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SPECIALE SINODO PER L'AFRICA

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2011 17:45
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06/10/2009 18:12
 
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Al Sinodo l'intervento del Patriarca della Chiesa ortodossa di Etiopia Abuna Paulos

Comune testimonianza cristiana
per lo sviluppo dell'Africa


 OrtodossiLo sviluppo dei popoli dell'Africa dipende anche dalla capacità dei cristiani di essere "esempi convincenti di rettitudine, misericordia e pace". Nel giorno in cui il Sinodo dei vescovi ascolta la voce del Patriarca della Chiesa ortodossa etiopica, Abuna Paulos, il Papa rilancia per il continente l'esigenza di una "testimonianza comune della speranza trasmessa dal Vangelo".

Perché il dialogo e la collaborazione tra tutti i credenti - spiega - è questione che non tocca solo le dinamiche interne della Chiesa ma contribuisce anche "all'edificazione di società caratterizzate da onestà, integrità e solidarietà". Benedetto XVI ribadisce perciò la convinzione che "in Cristo la riconciliazione è possibile, la giustizia può prevalere, la pace può durare". Ed è questa - assicura - "la promessa che oggi gli abitanti dell'Africa desiderano vedere avverarsi".

Il Patriarca, intervenuto questa mattina, martedì 6, in apertura della terza congregazione, ha denunciato, tra i mali di cui soffre l'Africa, la speculazione esercitata nei suoi confronti dalle potenze straniere. Le quali, mentre continuano a stringerla nella morsa di un colossale indebitamento internazionale, sfruttano le sue grandi ricchezze. E tra le gravi forme di violenza che sconvolgono le popolazioni, ha citato il dramma dei bambini soldato.

Di fronte a questa situazione cosa fa la Chiesa in Africa? È la domanda che si è levata dall'assemblea sinodale in questi primi giorni di lavoro. Il cardinale Wilfrid Fox Napier, presidente delegato di turno, nella riflessione di questa mattina durante la preghiera dell'Ora Terza, ha indicato il coraggio mostrato da Geremia il quale, pur dinanzi alle minacce del re, ha continuato a pronunciare discorsi scomodi per il potere, a denunciare le ingiustizie e a testimoniare la fede. Un esempio da seguire anche oggi davanti alle minacce dei potenti che vorrebbero mettere a tacere la Chiesa paladina di giustizia, artefice di riconciliazione, promotrice di pace.

Il cardinale Pengo è andato oltre, invocando il coraggio di denunciare quanti, anche all'interno della Chiesa, sono conniventi con i malfattori al potere. Di riconciliazione si è invece parlato nella seconda parte della congregazione di questa mattina. Negli interventi preordinati sono state illustrate le situazioni locali più drammatiche, dovute spesso a improvvise esplosioni di violenza razziale. Si è anche affrontata la questione del rapporto con l'islam e quella dei nazionalismi che contraddicono l'essenza del messaggio cristiano.

La prima discussione libera si è svolta lunedì pomeriggio a conclusione della seconda congregazione. Il coinvolgimento di catechisti nelle violenze che hanno insanguinato il Kenya dopo le elezioni presidenziali e il traffico di armi leggere sono state alcune delle questioni affrontate nei 14 interventi. Spunto del dibattito le cinque relazioni sui rapporti dei continenti con l'Africa e il quadro sulla ricezione dell'esortazione Ecclesia in Africa presentato dall'arcivescovo Monsengwo Pasinya.

A ricordare che tanti cristiani, "persino alcuni catechisti", hanno partecipato alle violenze "arrivando anche a uccidere" è stato l'arcivescovo kenyano Kairo. La Chiesa in Kenya, ha detto, si sta interrogando su come evitare che si ripetano simili episodi. A questo intervento ha risposto monsignor Monsengwo Pasinya, invitando a "non scoraggiarsi" di fronte ai fallimenti e a "continuare il lavoro di formazione" dei laici, "sperando che possano finalmente assumere un ruolo significativo nella società". E ha proposto di puntare l'impegno pastorale sugli universitari, preparandoli "con lo studio delle scienze politiche e del diritto". Sempre restando al Kenya, l'arcivescovo Lele ha rilevato come "la Chiesa in Africa abbia bisogno non solo di aiuti economici ma soprattutto di collaborazione per affrontare problemi come il traffico di armi e di esseri umani".

