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Che senso ha portare i bambini in Chiesa ed alla Messa?

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2015 19:47
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Sesso: Femminile
01/09/2009 13:22
 
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Spesso....amici....mi è stato chiesto da persone a me vicine...."che necessità abbiamo di portare I BAMBINI" con noi in Chiesa...oppure ai raduni cristiani, non sò ad un incontro con il vescovo, o con il Papa....

Mi dicono: MA NON SI ANNOIANO?

E spesso rispondo: ma scusate amici.........i bambini vivono in un mondo tutto loro, oppure devono imparare a vivere dentro la nostra società? PERCHE' ALLORA LI PORTIAMO ALL'ASILO E POI A SCUOLA?

Così era anche il discorso del BATTESIMO AI NEONATI......ma dove sta scritto che NON POSSIAMO DARE QUESTO BATTESIMO DA PICCOLI?

PERCHE' NON CAPISCONO NULLA, dicono alcuni........ambè.....mi verrebbe da rispondere: ma perchè tutti gli adulti sono in grado di CAPIRE COME STANNO LE COSE?

 
Nella consuetudine Ebraica, ad esempio non esiste il proselitismo ma la PRESERVAZIONE DEL POPOLO perchè per loro la fede ebraica si trasmette con la NASCITA.....un bambino che nasce ebreo E' EBREO PER LEGGE.......una Legge che per loro parte dal Sinai....quando avvenne il PATTO (l'Antica Alleanza) ATTRAVERSO L'INTERVENTO DI DIO..........
"E Moshè li comandò [i Sacerdoti] dicendo: 'Al termine dei sette anni, al tempo dell'anno Sabbatico nella festa di Succot, nel giungere di tutto Israele per comparire dinanzi al Signore tuo D-o nel luogo che Egli sceglierà, leggerai questa Torà dinanzi a tutto Israele nelle loro orecchie. Raduna il popolo, gli uomini e le donne e i bambini ed il tuo straniero che abita nelle tua città, affinché ascoltino ed affinché imparino e temano il Signore vostro D-o.'". (Deuteronomio XXXI,10-12)

 
"E non solo con voi io stipulo questo patto e questo anatema. Ma con colui che è qui con noi oggi dinanzi al Signore nostro D-o e con colui che non c'è qui con noi oggi ". (Deuteronomio XXIX, 13-14)

Nella Parashà di Nizzavim viene stipulato un nuovo patto, patto che ha la caratteristica di sottolineare la dimensione collettiva dell'impegno di Israele. Or HaChaim insite sul concetto di "arevut", garanzia, espresso in questo patto. Ogni ebreo è considerato garante del proprio prossimo sicché se un ebreo trasgredisce pubblicamente la Torà è nostro compito riprenderlo ed indirizzarlo sulla corretta via. Il patto che stipula Moshè tra il Signore ed Israele nell'ultimo giorno della sua vita terrena però applica questo concetto di garanzia dinamicamente nel tempo: in qualche modo siamo responsabili anche delle generazioni che ci seguiranno. Del resto già sapevamo che il padre ha degli obblighi precisi circa l'educazione del figlio ma, nonostante ciò, sappiamo anche che un bambino è esente dall'osservanza della Legge fino a che non compie i tredici anni (dodici per la ragazza) ed è considerato un adulto a tutti gli effetti, tuttavia anche il bambino deve comunque partecipare alla vita della comunità per poter giungere ai tredici anni preparato.

............

Un bambino che nasce ebreo non ha modo di uscire dal patto in questione ed è tenuto ad osservare la Torà. Come può essere valido allora un patto che una persona non ha stipulato personalmente ? Perché io mi dovrei sentire vincolato da un patto stipulato qualche millennio fa dai miei avi?

Risponde il Rabbino.

Bachya sostiene che in effetti il vincolo sussiste perché abbiamo realmente stipulato il patto personalmente così come sul Sinai. Lo scorso anno abbiamo anche affrontato un passo del Talmud (TB Niddà 30b) nel quale si parla del giuramento che ogni nascituro ebreo fa nel momento in cui lascia l'utero materno.

............

