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SPECIALE SINODO PER L'AFRICA

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2011 17:45
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09/10/2009 18:55
 
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L'intervento del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato

La presenza e il contributo dei rappresentanti pontifici


Nella mattina di venerdì 9 ottobre il primo dei ventuno interventi dei padri sinodali è stato pronunciato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Eccone il testo. 

Tarcisio Bertone 
La comunione affettiva ed effettiva delle Chiese particolari con la Chiesa universale, che è uno degli obiettivi del Sinodo dei vescovi, trova nell'azione dei nunzi apostolici uno snodo insostituibile e particolarmente importante nella realtà del Continente africano. Negli ultimi cinquant'anni i Sommi Pontefici hanno voluto manifestare il loro amore per l'Africa anche allacciando numerose relazioni diplomatiche con gli Stati che, via via, diventavano indipendenti. Basti pensare che, se all'inizio degli anni Cinquanta solo due Paesi avevano contatti stabili con la Santa Sede (Egitto e Liberia), alla fine degli anni Ottanta essi erano diventati 40.

Tale numero è andato ulteriormente crescendo nel tempo successivo e oggi, su 53 Paesi africani, 50 intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Non bisogna poi dimenticare l'attenzione verso gli Organismi Internazionali. Al riguardo, desidero menzionare la Rappresentanza presso l'Unione Africana, con sede ad Addis Abeba, e la Delegazione presso l'Organizzazione degli Stati Arabi, con sede al Cairo.

Questa fitta rete di presenze non è finalizzata soltanto a promuovere e sostenere i rapporti fra la Santa Sede e le Autorità statali, bensì intende soprattutto "rendere sempre più saldi ed efficaci i vincoli di comunione fra la Sede Apostolica e le singole Chiese particolari" (Canone 364), attraverso la mutua assistenza e il consiglio che i rappresentanti pontifici prestano e ricevono dai vescovi, nonché attraverso le visite che essi compiono regolarmente nelle diocesi per conoscere le comunità locali, apprezzarne la cultura e le tradizioni, conoscerne le problematiche. Lo ricordava Giovanni Paolo II, parlando ai rappresentanti pontifici in Africa, allorché li esortava a continuare "con ogni impegno a essere testimoni di comunione, favorendo il superamento delle tensioni e delle incomprensioni, la vittoria sulla tentazione del particolarismo, il rafforzamento del senso di appartenenza all'unico ed indiviso Popolo di Dio" (25 settembre 2004).

Questa collaborazione vuole costituire un aiuto fraterno e concreto alla missione dei vescovi nelle complesse realtà in cui essi sono chiamati a operare.
In quest'ottica di comunione va pertanto collocata la missione diplomatica della Santa Sede, che, soprattutto nel corso dell'ultimo decennio, ha favorito l'elaborazione di Accordi o altre convenzioni con le Autorità statali. Mi rallegro, pertanto, che l'Instrumentum laboris preparato per questa Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, al numero 7, menzioni l'Accordo della Santa Sede con il Gabon, firmato nel 1997, cui è seguito nel 2001 un Accordo circa l'insegnamento cattolico nel Paese. Altri Accordi sono poi in preparazione o in via di definizione. Mi piace, inoltre, ricordare che alcune Conferenze episcopali hanno stipulato Convenzioni su materie specifiche, quali l'insegnamento e l'assistenza sanitaria. L'insieme di tali documenti mira non solo a definire il quadro giuridico dell'azione ecclesiale, ma anche a supportare la missione della Chiesa, che è chiamata a essere "il sale della terra" e "la luce del mondo" (Matteo 5, 13.14).

Con questo spirito, i rappresentanti pontifici sono chiamati a dare voce al Santo Padre, innanzitutto nella difesa della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, come è accaduto in occasione dell'entrata in vigore, il 25 novembre 2005, del "Protocollo alla Carta Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, relativo alle donne", meglio noto come "Protocollo di Maputo", oppure quando si sono adoperati perché non si banalizzasse surrettiziamente l'aborto (cfr. Discorso al Corpo Diplomatico, 8 gennaio 2007), sulla base della sconcertante tesi, secondo la quale la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr. Discorso alle autorità politiche e il Corpo Diplomatico, Luanda, 20 marzo 2009).

Inoltre, per promuovere la dignità umana, i Rappresentanti Pontifici collaborano con gli episcopati in difesa della libertà religiosa e nella promozione di un dialogo autentico, sia con le altre Chiese o comunità ecclesiali, sia con gli appartenenti ad altre religioni, come pure, naturalmente, con la autorità civili.

Speriamo che l'azione congiunta in questa direzione porti frutti non solo all'interno delle comunità ecclesiali, ma anche nei consessi della comunità internazionale, in modo che le opzioni della Chiesa, fondate sul diritto naturale e sulla sua esperienza in umanità, siano pienamente accolte anche a livello politico locale e internazionale.


(©L'Osservatore Romano - 10 ottobre 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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