Sul commercio delle armi si è espresso padre Tsimba, superiore dei missionari di Scheut, chiedendo cosa si possa fare per "bloccare le fabbriche". Una strada per uscire da questa spirale l'ha suggerita l'arcivescovo Obinna:  la pace si raggiunge "con uno stile di umiltà". La "dimensione internazionale dei problemi e delle soluzioni" è stata sottolineata dal cardinale Sarr. A questo  proposito  è  importante  il  lavoro capillare delle commissioni locali "giustizia e pace" di cui il cardinale Martino ha rimarcato diffusione ed efficacia.


L'intervento di Abuna Paulos nel corso della terza congregazione generale del Sinodo dei vescovi

Una storia segnata da Dio e dalla sua salvezza


Pubblichiamo in una nostra traduzione italiana il testo dell'intervento pronunciato in inglese dal Patriarca Abuna Paulos in apertura della terza congregazione generale del Sinodo dei vescovi per l'Africa.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Dio Uno, amen!
 
Cari partecipanti a questo grande incontro di cardinali e vescovi,

è per me un onore e un privilegio essere stato invitato a questo grande Sinodo e tenere un breve discorso sull'Africa e sulle Chiese in questo continente. Sono grato in particolar modo a Sua Santità, Papa Benedetto XVI, che ha voluto che fossi fra voi oggi e che mi ha testimoniato personalmente il suo amore per l'Africa e il suo rispetto per la Chiesa etiopica ortodossa Tewahedo nel corso del nostro ultimo incontro fraterno qui a Roma nel giugno scorso.
L'Africa è, per grandezza, il secondo continente. È la patria di ogni genere di popolazione con una grande varietà di colori, che vivono in una situazione di armonia e di uguaglianza. 

intervento Questo spettro di colori è un dono di Dio all'Africa e aggiunge bellezza al continente. È inoltre la prova che l'Africa è un continente in cui ogni genere di persona vive nell'uguaglianza a prescindere dalla differenza di colore e di razza.
Antropologi, filosofi e accademici hanno confermato che l'Africa in generale e l'Etiopia in particolare sono in effetti la culla del genere umano. E la Sacra Bibbia conferma questa profonda convinzione. La storia, secondo il calendario etiopico, comincia da Adamo e da Noè. Vale a dire che, per gli etiopi, l'inizio del genere umano, il nostro presente e il nostro futuro sono segnati oggi e per sempre da Dio e dalla sua salvezza.
L'Africa, del cui popolo l'antica dignità è incisa sulle pietre dell'obelisco di Axum, delle piramidi egizie, dei monumenti così come nei manoscritti, non è stata solo una sorgente di civiltà. Secondo la Sacra Bibbia, l'Africa è stata anche rifugio per persone colpite dalla fame:  è questo il caso degli Ebrei ai tempi di Giacobbe, quando trascorsero sette anni in Egitto.

La Sacra Bibbia afferma che gli ebrei e il profeta Geremia, che soffrirono molto per l'invasione dei babilonesi, trovarono rifugio in Etiopia e in Egitto. Quanti vivevano nella parte mediorientale del mondo trovarono sollievo dalla fame in Etiopia e in Egitto.

Lo stesso Gesù Cristo e Maria Santissima furono accolti in Egitto, mentre fuggivano dalla crudele minaccia di Erode. È evidente che gli africani si prendono cura dell'umanità!

L'Africa continua a essere un continente religioso i cui popoli hanno creduto in Dio onnipotente per secoli. La regina di Saba aveva insegnato ai suoi compatrioti l'Antico Testamento che aveva appreso da Israele. Da allora l'Arca dell'Alleanza si trova in Etiopia, nella città di Axum.
Il figlio della regina di Saba, Menelik I, aveva seguito il suo esempio ed era riuscito a portare l'Arca dell'Alleanza di Mosè in Africa, in Etiopia.