Nel Cristianesimo questo obbligo SI SCIOGLIE MA ATTENZIONE...NON PER DIVINCOLARSI DA DIO....MA PER ACCEDERE AL CRISTIANESIMO MEDIANTE IL BATTESIMO.......si scioglie dunque l'obbligo imposto per nascita e si pratica quello della libera scelta da parte dei genitori che donano al proprio figlio IL RIVESTIRSI DI CRISTO...se sono un genitore cristiano, in accordo con il coniuge, sceglierò prima possibile che questo figlio diventi MEMBRO DELLA CHIESA ATTRAVERSO IL BATTESIMO....il quale, incorporandoci a Cristo mediante la sua morte e risurrezione, è IL NUOVO E DEFINITIVO PATTO (Nuova Alleanza).......

LASCIATE CHE I BIMBI VENGANO A ME. NON GLIELO IMPEDITE...dice Gesù...come fa un bambino ascegliere di andare a Cristo SE I GENITORI NON GLIELO FANNO CONOSCERE FIN DAI PRIMI PASSI E FIN DALLE LORO PRIME PAROLE?

Il Battesimo così è il primo strumento DELLA GRAZIA....è il primo PASSO...è il primo approccio anche di tutta la comunità verso un nuovo fratello...ED E' LA PRIMA FREQUENTAZIONE ALLE CELEBRAZIONI SACRE!
E' il Battesimo che ci fa una COMUNITA' DI CREDENTI.....E DA NESSUNA PARTE E' SCRITTO CHE I BAMBINI NON POSSONO ENTRARCI CON IL BATTESIMO...
Vi lascio con questa interessante risposta che ho trovato molto saggia....

Ed i bambini? Come si giustifica la loro presenza?

R. Essi, nell'insegnamento di Rabbi Elazar Ben Azarià, vengono per dare un premio a coloro che li portano. La responsabilità delle azioni di un minore è infatti sul padre fino al bar/bat mizvà. Da li in poi il ragazzo/a è un/a adulto/a.

Il punto è che non si può costruire un palazzo dal tetto: per essere in grado di osservare correttamente la Torà, una volta adulti, i bambini necessitano dell'istruzione dei genitori. Visto che insegnare ai figli è una mizvà(=comandamento), la presenza dei bambini permette al genitore di fare la mizvà(=catechesi). La mizvà dell'Hakel prevede che il padre porti il bambino non tanto perché il bambino sia tenuto ad ascoltare ma perché il padre è tenuto ad insegnare. (bellissima affermazione!)


Il rapporto tra le generazioni è un elemento assolutamente centrale nella tradizione ebraica.  La mizvà dell'Hakel vuole essere un momento nel quale la famiglia si ritrova nel Santuario assieme ad ogni famiglia d'Israele. (ed è questo in continuità nel concetto della Chiesa, Comunità di credenti)

I bambini con la loro presenza, seppur non dovendo uscire d'obbligo, mettono i genitori in condizione di aumentare i loro meriti. I bambini sono stimolanti, certamente riempiranno i genitori con molte domande sulla cerimonia intervenendo in maniera sinergetica sulla riuscita della mizvà.

Rabbi Jeoshua, nella sua saggezza, dimostra nell'episodio il senso dell'insegnamento che i suoi discepoli hanno appreso nel Bet Midrash prima ancora che questi ne parlino.

I bambini devono venire perché non è possibile che non abbiano niente da insegnare ai genitori, così come non è possibile che Rabbi Jochannan ben Berokà e Rabbi Elazar ben Chismà non abbiano nulla da insegnare a Rabbi Jeoshua.

Concludiamo ricordando che quest'insegnamento (Soferim (18:6) e nelle Tosafot) è la base dell'uso di portare i bambini al Bet Ha-Keneset (Sinagoga). L'invito allora a tutti i genitori alla vigilia delle grandi Solennità è quella di portare i bambini al Tempio, anche se capiscono poco, anche se si annoiano, anche se abbiamo paura che disturbino un poco.

Fatelo per voi. Non è possibile, direbbe Rabbi Jeoshua , che un bambino non abbia nulla da insegnarvi!


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Shabbat Shalom Jonathan Pacifici


                    Gesù
                                                  Messa
                                     canto
                                                        Papa




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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