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03/09/2009 15:39 | |
LITURGIA DELLA PAROLA
«... tali letture (sono) di gran pascolo all'anima e di grande avanzamento nella vita della perfezione, non meno di quella che l'è dell'orazione e della santa meditazione, perché nell'orazione e meditazione siamo noi che parliamo al Signore mentre nella santa lettura è Dio quello che parla a noi.
Cercate di far tesoro quanto più potete di queste sante letture e ne sentirete ben presto il rinnovamento nello spirito. Innanzi di mettervi a leggere tali libri innalzate la mente vostra al Signore e supplicatelo che lui stesso si faccia guida della vostra mente, si degni di parlarvi al cuore e muovere egli stesso la vostra volontà.
Ma non basta; conviene ancora che vi protestiate dinanzi al Signore prima di cominciare la lettura, e rinnovarla di tanto in tanto nel corso che va fatta tale lettura, che voi non la fate per studio e per pascere la vostra curiosità, ma unicamente per piacergli e per dargli gusto». (Epistolario II, pagine 129-130)
«Ecco come si esprimono i santi padri nell'esortare l'anima ad una tale lettura.
San Bernardo nella sua scala claustrale ammette esser quattro i gradini o i mezzi per cui si sale a Dio ed alla perfezione; e dice che sono la lezione e la meditazione, l'orazione e la contemplazione.
Ed a provare ciò che egli dice apporta quelle parole del divin Maestro: - Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto -; ed applicandole ai quattro mezzi o gradi della perfezione, dice che con la lezione della sacra scrittura e degli altri libri santi e devoti si cerca Iddio; con la meditazione si trova, con l'orazione si bussa al di lui cuore e con la contemplazione si entra nel teatro delle divine bellezze, aperto dalla lezione, meditazione ed orazione, agli sguardi della nostra mente.
La lezione, seguita a dir altrove il santo, è quasi il cibo spirituale applicato al palato dell'anima, la meditazione la mastica coi suoi discorsi, l'orazione ne prova il sapore; e la contemplazione è 1'istessa dolcezza di questo cibo di spirito che ristora tutta l'anima e la conforta.
La lezione si ferma nella corteccia di ciò che si legge; la meditazione ne penetra il midollo; l'orazione ne va in cerca colle sue dimande; la contemplazione se ne diletta come di cosa che già possiede...
... afferma san Gregorio: - I libri spirituali sono a guisa d'uno specchio, che Dio ci pone davanti acciocché mirandoci in essi ci correggiamo dei nostri errori e ci adorniamo di ogni virtù.
E siccome le donne vane si affacciano frequentemente allo specchio, e quivi ripuliscono ogni macchia del volto, correggono gli errori del crine e si adornano in mille guise per comparire vaghe agli occhi altrui, così il cristiano deve spesso porsi avanti agli occhi i libri santi per iscorgervi... i difetti di cui si deve correggere e le virtù di cui si deve abbellire per piacere agli occhi del suo Dio». (Epistolario II, pagine 142-144)
CREDO
«La fede viva, la credenza cieca e la completa adesione alla autorità costituita da Dio sopra di te, questo è il lume che rischiarò i passi del popolo di Dio nel deserto, questo è il lume che risplende sempre nell'alta punta di ogni spirito accetto al Padre; questo è il lume che condusse i magi ad adorare il nato Messia, questa è la stella profetizzata da Balaam, questa è la fiaccola che dirige i passi di questi spiriti desolati.
E questo lume e questa stella e questa fiaccola sono pure ciò che illuminano la tua anima, dirigono i tuoi passi perché tu non vacilli; fortificano il tuo spirito nel divino affetto e, senza che l'anima il conosca, si avanza sempre verso l'eterna meta». (Epistolario III, pagina 400)
«... mi prometto di far ascendere le mie povere suppliche al trono di Dio con più fiducia e con totale abbandono, scongiurandolo e facendo una dolce violenza al suo cuore divino, perché voglia concedermi la grazia di accrescere in voi lo spirito della sapienza celeste, che così potrete conoscere con più chiarezza i divini misteri e la divina grandezza...