La storia dell'eunuco etiope e della Legge forte e ben organizzata di Mosè, e delle profonde pratiche e culture religiose esistenti in Etiopia, indicano che la Legge di Mosè in Etiopia veniva messa in pratica meglio che in Israele. Se ne può avere una testimonianza ancora adesso, studiando la cultura e lo stile di vita degli etiopi.

È ad Alessandria, in Egitto, che la Sacra Bibbia è stata tradotta in lingue non ebraiche. Questa traduzione africana è conosciuta come la "Versione dei Settanta saggi" (Sebeka Likawunt).
La Sacra Scrittura indica che, come ai tempi remoti dell'Antico Testamento, gli africani hanno l'abitudine di adorare Dio secondo la legge di coscienza del periodo del Nuovo Testamento.
L'allora re dei re etiope, l'imperatore Baldassarre, fu uno dei re che si recò a Betlemme per adorare il Bambino Gesù.
Il Vangelo ci dice che fu un africano, un uomo proveniente dalla Libia di nome Simone di Cirene, a prendere la croce di Gesù, mentre saliva sul Golgota.
E osservate:  un eunuco etiope si era recato a Gerusalemme nell'anno 34 per adorare Dio secondo la Legge di Mosè. Per ordine dello Spirito Santo l'eunuco fu battezzato da Filippo. Al suo ritorno in Africa, egli predicò il cristianesimo alla sua nazione. L'Etiopia divenne quindi la seconda nazione dopo Israele a credere in Cristo; e la Chiesa etiopica divenne la prima Chiesa in Africa.
Grandi storie di fede hanno caratterizzato i primi secoli del cristianesimo in Africa, poiché gli africani hanno sempre vissuto una profonda carità e una grande devozione per il Nuovo Testamento.

L'Africa è la regione da cui provengono eminenti studiosi e Padri della Chiesa come sant'Agostino, san Tertulliano, san Cipriano, come pure sant'Atanasio e san Kerlos. Questi Padri vengono venerati sia nel continente che nel mondo.
San Yared, che ha composto bellissimi inni sacri e che il mondo onora per la sua straordinaria creatività, era parimenti originario dell'Africa. San Yared è un figlio dell'Etiopia. I suoi inni rappresentano una delle meraviglie del mondo per cui l'Etiopia è conosciuta ovunque. Le opere di tutti questi Padri caratterizzano l'Africa.
Secondo gli studiosi, è in Africa che è stato definito il primo canone della Sacra Bibbia.

La storia ci ricorda anche il martirio dei cristiani in Nordafrica, quando il loro re, un non credente, alzò la spada contro di loro nel tentativo di distruggere completamente il cristianesimo. Allo stesso tempo cristiani che venivano maltrattati e perseguitati in diverse parti del mondo sono andati in Africa, specialmente in Etiopia, e hanno vissuto in pace in quella regione.
Devoti fedeli etiopi hanno offerto la loro straordinaria ospitalità ai nove santi e ad altre decine di migliaia di cristiani che erano stati perseguitati in Europa orientale e fuggivano in Africa a gruppi. Le abitazioni e le tombe di questi cristiani perseguitati sono state custodite come santuari in diverse parti dell'Etiopia.

In Africa e in Etiopia conserviamo pezzi della Santa Croce. La parte destra della Croce si trova in Etiopia, in un luogo chiamato la Montagna di Goshen.
Anche i cristiani in Africa si sono fatti carico della Croce di Cristo. Penso alla mia Chiesa che ultimamente ha subito una dura persecuzione durante la dittatura comunista, con molti nuovi martiri, tra cui il patriarca Teofilo e, prima di lui, Abuna Petros durante il periodo coloniale. Io stesso, che allora ero vescovo, ho trascorso diversi anni in prigione prima dell'esilio. Quando sono diventato patriarca, al termine del periodo comunista, c'era molto da ricostruire. È stato questo il nostro compito, con l'aiuto di Dio, le preghiere dei nostri monaci e la generosità dei fedeli.

