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"Storia di Cristo", testimone di una conversione


Ripubblicato da Vallecchi il testo che segnò la conversione di Giovanni Papini


di Antonio Gaspari 

ROMA, martedì, 15 aprile 2008 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI, nel suo "Gesù di Nazaret", lo ha definito uno dei "libri più entusiasmanti" che siano mai stati scritti sulla figura del Cristo.

Pubblicata per la prima volta nel 1921 e più volte ristampata fino all'ottava edizione del 1985, la "Storia di Cristo" scritta da Giovanni Papini (Vallecchi pp. 448; 20,00 Euro) è considerata il "libro della redenzione" dello scrittore più irriverente del Novecento italiano. 

Il testo ha avuto sin dall'inizio un successo planetario, tanto da essere tradotto in venticinque lingue, tra cui il cinese, il giapponese, l'arabo e perfino l'esperanto. L'editore Vallecchi ha deciso di ripubblicarlo per la qualità e l'attualità che il tema della "Storia di Cristo" ha assunto nei tempi moderni.

La ripubblicazione del libro riporta anche alla storia dello scrittore Giovanni Papini (1881-1956), una persona intelligente, acuta, brillante, tormentata sia nella buona che nella cattiva sorte. 

I suoi tormenti si riflettono già nella composizione familiare: il padre Luigi, garibaldino anticlericale, e la mamma Erminia Cardini, che lo fece battezzare di nascosto dal padre. 

Maestro e bibliotecario, si fece apprezzare presto per la sua vena di scrittore capace e sagace. Insieme a letterati e filosofi del suo tempo fondò e diresse diverse riviste e scrisse decine di libri.

Fu candidato al Nobel ma non lo vinse a causa della sua militanza politica, Fu un ateo feroce, processato per oltraggio alla religione; per questo, destò enorme clamore quando si convertì al cristianesimo. 

Seguace del nichilismo, arrivò all'apice della sua avversione al cristianesimo con "Le memorie d'Iddio" (1912), in cui scrisse "Uomini: diventate atei tutti, fatevi atei subito!"e "Dio esiste solo perché gli uomini credono in Lui, e alla morte dell'ultimo credente anch'Egli scomparirà".

Dopo la conversione, avvenuta nel 1921, Giovanni Papini piangeva al pensiero di aver scritto un simile libro e incaricò la figlia Viola di ricercare tutte le copie ancora esistenti e di bruciarle. 

È stata la figlia a raccontare che il padre, rattristato e pentito, un giorno le disse: "Viola, mi fido soltanto di te. Mi son fatto rendere da Vallecchi tutti i volumi delle 'Memorie d'Iddio': bruciali tutti, che non ne resti nemmeno una copia!".

Papini annunciò la sua conversione religiosa pubblicando la "Storia di Cristo", che si rivelò un grande successo editoriale, non solo italiano. 

Nella "Storia di Cristo", lo scrittore toscano narra con passione la vita di Gesù e respinge le critiche di coloro che si dicono "spiriti liberi" e che vorrebbero "assassinare una seconda volta Gesù".

Scritto come se fosse ieri, Papini respinge le tesi di coloro che parlano del Vangelo come di una leggenda, criticando chi descrive Gesù come un "negromante" o un "arruffapopoli". Va anche contro coloro che descrivono il Cristo come un "mito creato ai tempi d'Augusto e di Tiberio", o quelli che parlano di Gesù come un "precursore di Rousseau e della divina Democrazia". 

In riferimento alla sua vita, nell'introduzione alla "Storia di Cristo" Papini scrive: "l'autore di questo libro ne scrisse un altro, anni fa, per raccontare la malinconica vita d'un uomo che volle, un momento, diventar Dio". "Ora, nella maturità degli anni e della coscienza, ha tentato di scrivere la vita di un Dio che si fece uomo".

Il Cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, introduce questa riedizione del capolavoro papiniano spiegando il percorso doloroso di ricerca di Dio dello scrittore toscano. 

"Che questa Storia di Cristo non sia vuota retorica - afferma l'Arcivescovo di Firenze - lo conferma la forte testimonianza di fede che l'autore ha dato nella fase finale della sua vita".

Tre anni prima di morire, rileva il Cardinale Antonelli, "Papini fu colpito da una terribile paralisi progressiva che lo privò dell'uso delle gambe e delle braccia e poi persino della parola". 

"Allora - spiega il porporato - dal suo cuore di credente uscì un famoso testo, 'La felicità dell'infelice', in cui risplende la sua serenità, fondata sulla fiducia in Dio".

"Quella di Papini", conclude l'Arcivescovo di Firenze, "è un'avventura umana significativa e appassionante".


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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