto, ti benedico per avermi reso degno di questo giorno e di questo momento, con cui mi concedi di prendere parte al calice del tuo Cristo nel numero dei martiri 34. per la resurrezione della vita eterna, dell'anima e del corpo nell'incorruttibilità dello Spirito Santo. Fra loro possa io essere accolto oggi al tuo cospetto, come sacrificio pingue e a tè accetto, 35. come tu, Dio vero e non menzognero, hai preparato, rivelato prima dei tempi e portato a compimento. Per questo e per ogni altra cosa io ti lodo, ti benedico, ti magnifico per mezzo dell'eterno sommo sacerdote Gesù Cristo, tuo amato figlio, per mezzo del quale a te, con lui, nello Spirito Santo, sia gloria ora e nei secoli futuri. Amen". 36. Non appena proferì "amen" e portò a termine la preghiera, gli addetti attizzarono il fuoco. A noi, ai quali fu concesso vedere il prodigio di una grande fiamma che risplendeva, è stato riservato il compito di raccontare ad altri il miracolo che accadde. 37. Il fuoco, prendendo forma di volta come la vela di una nave gonfiata dal vento, avvolse il corpo del martire, che vi si trovava in mezzo non come carne bruciata, ma come oro e argento arsi in una fornace; infatti sentivamo un profumo simile a quello dell'incenso e di un altro aroma prezioso. 38. Quegli empi infine, vedendo che ciò impediva che il suo corpo potesse essere consumato dal fuoco, ordinarono ad un confector 79 di avvicinarsi a lui e di trafìggerlo con una spada. 39. Fatto questo, sgorgò dal suo corpo una così grande quantità di sangue da riuscire a spegnere il fuoco e a far meravigliare il popolo della grande differenza esistente tra coloro che non credono e gli eletti. Egli era uno di costoro, il maestro ammiratissimo nei nostri tempi, discepolo degli apostoli e profetico vescovo della Chiesa cattolica di Smirne; ogni parola che usciva dalla sua bocca o si era già compiuta o si sarebbe compiuta. 40. Ma il demonio, astuto e invidioso, nemico della progenie dei giusti, vedendo la grandezza della sua testimonianza di fede e la sua vita sempre ineccepibile, che lo cinse della corona dell'immortalità e gli permise di riportare il premio inoppugnabile della vittoria, fece in modo che noi non raccogliessimo neppure il suo corpo, sebbene molti desideravano farlo per tenere con loro le sue sante spoglie. 41. Alcuni consigliarono a Niceta, padre di Erode, fratello di Alce, di recarsi dal procuratore per esortarlo a non darci il suo corpo, dicendogli: "Affinchè, abbandonando l'adorazione di colui che è stato crocifisso, non comincino a venerare costui". Dissero queste cose su suggerimento e istigazione dei Giudei - essi infatti ci spiavano quando stavamo per prendere il suo corpo dal rogo - ignorando che non potremo mai dimenticarci del Cristo, che patì per la salvezza di coloro che sono salvati in tutto il mondo, ne adorare un altro. 42. Veneriamo lui che è figlio di Dio, e amiamo i martiri come loro spetta perché discepoli e imitatori del Signore per la loro dedizione senza pari al proprio rè e maestro. Voglia il cielo che noi diveniamo loro amici e condiscepoli! 43. Il centurione, vedendo la contesa causata dai Giudei, fece porre il cadavere del martire nel mezzo, come era loro consuetudine, e lo fece bruciare; così poi noi, raccolte le sue ossa, più preziose delle pietre pregiate e più inestimabili dell'oro, le riponemmo in un luogo conveniente. -

  2. Era colui che dava il colpo di grazia al lottatore o alla belva ferita nell’arena.

44. Qui, finché sarà possibile, il Signore ci concederà di riunirci nella gioia e nella letizia per commemorare l'anniversario del suo martirio, in ricordo di coloro che hanno lottato prima di noi per la fede e per esercizio e preparazione di coloro che lo faranno dopo di noi. 45. Questo per quanto riguarda il beato Policarpo, il dodicesimo martire a Smirne dopo quelli di Filadelfia; solo il suo nome è sulla bocca di tutti in ogni luogo, persino su quella dei pagani" 80.

46. La vita del magnifico ed apostolico Policarpo è stata degna di una simile fine, che i fratelli della Chiesa di Smirne hanno riferito nella lettera già citata. In essa è aggiunto anche il racconto di altri martiri verificatisi a Smirne nello stesso periodo di quello di Policarpo, in cui si dice che anche Metrodoro, forse presbitero della setta di Marcione, morì sul rogo arso dalle fiamme 81.

47. Dei màrtiri di quel tempo il più famoso è un tal Pionio 82. La narrazione minuziosa della sua confessione di fede; la forza delle sue parole; la difesa della fede davanti al popolo e ai giudici; i sermoni didascalici, e ancora le ammonizioni a coloro che cadevano in tentazione durante la persecuzione; le esortazioni che dava ai fratelli che lo andavano a trovare in carcere; inoltre i supplizi che subì e le sofferenze che ne derivarono; i chiodi; la risoluzione da lui mostrata sul rogo; la sua morte, che fu al di sopra di ogni prodigio: tutte queste cose sono trattate con dovizia di particolari nella narrazione che lo riguarda.

80 Martino di Policarpo, 8-19

81 Metrodoro fu martirizzato m realtà durante la persecuzione di De-cio (249-25 IdC)

82 Non confondere questo Pionio con l'omonimo autore di una Vita di Policarpo, un'opera del tutto leggendaria, composta nel 400 circa per completare la narrazione del Martino di Policarpo Anche questo Pionio morì sotto la persecuzione di Decio.

Essa è stata inclusa da me fra le testimonianze antiche riguardanti i màrtiri; a queste rimanderò coloro che ne hanno interesse 83. 48. E oltre questi, ci sono giunti anche Atti di altri che furono martirizzati a Pergamo, città dell'Asia, di Carpo, di Panfìlo e di sua moglie Agatonice, che morirono in modo illustre dopo aver confessato gloriosamente la propria fede in molte occasioni.

Amministra Discussione: | Riapri | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:34. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com