L'Africa è un continente potenzialmente ricco, con un suolo fertile, risorse naturali e una grande varietà di specie vegetali e animali. Ha un buon clima e possiede molti minerali preziosi. Poiché è un continente con molte risorse naturali non ancora sfruttate, molti le tengono gli occhi addosso. È inoltre innegabile che i progressi nella civiltà in altre parti del mondo siano il risultato delle fatiche e delle risorse dell'Africa.
Gli africani hanno fatto tante opere sante per il mondo. Cosa ha fatto il mondo per loro?

L'Africa è stata colonizzata con brutalità e le sue risorse sono state sfruttate. Le nazioni ricche che si sono sviluppate sfruttando l'Africa si ricordano di essa quando hanno bisogno di qualcosa. Non hanno mai sostenuto il continente nella sua lotta per lo sviluppo.
Tutte e ciascuna delle nazioni del continente affrontano diversi problemi e sfide. I problemi possono essere sociali, politici, economici, come pure spirituali.

Mentre lo standard di vita delle popolazioni dell'Africa è più basso rispetto al resto del mondo, vi sono alcuni motivi per cui questi standard già bassi peggiorano e si espandono in tutto il continente. La mancanza di accesso all'educazione rappresenta il problema più grande, perché i giovani non riescono a ricevere un'istruzione adeguata. Nessun Paese e nessun popolo può svilupparsi e prosperare senza istruzione e conoscenza.
Come tutti ben sappiamo, non è stato possibile sconfiggere la pandemia dell'Hiv/Aids nonostante gli sforzi incessanti. Tuttavia dobbiamo incoraggiare tutte quelle esperienze che ci mostrano come guarire e contrastare il male, per dare speranza creando sinergia e fornendo all'Africa le stesse cure che ha ricevuto l'Europa. Allo stesso tempo altri generi di patologie attualmente ci minacciano. Rivolgiamo un appello al mondo a lavorare in armonia a questo riguardo. Il Concilio di Tutte le Chiese in Africa sta facendo ogni sforzo per limitare i problemi che sono emersi nel continente, soprattutto il caos che stanno creando gli estremisti. I capi religiosi del cristianesimo e i fedeli in generale devono essere uniti in questo sforzo.

L'Africa è nella morsa di un pesante debito globale, che né questa, né la generazione futura potranno sostenere.
Come possiamo condannare la guerra civile, di solito combattuta da soldati bambini, che sono le stesse vittime di questi tragici atti di violenza? Come condannare gli spostamenti e le migrazioni  visibili  e  nascoste  delle  popolazioni?

La legislazione internazionale sui diritti umani afferma che ogni persona sotto i 18 anni non può far parte di un gruppo armato perché "bambino". Tuttavia attualmente alcuni paesi stanno costringendo ad arruolarsi nell'esercito ragazzi al di sotto dei 18 anni. Questa è una palese violazione dei diritti umani. È quindi un dovere per i capi delle Chiese africane gridare con una sola voce che questi comportamenti devono cessare immediatamente.
Per questo vorrei servirmi di questa assise per esortare tutti i capi religiosi a operare per la pace, a proteggere le risorse naturali che Dio ci ha donato e a difendere la vita e l'innocenza dei bambini.

In numerosi Paesi africani, alcune necessità basilari quali il cibo, l'acqua potabile e l'alloggio, non sono disponibili. In generale la maggior parte degli africani vive in una situazione in cui scarseggiano le infrastrutture e i servizi umani fondamentali. Anche se l'Africa si è liberata dal colonialismo da tempo, esistono ancora molte situazioni che la rendono dipendente dai paesi ricchi. L'enorme debito, lo sfruttamento delle sue risorse naturali da parte di pochi, le pratiche agricole tradizionali e l'insufficiente introduzione di moderni sistemi agricoli, la dipendenza delle popolazioni dalle piogge, che incidono negativamente sulla sicurezza alimentare, la migrazione e la fuga di cervelli colpiscono duramente il continente.

