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Dio è giudice e giusto, ma anche padre misericordioso

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2010 21:24
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21/08/2010 21:24
 
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DOMENICA XXI ( C ).
21 domenica del tempo ordinario

“O Padre, che chiami tutti gli uomini per la porta stretta della croce al banchetto pasquale della vita nuova, concedi a noi la forza del tuo Spirito, perché, unendoci al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della vera libertà e la gioia del tuo regno.”
“Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.”
“Ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.”

Is 66,18b-21; Sal 116/117; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30



Alcuni rabbini sostenevano che tutto Israele si sarebbe salvato, e ciò in forza della fedeltà di Dio. Ma altri, più rigorosi, dicevano: «Dio ha creato questo mondo per amore di molti, ma quello futuro per pochi». Nelle scuole di teologia si svolgeva dunque un dibattito. Qualcuno vuole sentire il parere di Gesù. Ma a Gesù non interessa questo dibattito teologico, sterile come molti dibattiti. A Lui non interessa il numero - se pochi o se molti -, ma togliere all'uomo che lo interroga (e a tutti, noi compresi) la falsa sicurezza che può derivare da un'errata concezione dell'appartenenza al Signore. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno.

L'immagine utilizzata è molto vivace: la porta è stretta, e molta folla vi si accalca, e la porta resta aperta per poco tempo. Dunque bisogna darsi da fare. Il fatto che la porta sia stretta e che resti aperta per poco tempo non significa che i salvati siano pochi (se pochi o tanti è un segreto di Dio): vuol significare che non c'è tempo da perdere. Il padrone di casa, una volta chiusa la porta e iniziata la festa, non apre più per nessuno, nemmeno per gli amici, e dire «hai mangiato con noi e hai camminato per le nostre strade» non serve. Non basta essere figli di Abramo, occorre la fede di Abramo. Dunque nessuna sicurezza ma vigilanza. Fiducia sì, e anche serenità, ma una serenità che riconosce la propria indegnità, si appoggia all'amore di Dio, e non si vanta di nulla e non giudica nessuno.
Se rileggiamo il brano, ci accorgiamo che Gesù ha capovolto completamente la domanda che gli è stata posta. Non più: sono pochi quelli che si salvano? Bensì: cosa devo fare per non essere escluso dalla salvezza? E difatti Gesù inizia la sua risposta con un imperativo: «Sforzatevi!».

E da una domanda sugli altri («quelli»), si è passati a qualcosa che riguarda se stessi («voi»). L'avvertimento di Cristo termina con una frase che sorprende: «Alcuni degli ultimi saranno primi, alcuni dei primi saranno ultimi». Questo detto afferma con forza e chiarezza che l'annuncio del Vangelo porta con sé il sovvertimento dei vecchi criteri di valutazione. Molti di quelli che si credevano sicuramente ammessi al banchetto, si vedranno esclusi: altri (come ad esempio i pagani) verranno dall'oriente e dall'occidente e saranno ammessi. I criteri di Dio sono diversi da come voi pensate – ricorda Gesù rivolgendosi agli uomini del suo tempo e a noi – e dunque non perdetevi in questioni secondarie, non giudicate la situazione degli altri (saranno ammessi? Saranno esclusi?): datevi da fare per voi stessi.

(don Bruno Maggioni)

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1. L'empietà (asèbeia), l'ingiustizia (adikìa), è il rigetto della legge (anomìa).Tuttavia, attraverso le discussioni di Gesù e dei farisei, si vedono presto di fronte due concezioni di questo disprezzo di Dio. Per i farisei, la pietra di paragone della pietà è la pratica delle prescrizioni legali e delle tradizioni che le Circondano; l'ignoranza in questa materia è già un'empietà (cfr. Gv 7,49). Gesù quindi ha torto di mangiare Con i peccatori (Mi 9, 11par.), di essere loro amico (Mt 11, 19 par.), di entrare in casa loro (LC 19,7). Ma Gesù sa bene che ogni uomo è peccatore e nessuno può dire di essere pio e giusto; il vangelo che egli porta dà appunto ai peccatori una possibilità di penitenza e di salvezza (Lc 5, 32). La pietra di paragone della vera pietà sarà quindi l'atteggiamento adottato nei confronti di questo vangelo.

