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Maria nella vita e nella missione del sacerdote

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2011 21:53
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29/06/2010 18:23
 
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Attualità e riflessioni

Anno sacerdotale: Maria e il sacerdozio

L’Immacolata, modello di amore eucaristico, è la Celeste formatrice dei sacerdoti, dispensatori del Divin Corpo del Figlio suo. In essi, la Vergine Santa continua la sua mis­sione di Madre, adoratrice e apo­stola di Gesù.

di San Pier Giuliano Eymard

L’anima che vive dell’Eucaristia deve oc­cuparsi prima di tutto degli interessi del­l’adorabile Sacramento. Tra questi, il primo, il più caro a Gesù è il Sacerdozio. Il Santissi­mo Sacramento ci è dato e viene a noi per opera dei Sacerdoti; per mezzo di essi Gesù riceve la vita sacramentale che consacra alla gloria del Padre; per mezzo di essi Egli è glo­rificato più che non lo possano fare i fedeli anche più pii: Egli ha dato loro tutti i suoi di­ritti, tutta la sua potenza.

Perciò pregare per il Sacerdozio, chiedere che le vocazioni si moltiplicassero, ottenere per i popoli sacerdoti santi, uomini di fuoco, era la preghiera di Maria, il suo apostolato di predilezione. Ed ora essa protegge le vocazio­ni sante, le domanda al suo Divin Figlio: il sa­cerdote è il figlio prediletto di Maria.

Ella lo forma fin dalla fanciullezza e con­serva la sua virtù, alimenta il suo fervore, lo conduce per mano sino ai piedi dell’altare, e lo presenta al Vescovo, come altra volta pre­sentò Gesù al Tempio. L’incoraggia nei mille sacrifici dello studio, nelle lotte, nei timori del Sacerdozio. Il sacerdote formato da Maria, oh che buono e santo sacerdote, ben accetto a Gesù!

Maria rivive nel sacerdote e continua per mezzo di lui la sua missione verso le anime e verso Gesù Cristo. La prima Incarnazione s’è fatta in Maria e per mezzo di Maria; in essa il Verbo ha preso carne; nel­le mani del sacerdote e alla sua parola, Gesù Cristo diviene nostro Pane. La dignità di Madre di Dio è in­comparabile; Ella è la Madre del Re, Regina, per con­seguenza, degli Angeli e degli uomini. Il sacerdote è il padre di Gesù in sacramento, il re spirituale delle anime: un Dio terreno, terrenus Deus, che ha ricevu­to tutti i beni di Dio, che apre e chiude il Cielo.

Maria alleva Gesù, lo nutre, segue i suoi stati di vita. Al sacerdote spetta di far crescere Gesù Cristo nelle anime, di seguirlo, conservarlo in esse fino a tanto che sia arrivato all’età perfetta e che abbia tra­sformato l’anima in Lui stesso.

Maria, come Madre, ha su Nostro Signore tutti i diritti che le conferisce la maternità. Il sacerdote ha pure un potere diretto sulla persona di Gesù Cristo. Maria non è potente che per Gesù: anche il sacerdote non è potente che per le grazie che Gesù mette nelle sue mani; e Gesù mette se stesso a disposizione di lui, per dargli una potenza d’azione ancor più grande.

Pertanto Maria può sotto certi rapporti invidiare i privilegi del sacerdote. Ella porta il Verbo Incarna­to per nove mesi nel suo seno, e non di più: il sacer­dote è inesauribile: ogni giorno egli incarna Gesù Cristo; il suo potere di consacrare è inerente al suo sacerdozio; simile al Padre che lo genera senza esau­rirsi mai, simile al sole che rida ogni giorno la sua lu­ce, il suo calore.

Maria da al monde Salvatore nel suo stato mortale, debole e destinato alla Croce; il sacerdote lo fa discendere sull’Altare, ma nel suo stato glo­rioso e risuscitato: la sua gloria non appare ai no­stri occhi grossolani, ma gli Angeli la vedono: è un sole raggiante dalla parte del cielo, velato verso la terra.

La missione e i doveri del sacerdote e di Ma­ria riguardo all’Eucaristia e alle anime sono gli stessi.

La missione del sacerdote è una missione di adorazione e di apostolato. Il sacerdote prima è adoratore, custode del Santissimo Sacramento, uomo di orazione anzitutto: «Nos vero – dicono gli Apostoli – orationi et ministerio verbi instantes erimus», «Noi attenderemo alla preghiera e al­la predicazione». Così pure il sacerdote deve unir­si alla preghiera della Vittima, che offre e prepara, e incominciare ai piedi dell’altare il suo apostola­to esteriore.