Un accrescimento di lume celeste; lume che non può acquistarsi né con lungo studio, né per mezzo di umano magistero, ma che immediatamente viene infuso da Dio; luce che quando l'anima giusta l'ottiene, conosce nelle sue meditazioni con tal chiarezza e con tale gusto ama il suo Dio e le cose eterne, che quantunque non sia che il lume di fede, pure basta a sollevarla in modo che le sparisce innanzi tutta la terra, ed ha per un nulla quanto le può promettere il mondo.
Intorno a tre grandi verità specialmente bisogna pregare lo Spirito Paracleto che ci illumini e sono: che ci faccia conoscere sempre più l'eccellenza della nostra vocazione cristiana. L'essere scelti, l'essere eletti tra innumerabili, e sapere che questa scelta, che questa elezione è stata fatta, senza nessuno nostro merito, da Dio fin dall'eternità.., a solo fine che fossimo suoi nel tempo e nell'eternità, è un mistero sì grande ed insieme sì dolce, che l'anima per poco che il penetra, non può non liquefarsi tutta in amore.
Secondariamente preghiamo che ci illumini sempre di più intorno all'immensità dell'eterna eredità a cui la bontà del celeste Padre ci ha destinati. La penetrazione del nostro spirito in questo mistero aliena l'anima dai beni terreni, e ci rende ansiosi di arrivare alla patria celeste.
Preghiamo infine il Padre dei lumi che ci faccia sempre più penetrare il mistero della nostra giustificazione, che da miseri peccatori ci trasse a salute.
La nostra giustificazione è un miracolo estremamente grande che la sacra scrittura lo paragona colla risurrezione del divin Maestro...
Oh! se tutti comprendessimo da quale estrema miseria ed ignominia ci ha tratto la mano onnipotente di Dio.
Oh! se potessimo penetrare per un solo istante quello che stupisce ancora gli stessi spiriti celesti, cioè lo stato a cui la grazia di Dio ci ha sollevati ad essere niente meno quali suoi figliuoli destinati a regnare col Figliuolo suo per tutta l'eternità! Quando ciò sarà permesso di penetrare ad anima umana, ella non può se non vivere una vita tutta celeste...
Quante volte il Padre celeste vorrebbe scoprirci i suoi segreti ed è costretto a ciò non fare, essendocene noi resi incapaci per sola nostra malizia...
Nelle nostre meditazioni svolgiamo spesso le fin qui esposte verità, che così ci troveremo più robusti nella virtù, più nobili nei nostri pensamenti». (Epistolario III, pagine 198-200)
PREGHIERA DEI FEDELI
«Pregate per i perfidi, pregate per i tiepidi, pregate per i fervorosi ancora, ma specialmente pregate per il Sommo Pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa chiesa, nostra tenerissima madre; ed una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle anime e per la gloria di Dio colle missioni fra tanta gente infedele ed incredula.
Vi torno ad esortare di consacrare tutta voi stessa e quante più anime a ciò potete indurre per tutti questi fini espostivi fin qui, e siate certa che questo è il più alto apostolato che un'anima possa esercitare nella chiesa di Dio». (Epistolario II, pagina 70)
«Abbi gran compassione a tutti i pastori, predicatori e guidatori di anime, e vedi come sono sparsi sopra tutta la faccia della terra, perché non vi è al mondo provincia, dove non ve ne siano molti. Prega Dio per essi, acciocché salvando loro medesimi procurino fruttuosamente la salute delle anime...». (Epistolario III, pagina 707)
«Preghiamo incessantemente per i bisogni attuali della nostra diletta patria, dell'Europa e del mondo intero.
Dio misericordioso abbia pietà delle nostre miserie e dei nostri peccati; ridoni a tutto il mondo la tanto sospirata pace». (Epistolario III, pagina 81)
«È la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene la "Casa", che conforta i sofferenti, che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l'assistenza sanitaria, che dona la forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza». (Padre Pio, Discorso per il decennale della Casa Sollievo della Sofferenza, 5/5/1966)
«... non intendo disapprovare che voi preghiate anche Dio che vi consoli, allorquando sentite aggravarsi il peso della croce su di voi, poiché così facendo non operate affatto contrario alla volontà di Dio, stando che lo stesso Figliuolo di Dio pregò il Padre suo nell'Orto per qualche sollievo.
Ma quello che intendo dire si è che voi, dopo di aver pure chiesto a Dio di consolarvi, se a lui non piace farlo, siate pronte a pronunciare collo stesso Gesù il fiat». (Epistolario III, pagina 53)
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