Spero che, avendo i Signori cardinali e vescovi africani già trattato precedentemente questi argomenti, oggi questo Sinodo voglia dibattere e proporre possibili soluzioni.
Credo che noi, guide religiose e capi delle Chiese, abbiamo un compito e una responsabilità veramente unici:  riconoscere e sostenere, quando lo riteniamo necessario, i suggerimenti che vengono dalle persone, come pure, per contro, respingerli quando contravvengono al rispetto e all'amore per l'uomo, che affondano le proprie radici nel Vangelo.

Ci si aspetta che i cristiani siano messaggeri di cambiamenti nel portare la giustizia, la pace, la riconciliazione e lo sviluppo. È quello che ho visto fare con decisione e umiltà dalla Comunità di Sant'Egidio in tutta l'Africa:  frutti di pace e di salvezza sono possibili e contrastano ogni forma di violenza con la forza e l'intelligenza cristiana dell'amore. I capi religiosi africani non devono preoccuparsi solo delle opere sociali, ma anche rispondere alle grandi necessità spirituali degli uomini e delle donne dell'Africa.

L'apostolato e le opere sociali non possono essere trattati separatamente. L'impegno sociale è il senso dell'apostolato. Ogni parola deve tradursi in pratica. Quindi dopo ogni parola e promessa occorre che seguano azioni pratiche. Ci si aspetta inoltre che i religiosi promuovano la consapevolezza delle persone affinché rispettino i diritti umani, la pace e la giustizia. La società ha bisogno degli insegnamenti dei suoi religiosi, per aiutarla a risolvere i suoi problemi nell'unità e a non essere più la vittima di un problema.

Perciò i capi delle Chiese africane, con il potere di Dio onnipotente e dello Spirito Santo, devono dar voce al linguaggio della Chiesa. È inoltre necessario capire quando, come e con chi parlare. Ciò va fatto per la sicurezza delle Chiese.
Sono veramente molto felice di partecipare a questo Sinodo della Chiesa cattolica sull'Africa. Sono africano. La mia Chiesa è la più antica dell'Africa:  una Chiesa di martiri, santi e monaci. Offro il mio sostegno come amico e fratello a questo impegno della Chiesa cattolica per l'Africa. Ringrazio Sua Santità per l'invito e gli auguro una lunga vita e un ministero fecondo.
Parliamo al cuore degli africani del Vangelo di Gesù Cristo e Gesù tornerà in Africa, come fece quando era bambino con la Vergine Maria. E con Gesù torneranno la pace, la misericordia e la giustizia.


Che Dio benedica le Chiese in Africa e i loro pastori! Amen!


L'introduzione
del presidente delegato di turno


Il Patriarca è stato presentato all'assemblea dal presidente delegato, il cardinale Napier, con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana.

Sono certo di esprimere i sentimenti di gratitudine di tutti voi quando affermo che siamo assai grati al Santo Padre per aver invitato Sua Santità Abuna Paulos, Patriarca della Chiesa Ortodossa dell'Etiopia, a parlare dinnanzi a questa Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi.
In Sua Santità Abuna Paulos, ascolteremo la voce di una Chiesa che per quasi duemila anni ha vissuto e testimoniato il Vangelo in Africa, dando vita a una civiltà cristiana di uomini e donne santi, di valori e istituzioni sociali e culturali che hanno formato e informato il cuore stesso delle popolazioni e della nazione.
Proprio quando il continente africano affronta enormi sfide, le Chiese in Africa affrontano prove dolorose e processi. Sua Santità ha provato personalmente le durezze della prigione e dell'esilio. La ricchezza della vita monastica, spirituale, liturgica e culturale della Chiesa in Etiopia è un retaggio della tradizione cristiana che tutti noi dobbiamo custodire e amare.
Sua Santità, ascolteremo le sue parole con stima e gratitudine.


(©L'Osservatore Romano - 7 ottobre 2009)


                             Ortodossi in Africa
( Chiesa Ortodossa Etiope, il Patriarca Abuna Pauolos )
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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