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SPECIALE SINODO PER L'AFRICA

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2011 17:45
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24/10/2009 21:42
 
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                        cardinale

Ghanian Cardinal Peter Kodwo Appiah Turkson 


                         Ghanian Cardinal Peter Kodwo Appiah Turkson talks to journalists during a press conference at the Vatican, Saturday, Oct. 24, 2009, concluding a three-week Vatican meeting on the role of the Catholic Church in Africa which he had headed. Pope Benedict XVI has tapped Cardinal Peter Kodwo Appiah Turkson to head the Vatican's justice and peace office. The high-profile job cements Turkson's reputation as a possible papal candidate. Turkson had told reporters three weeks ago that there was no reason there couldn't be a black pope, particularly after Barack Obama was elected U.S. president.



Benedetto XVI ha riconosciuto il buon lavoro del sinodo per il continente africano

Una parola concreta ma spirituale
per tutta la Chiesa


 A conclusione della diciannovesima congregazione generale, sabato 24 ottobre, Benedetto XVI ha pranzato con i padri sinodali, numerosi collaboratori e ospiti nell'atrio dell'Aula Paolo vi. Al termine il Papa ha rivolto un breve discorso. "È adesso - ha detto Benedetto XVI - l'ora di dire grazie. Grazie anzitutto al Signore che ci ha convocato, ci ha riunito, ci ha aiutato ad ascoltare la sua Parola, la voce dello Spirito Santo. E così ha dato anche la possibilità di trovare la strada dell'unità nella molteplicità delle esperienze, l'unità della fede e la comunione nel Signore. Perciò l'espressione "Chiesa famiglia di Dio" non è più solo un concetto, un'idea, è un'esperienza viva di queste settimane. Siamo realmente stati qui riuniti come famiglia di Dio".

"Abbiamo fatto, con l'aiuto del Signore, un buon lavoro", ha proseguito Benedetto XVI, che ha sottolineato come il tema non fosse una sfida facile, con due pericoli:  "Il tema "riconciliazione, giustizia e pace" implica certamente una forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione, giustizia, pace non sono possibili senza una profonda purificazione del cuore, senza un rinnovamento del pensiero, una metànoia, senza una novità che deve risultare proprio dall'incontro con Dio. Ma anche se è così, se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni politiche queste novità dello Spirito comunemente non si realizzano. Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare meno da pastori e più da politici, con una competenza che non è nostra".

Per evitare la politicizzazione, l'altro pericolo - ha continuato il Papa - era quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, magari astratto e bello ma non realistico:  "Il discorso di un pastore deve essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio e della sua Parola". Quindi la mediazione consiste nell'essere da una parte realmente attenti alla realtà, e dall'altra nel non cadere in situazioni tecnicamente politiche; cioè "indicare - ha sottolineato Benedetto XVI - una parola concreta, ma spirituale"; era questo il grande problema che il Sinodo doveva superare e "siamo, grazie a Dio, riusciti" a farlo. "E per me è anche questo motivo di gratitudine perché facilita molto l'elaborazione del documento post-sinodale".

Il Papa ha poi ringraziato i presidenti delegati - "che hanno moderato con grande sovranità e anche con allegria, le sedute del Sinodo" ha detto Benedetto XVI - e i relatori rilevando che "hanno portato il più grande peso del lavoro", anche di notte, anche di domenica, anche durante i pranzi, e che "adesso meritano realmente un grande applauso da parte nostra", ha aggiunto il Papa tra gli applausi che si sono poi moltiplicati quando ha poi annunciato di avere nominato il cardinale Turkson presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace come successore del cardinale Martino:  "Grazie, Eminenza, per  aver  accettato. Siamo contenti - ha detto Benedetto XVI - di averla tra poco fra noi. Grazie poi a tutti i Padri, ai delegati fraterni, agli uditori, agli esperti". E "grazie soprattutto al segretario generale, al suo team, che ci ha guidato e organizzato silenziosamente tutto molto bene. Il Sinodo finisce e non finisce. I lavori vanno avanti non solo con l'esortazione post-sinodale. Synodos vuol dire cammino comune. E rimaniamo - ha concluso il Papa - nel comune cammino con il Signore, andiamo avanti al Signore per preparargli le strade, per aiutarlo ad aprirgli le porte del mondo in modo che possa creare il suo regno tra di noi".




 

Approvate le cinquantasette proposizioni dei padri sinodali

Le attese
del continente africano


Con le cinquantasette proposizioni - lette dal relatore generale, cardinale Turkson, e votate in aula tra venerdì pomeriggio e sabato mattina - i padri sinodali hanno chiesto al Papa di valutare l'opportunità di un documento sulla Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Un testo, dunque, che riassuma i contenuti del sinodo e offra indicazioni e prospettive per il futuro del continente. Le proposte al Pontefice - ha spiegato il cardinale ghanese - si aggiungono così a un corpus di documenti che comprende anche i Lineamenta, l'Instrumentum laboris, le relazioni prima e dopo la discussione, tutti i testi degli interventi presentati in aula e per iscritto, le discussioni e le relazioni dei circoli minori.
 