2. La chiamata degli empi alla salvezza. - Il problema è esattamente lo stesso dopo che Cristo ha consumato il suo sacrificio morendo « per mano degli empi » (Atti 2, 23). Egli è morto « giusto per gli ingiusti » (1 Pt 3, 18), benché abbia voluto « essere annoverato tra i malfattori » (LC 22, 37). È morto per gli empi (Rom 5, 6) affinché questi siano giustificati dalla fede in lui (Rm 4,5). Tali sono i giusti del NT: empi giustificati per grazia. Avendo riconosciuto nel vangelo la chiamata alla salvezza, essi hanno rinunciato all'empietà (Tito 2, 12) per rivolgersi a Cristo.

Ormai i veri empi sono Coloro che rifiutano questo messaggio o lo corrompono: i falsi dottori che turbano i fedeli (2 Tm 2,16; Giuda 4,18; 2 Pt 2, 1 ss; 3,3s) e meritano il nome di anticristi (1 Gv 2,22); gli indifferenti che vivono in un'ignoranza volontaria (2 Pt 3, 5; cfr. Mt 24, 37; Lc 17, 26-30); a più forte ragione le
potenze pagane Che susciteranno contro il Signore l'empio per eccellenza (2 Tes 2, 3. 8).
Questo è il contesto in cui si rivela ormai il mistero dell'empietà. 3. L'ira di Dio sugli empi. - Ora, ancor più che nel VT, il castigo di questa empietà è presentemente una certezza. L'ira di Dio si rivela, inmodo permanente, contro ogni empietà ed ingiustizia umana (Rm 1, 18; cfr. 2, 8); ciò è. tanto più vero nella prospettiva degli ultimi tempi e del giudizio finale. Allora il Signore annienterà
l'empio con lo splendore della sua venuta (2 Tes 2, 8), e tutti coloro che partecipano al mistero della empietà saranno confusi e castigati (Giuda 15; 2 Pt 2, 7). Se il Castigo tarda, è perché Dio porta pazienza per permettere ai malvagi di Convertirsi (2 Pt 2, 9).
A- DARRIEUTORT e P. GRELOT


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ATTALIZZAZIONI

Dio non rinuncerà mai a volerti bene e se per caso lui vede che anche il castigo è utile per convertirti, lo userà. L’autore del brano prosegue e dice: «Guardatevi attorno, cercate di vedere nella comunità chi ha le braccia cadenti e le ginocchia infiacchite, e siate a lui fratello! Incominciate da lui, in modo che il piede non abbia a storpiarsi».
Ci affida gli uni agli altri perché tutti noi possiamo essere quel fratello che comincia ad avere le ginocchia infiacchite e le braccia cadenti. Tu sei con il Signore nella misura che “sei”, non conta niente se tu da anni e anni sei nella Chiesa, hai un posto di responsabilità: non vuol dire che tu sei il primo. Tu sei il primo nella misura che ami!

-Fanno una domanda a Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Gesù non risponde a quella domanda, è oziosa, senza senso, disimpegnante; il Signore gli dice: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta». Cosa vuol dire? Se tu porti dentro di te ciò che non appartiene al regno, non gliela fai ad entrare; se tu vuoi mantenere tutto il tuo modo umano di ragionare, tutta la tua vanità, il tuo orgoglio, tutto il tuo farti vedere, tutta la tua sicurezza che ti viene dal denaro; se tu vuoi mantenere tutti i tuoi intrallazzi, se tu non vuoi perdere niente di ciò che è dato da una società organizzata in maniera estranea a Dio, tu non gliela fai ad entrare dentro il regno di Dio: la porta è stretta!

Guarda Cristo Signore e il Vangelo e accoglilo con potenza dentro di te. Abbi il gusto di vivere il Vangelo alla lettera: questa è la porta stretta nella quale si entra! Solo attraverso il Vangelo accolto del tutto dentro di te, puoi entrare: tuffati quindi nel Vangelo, perché è la parola defi nitiva, è la salvezza per ogni uomo. È Dio la vera parola!

( don Oreste Benzi)



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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