Maria nel Cenacolo: ecco la sua Divina Ma­dre che gli è di esempio in questo primo dovere; là Ella è adoratrice d’ufficio, adora prendendosi cura del culto eucaristico, ripara la gloria di Dio oltraggiata dai peccatori, consola l’amor di Gesù sconosciuto dai suoi. Al Padre offre Gesù; a Gesù mostra il materno suo seno; allo Spirito Santo le anime, sua eredità e suoi templi, affinchè le rinnovi e animi della sua carità.

Ecco quello che deve a Gesù il sacerdote fedele, che comprende la grazia dell’amore del Salvatore per lui.

Il secondo ministero del sacerdote è di annunciare Gesù Cristo ai popoli. Ancora qui Maria è la sua dolce protettrice. Ella ha compiuto l’educazione di Gesù, e ha rivelati i misteri della sua vita agli Apostoli e agli Evangelisti; parlava di Lui senza stancarsi, lo faceva amare attorno a sé: era zelatrice di Gesù.

Così deve fare il sacerdote: predicare, far conosce­re Gesù nel Santissimo Sacramento, estendere il culto e il regno, con zelo infaticabile. Per questo egli si rivol­ge a Maria, che ama i sacerdoti d’un amore di predile­zione; li ama in Gesù suo Figlio, di cui sono i Ministri; li ama per la gloria di Dio e la salute delle anime, del­le quali essi sono gli apostoli.

Il sacerdote ha dei doveri da compiere verso que­sta tenera Madre: non deve star indietro a nessuno nel renderle onore, nell’amore tenero che le è dovuto: la faccia conoscere e amare con zelo.

E noi, se amiamo l’Eucaristia, se vogliamo che es­sa sia servita, predicata, adorata da tutti, domandiamo senza posa a Gesù, per mezzo di Maria, santi sacerdo­ti, operai apostolici, fedeli adoratori: la gloria del Santissimo Sacramento e la salvezza del mondo non sono che a questo prezzo.

L’apostolato di Maria consisteva nella pre­dicazione muta, ma molto persuasiva, del rispet­to. Questa predicazione conviene a tutti, e un’a­nima desiderosa di far conoscere e amare l’Eu­caristia vi si applicherà con gran cura, unendosi a Maria.

Con quanta modestia e riverenza questa per- ! fetta adoratrice stava davanti al Santissimo Sacra-1 mento! Stava come gli Angeli al cospetto della divina Maestà: tutta penetrata di fede, e assorta nella’ divina presenza di Gesù; non badava ad altro. Si presentava a Nostro Signore religiosamente vestita, come a una visita d’onore. Un modo di vestire negletto, disordine nel contegno, sono segni di poca fede, di un interiore disordinato.

Maria rimaneva in ginocchio quanto poteva, ai piedi del suo Dio; è questa la positura d’adorazione della Santa Chiesa, l’omaggio del corpo, l’umiltà del­la fede: in ginocchio ai piedi di Gesù, è il posto dell’a­more.

Il rispetto nel luogo santo, e specialmente davanti al Santissimo Sacramento, deve essere la grande virtù pubblica degli adoratori. Questo rispetto è la professio­ne solenne della loro fede, e nello stesso tempo è per essi un mezzo per ottenere la grazia della pietà e del fervore: perché Dio punisce sempre le ir­riverenze commesse nel suo santuario, con l’affievolimento della fede e con la privazione delle grazie di devozione. Chi fosse irriverente o indecente davanti a Nostro Signore avrebbe torto di stupirsi della propria freddezza nella preghiera; anzi, meriterebbe d’essere scacciato vergognosamente dalla divina Presenza, come un incivile o un insensato.

Siamo molto severi circa il culto del rispet­to; abbiamo un contegno riservato, un’attitudi­ne religiosa; osserviamo un rigoroso silenzio, un assoluto raccoglimento dei sensi.

Nella chiesa non si devono avere riguardi che verso Gesù Cristo: lì non vi son più amici. Gesù è tutto: la corte non ha gli occhi fissi che sul Re, non onora che Lui. Alla vista del rispet­to profondo e religioso degli adoratori, i mon­dani saranno costretti a dire: «Qui c’è qualche cosa di grande!». I deboli e i tiepidi arrossiran­no della loro tiepidezza e riconosceranno Gesù Cristo. L’esempio è la lezione regale della sapienza, è l’apostolato più fecondo.

Da Il Settimanale di Padre Pio – 30 agosto 2009 n. 33


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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