Il testo definitivo delle proposizioni è stato presentato ai giornalisti - nell'ultima conferenza stampa del sinodo svoltasi sabato mattina - dal cardinale Turkson e dai due segretari speciali, l'arcivescovo Antonio Damião Franklin e il vescovo Edmond Djitangar. In apertura è stata annunciata la nomina del cardinale Turkson a presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, incarico che, per motivi pastorali, ricoprirà a partire dal 6 gennaio del prossimo anno.

Con le proposizioni, i partecipanti al sinodo hanno innanzitutto voluto comunicare a Benedetto XVI di aver vissuto il sinodo come una nuova Pentecoste, dopo che la precedente assemblea africana del 1994 era stata considerata un'esperienza di risurrezione e speranza. La prima proposta punta a raggiungere una maggiore comunione ecclesiale a ogni livello, incoraggiando la cooperazione all'interno della Chiesa. Per i padri si tratta di ravvivare le strutture di comunione ecclesiale che già ci sono ma anche di promuoverne altre:  l'idea che sottopongono al Papa è di fondare consigli continentali per il clero, per i laici e le donne cattoliche. In questa direzione c'è pure il suggerimento a dare indicazioni pratiche per una più adeguata formazione di sacerdoti, religiosi e laici nei loro ruoli specifici, anche con una presenza più puntuale e professionale dei cattolici nei media.

Le cinquantasette proposizioni riaffermano, in sostanza, tutti i punti chiave delle tre settimane di sinodo. Viene ribadita l'irreversibilità del dialogo ecumenico e interreligioso, con un approccio particolare con l'islam:  le proposizioni invitano a superare qualsiasi forma di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo religioso e a prevedere una collaborazione su temi sociali e sulla riconciliazione.

Tra le proposte concrete anche una serie di appelli ai Governi perché si imbocchi, una volta per tutte, la strada della riconciliazione, della giustizia e della pace. Dunque, appelli perché si faccia di tutto per combattere la povertà, sradicare le violenze, gli sfruttamenti, le ingiustizie, le corruzioni. Da parte sua la Chiesa deve mettere in campo tutta l'efficacia della dottrina sociale. Mentre va incoraggiata la partecipazione dei cattolici alla vita pubblica, è considerato decisivo dai padri sinodali assicurare ai responsabili politici ed economici una formazione spirituale, dottrinale, pastorale e pratica. A questo proposito pensano di fondare nuove facoltà di scienze politiche nelle università cattoliche.

Tra le idee nuove, la creazione di un fondo di solidarietà continentale attraverso la Caritas e di un programma africano di pace e solidarietà per contribuire a trovare soluzioni ai conflitti. Poi la costituzione di consigli per la pace, ben forniti di personale e mezzi.

Nelle proposizioni c'è anche la proposta di appoggiare lo studio in corso per un trattato sul commercio delle armi da parte delle Nazioni Unite:  l'obiettivo dichiarato è bandire dalla faccia della terra le armi nucleari, biologiche e di distruzione di massa.

Forte risalta l'invocazione per l'abolizione totale e universale della pena di morte, accompagnata dalla denuncia che questa misura definitiva e inappellabile colpisce soprattutto la povera gente che non può difendersi da sola e viene usata per eliminare gli oppositori politici. Piuttosto, si rileva, è opportuno che i Governi provvedano a riforme penali che garantiscano almeno gli standard minimi internazionali per il trattamento dei prigionieri.

Particolarmente sentita dal sinodo è la questione dell'aids che non è un problema semplicemente medico-farmaceutico ma un'istanza di sviluppo integrale e di giustizia. I malati di aids in Africa, accusano le proposizioni, non ricevono la stessa qualità di trattamento di altri Paesi. Insomma, i fondi di aiuto devono davvero arrivare a destinazione. In una delle proposizioni è contenuta la proposta di un manuale specifico per gli operatori pastorali. Da riaffermare anche il no all'aborto e la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale.

Infine dalle proposizioni sinodali arriva anche una denuncia dei soprusi contro i bambini e le donne e il rilievo delle poche opportunità per i giovani costretti così a emigrare. Una parola di solidarietà è rivolta ai quindici milioni di migranti che cercano un futuro. Constatato che per i passeggeri africani ci sono discriminazioni anche negli aeroporti, per i padri le politiche e le leggi migratorie restrittive violano i diritti umani mentre servono regole internazionali giuste e solidali.





(©L'Osservatore Romano - 25 ottobre 2009)



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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